WWE Vintage Critic – Countdown to WrestleMania #13

Eccoci di nuovo insieme. Oggi parliamo di un’edizione di transizione, se così vogliamo dire. Il 1997 era un pessimo anno in termini di ratings. La WCW era ormai al top e stava facendo il sedere alla compagnia di Stamford, grazie soprattutto all’ascesa della nWo, capitanata da Hollywood Hulk Hogan, girato a heel in uno dei momenti più scioccanti della storia del wrestling. Quindi, la WWF aveva gran filo da torcere per mantenersi a galla. Stavano crescendo le nuove star, ma molti erano ancora alle prime armi e non considerati di prima grandezza.


In quest’edizione, (a dire di Bret Hart) avrebbe dovuto aver luogo il grande rematch dell’edizione precedente, ma non se ne fece nulla in quanto Shawn Michaels, campione in carica, cedette il titolo senza combattere dopo essersi infortunato, dicendo in un promo di aver “perso il suo sorriso”. Secondo Bret, lo avrebbe fatto per evitare di mandare over lui (o chiunque altro, se è per quello) in un match titolato. HBK avrebbe addirittura detto che “piuttosto si congela l’inferno”. Fu in questo periodo che crebbero le antipatie tra il canadese e lo Showstopper, che avrebbe detto a Earl Hebner, al termine del main event di WM12, di fare uscire Bret dal ring in maniera poco ortodossa (“Get him the f* out of my ring!”)

Per via della mancata presenza di Mr. WrestleMania sul quadrato, il titolo WWF – reso vacante – venne conteso a In Your House 13: Final Four, dove fu proprio The Hitman a vincere la cintura, salvo poi perderla la sera dopo a Raw contro Sycho Sid (adesso senza la P) grazie all’intromissione di Steve Austin, che era in faida con Bret da diversi mesi. I due si erano affrontati alle Survivor Series 1996 in un match assolutamente da vedere, poi Austin vinse la Royal Rumble 1997 nonostante fosse stato eliminato in precedenza dallo stesso Bret. Bret si sentì quindi preso in giro e perseguitato da tutti se la prese con Vince McMahon (in storyline), che era seduto al tavolo di commento (di lì a poco, la gente cominciò a capire che Vince era nientemeno che il proprietario della WWF/WWE), tra l’altro usando in un promo una parolaccia di quelle inconsuete per un programma di wrestling: “Bullshit”. La storia doveva quindi culminare in un Submission Match contro Austin, mentre Sid si trovò a difendere la cintura contro The Undertaker, anch’egli uno dei Final Four della Royal Rumble. Erano questi due i match di punta.

Ci fù anche il pre-show, sempre chiamato “Free for All”, dove Billy Gunn sconfisse Flash Funk in 7 minuti. Lo show stesso fece un record negativo di acquisti, arrivando ad appena 237.000 (dovuto, come detto, al sopravvento della WCW). Com’è andato? Vediamolo insieme. Dal Rosemont Horizon (ora conosciuto come Allstate Arena) di Chicago, Illinois…

WrestleMania 13

Spicca il fatto che, per la prima volta da 11 anni, il numero dietro al logo non è romano. La locandina dell’evento dice infatti “WrestleMania 13”. È il 23 marzo 1997, gli spettatori sono 18.197. Anche quest’anno, niente inno nazionale. Al commento ci sono Vince McMahon, Jerry Lawler e Jim Ross per il pubblico di lingua inglese/americana, mentre Hugo Savinovich e Carlos Cabrera fanno da cronisti per il pubblico di lingua spagnola/latina. Jean Brassard e Ray Rougeau, invece, sono i commentatori in lingua francese.

Il match d’apertura è un Four-Way Elimination Tag Team Match. I partecipanti sono Doug Fournas & Phil LaFon, i New Blackjacks (Bradshaw e Windham), i Headbangers (Mosh e Thrasher) ed i Godwinns (H.O.G. e P.I.G.). Il match è generico e nulla di entusiasmante a parte la fase finale, che se la giocano i Godwinns e i Headbangers, con questi ultimi che escono vincenti e guadagnano lo spot di #1 Contender ai titoli di coppia.

Per il secondo match, si accomoda al tavolo di commento Honky Tonk Man, storico campione intercontinentale. Accompagnato da Iron Sheik e Bob Backlund, arriva The Sultan come sfidante all’IC Championship. Il campione è Rocky Maivia, che ha debuttato alle Survivor Series 1996. Sul ring è piuttosto bravo, ma vista la sua gimmick (troppo generica) da face sorridente, non se lo fila nessuno. Il match non è piacevole e non desta nessunissimo interesse, tanto che i tifosi cantano “Boring!” Rocky vince grazie a un roll-up. Nel post-match, Sultan e i suoi manager attaccano il futuro The Rock, ma arriva papà Rocky Johnson a dargli man forte. A interpretare la gimmick di The Sultan, era Fatu, che presto diventerà famoso col nome di Rikishi, soprattutto perché lui “l’ha fatto per Da Rock”. Per quel che riguarda Rocky, di lì a poco la WWF accettò che come face non funzionava e lo girò a heel, che lo catapultò quasi subito al top. Sembra un vizio di famiglia, eh?

Nel match numero tre, si affrontano Hunter Hearst Helmsley e Goldust. Al fianco di HHH, c’è Chyna, mentre al fianco di Goldust, c’è Marlena, che userà il suo vero nome: Terri Runnels. Esce vittorioso il futuro Triple H, che dopo aver scontato la “pena” dopo il famoso Curtain Call del Madison Square Garden nel 1996, torna lentamente a ricevere il push negatogli l’anno prima. Ironia del destino pensare che, se Hunter non si fosse beccato la punizione, forse non ci sarebbe mai stato il famoso promo “Austin 3:16”. Per Helmsley, il 1997 sarà un anno interessante. Vincerà il torneo King of the Ring e fonderà, insieme a Shawn Michaels, la DX.

Il quarto match, sulla carta, suona come un match assolutamente da vedere, ma delude molto le aspettative per un motivo banale: sono tutti heel. Owen Hart e British Bulldog se la vedono con Mankind e Vader. Non fanno neanche male, ma i tifosi fanno fatica a fare il tifo per qualcuno. Il match termina in doppio countout, anche se non smettono subito di combattere. Peccato, però, occasione sprecata. Erano tutti e quattro ottimi performer, ognuno a modo suo. Mi rattrista molto sapere che tre su quattro di loro sono morti.

È ora del Submission Match. Non ci sono squalifiche, conteggi o schienamenti. Bisogna costringere l’avversario a cedere, per vincere. L’arbitro speciale è Ken Shamrock, da poco assunto dalla compagnia, forte di gavetta come shootfighter. Scendono in campo Stone Cold Steve Austin (heel) e Bret “Hitman” Hart (face). Il team di commento ce la mette tutta a raccontare la storia di Austin che si avvicina sempre più a diventare beniamino del pubblico. Simboliche due frasi dette da Vince McMahon durante l’incontro: “Se Bret Hart perde quest’incontro, ci si chiede quale sarà la sua scusa, stavolta.” E poi, sull’ipotesi di essere costretto a cedere nella propria mossa finale, la Sharpshooter: “Può succedere!” Assistiamo a un 5 Star Classic, considerato anche il migliore della storia da molti, con storytelling eccezionale, psicologia magistrale, mosse innovative tipo il Figure Four Leglock di Bret attorno al paletto del ring e un finale drammatico con Austin che si rifiuta di cedere nella Sharpshooter mentre il sangue gli scorre giù per il viso, finendogli anche tra i denti. Austin perde i sensi e Shamrock ferma il match, dichiarando Bret Hart vincitore dopo un match semplicemente SENSAZIONALE. Nel post-match si verifica un altro colpo di scena, con Bret che infierisce su Austin con dei calci, andando quindi a cimentare un doppio turn. Solo l’intervento di Shamrock ferma Bret, che lancia uno sguardo indignato verso la folla. I ruoli sono chiaramente invertiti, dopo questo match. Austin rifila lo Stone Cold Stunner a Mike Chioda, reo di averlo aiutato a rialzarsi, e se ne va senza l’aiuto di nessuno. Per quanto riguarda Bret, questa è la sua ultima WrestleMania (da fulltimer) in quanto passerà alla WCW dopo il Montreal Screwjob alle Survivor Series 1997.

Nel penultimo match della serata, la Legion of Doom (beniamini di casa) e Ahmed Johnson affrontano la Nation of Domination, che sono Faarooq, Crush e Savio Vega, in un Chicago Street Fight. Il match viene combattuto con le regole da Tornado Tag Match, quindi, sono tutti e sei in azione. Vincono i face (LOD e Ahmed Johnson) e fanno piazza pulita anche nel post-match.

Per il main event, arriva Shawn Michaels che si accomoda al tavolo di commento. Lo sfidante è The Undertaker, che per l’occasione, indossa il suo primo attire con i guanti grigi. Il campione in carica è Sycho Sid. Prima del match, arriva Bret Hart a minacciare tutti quanti e a lamentarsi della presenza di Shawn Michaels, ma viene cacciato da Sid con una Powerbomb. Il match dura 20 minuti, che sono troppi per un lottatore mediocre come Sid. In più, il match soffre delle continue interferenze di Bret, una delle quali risulta decisiva per il finale. Si dice che Sid, durante questo match, si sarebbe defecato addosso, ma nessuno ha mai né confermato né smentito questa storia. In quello che è un pessimo match e, forse, uno dei peggiori della storia dello Showcase of the Immortals, The Undertaker sconfigge Sycho Sid (ed è ora sul 6-0) e conquista (solo) per la seconda volta la WWF Championship, dando inizio ad un regno titolato che mette molto in risalto le capacità sul ring del becchino. Secondo molti, per Taker, il 1997 è stato l’anno migliore in carriera. Con Taker neocampione, si conclude quest’edizione di WrestleMania.

La durata dello show è di 2:46:59 mentre i match ammontano a 1:45:14, per un totale quindi di 71,6 % di wrestling. Adesso sì che siamo ad un livello accettabile.

Quest’edizione di WrestleMania è, senza discutere, un One Match Show. Resterà nella storia per averci regalato uno dei migliori match di sempre, elevando lo status di Steve Austin ad un livello stratosferico. Bret, invece, continuo questo suo stint da heel antiamericano, che era però ancora amato e acclamato in Canada. A SummerSlam, sarà lui a strappare il titolo ad Undertaker, salvo poi perderlo alle Series nel famigerato Montreal Screwjob. Austin, purtroppo, si procurò un serio infortunio per via di un Piledriver mal eseguito, che gli deteriorerà il resto della carriera.

Per quanto riguarda Undertaker, continuò a far bene durante il ’97, essendo protagonista del primo Hell in a Cell Match a In Your House: Badd Blood, che vede il debutto di Kane. Shawn Michaels, invece, fonderà insieme a Triple H la DX. E Sid? Lascerà la compagnia tra pochi mesi e non se ne sentirà più parlare in WWF. Lo show non è stato brutto, ma neanche un granché in qualitá complessiva. Vado con un 3/10 generale per via degli importanti debutti e lo storico momento di Undertaker che si laurea campione sei anni dopo il primo (e unico) titolo mai vinto. Grazie al match Hart-Austin, però, che è una cannonata assolutamente da vedere, alzo il voto e andiamo con un netto 4/10. Chi di voi ha visto quest’edizione? Vi è piaciuta?

Per lodi, critiche, minacce, percosse, tangenti, domande, suggerimenti o parolacce potete utilizzare i commenti oppure contattarmi via FacebookTwitterInstagram oppure via E-Mail scrivendo a [email protected]. L’archivio dei numeri precedenti lo trovate qui. Per chi volesse lasciare un like al mio blog tedesco, faccia un salto qui.

Vi aspetto domani con WrestleMania XIV.

Io sono il WWE Vintage Critic, e viaggio nel tempo al posto vostro!

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WrestleMania Ratings (su 10):

WrestleMania 10  – 7

WrestleMania 3 – 7

WrestleMania 8 – 6,5

WrestleMania 7 – 6

WrestleMania 12 – 6

WrestleMania 6 – 5,5

WrestleMania 1 – 5

WrestleMania 11 – 5

WrestleMania 13 – 4

WrestleMania 5 – 3,25

WrestleMania 2 – 3

WrestleMania 4 – 2

WrestleMania 9 – 1,5

Fabio Barbuscia
Fabio Barbuscia
Da quando vidi The Undertaker chiudere Ultimate Warrior in una bara, sono rimasto legato a vita a questo mondo magico. Sono quello che accompagna i nostalgici sia in italiano che in tedesco. Sono il WWE Vintage Critic e viaggio nel tempo al posto vostro.
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