WWE Vintage Critic – Countdown to WrestleMania #3

Buona sera a tutti e bentornati sul viaggio più emozionante dell’anno WWE. Vi confesso che non vedevo l’ora di arrivare a questo capitolo, anche se, lungo la strada, di sicuro troveremo fermate ancora più emozionanti. Ma questa sera parliamo della prima WrestleMania must-see della storia, quella che stabilì alcuni record ineguagliati per anni, o addirittura per sempre (finora). Per quel che riguarda il numero di spettatori, la WWE ha sempre affermato che fossero 93.173, mentre è più probabile che siano stati attorno ai 78.000, che – per carità – sono sempre tanti per uno show di wrestling negli anni ’80. Quindi partiamo subito con quella che Vince McMahon presentò come “Bigger. Better. Badder.” Benvenuti a…


WrestleMania III

Anno del Signore 1987, è il 29 marzo. Ci troviamo al Pontiac Silverdome, a Pontiac, Michigan. Una panoramica da vedere assolutamente, la classica immagine da WrestleMania Moment. Il pubblico è assordante, e lo rimarrà per il corso di tutta la serata.

Panoramica del Pontiac Silverdome, WrestleMania III

Un Vince McMahon emozionato – che anni dopo racconterà che in questo preciso istante pensava al compianto padre Vincent McMahon – saluta il pubblico con la sua celebre frase “Welcome to WrestleMania 3!” Poi assistiamo ad un ottima interpretazione dell’inno nazionale (America the beautiful) da parte di Aretha Franklin.

L’opener dello show vede la Can-Am Connection, che sono Rick Martel e Tom Zenk, sconfiggere “Cowboy” Bob Orton e “The Magnificent” Muraco in un match dal ritmo veloce che scalda il pubblico proprio nel modo che ci si aspetta da un grande show. Can-Am Connection perché? Perché Martel è canadese e Zenk americano. E se uno fosse stato nigeriano e uno tedesco? OOHHHHHHH!

Segue la “Battle of the Full Nelsons” con Billy Jack Haynes che se la vede con Hercules Hernandez (ridimensionato dall’anno precedente a questa parte). Questi due si sono affrontati più volte di John Cena e Randy Orton. E il mistero rimane fino ad oggi: qual è il Full Nelson più devastante? La Masterlock o la Hurt Lock? Haynes e Hercules non hanno reso l’idea, secondo me. Per non parlare del fatto che il match finisce per doppio countout e la faida continua.

Il terzo match è quello che vi spingerà a premere il tasto “SKIP”, ma state tranquilli, che non dura molto. Si affrontano King Kong Bundy e Hillbilly Jim in un 6-man Tag Team Match. I loro partner sono dei midget che, tra di loro, non fanno neanche tanto male, ma il match termina in squalifica a favore di Hillbilly Jim, Little Beaver e Haiti Kid perché Bundy decide di attaccare uno dei midget. Non cercate di capire la logica, fatevene una ragione. Il match è stato una perdita di tempo.

Junkyard Dog sfida “King” Harley Race in un “Loser must bow match”, venendo sconfitto in 4 minuti ricchi di overbooking. Si inchina come previsto, ma poi scaccia i cattivi e festeggia come se avesse vinto lui. Mah.

I Rougeau Brothers (Jacques e Raymond) sconfiggono il Dream Team (Greg Valentine e Brutus Beefcake) grazie ad un errore di Beefcake, che colpisce il proprio partner. A questo punto, Valentine se ne va insieme ai manager (Johnny Valiant e Dino Bravo) lasciando Beefcake da solo sul ring. Prima di andarsene, gli ha detto: “Brutus, lascia perdere, il wrestling non è cosa tua. Ci sono tanti mestieri che puoi fare. Tipo il barbiere.”

E guarda caso, il prossimo match è un “Hair vs Hair Match”. Roddy Piper affronta Adrian Adonis, sconfiggendolo con la sua Sleeperhold dopo 6 minuti. Ed ecco arrivare Brutus Beefcake che ha preso in considerazione il consiglio del suo ormai ex-partner e rasa i capelli di Adonis. È la nascita della celebre gimmick “The Barber”. Il match non è niente di memorabile, ma il pubblico osanna Roddy Piper, credendo di averlo visto per l’ultima volta, poiché ha deciso di ritirarsi. Sappiamo tutti cosa significa per un wrestler, no?

Come prossimo match ci aspetta un match che molti ricordano più per motivi non kayfabe: i British Bulldogs (insieme a Tito Santana) se la vedono con Hart Foundation (insieme a Danny Davis). Il match è di buona qualità, ma nulla di memorabile né tantomeno l’ultima volta che si scontrano cognati e altri parenti della famiglia Hart. Ma di questo parleremo più avanti.

Dopodiché vediamo un match da pausa gabinetto. “Natural” Butch Reed sconfigge Koko B. Ware senza troppi complimenti. E nella Hall of Fame ci è entrato chi? Koko B. Ware.

Prima del prossimo match, non ci sono cori di angeli che risuonano o qualsiasi altro indizio che ci porti a pensare chissacché. A prima vista, vediamo uno dei tanti match in programma. Ed ecco qui il primo 5 star classic: Ricky Steamboat conquista il titolo intercontinentale sconfiggendo Randy Savage in quello che – ancora oggi – è considerato uno dei migliori match di sempre. Purtroppo, la WWE ha solo caricato un breve riassunto del match, ma vi consiglio vivamente di vederlo. È un incontro senza tempo, che andrebbe bene anche oggi, con due dei migliori atleti in circolazione in quegli anni, che hanno saputo coinvolgere il pubblico in maniera magistrale e rendere l’idea di combattere il match più importante delle loro vite. Guardatelo, davvero. Un grandissimo match, e qui non mi viene nemmeno una battuta per scherzarci sopra.

Jake “The Snake” Roberts viene sconfitto con la “roll up of death” da Honky Tonk Man, grazie anche alle continue distrazioni da parte del manager, che fa parte del canovaccio della maggior parte dei match, visto che i manager sono presenti in quasi ogni match. Questo match è rimasto nella memoria più per il post-match, che vede il coinvolgimento fisico di Alice Cooper, leggendario cantante heavymetal.

Il co-main event è un tag team match tra i Killer Bees e il team composto da Nikolai Volkoff e Iron Sheik. Il match serve solo a evolvere la faida tra Volkoff e “Hacksaw” Jim Duggan, che provocato dalle tattiche sporche degli heel, interferisce nel match, costando la vittoria ai Killer Bees. A chiunque altro dovrei dire “deficiente”. Ma è Jim Duggan, quindi… HOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!

Il main event – di certo – non ha bisogno di spiegazioni. È il main event per eccellenza, forse il match più importante del 20° secolo. Quell’incontro che ha dimostrato quanto sia epico il wrestling, se si vuole. Hulk Hogan sconfigge André The Giant (conservando il titolo WWF) in un incontro dall’atmosfera surreale. IL WrestleMania Moment più grande di sempre – mai eguagliato benché spesso imitato – è senza dubbio “the bodyslam heard around the world”. Hulk Hogan che, con il giusto pathos e nel momento perfetto, solleva il mastodontico francese e lo manda al tappeto con un Bodyslam. Nulla da aggiungere ad una contesa mediocre dal punto di vista del lottato, ma epica sotto ogni altro aspetto. Assolutamente da vedere.

La durata totale degli incontri è di 1:23:39, mentre lo show è durato 3:04:48. Per cui, il lottato compone 45% della durata totale. Ci sta, anche se nel 1987, la formula per una buona riuscita di uno show come WrestleMania, era ancora da scoprire. Col passare degli anni, i match che non superano i 5 minuti di durata, sono diventati sempre di meno.

Una WrestleMania assolutamente da vedere, anche se alcuni match non sono di certo memorabili. Mi sento di darle comunque un buon 7/10, perché è davvero emozionante vederla a distacco di 36 anni ed essere ancora coinvolti. Quello che invece rattrista molto è la quantità di wrestler ormai passati a miglior vita. E non ve li elenco perché, sicuramente, ne dimenticherei comunque qualcuno, così su due piedi.

Per lodi, critiche, minacce, percosse, tangenti, domande, suggerimenti o parolacce potete utilizzare i commenti oppure contattarmi via FacebookTwitterInstagram oppure via E-Mail scrivendo a [email protected]. L’archivio dei numeri precedenti lo trovate qui. Per chi volesse lasciare un like al mio blog tedesco, faccia un salto qui.

Prossimo appuntamento: WrestleMania IV.

Io sono il WWE Vintage Critic, e viaggio nel tempo al posto vostro!

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WrestleMania Ratings:

WrestleMania 3 – 7/10

WrestleMania 1 – 5/10

WrestleMania 2 – 3/10

Fabio Barbuscia
Fabio Barbuscia
Da quando vidi The Undertaker chiudere Ultimate Warrior in una bara, sono rimasto legato a vita a questo mondo magico. Sono quello che accompagna i nostalgici sia in italiano che in tedesco. Sono il WWE Vintage Critic e viaggio nel tempo al posto vostro.
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