Gorilla Position #31 – Ossigeno per AEW ed MJF

Revolution ha rappresentato uno spartiacque necessario per la AEW. Dopo mesi e mesi a vivacchiare senza una precisa direzione, scontrandosi con iceberg vari ed eventuali, la All Elite ha finalmente ritrovato la propria rotta. Il proprio DNA. E lo ha fatto nel modo migliore possibile, ovvero, affidandosi a coloro che questa stessa compagnia aveva definito Pillars. Nell’ultima puntata di Dynamite, infatti, il confermato campione MJF era pronto a festeggiare con un Re-Bar Mitzvah ma è stato interrotto in rapida successione da Jack Perry, Sammy Guevara e infine da un acclamatissimo Darby Allin.


E tutti hanno puntato al titolo come proprio obiettivo. Come compimento di un percorso che parte da mesi di gavetta negli show secondari, da anni di lavori acchiappati all’ultimo minuto, fino al disperato desiderio di affermare se stesso. Jack Perry ha rinfacciato ad MJF di non aver mai dovuto soffrire per elemosinare tempo televisivo. Avendo sempre tutte le opportunità a portata di mano. Sammy Guevara ha elencato i sotterfugi, le scorciatoie, le porte aperte che MJF ha sempre trovato. Senza patire la fame, senza dover sovvertire il pensiero comune per cui tu non sei che l’ultimo della stable di Jericho. Darby Allin ha apostrofato il suo non tenere alla AEW, il suo lamentarsi sui social quando qualcosa non va. Senza lottare, senza sporcarsi le mani o sbucciarsi le ginocchia.

Lui, come altri, vanno su Twitter a snocciolare lacrime da coccodrillo. Mentre Darby, in AEW, ha trovato una casa. Mentre Guevara, in AEW, ha trovato una compagnia che gli ha affidato dei titoli, credendo in lui. Così come Jack Perry, in AEW, ha compiuto il passo decisivo nella sua crescita personale. Passando dai sacrifici ai risultati. Loro meritano il titolo perché vivono la AEW nel loro DNA e non aspettano il 2024, non hanno una data di scadenza sopra la testa.

Un segmento davvero riuscito, quello che ha aperto Dynamite. Perché finalmente ha dato una storia non solo ad MJF, ma ad MJF campione. Cui serviva necessariamente ossigeno narrativo. Perché mi si passi il gioco di parole, dopo aver vinto con la bomboletta d’ossigeno contro Bryan Danielson, per MJF c’era il nulla all’orizzonte. Non si è avuto il coraggio prima di evolvere il suo personaggio sfruttando tutta la costruzione autobiografica impostata con Regal. Si è nuovamente scelto di percorrere la via più breve e semplice, quella del wrestling da sempre inteso, con un overtime collimato con scorrettezza e vittoria che rappresenta forse l’unico neo in un match capolavoro. Perché ancora una volta impoverisce MJF di ciò che stava conquistando e raccontando.

Perché di tutta la fatica che per 60 minuti lui ha fatto per combattere ALLA PARI con uno dei mostri sacri dell’intera storia del wrestling. Beh, di tutti quei giri di lancette alla fine è rimasto un colpo con la bombola d’ossigeno in un supplementare che sapeva molto di script e poco di realtà. MJF è fenomenale, secondo me il migliore che c’è su piazza da un biennio a questa parte. Ma lo è ancor di più quando l’ombra della sua oscurità viene resa tremendamente più grande dalla luce di qualcun altro. Andato Danielson, senza notizie certe su CM Punk, a MJF non rimaneva più nulla. Nessuno che potesse opporvisi con una storia che gli permettesse di risaltare. E un paradigma già visto e già scritto di cheap heat. Di insulti al pubblico, alle famiglie dei vari +1 randomici come già visto tante e troppe volte.

Ma con Revolution e con questo Dynamite la AEW dichiara a gran voce che è iniziata la nuova era. Dei pillars, che sono pronti a prendersi il main eventing, loro che al massimo hanno spento 30 candeline sulla torta. Ma che hanno tanto, tutto da dimostrare e da conquistare. E MJF lo sa e dice bene. E fa valere le sue ragioni quando afferma che Guevara ha Jericho, che Allin ha Sting e Perry ha avuto Christian. Lui non ha avuto bisogno di nessuno per crescere perché lui è migliore di loro. Ed è l’unico su cui al momento la AEW possa reggersi, di questi quattro pillar.

Questa non è altro che la verità. Nuda, cruda, sacrosanta. Ma è proprio da qui che si può partire. Abbiamo un racconto, abbiamo i personaggi. Abbiamo visto un segmento in cui tutti hanno convinto il pubblico senza dover cambiare attitude. Senza dover fingere per ottenere favori o fischi. Guevara, per esempio, ha fatto il Guevara. Si stava opponendo a MJF, il monster heel, ma è rimasto fedele a se stesso, facendo capire al pubblico la natura delle sue azioni e delle sue parole. E improvvisamente il titolo è diventato importante, al centro della scena. Come non lo era da tantissimo tempo.

Tony Khan potrebbe aver capito l’errore nel feud appena concluso, di mettere solo alla fine il titolo nell’equazione. Ebbene, ora si parte da lì. AEW, pillar, vissuto personale, obiettivo finale. Il titolo. Dopo tanti strafalcioni lato booking, questa è un’assoluta prova di maturità per la AEW. Non possono sbagliare questa storyline perché c’è in gioco la credibilità di coloro che rappresentano il presente e il futuro di questo business. E della AEW stessa. In cui nel locker room c’è Jon Moxley, c’è Adam Page, c’è Kenny Omega, c’è Chris Jericho. Ci sono Malakai Black, PAC, Castagnoli. In cui c’è Bryan Danielson, almeno fino a nuovo ordine. Ma in cui la scena titolata, ora, se la prendono le nuove leve.

Ed ecco che avviene la Revolution. Nata da una bombola d’ossigeno come extrema ratio per aggrapparsi a ciò cui tieni di più al mondo. Quel titolo che ora ben 3 avversari reclamano a gran voce. Giovani come te, ambiziosi come e più di te, pieni di voglia di riscatto e di rivincita. Ossigeno puro. Lo ripeto. Una boccata piena d’ossigeno, un respiro a pieni polmoni dopo mesi di noia. Coraggio ragazzi, tornate a farci vedere cosa realmente sia o possa essere la All Elite Wrestling.

Andrea Samele
Andrea Samele
Laureato in filosofia, amante della creatività, della scrittura e del suono musicale di una chop. Appassionato di wrestling di lunga data per la capacità di creare personaggi e storyline in grado di coinvolgere gli spettatori. Per Tuttowrestling.com curo l'AEW Planet.
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