Gorilla Position #27 – Le incoerenze di MJF

Non lo so. Forse sono io. Forse dopo tanto tempo che uno guarda le stesse cose o si arrende e si abitua a ciò che conosce, o spera e si illude che un giorno arrivi il cambiamento. Nell’avvicinarci a Full Gear, sia qui che nell’AEW Planet mi sono rivolto direttamente a Tony Khan (che dubito abbia letto, ma nel qual caso, Tony, commenta anche tu!) auspicando una gestione della storyline riguardante MJF in modo chiamiamolo inconsueto. Perché quando alzi il livello della narrazione, tutto deve seguire a ruota: dalla performance in ring, al risultato, alle motivazioni, allo storytelling. Cosa che a Full Gear non è successa, almeno a parer mio.


Arrivavamo all’evento di Newark con una trama basata sul vissuto personale di MJF, sulla sua storia e sulla sofferenza che il rifiuto e la susseguente sparizione di Regal gli avevano causato. Sono motivazioni reali, interpretate magistralmente da colui che praticamente da solo sta tenendo a galla l’interesse sulla AEW, insieme a poco altro. E se tu mi racconti una storia in cui anni di delusioni si sono sedimentati dentro il tuo animo, poi devi far sì che anche gli altri ingranaggi girino di conseguenza.

LA SCRITTURA DEL MATCH

Avevi l’occasione di far fare ad MJF un match non dico dominante, perché Moxley è Moxley, ma alla pari, con il coraggio, con la voglia di emergere, con la voglia di dimostrare all’avversario che ti provoca che adesso il momento è giunto. And I’m better than you, and you know it. Invece il match è vissuto tutto sulle spalle di Moxley o quasi. Sua l’iniziativa, sua l’inerzia, suoi tutti i momenti principali. MJF ha subito per larga parte dell’incontro, senza nemmeno manifestare disappunto per questo. Perché nei risvolti di una narrazione come questa, poteva anche avere senso creare un match di questo tipo.

Con il campione capace di frustrare ogni tuo tentativo di riscossa. Ma quando ci arrivi con tutta la coda di sentimenti di cui sopra, almeno ti incazzi. Mostri insofferenza, disappunto, paura di non farcela. Perché sono di nuovo al boss di fine livello e di nuovo sto perdendo, ma stavolta è senza appello. L’ho detto, l’ho dichiarato, devo vincere stavolta. Eppure sto perdendo. Arrabbiati, Maxwell, perché non può andare bene così. Stai affrontando quelli che ti hanno fatto sentire rifiutato in passato e stai perdendo.

Invece no, piattume. Incontro che va avanti consequenzialmente, ben eseguito, un po’ compitino, ma tant’è. Piledriver di MJF nell’apron ring, urla di dolore per il ginocchio (manco fosse la prima volta che succede…) e da lì si apre un nuovo capitolo in cui si dà allo sfidante la scusa per lo svantaggio. Per cercare la famosa scorciatoia di cui è stato accusato in passato. Ed ecco comparire il diamond ring e con lui al seguito anche William Regal dal backstage. MJF fa il dito medio a Regal, butta via l’anello.

IL FINALE

Ma anche qui, è mancato qualcosa. Perché butti via l’anello, la tua arma di fiducia che ti è servita diverse volte e contro tanti avversari. Devi rimpiazzarlo con qualcosa, altrimenti sei tu stesso a fare dei passi indietro verso il baratro come un Wile E. Coyote qualsiasi. Vuoi vincere pulito? Fammi vedere come fai, che ci provi. MJF non ha mai avuto una speranza di vincere, durante il match, mai una fase in cui poter dire ecco, ce la fa e ce la fa da solo. Non ha mai una singola volta usato la sua finisher. Niente sale su questa terra. Niente variazioni, piattume, again.

Finché Regal gli passa il tirapugni, come avevano previsto tutti, come avevano capito tutti. MJF colpisce, vince immeritatamente e ciao a tutti. Anche qui grandi punti di domanda. Abbiamo visto Moxley sopravvivere a ben altro. E invece in un match non particolarmente impegnativo per lui, che è abituato a neon, vetri, catene, filo spinato e via dicendo, un colpo di tirapugni e goodbye kiss? Non ci siamo.

MJF vince, ride, guarda Regal, che se ne va, e ride nuovamente. I due erano d’accordo, c’è sotto qualcosa. Nessuno è stupito, il piano è riuscito, la grande burla si è realizzata. Ci hanno presi tutti in giro. Oh, beh, posso anche dire che ci sono riusciti ma non nel modo in cui probabilmente volevano. Non con me. Che piano è, quello in cui tutti hanno già capito come va a finire? Che piano è quello che non prepara l’effetto sorpresa finale?

Non posso dire che sia un finale senza senso, il bello di una storyline con solide radici è che appunto può finire in tanti modi diversi, tutti a loro modo coerenti ed efficaci. Avrei preferito altro, ma anche all’interno di questo finale, si poteva e si doveva fare molto di più. Ad esempio, lavorare durante il match per dare di MJF un’immagine più credibile come vincitore pulito. Oppure creare dei presupposti per cui si mantenesse la sincerità del racconto sin qui portato in scena e si aprisse il campo per qualche deviazione forzata. MJF è infortunato, MJF si è accorto che la sua rivincita gli sta sfuggendo dalle mani, è combattuto su cosa fare.

L’hanno fatto con Rey Fenix, potevano fare copia e incolla qui. Bastava un’espressione di shock nel ricevere da Regal il tirapugni, bastava non rendere palese il magheggio. E a quel punto, per quanto non di mio personalissimo gusto, avresti chiuso comunque un cerchio da cui poter ripartire. MJF è campione, ma ha trovato un’altra scorciatoia e a offrirgliela è stato colui che lo aveva criticato per questo. Con l’intento di farne il suo allievo, la sua eredità nel wresting: Maxwell, vieni con me, ti insegnerò la canzone della felicità. No scusate, ti insegnerò ad essere il Diavolo che io sono stato. E anche di più.

LA BANALITA’ DI FACE E HEEL

Invece, anche in sede di commento, si è letto “Eh ma MJF è un heel perfetto”. Oppure “MJF face non ce lo vedo proprio”. Tutto verissimo, ma la narrazione di livello superiore ha spesso bisogno di verità, se non è sorretta dalla perfezione di penna e calamaio. Perché o ti sporchi le mani e scrivi qualcosa di estremamente competente, oppure se da un lato alzi l’asticella e dall’altro ti mantieni sulla banalità, il tutto viene drammaticamente fuori.

Qui non si parla di face e heel, ma si parla di sincerità. Avevi creato i presupposti per una storia emotivamente fondata su qualcosa di reale. La cui unica conseguenza per me ideale era che MJF vincesse pulito. E nota bene, questo non significa turn face di MJF. Significa semplicemente far sì che l’evoluzione di un personaggio che tu hai raccontato in maniera sublime nel corso delle settimane precedenti trovi la sua concretizzazione. Come spesso è successo in AEW, invece, il raccolto non è tanto buono quanto la semina.

Full Gear ci ha regalato un buon main event, valido sotto tanti punti di vista, capace anche di creare un discreto moment finale. Ma ancora una volta si è banalizzato un contenuto nato sotto ben altra luce. Ancora una volta è finita che il wrestling autoreferenzialmente si è adagiato sui classici canoni che tutti conosciamo, heel, face, interferenza a caso etc. MJF è heel, vince da heel, cosa ti aspettavi? Non può essere il face che piace ai bambini.

Il bello di MJF, quello che lo rende davvero un diamante allo stato grezzo nel panorama attuale, è che qualunque cosa lui dica o faccia risulta credibile. E non perché sia heel, ma perché è genuinamente parte di ciò che interpreta e racconta. Ed è vero quello che lui ci ha detto sul suo passato. La sua storia è quella lì, fatta di porte in faccia, CZW, MLW e crescita professionale basata più sulle sue sole forze che sulle occasioni avute. E parimenti è reale ciò che Regal gli ha risposto, non c’era nemmeno bisogno di script. Bastava mettere entrambi con le loro verità sul ring, con microfono e tutto e lasciare che la trama andasse in scena da sola.

Sovrascrivere la verità ha reso il tutto scialbo, artefatto, monotono e narrativamente (retroattivamente, anche) irrilevante. Tutti ci siamo dimenticati delle parole di MJF sul bullismo e il suo passato, perché le sue azioni mendaci le hanno annichilite. Idem qui, tutta la bellezza dei promo con Regal e tutto, puff, scomparsa in un nulla cosmico.

E le prime avvisaglie di quanto questo sia stato sbagliato si sono viste a Dynamite, dove nella puntata inaugurale del nuovo campione, il segmento in apertura non ha detto nulla, di nulla, di nulla. D’altronde, che altro c’era da dire?

Andrea Samele
Andrea Samele
Laureato in filosofia, amante della creatività, della scrittura e del suono musicale di una chop. Appassionato di wrestling di lunga data per la capacità di creare personaggi e storyline in grado di coinvolgere gli spettatori. Per Tuttowrestling.com curo l'AEW Planet.
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