WWE Vintage Critic – Countdown to WrestleMania #2

Bentornati ancora una volta ad un altro appuntamento con la rubrica più nostalgica del wrestling web italiano. Andiamo avanti con la cronologia del Granddaddy of them all. Per chi si fosse chiesto il perché dell’anticipo di alcuni giorni (visto che per WrestleMania 39 mancano più di “soli” 37 giorni), vorrei precisare che ogni numero si baserà su una singola serata. Questo riguarda le WrestleMania più recenti, precisamente dal 2020 in poi. Ma ora tuffiamoci di nuovo nella Golden Era.


WrestleMania 2

È il 7 aprile 1986, io metto i primi denti, mentre il gran visionario Vince McMahon mette in piedi la seconda WrestleMania. Non da uno, non da due, ma da ben TRE luoghi diversi. Certo, l’idea è quella di fare soldi, ma vuoi mettere il caz*o che hanno da fare quelli degli altri due palazzetti quando non sono in onda? Si sarebbe potuto ricorrere al metodo “un match qua, un match la”, ma evidentemente, non hanno pensato il progetto fino in fondo. Basta solo dire che non ci hanno mai più riprovato.

La prima ora dello show va in onda dal Nassau Coliseum di New York, dove Vince scandisce quel suo celebre “Welcome to WrestleMania!”, dopodiché si accomoda al tavolo di commento insieme alla celebrità Susan Saint James, che di wrestling non ne capisce un beato organo genitale e quindi finisce per fare un sacco di domande idiote e dire un sacco ancora più grosso di cretinate.

Almeno lo show parte in bellezza, giusto? E invece no, perché il primo match finisce in doppio countout perché Paul Orndorff e “The Magnificent” Muraco sono degli idioti e il conteggio dell’arbitro è più svelto dell’importo della pompa della benzina.

Nel secondo match, il grande “Macho Man” Randy Savage conserva il titolo intercontinentale sconfiggendo George “The Animal” Steele, che, innamorato di Miss Elizabeth, si fa beffare da Randy che lo schiena con i piedi sulle corde, facendo la figura del fesso (Steele, non Savage). O magari gli è andata di traverso l’imbottitura del paletto. Chi lo sa. Ma – udite, udite – è il primo wrestler in assoluto a cui riesce il kickout dopo la Flying Elbow Drop.

Jake Roberts schiena George Wells dopo la DDT entro tre minuti, poi libera il suo serpente Damien, che causa uno shock a Wells con tanto di schiuma.

Il main event di New York è annullato, in sostituzione vi presentiamo uno spin-off di Rocky: Clubber Lang 2. Anche Clubber se la vede con un wrestler, che però ha la compiacenza di far finta di essere pugile anche lui. In parole povere, Mr. T affronta Roddy Piper in un incontro di pugilato, battendolo per squalifica al quarto round perché Piper lo mette al tappeto con uno Scoop Slam.

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Finita la prima parte, ci spostiamo al Rosemont Horizon, in quel di Chicago (o nei pressi), dove al commento ci sono Gorilla Monsoon e “Mean” Gene Okerlund insieme a Cathy Lee Crosby, che di cretinate ne dice un po’ di meno.

Il primo match è uno squash ai danni di Velvet McIntyre e prova della scarsa considerazione per la divisione femminile. Conserva il titolo la nonna di Fabulous Moolah. Come dite? Ah, è lei Fabulous Moolah? Ma guarda un po’.

Corporal Kirchner batte Nikolai Volkoff dopo aver intercettato il bastone destinato a colpirlo utilizzandolo a sua volta. Essendo un flag match, guadagna dunque il diritto di sventolare la bandiera americana. Come se non fosse bastato Ray Charles a inizio serata a destare il patriottismo.

Segue la famosa WWF vs. NFL Battle Royal. Il match lo vince André The Giant, eliminando per ultimi Bret Hart e Jim Neidhart. E chi è entrato nella Hall of Fame grazie a questo match? William “Refrigerator” Perry. Perché? Perché giocava nei Chicago Bears. Non aggiungo altro. Fate voi.

Nel main event di Chicago, i British Bulldogs (Davey Boy Smith e Dynamite Kid) conquistano il titolo di coppia sconfiggendo il Dream Team composto da Greg Valentine e Brutus Beefcake in quello che è finora il match migliore della serata. Non che sia chissà quale capolavoro, ma è il primo match davvero piacevole, e già sono passati due terzi dello show, non so se mi spiego.

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La terza parte si tiene alla Memorial Sports Arena di Los Angeles. Il team di commento è composto da Jesse Ventura, Lord Alfred Hayes e la guest star Elvira.

Il primo match vede Ricky Steamboat affontare Hercules Hernandez in un periodo in cui la WWF credeva ancora in quest’ultimo. Hernandez sembra una forza inarrestabile e a Steamboat serve una botta di deretano per vincere il match. Meno male che si siano ricreduti.

Nel match successivo, Adrian Adonis batte Uncle Elmer dopo aver messo su un match intrinseco di overselling. La gimmick di Adonis, al giorno d’oggi, di sicuro distruggerebbe la reputazione della WWE e le costerebbe numerosi sponsor: è un gay effeminato all’inverosimile.

Se poc’anzi avevo elogiato il match di coppia di Chicago, ebbene, con il penultimo match della serata hanno fatto anche meglio. I fratelli Dory e Hoss Funk battono Junkyard Dog e Tito Santana grazie al megafono del loro manager, Jimmy Hart, che schiantano sulla testa di JYD. Da qui, il detto: “Mi rimbomba il cervello!” Questo match è il match della serata in assoluto. Non un gran match, ma fa la sua figura, soprattutto messo a confronto con tutti gli altri match della serata.

Nel main event, Hulk Hogan difende il suo titolo WWF contro lo sfidante King Kong Bundy, in uno Steel Cage Match. Classico match di Hulk Hogan, che addirittura solleva Bundy da terra e lo mette al tappeto con un Bodyslam. La serata si conclude con Hulk Hogan festante.

La durata dei match è di 25:39 (New York), 25:46 (Chicago) e 32:25 (Los Angeles) per un totale di 1:23:50. Lo show è durato 3:01:21, quindi siamo a una percentuale di 46% di lottato. Qui si comincia a perdere tempo con riassunti, interviste e soprattutto messaggi promozionali.

Come la valutiamo? Diciamocelo pure: dal punto di vista del lottato, ci sono due soli match piacevoli. Il match di Hogan non è nemmeno tanto storico, la battle royal sarà stata sicuramente interessante per gli spettatori dell’epoca, ma io personalmente non ho mai concepito questa frenesia della WWF/WWE di far competere contendenti di altre discipline, a volte anche facendo fare al proprio roster figure di cacca e screditando il proprio brand. Il resto era tra l’inguardabile e l’accettabile.

Diamo a questo show un 3/10 e basta. Non credo meriti più di tanto. Da adesso troverete la classifica di ogni WrestleMania in fondo all’articolo.

Per lodi, critiche, minacce, percosse, tangenti, domande, suggerimenti o parolacce potete utilizzare i commenti oppure contattarmi via FacebookTwitterInstagram oppure via E-Mail scrivendo a wwevintagecritic@gmail.com. L’archivio dei numeri precedenti lo trovate qui. Per chi volesse lasciare un like al mio blog tedesco, faccia un salto qui.

Ci vediamo dunque domani per WrestleMania 3.

Io sono il WWE Vintage Critic, e viaggio nel tempo al posto vostro!

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WrestleMania Ratings:

WrestleMania 1 – 5/10

WrestleMania 2 – 3/10

Fabio Barbuscia
Fabio Barbuscia
Da quando vidi The Undertaker chiudere Ultimate Warrior in una bara, sono rimasto legato a vita a questo mondo magico. Sono quello che accompagna i nostalgici sia in italiano che in tedesco. Sono il WWE Vintage Critic e viaggio nel tempo al posto vostro.
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