Thorns #14 – Women’s Revolution

Hello wrestling fans e benvenuti ad una nuova e saltuaria edizione del Thorns, così saltuaria che, per trovare il precedente numero, ci vuole ormai l'aiuto dei più famosi archeologi e paleontologi di tutto il mondo. E per trovare la prossima? Bah, suppongo ci penseranno i vostri pronipoti, non è roba che riguarderà voi… D'altra parte il sottoscritto è ormai alla soglia dei 50: il wrestling resta ma la vita cambia, il tempo è minore, le problematiche… che ve lo dico a fare.


E sapete il bello qual è? Che questa è l'esatta introduzione fatta circa sei anni fa, all'epoca di quello che, a memoria, credo sia stato il mio ultimo editoriale scritto su queste pagine (e fortuna che Google ha memoria, perché io no e a quanto pare nemmeno il menu degli editoriali di TW, dal quale sono misteriosamente sparito).

Ma veniamo a noi.

Dato che le donne sono state sempre la mia passione (chiaramente si parla di wrestling – ma anche no…), tanto che da ormai più di un anno ho aperto un sito a loro esclusivamente dedicato, e che da tempo stavo pensando di tornare a scrivere con editoriali espressamente dedicati al mondo femminile, e dato – soprattutto – che siamo in piena Women's Revolution, con addirittura una Royal Rumble tutta al femminile, quale migliore occasione di questa?

E partiamo proprio dalla Women's Revolution.

Poco prima di fine anno, casulamente leggevo un post su Twitter di Velvet Sky, nel quale faceva i complimenti a se stessa e alle altre ragazze della “fu” TNA, per aver realmente iniziato la “Rivoluzione“. Di contro, spunta il solito signor sconosciuto che se ne esce con l'altrettanto solito “La TNA non conta niente, se si parla di wrestling conta solo la WWE“. Apriti cielo… E via con gli insulti di tutti i tipi, ricordando al malcapitato quanto fatto da Gail Kim, da Tara, dalle stesse Beautiful People etc. etc. infilandoci anche che, personaggi per i quali oggi presumibilmente il tizio sbava (AJ Styles, Samoa Joe e Bobby Roode), sono state le fondamenta della TNA. E quindi anche io stavo partendo con la mia dose di insulti ma, proprio prima di postare, leggo anche un'altra risposta sempre dello stesso tizio, una roba del tipo: “in TNA non hanno inventato niente, la Rivoluzione l'hanno iniziata Trish e Lita“. E lì, onestamente, mi son fermato a riflettere…

Non che il tizio abbia espresso chissà quali concetti rivoluzionari, ma la riflessione è su quello che è oggi il mondo del wrestling femminile e sul concetto stesso di Women's Revolution, un concetto sul quale la WWE non fa molta chiarezza. L'unica cosa chiara è che oggi si da una grande importanza alle donne, ma c'è il fondato sospetto che sia più una cosa votata al Politically Correct e quindi all'esasperata corsa al consenso tanto di moda ai giorni nostri. Perché sì, se parliamo di Rivoluzione a livello di lotta, allora il tizio di cui sopra ha ragione e anzi, forse forse dovremmo risalire pure ai tempi di Mae Young e Fabolous Moolah, fare assolutamente il nome di Chyna e, perché no, magari anche andare a ricercare una Kairi Sane qualsiasi in giro per meno note inidies di tutto il mondo.

Se andiamo a riflettere sulle attuali protagoniste di casa WWE, per quanto l'adori, scopriamo che una delle due cinture è detenuta da Alexa Bliss. Ripeto, l'ADORO! Ma Alexa Bliss pensate passerà alla storia come colei che ha rivoluzionato il wrestling femminile nel mondo? Non scherziamo! E Carmella, che da mesi va in giro con quella che dovrebbe essere un'importante valigetta (vinta peraltro con una delle storyline più orribili mai viste), vale un capello dell'allora, scarsa, Kelly Kelly? Naomi, Lana, Dana Brooke, sono forse da preferire a… chessò, Eve Torres o Candice Michelle? “The Iconic Duo” Billie Kay e Peyton Royce, le nuove arrivate Liv Morgan e Mandy Rose, sono meglio di quanto lo era allora Torrie Wilson? I nomi del passato appena fatti, sono quelli indicati dai più come i responsabili dell'inizio della fine della categoria femminile dello scorso decennio, quelli che hanno proseguito poi l'era Divas. C'è poi tutta questa differenza con le “wrestler” di oggi?

Perché diciamoci la verità… Di valide ragazze ce ne sono 3. Una è figlia di divinità e come tale ne ha ereditato i geni, tale Charlotte Flair. L'altra è Sasha Banks che deve aver fatto torti a qualcuno per non essere più rilevante di Alexa Bliss e poi c'è Bayley, imprigionata però in una gimmick infantile con zero presa sul pubblico che conta. A queste vanno aggiunte sicuramente Nia Jax, migliorata tantissimo nell'ultimo anno e, chiaramente, Asuka, sulla quale è stato fatto un lavoro eccezionale per renderla quello che è. Un gradino sotto (personalmente pure 2 o 3), Becky Lynch, soprattutto perché con quell'accento Irish è inascoltabile e, per quello che dice, forse è meglio così.

Onestamente mi sembra un po' poco per parlare di rivoluzione. Perché se è vero che grazie alle sopra citate abbiamo visto match femminili a livelli che non vedevamo da anni (e purtroppo ne abbiamo visti più a NXT che non a RAW o Smackdown), è altrettanto vero che la cosa non possa girare attorno a quelle 3 per intere annate. E quando l'attenzione si è dovuta spostare necessariamente su Naomi, su Natalya, su Carmella o la stessa Bliss, le cose sono andate discretamente scemando. Ciò nonostante, la WWE ha fortemente insistito nella sovraesposizione televisiva e mediatica delle ragazze, chiudendo spesso e volentieri gli show con match e/o segmenti del tutto dimenticabili e discretamente inutili.

Per ravvivare la situazione, la WWE ha pensato bene di introdurre in maniera del tutto inaspettata addirittura due stable femminili che, così su 2 piedi (perdonatemi eventuali dimenticanze dovute all'età), in WWE credo non siano mai esistite. A RAW, coraggiosissima la scelta di far rientrare Paige dopo i ben noti scandali (e purtroppo pare la sua carriera sia già giunta al termine dopo un brutto infortunio), tanto quanto la scelta di affiancarle Sonya Deville e soprattutto Mandy Rose, due silurate da Though Enough e rientrate dalla porta di servizio senza eccessivi meriti (qualcuno ha detto nessuno?) in 2 anni di sporadiche apparizioni a NXT. A Smackdown la scelta è stata forse ancor più coraggiosa con la Riott Squad, che, sebbene abbia in Ruby Riott e Sarah Logan due ragazze con un minimo di background, nessuna delle tre è stata comunque in grado di farsi notare; nemmeno in NXT. Aggiungiamo il fatto che nessuna sembra avere un minimo di carisma in grado di catalizzare l'attenzione, la domanda è: perchè?

Già, perchè? La risposta potrebbe essere semplice, ovvero Women's Royal Rumble, ma allora che bisogno c'era di formare 2 stable, per il momento pure discretamente inutili? Risposta ancora più semplice e torniamo a quanto detto prima; c'è una “rivoluzione” in corso e quindi via di sovraesposizione televisiva e mediatica, il prodotto riscontra il favore di chi prima disprezzava la WWE e allora ci inventiamo le stable, così come poi probabilmente si inventeranno pure i titoli di coppia femminili e vari titoli vattaleppesca, con buona pace dei beneamati Lingerie and Pillow Fight che non torneranno mai più.

E allora mi torna in mente un'intervista di neanche troppo tempo fa a Ryback, il quale molto candidamente e “ingenuamente” dichiarava più o meno che: “vedere le donne salire sulle corde è abbastanza ridicolo, non sono fisicamente strutturate per farlo così come non lo sono io. Molte farebbero meglio a muovere solo il culo“. BOOOM!

Potete ovviamente immaginare le reazioni a queste parole, non c'è bisogno che ve le riporti io ne tanto meno hanno importanza. L'importante è che Ryback, sotto sotto, non aveva tutti i torti. Ora, prima che il solito perbenista ipocrita (e anche un po' idiota) mi accusi di maschilismo, proprio come hanno fatto con Ryback, ragioniamoci su.

Ben vengano i match fra Charlotte, Sasha Banks, Bayley, Becky Lynch, Nia Jax, Asuka e chi più ne ha più ne metta. Il problema, come dicevo prima, è che il “chi più ne ha” finisce a questi nomi, mentre il “chi più ne metta” potrebbe risultare in una lista infinita di nomi che hanno effettivamente problemi a “salire sulle corde”. E allora, mi chiedo, dobbiamo necessariamente assistere ai match di Carmella e a regni titolati di Naomi, solo in nome di una presunta Women's Revolution o al rispetto per le donne (e al conseguente favore mediatico)? Qual è la reale differenza fra questi e i titoli regalati a Candice Michelle, Kelly Kelly o Eve Torres?

A prescindere dal fatto che un Lingerie & Pillow Fight o un Bikini Contest non lo vedremo più a causa del “PG 13“, sarebbe poi un male vedere un mix di buon wrestling e di bei culi? Chi sa lottare faccia dei match, chi non sa lottare mostri scollature e si limiti a segmenti che, in passato, spesso hanno fatto la FORTUNA della WWE stessa. Dana Brooke non sa lottare? Bene, la preferisco adesso in tenuta da segretaria appena uscita dall'ultimo film BraZZers. Lana non sa lottare? Ridatemela nel ruolo di Manager di Rusev tutta scosciata!

E' offensivo chiedere questo? E' forse maschilista? Il 90% di queste ragazze nascono come modelle e fanno dello spettacolo. Che, forse le modelle posano solo per collezioni di succinti cappotti invernali? E non sono loro stesse poi, a riversarsi su Instagram e a darsi battaglia di like a suon di selfie molto provocanti? E allora, piantiamola con l'ipocrisia, col perbenismo e con la ricerca del consenso a tutti i costi. Il wrestling, non solo quello della WWE, è da sempre stato uno spettacolo condito con tante cose, incluse palesi – e molto gradite – allusioni sessuali. Meglio il favore mediatico nel vedere due ragazze vestite in maniera imbarazzante per lottare negli Emirati, o meglio il CLAMORE mediatico per le foto di Torrie Wilson su Playboy? Maledetti tempi moderni, dove tutti devono sempre stare attenti a quello che dicono, salvo poi scoprire che sul loro cellulare hanno selfie imbarazzanti e si scambiano foto di tette e culi nei vari gruppi whatsapp!

Ma andiamo a tirare le somme che forse è meglio… Questa Women's Revolution è un bene o un male?

Diciamo che non è né un bene né un male ma che, proseguendo con l'attuale impostazione per la quale tutto è donna e tutto è bello, si rischia di tornare ben presto alle famose pause pipì durante segmenti e match femminili non del tutto necessari. La WWE deve prendere coscienza di quali sono le ragazze su cui puntare e su quelle sì, spendere adeguato tempo televisivo e proclamare in pompa magna i vari “First Ever” qualsiasi cosa siano. Ovviamente niente impedisce di proseguire nella ricerca di altre wrestler capaci da aggiungere alla lista ma, dopo un successo clamoroso come quello di Charlotte avuto dopo la conquista del titolo a WrestleMania 32, a parer mio sarebbe assolutamente vietato “imporre” una Carmella qualsiasi come protagonista della categoria femminile. Segmenti e cambi di titolo ci stanno, è ovvio, ma quando non c'è carne sul fuoco a bruciare a meraviglia, tutto andrebbe fatto in tono minore.

E volendo fare un paragone con la categoria maschile, pensate al push che da molto, troppo tempo, stanno ricevendo i Cruiserweight. Non funzionano, è palese, ma la WWE insiste tutte le settimane nel tentativo di portare 4 gatti a vedersi 205 Live sul Network, inondando Facebook e Twitter di post che hanno un seguito irrisorio se comparati ad una foto del capello luccicante di Roman Reigns. Questo la WWE lo sta facendo pure con la categoria femminile e il rischio è il medesimo, il disinteresse.

A tal proposito, vista la partenza del Mixed Match Challenge (niente di che), sarebbe anche opportuno aprire il capitolo social e riprendere il discorso fatto anni fa in uno dei miei ultimi editoriali, con un wrestling che sta sempre più sparendo (in termini di spettatori) dalle tv e che si riversa sui social con un prodotto per ebeti dal Like facile. Ma dato che del Mixed Match Challenge sappiamo ancora relativamente poco e che il discorso porterebbe fuori tema (aggiungiamoci pure che stiamo andando per le lunghe), ve lo risparmio e andiamo a concludere…

Fin dai tempi del caso steroidi e della tragedia di Benoit, la WWE è andata incontro ad un periodo ben poco florido, con i media scatenati nel demonizzare il prodotto wrestling. Il risultato, complici anche scelte di booking imbarazzanti, è stato quello di far sparire una gran fetta di pubblico dalle tv e dalle arene stesse, spesso desolatamente vuote durante gli House Show. Dare una straordinaria importanza alla categoria femminile, ha quantomeno recuperato il favore di stampa e siti specializzati che, grazie ad accordi profiqui per entrambi, oggi vede la WWE far parlare di se su ESPN, FOX News (e molti altri siti) alla stessa stregua di altri sport nazionali. Ma questa non è una rivoluzione, tantomeno lo è in ottica femminile, bensì un ottimo stratagemma mediatico atto a ripulire la propria immagine, il che – sia ben chiaro – non è cosa da condannare ma da qui a chiamarla rivoluzione… Ce ne passa.

L'unica vera Rivoluzione al femminile, è quella che ci apprestiamo a vivere Domenica 28 Gennaio con il primo Royal Rumble Match dedicato esclusivamente alle ragazze. Sicuramente vedremo cose ridicole e botch clamorosi, però devo ammettere che mi intriga quasi più la Rumble femminile che non quella maschile, anche solo per curiosità. Il roster c'è, c'è anche l'occasione (e la speranza) di rivedere vecchie glorie e clamorosi debutti (qualcuno ha detto Ronda Rousey?). Godiamocela alla grande quindi, con la consapevolezza che, già dal giorno dopo a RAW, credo purtroppo si parlerà fin troppo al femminile di quanto successo durante il Pay-Per-View, invece di usare la Rumble come importante storyline futura.

Bene, anche per questo decennio è tutto, credo ci risentiremo più o meno attorno al 2025! Scherzi a parte (?), fatemi sapere se l'idea di un editoriale tutto al femminile potrebbe essere di vostro interesse. I contatti li avete:

[email protected]
facebook.com/badrose

Till next…

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