WWE Vintage Critic – Countdown to WrestleMania #19

L’edizione numero 19 dello Showcase of the Immortals è stato il primo evento in piena brand extension nonché la prima WrestleMania targata WWE e non più WWF. Siamo nella Ruthless Aggression Era, anche se in questa edizione, mancano ancora alcune superstar che saranno simboli dell’epoca.
La card era attraente come poche altre, ma gli acquisti non andarono oltre i 560.000, che sono in nettissimo calo rispetto all’edizione precedente.


I match titolati sono due, essendoci due titoli mondiali: la WWE Championship (SmackDown) e la World Heavyweight Championship (Raw), ma il match con il maggiore hype, considerato da molti il “vero” main event, era quello tra Hulk Hogan e Vince McMahon, la cui faida si basava su chi fosse il vero “padre” di WrestleMania. Inoltre, alcune grandi superstar fanno il loro debutto (o ritorno) al Granddaddy of them All. Serata riuscita? Andiamo a vedere! Dal Safeco Field di Seattle, Washington…

WrestleMania XIX

È il 30 marzo 2003 e ci troviamo in un palazzetto con una panoramica celestiale. Gli spettatori sono 54.097. Partiamo con l’esibizione di Ashanti che canta l’inno nazionale, durante il quale la regia manda immagini dei soldati americani in Iraq. Al commento per SmackDown ci sono Michael Cole e Tazz, mentre i commentatori di Raw sono JR e Jerry Lawler. Hugo Savinovich e Carlos Cabrera commentano entrambi i brand in spagnolo.

A Sunday Night Heat, si è tenuto il match valevole per i titoli di coppia (quelli di Raw, che si chiamano World Tag Team Championship). Come vedete, non è una novità, al giorno d’oggi. I campioni, Chief Morley (che prima era Val Venis) e Lance Storm difendono con successo i titoli dall’assalto di Kane e Rob Van Dam. Devo dire che suona strano dover constatare che la Big Red Machine non faccia parte del main show. Peccato. Poco tempo dopo l’evento, il Devil’s Favorite Demon si toglierà la maschera che lo caratterizzava dal 1997 a questa parte, diventando un piromane sadico e psicopatico, e convincerà molto con la sua mimica, finora totalmente assente grazie alla maschera.

L’opener del main show vede il debutto di Rey Mysterio, che viene accolto alla grande dal pubblico di Seattle. Rey sfida Matt Hardy per la Cruiserweight Championship. Il match dura solo sei minuti, ma bastano a riscaldare i tifosi con un ritmo svelto e con mosse fuori dal comune. Matt Hardy vince in maniera sporca. Peccato che sia durato così poco.

Dopo il match, ci gustiamo i Limp Bizkit che si esibiscono con la loro canzone “Rollin’”, che un tempo era la theme song di The Undertaker. Per l’appunto, arriva Big Evil a bordo della sua motocicletta. A mio modo di vedere, è uno scandalo che proprio l’American Bad Ass venga schiaffato nell’undercard di WrestleMania, costretto a disputare un match senza alcun prestigio, tanto per far parte dello show. I suoi avversari sono A-Train (precedentemente conosciuto come Albert) e The Big Show. Originariamente, avrebbe dovuto affrontarli in un Tag Team Match, affiancato da Nathan Jones, ma quest’ultimo era stato attaccato dagli heel durante la puntata di Sunday Night Heat, finendo infortunato. La verità era che, secondo i booker, non era ancora pronto per stare sul ring a WrestleMania, visto che definirlo acerbo sarebbe stato un complimento. Il match è uno di quelli che non vale la pena di perdere tempo a guardarlo, magari l’unico a cui potrebbe piacere, è Vince McMahon. Durante l’incontro, Nathan Jones arriva lo stesso a dare man forte al Phenom, che si prende la vittoria schienando A-Train e si porta sull’11-0. Questa è la sua ultima apparizione con la gimmick di American Bad Ass.

È ora del match per il titolo femminile, anche quest’anno un Triple Threat Match, del quale due su tre partecipanti sono le stesse dell’anno precedente: Trish Stratus e Jazz. La campionessa in carica è Victoria. Nonostante Victoria venga aiutata da Steven Richards, alla fine la spunta Trish con una vittoria pulita, laureandosi campionessa dopo un match piacevole.

Anche il match successivo è un Triple Threat Match, ma stavolta con tre Tag Team piuttosto che tre singoli. È in palio la WWE Tag Team Championship, che appartiene a SmackDown. I campioni in carica sono Team Angle (Shelton Benjamin e Charlie Haas), mentre gli sfidanti sono Los Guerreros (Eddie e Chavo) da una parte e Chris Benoit & Rhyno dall’altra. In un altro buon match, i campioni conservano i titoli grazie a Shelton Benjamin che ruba il pin dopo che Rhyno aveva fatto piazza pulita.

Se ancora non si sentiva “aria da WrestleMania”, è giunto il momento. Nel 2002, Shawn Michaels era tornato a lottare dopo quattro anni di assenza dal quadrato. E questo è il suo ritorno a WrestleMania a cinque anni dalla sconfitta contro Stone Cold Steve Austin. Il suo avversario è Chris Jericho, con cui ha costruito questo match alla grande. Jericho, dal canto suo, è ancora alla ricerca di un grande match allo Showcase of the Immortals, visto che nessuno di quelli che ha finora disputato, sono mai stati granché memorabili. La ricerca è chiaramente finita, perché assistiamo a un 5 Star Classic, e non è nemmeno il migliore che abbiano disputato l’uno contro l’altro. Grande alchimia, grande spettacolo, storytelling ineccepibile. Per Y2J, sicuramente uno dei migliori match in carriera, mentre per HBK, sicuramente uno dei Top 20, ma come sappiamo, ha avuto un sacco di classici eterni, soprattutto al Granddaddy of them All. Shawn vince l’incontro con un Inside Cradle. Nel post-match, tende la mano all’avversario, che per tutta risposta, lo abbraccia, ma poi gli tira un calcio nei “ShawnMichaels”, segnalando che la storia non finisce qui. E ve ne prego!

Visto che dopo questo grandissimo match siamo su di giri, c’è un breve segmento destinato a far scaricare un po’ di pressione agli adolescenti arrapati.

Ed è il momento del primo match titolato, cioè quello di Raw. Arriva prima il campione in carica, Triple H, accompagnato da Ric Flair, poi lo sfidante Booker T, che vuol diventare SIX TIME, SIX TIME, SIX TIME… e così via. Il match non è male, ma in questo periodo, The Game fa fatica a mettere su match di un certo calibro, come era solito fare negli anni 2000 e 2001. Non aiuta il fatto che, ai tifosi, non gliene frega niente del match. La qualità però migliora nella seconda metà, e alla fine la spunta Trips che rimane World Heavyweight Champion. Il vero problema sta nel fatto che la faida era stata basata sul fatto che Triple H affermava che Booker fosse una star di secondo ordine, tra l’altro perché proveniente dalla WCW, e con un po’ di fantasia, per via della sua etnia. L’unica narrativa logica, quindi, era quella di far vincere il titolo a Booker T per dimostrare che The Game si sbagliava. Così invece non è stato. La vittoria di HHH, anzi, ha confermato che Booker non era all’altezza di competere con i più grandi. Vedete, sono questi i veri problemi che la compagnia ha sempre avuto: non abbinare il booking alla narrativa più logica – vuoi per mancanza di fiducia, vuoi per egoismo, o per qualsiasi altro motivo. A mio modesto parere, il buon Booker T è uscito ridimensionato da questa faida.

Resta poco tempo per respirare, ed è il momento di quello che è considerato “il vero main event di WrestleMania 19”.  Volendo, si può dire “19 years in the making”. Hulk Hogan, ormai di nuovo in attire giallorosso (ma con i calzoni lunghi) dopo il magnifico turn face forzato dai tifosi nell’edizione precedente, arriva sulle note di “Voodoo Child”, per affrontare Mr. McMahon in uno Street Fight. Il match, come di consuetudine quando c’è di mezzo un McMahon, è intrinseco di overbooking e di violenza all’inverosimile, con Vince che sanguina copiosamente, e non manca il mega bump di turno: Vince si lancia da una scala con Legdrop, distruggendo il tavolo di commento spagnolo. Per la sorpresa dei tifosi, arriva “Rowdy” Roddy Piper. Sembra voler dare man forte a Hulkster, ma invece lo colpisce con un tubo d’acciaio. Come se non bastasse, arriva anche Sylvain Grenier (che aveva arbitrato il match tra The Rock e Hulk Hogan a No Way Out 2003, eseguendo uno screwjob ai danni dell’Immortale), ma viene cacciato dall’arbitro. Alla fine, dopo un match ricco di spettacolo ma privo di lottato decente, Hulk Hogan sconfigge il Chairman dopo ben tre Leg Drop. La faida non finisce qui e porterà all’apparizione di Mr. America (sempre Hulk Hogan) che negherà di essere Hogan, basando la faida su questo.

Il co-main event è il cosiddetto “terzo atto”. The Rock ha avuto finora una grande carriera, vincendo tutto quello che c’era da vincere, ma non è mai riuscito a battere Stone Cold Steve Austin. In pratica, è questa la storia che porta a questo match. All’epoca, in pochissimi sapevano che questo sarebbe stato l’ultimo match per Austin, che non aveva più nulla da dare al business in quanto anche lui aveva già dato il meglio di sé. Il People’s Champion è heel, ma è tra le attrazioni più imperdibili della compagnia. Da ricordare la sua mini-faida con The Hurricane e il “Rock Concert” a Raw.

Già lo staredown è da brividi, è uno di quei momenti che ti fanno sentire il coro degli angeli, quello che ti fa capire che stai per vedere qualcosa che non dimenticherai mai. Anche questa volta viene fuori un match eccellente, anche se non è un vero e proprio 5 Star Classic, ma pur sempre migliore del loro incontro a WrestleMania 15. Dopo quasi 18 minuti di pura emozione che solo pochi sanno regalare, e dopo ben tre Rock Bottom, il Great One riesce finalmente a sconfiggere la sua nemesi personale. Anni dopo, rivelerà in un intervista di essersi voltato verso Stone Cold dopo lo schienamento per dirgli: “Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me! Sei grande! Ti voglio bene!” e Austin avrebbe risposto: “Ti voglio bene anch’io!” Il Re Scorpione, la sera dopo a Raw, sarà sfidato dal debuttante Goldberg per Backlash, mentre per Austin, la carriera da lottatore, si chiude qui. E che carriera. È senza dubbio tra i Top 5 delle superstar più grandi mai esistite.

Il main event, in quest’edizione, appartiene a SmackDown. Si tratta del match valevole per la WWE Championship. Brock Lesnar, vincitore della Royal Rumble e forte di un’ascesa stratosferica nel 2002 – avendo sconfitto nomi importanti come The Rock, The Undertaker e Hulk Hogan, tanto per citarne alcuni – è alla ricerca del secondo titolo mondiale. Il campione in carica è Kurt Angle. I due dimostrano un alchimia incredibile, essendo capaci di uno stile molto più vicino alla lotta olimpica per via dei loro rispettivi background. Molti ricordano questo match per la brutta caduta di Lesnar nel tentativo di eseguire una Shooting Star Press, finendo con la testa e la nuca per terra. Questo è motivo per molti per negargli le 5 stelle, ma io sono disposto a premiare Lesnar per la sua determinatezza a finire il match, che a parte questa macchia, è stato sensazionale. Per cui, datemi del pazzo o anche no, ma io lo definisco un 5 Star Classic, anche se so benissimo che i due avranno match ancora migliori in futuro, primo su tutti l’Ironman Match di SmackDown. Questo, però, non toglie nulla a questo main event eseguito in maniera magistrale da tutti e due. Brock si laurea campione dopo tre F5. Nel post-match, Kurt Angle si complimenta con il vincitore e i due si abbracciano, cosa che porta al turn face dell’Olympic Hero. È così che si conclude lo show.

Questa WrestleMania è durata 3:46:32 e ci ha regalato 2:21:32 di wrestling, il ché ci porta a 62,5%. È cosa buona e giusta che uno show di wrestling sia composto per quasi due terzi di wrestling. Va benissimo così.

Molti tendono a dimenticare quest’edizione perché, a lungo termine, non ha portato nessun cambiamento e non ci sono stati colpi di scena veramente degni di nota. Tanto per fare un esempio, nel 1998 ci fu la consacrazione di Steve Austin, nel 2001, sempre Austin, portò a un cambio di rotta di altissima portata con il suo turn heel. Quest’edizione è stata sì di lunga superiore a tante altre, ma (specialmente in retrospettiva) non ha portato sviluppi interessanti per il futuro. Fu un punto di chiusura per molte faide, mentre la vittoria di Brock Lesnar, che rappresentò la sua consacrazione definitiva, si rivelò un fiasco a lungo termine in quanto Next Big Thing decise di lasciare la compagnia appena un anno dopo. Perciò a che pro osannare il “suo” momento? Ciononostante, bisogna riconoscere i meriti, e a questo proposito, il giudizio non può che essere positivo. L’unica macchia di tutto lo show è stato il match di Undertaker, che non destava nessunissimo interesse, anche perché la striscia vincente del becchino non aveva ancora quell’aura che la circonderà negli anni successivi.

Tutti gli altri match, e dico proprio tutti, sono stati piacevoli (perfino il match femminile) o ottimi, in più abbiamo assistito a ben DUE 5 Star Classic e un match che ci è andato molto vicino, che era quello tra Austin e The Rock. Da non trascurare lo stage e l’arena in sé, con un pubblico acceso per la maggior parte dell’evento, che hanno trasmesso quella sensazione di vedere un gran capolavoro. Non è a livello di WM17, che rimarrà probabilmente per sempre ineguagliata, ma ci andiamo molto vicino. Io mi butto e vado con un 9,5/10. Voi mi date ragione o la vedete diversamente? Cosa ricordate di questo show? Fatemelo sapere!

Per lodi, critiche, minacce, percosse, tangenti, domande, suggerimenti o parolacce potete utilizzare i commenti oppure contattarmi via FacebookTwitterInstagram oppure via E-Mail scrivendo a wwevintagecritic@gmail.com. L’archivio dei numeri precedenti lo trovate qui. Per chi volesse lasciare un like al mio blog tedesco, faccia un salto qui.

Ci si legge domani per WrestleMania XX!

Io sono il WWE Vintage Critic, e viaggio nel tempo al posto vostro!

—————————————

WrestleMania Ratings (su 10):


WrestleMania 17 – 10

WrestleMania 19 – 9,5

WrestleMania 10 – 7

WrestleMania 3 – 7

WrestleMania 14 – 6,75

WrestleMania 8 – 6,5

WrestleMania 18 – 6,25

WrestleMania 7 – 6

WrestleMania 12 – 6

WrestleMania 16 – 5,5

WrestleMania 6 – 5,5

WrestleMania 15 – 5,25

WrestleMania 1 – 5

WrestleMania 11 – 5

WrestleMania 13 – 4

WrestleMania 5 – 3,25

WrestleMania 2 – 3

WrestleMania 4 – 2

WrestleMania 9 – 1,5

Fabio Barbuscia
Fabio Barbuscia
Da quando vidi The Undertaker chiudere Ultimate Warrior in una bara, sono rimasto legato a vita a questo mondo magico. Sono quello che accompagna i nostalgici sia in italiano che in tedesco. Sono il WWE Vintage Critic e viaggio nel tempo al posto vostro.
15,941FansLike
2,666FollowersFollow

Ultime notizie

Ultimi Risultati

Articoli Correlati