Gorilla Position #28 – Attese, sorprese e wrestling

Si chiude il 2022, sta per arrivare Babbo Natale e io come di consueto la mia letterina l’ho scritta. Certo la Playstation 5 potrebbe essere un regalo un po’ esoso per l’anziano e canuto barbuto, ma mai porre limiti alla divina provvidenza. Così come mai se ne dovrebbero porre, pur nell’alveo del buon gusto e della legalità, chiaramente, i processi creativi e narrativi. Già, perché catturare l’interesse dello spettatore non è mai cosa facile. Soprattutto negli anni 2K2, dove la soglia di attenzione massima sta drammaticamente portando a compimento un decadimento totale che la porta nell’unità dei misura dei secondi. Nemmeno dei minuti.


Il contenuto rapido premia più dell’approfondimento, pochi secondi di video tirano più di 40 minuti di highlights e una delle parole più in voga è skip. Questo l’ho skippato. Quest’altro l’ho mandato avanti veloce. Quell’altro ancora invece me lo sono gustato. Perché tanto per il resto vado su internet e leggo due righe. Lo spettatore sceglie il proprio menu e in tal senso le dinamiche di uno show televisivo come il wrestling sono fortemente penalizzate visto il format da più ore che propone cross federazione. La soluzione all’enigma, secondo me, sta sempre nel riuscire a dare qualcosa che sia di immediata identificazione o curiosità.

O mi aiuti a sentirmi parte della storia, oppure mi lanci dei segnali per cui io voglio vedere come va a finire. In entrambi i casi, la parola d’ordine dev’essere coerenza. Consequenzialità. Altrimenti si scade nella povertà di contenuto, nel vuoto narrativo pieno di fumo e di apparenza ma l’arrosto non si mangia mai. Non è stato un brutto anno, per il wrestling, dal punto di vista narrativo. Abbiamo visto cose ottime, cose buone e cose discutibili o, peggio, disgustose. Ma in questo ultimo numero 2022 del Gorilla, vorrei argomentare le motivazioni che spesso si adducono nelle critiche, positive o meno, al prodotto.

OPINIONE OD OGGETTIVITA’?

Il wrestling è per sua stessa definizione intrattenimento. E come tale, è opinabile. Tutti possono adorare Harry Potter, a me non piace. Io posso impazzire per Guru Guru il Girotondo della Magia e i più mi diranno “What?” (perché chi lo conosce non può dire che non sia qualcosa di sublime). Il fatto che l’opinione nel wrestling abbia pieno diritto di cittadinanza non è però uno scudo dietro cui nascondersi. L’opinione non è e non deve mai essere senza motivazioni. Anche perché nel wrestling delle oggettività, che piaccia o meno, ci sono. L’esecuzione tecnica non è opinabile, per esempio. Idem il selling o le doti interpretative. Un incapace rimane un incapace, vuoi per immaturità, vuoi per lacune incolmabili. E non basta agghindarlo a-la Brock Lesnar.

Parimenti, il giudizio su una trama che non sta in piedi non può essere sovrascritto dall’apprezzamento cieco verso un performer che la interpreta. E sappiamo tutti che mi sto riferendo a Roman Reigns, personaggio che da anni non fa nulla e non dice nulla. Mia opinione, in questo caso, è che lui sia il personaggio meno interessante di tutta la Bloodline. Oggettività, il fatto che la trama incentrata su di lui sia stata ondivaga nel suo svolgimento (figura dominante e soverchiante nel backstage, totalmente l’opposto sul ring, persino con fenomeni da baraccone come Logan Paul) e che abbia annichilito l’intero roster. Nulla di irrecuperabile, per l’amor del cielo, ma nella valutazione di una storyline, così come di ogni singolo match che la compone, va tenuto conto di chi ne guadagna e chi no.

#ASPETTIAMO

L’attesa del piacere è essa stessa il piacere. Potremmo dire. E non è assolutamente sbagliato dirlo. Anzi, io che sostengo lancia in resta il booking a lungo termine vivrei di segnali di puntata in puntata. D’altro canto però, come dicevo nell’introduzione, il wrestling è un programma su base settimanale, con contenuti praticamente giornalieri tra puntate e tutto il resto. Un segmento noioso è un segmento noioso. Il ripetersi di sbadigli e distorsioni non invoglia ad aspettare. Semplicemente stufa. Il gioco dell’attesa va dosato bene come amore e crudeltà. Perché fuori dal letto, nessuno è perfetto. No, aspettate. Non era così. Nessuna pietà, nessuna pietà! No Mercy.

I cliffhanger, i teaser, la gestione del ritmo narrativo tra pause e poi accelerazioni vanno inquadrate nell’economia di un risultato finale che deve essere già noto a chi scrive. Aspettare ha senso, quando c’è MJF che deve diventare campione. O quando c’è Adam Page che completa la sua redemption. O con l’allora Daniel Bryan che a furor di popolo va a Wrestlemania e vince ma prima ne passa di ogni. Aspettiamo, costruiamo e il risultato è money. Non ha senso nascondersi anche qui dietro l’aspettiamo quando Bray Wyatt fa mesi di promo (anche interessanti) tutti uguali e non muove di una virgola il barometro della pressione. Né quando Jungle Boy rimane invischiato aere perennius in una storyline che ormai ha perso completamente il tempo d’azione.

Non sto dicendo che bisogna distruggere sempre il prodotto. Ma nemmeno che ciecamente e biecamente lo si debba difendere vuoi per affezione verso una federazione, vuoi per sindrome da bastian contrario, vuoi per qualsiasi altra ragione. Se una cosa è brutta, è brutta. Se è mal riuscita, è mal riuscita. E si può dire. Possiamo dire che Bray Wyatt magari alla fine di questo suo lungo viaggio pseudo introspettivo ci farà gridare al miracolo. Ma ad oggi, almeno per me, è una delusione assoluta.

ODDIO NON ME LO ASPETTAVO PROPRIO!

Anche perché quando ci si accorge che qualcosa non va, TAC, sorpresona. Swervone a caso e uuuu non me l’aspettavo, allora è bellissimo. Ecco, no. Adesso è Natale, chi ha figli come me starà sbirciando le letterine per preparare i regali far portare al Babbo di cui sopra i regali. Perché? Perché anche una sorpresa va preparata. Un sasso lanciato in uno stagno fa pluf ma poi va a fondo, non è che galleggia per bearsi del risultato raggiunto. In casa AEW stiamo vedendo un susseguirsi di cose assurde e discontinuità narrative nel nome dell’effetto sorpresa.

Il risultato? Dopo pochi minuti addirittura ci siamo già dimenticati di ciò che è successo. A maggior ragione se la puntata dopo non si riprende il filone. Interferenze, scappatoie, finali bislacchi: tutte cose sempre successe nel wrestling. Giustificabili sia dal pregresso sia, addirittura, a posteriori, ricostruendo la storia al contrario con le proprie celluline grigie. Ma anche qui, come per il paragrafo sopra, non basta l’effetto sorpresa a rendere bello qualcosa. Non siamo noi a dover trovare giustificazioni per qualcosa di non spiegato. Banalmente, in matematica, se un eminente studioso di matematica dicesse tutto convinto che 5-2 fa 1, first reaction shock. Poi risata, poi cazzo dici. Perché? Perché una sorpresa senza costruzione o spiegazione è semplicemente nonsense. O per dirla più con il Dolce stilnovo, una cazzata.

E con questo è tutto, rimanete con noi per gli Awards di fine anno e ci rivediamo nel 2023 pronti per nuove emozionanti e speriamo anche ben strutturate avventure. Buone feste a tutti!

Andrea Samele
Andrea Samele
Laureato in filosofia, amante della creatività, della scrittura e del suono musicale di una chop. Appassionato di wrestling di lunga data per la capacità di creare personaggi e storyline in grado di coinvolgere gli spettatori. Per Tuttowrestling.com curo l'AEW Planet.
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