WWE Vintage Critic – Countdown to WrestleMania #14

Il 1998 fu un anno che portò grandi cambiamenti in favore della WWF. Il Montreal Screwjob è stato una vergogna senza eguali, ma se non altro, fu così che nacque la gimmick di Mr. McMahon boss cattivo, che aiutò molto ad aumentare gli ascolti poiché fece da antagonista a Steve Austin. Stone Cold rappresentava un po’ il desiderio di tutti. Chi non ha mai sognato di gonfiare di botte il proprio superiore? Vince, dal canto suo, ce la metteva tutta per rendere la vita difficile a “Texas Rattlesnake”, facendolo combattere in match impossibili da vincere, ma era quasi sempre Austin a chiudere tutte le edizioni di Raw a testa alta. La WWF, quindi, cominciò pian piano a superare WCW Nitro nella “Guerra del lunedì sera”.
Nel frattempo, destò l’attenzione dei mass media di tutto il mondo l’apparizione di Mike Tyson in WWF con conseguente rissa tra quest’ultimo e Austin, tanto da parlarne anche i TG in Italia. Eh, ancora la kayfabe era sacra, ma di lì a poco si sarebbe pian piano dissolta (ma mai del tutto).
Iron Mike si aggiunse poi alla D-Generation X e fu annunciato come Special Enforcer per il main event di WrestleMania, in cui Austin, vincitore della Royal Rumble, sfidava il campione in carica, Shawn Michaels.
In più, anche il midcarding disponeva di caratteri ben sviluppati e di faide raccontate bene, tra le quali spiccavano quella tra Undertaker e Kane e quella tra Ken Shamrock e The Rock. Sono stati combattuti solo 8 match, ma erano quasi tutti costruiti alla grande. Gli ascolti aumentarono vertiginosamente rispetto all’anno prima, arrivando a 730.000, quindi più del triplo di quello del ’97. Giustificabile? Scopriamolo, dai! Dal FleetCenter di Boston, Massachusetts…
WrestleMania XIV
È il 29 marzo 1998, e dinnanzi a 19.028 spettatori si esibiscono Chris Warren e la DX Band in un remix hard rock dei due inni nazionali, venendo pesantemente fischiati. La loro performance è talmente odiosa da essere rimossa da tutte le copie dell’evento in circolazione, dal WWE Network in primis. Al commento ci sono Jim Ross e Jerry Lawler, mentre quelli spagnoli sono Hugo Savinovich e Carlos Cabrera, con la partecipazione di Tito Santana.
Ad aprire lo show è una 15 Tag Teams Battle Royal, quindi a trenta uomini, tutti sul quadrato contemporaneamente. Troppo caotico per essere seguito, ma ai fan sembra piacere, soprattutto i minuti finali. Escono vittoriosi i rientranti (a sorpresa) Hawk e Animal, che adesso si chiamano LOD 2000, e diventano così primi sfidanti ai titoli di coppia.
Il secondo match è un tentativo della WWF di fare concorrenza alla WCW, che con la divisione Cruiserweight ha fatto furore. In un match valevole per la Light Heavyweight Championship, si affrontano Taka Michinoku campione e lo sfidante Aguila. Vince Taka in un match carico di mosse spettacolari da parte di entrambi. La sua vittoria ci permette di ascoltare una delle musiche d’entrata più spaccatutto che io abbia mai sentito. Questione di gusti, ma a me piace troppo.
Il terzo incontro vede Owen Hart sfidare Triple H per la European Championship. Con l’aiuto di Chyna, HHH esce vincente. Match leggermente carico di overbooking, ma che rendeva l’idea di Hunter che ricorreva sempre solo alle maniere sporche per vincere. La sera dopo, però, girerà a face e diventerà il nuovo leader della DX.
L’incontro numero quattro è un Mixed Tag Team Match, con Marc Mero e Sable da una parte e Goldust e Luna Vachon dall’altra. In un buon match, si aggiudicano la vittoria Mero e la futura Mrs. Lesnar.
Poi, è ora del match per il titolo intercontinentale. Ken Shamrock sfida The Rock in un match nel quale qualsiasi tipo di sconfitta da parte del campione porterebbe ad un cambio di titolo. Shamrock vince dapprima l’incontro grazia alla sua Ankle Lock. Arriva però la Nation of Domination a dare man forte a The Rock, ma Ken se ne libera e perde il self-control, chiudendo Rocky di nuovo nella Ankle Lock. Per questo, l’arbitro rettifica la decisione e chiama la squalifica a favore di Rocky, che quindi conserva il titolo e Shamrock ci rimane fregato.
Segue poi un Dumpster Match tra i New Age Outlaws (che sono Road Dogg e “Bad Ass” Billy Gunn) e il team composto da Cactus Jack (che è Mick Foley) e Chainsaw Charlie (che è Terry Funk). Per vincere il match, bisogna gettare gli avversari in un cassone della spazzatura e non ci sono squalifiche. Da alcuni mesi a questa parte, è consueto anche in WWF combattere alcuni match in stile hardcore, quindi usando oggetti di ogni tipo, e qui non sono da meno, essendoci presente la Hardcore Legend Mick Foley. Vincono Jack e Charlie.
Ed ecco che arriva la tanto attesa resa dei conti (almeno si pensava) tra Undertaker e il “fratellastro” Kane. Secondo la storyline, Paul Bearer avrebbe avuto un movimento con la madre di Undertaker, dalla quale sarebbe nato Kane. Da bambini, i due avrebbero giocato con il fuoco, provocando un incendio nel quale i genitori di Taker sarebbero stati uccisi, presumibilmente insieme a Kane. La verità (rivelata da Paul Bearer che non stava più dalla parte del becchino) era però che Kane era ancora vivo e aspettava di potersi vendicare. Fu così che la Big Red Machine apparve durante il primo Hell in a Cell Match (“That’s gotta be Kane!!!”), costando il match al fratello. Undertaker però affermò di non volere assolutamente combattere contro il sangue del suo sangue, e sembrava quasi che i due stessero per riconciliarsi, ma alla fine Kane costò un match titolato al Lord of Darkness, chiudendolo in una bara e incendiandola nel post-match. Solo dopo alcune settimane d’assenza, il Deadman acconsentì ad affrontare Kane. Ed eccoci qui.
Prima del match, arriva Pete Rose, leggenda del baseball, a offendere il pubblico di Boston, ma arriva Kane e gli rifila un Tombstone perché gli piace farlo a chiunque.
Il primo match tra i due fratelli è tra i più acclamati di tutti quelli che hanno avuto, anche se dal lottato non era un granché, ma la storia è raccontata talmente bene da tenere gli spettatori con il fiato sospeso. Benché nel 1998 non si parlasse ancora della Streak, mai come in questo match è stata a repentaglio. Al Phenom occorrono TRE Tombstone Piledriver per poter battere il fratellino, che però si rialza immediatamente dopo lo schienamento e continua ad attaccare, finendo per eseguire un Tombstone Piledriver su una sedia. I due si affronteranno un mese dopo nel primo Inferno Match.
È ora del main event. La DX Band ci suona la canzone “Are you ready?” unplugged. Come Special Enforcer, c’è Mike Tyson. Bisogna ricordare che sia Steve Austin che Shawn Michaels non erano in buone condizioni. Austin era rientrato da un gravissimo infortunio al collo dopo un Piledriver di Owen eseguito male. L’infortunio costrinse Stone Cold a cambiare stile di lotta, ma non fu mai più lo stesso. Ce la mise tutta per fare bene sul ring e si portò avanti gli acciacchi per quasi due anni, prima di prendersi una lunga pausa che lo vide ai box per quasi tutto il 2000. Ha avuto una grande carriera, ma avrebbe potuto essere ancora più grande.
Per quanto riguarda invece HBK, si era fatto male alla schiena dopo alcune cadute andate malissimo. Acconsentì a fare questo match, ma era dolorante e si pensava addirittura che avrebbe potuto non essere in grado di combattere. Molti lo credettero uno dei suoi stratagemmi per non farsi schienare, come aveva fatto l’anno prima. Gira ancora voce che fosse stato Undertaker a convincerlo di mandare over Austin, che meritava più di chiunque altro di battere un grande come Shawn.
Il match dura venti minuti, forse tra i più dolorosi nella vita di Shawn Michaels, cosa che si palesa dalle sue espressioni e le sue imprecazioni durante il match. La Stone Cold Stunner chiude il match ed è Tyson a contare lo schienamento, anche se lo fa troppo svelto, cosa che forse non era scritta, ma si trattò di un botch da parte sua. JR: “STONE COLD! STONE COLD!” Nel post-match, Shawn Michaels si becca un destro da Iron Mike (JR: “DOWN GOES MICHAELS!”) e Austin festeggia la sua prima vincita della WWF Championship. È la nascita della Attitude Era.
Lo show è durato (secondo il WWE Network) 2:44:32, i match della durata complessiva di 1:26:59 ricoprono dunque 52,9% dell’evento. Ci sta, visto che adesso aumentano i video package più i segmenti backstage e quant’altro. Fa però parte dell’evoluzione del wrestling, che adesso punta molto sullo stile di soap opera.
È innegabile l’importanza di quest’edizione, in primis per la consacrazione di uno dei più grandi di tutti i tempi. Se la storia raccontata è convincente, resta sempre un momento indimenticabile, come lo è stato anche per Randy Savage, per Ultimate Warrior, per Bret Hart o per Shawn Michaels. Se invece no, allora il finale dello show finisce nel dimenticatoio, come lo è stato per Undertaker a ‘Mania 13. Anche se, per carità, il buon Taker avrà ancora molti bei momenti proprio al Granddaddy of them All.
È un peccato che, sia Shawn Michaels che Steve Austin, non fossero al massimo delle loro rispettive forme perché avrebbero sicuramente sfornato un match indimenticabile. Il main event di stasera è stato sì un buon match, ma chiaramente si sarebbe potuto fare di molto meglio. Purtroppo, come sappiamo, quest’occasione non arriverà mai più in quanto Shawn si ritirerà temporaneamente dal ring (all’epoca tutti credettero la cosa definitiva) e rientrerà solo nel 2002, cioè quando la carriera di 3:16 è ormai agli sgoccioli. Lo stesso Austin ha affermato di non essere stato soddisfatto della sua prima vincita del massimo alloro.
Quello che manca, purtroppo, a quest’edizione, è un match di qualità superiore, quelli che ti fanno ricordare lo show per sempre. Non ci sono stati classici perenni. Tuttavia, lo show sarà sempre ricordato per il booking e lo storytelling ineccepibile dal primo all’ultimo minuto dello show. Non importa che si parli di The Rock contro Shamrock, Triple H contro Owen, Undertaker contro Kane o proprio il triangolo Austin-HBK-Tyson, sono state tutte storie raccontate alla grande, che tenevano incollati gli spettatori. Va anche detto che, benché non ci sia stato nessun match da considerare ottimo, è il primo evento a non avere neanche un match mediocre. Tutti i contendenti della serata hanno fatto bene o molto bene. In nessun momento, veniva da dire “non guardate questo match”. È per questo che mi sento di dare a questo show un 6,75/10. Non do il 7 netto perché non regge ancora il confronto diretto con l’edizione numero 3 per importanza, a mio modesto parere. Lieto di sentire altre opinioni a riguardo. Voi cosa ne pensate?
Per lodi, critiche, minacce, percosse, tangenti, domande, suggerimenti o parolacce potete utilizzare i commenti oppure contattarmi via Facebook, Twitter, Instagram oppure via E-Mail scrivendo a wwevintagecritic@gmail.com. L’archivio dei numeri precedenti lo trovate qui. Per chi volesse lasciare un like al mio blog tedesco, faccia un salto qui.
Domani è la volta di WrestleMania XV. Ci vediamo!
Io sono il WWE Vintage Critic, e viaggio nel tempo al posto vostro!
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WrestleMania Ratings (su 10):
WrestleMania 10 – 7
WrestleMania 3 – 7
WrestleMania 14 – 6,75
WrestleMania 8 – 6,5
WrestleMania 7 – 6
WrestleMania 12 – 6
WrestleMania 6 – 5,5
WrestleMania 1 – 5
WrestleMania 11 – 5
WrestleMania 13 – 4
WrestleMania 5 – 3,25
WrestleMania 2 – 3
WrestleMania 4 – 2
WrestleMania 9 – 1,5