AEW Planet #72 – Caos nella divisione femminile

Che la divisione femminile in AEW sia sempre stata bookata un po’ così non è una grande novità. Ci siamo sempre fermati a riflettere sul fatto che Tony Khan non abbia mai realmente concesso le luci della ribalta ad altri personaggi da quelli arcinoti. Una sorta di maledizione chiamata Britt Baker, per cui la DMD fosse talmente tanto over da non avere nessuno in grado di avvicinarla. E quindi, di fatto, ogni tipo di personaggio che gravitava nella sua orbita finiva per essere inequivocabilmente sottomesso. Magari non nei fatti, ma sicuramente agli occhi del pubblico. Per cui la divisione femminile è di fatto Baker-centrica. Certo, c’è sempre Jade Cargill, ma il suo è uno show a parte, a quanto pare.


E, ribadisco, il problema non è che non ci sono talenti, anzi. Le radici di questo male nascono nella mancanza di scrittura. Che si articola su due livelli: dare una storia e una caratterizzazione ai personaggi e, soprattutto, dare risalto a chi vince i titoli. Quest’ultima è un’annosa complicazione anche per la parte maschile del roster. Sembra che diventare campioni di fatto sia la fine del push e non l’inizio di qualcosa di più grande. Al femminile lo abbiamo visto con Thunder Rosa, arrivata a furor di popolo al titolo e poi squagliatasi nel giro di poche settimane condite da promo vuoti che a stento arrivavano al minuto. E la cosa si è ripetuta con Toni Storm, che pure si è difesa in modo egregio per quelle che sono le sue grandi qualità.

Ma anche Ruby Soho arrivò in pompa magna e poi ciao a tutti, vado a Dark. Athena è finita in ROH dopo che si pensava potesse detronizzare l’egemone TBS Jade Cargill. Il booking AEW in tal senso si comporta come un assassino narrativo seriale. Creo un personaggio, lo vesto in modo che piaccia, lo guido nella sua ascesa verso il successo e poi sul più bello lo abbandono completamente. Questo ha reso agli occhi del pubblico davvero difficile costruire il processo narrativo usuale: c’è un face per cui faccio il tifo che combatte contro un heel che devo fischiare.

IL MIRACOLO HAYTER

E qui arriva il personaggio di Jamie Hayter. Lei, come altre prima di lei, è stata capace di farsi amare dal pubblico semplicemente per quello che è. Per il potenziale che in lei tutti riconosciamo e vediamo. Si è creata da sola la sua run, perché di fatto quello che tutti aspettavamo come ultimo step prima dell’iperuranio non si è mai verificato. Ovvero, il feud con Britt Baker. Il perché questo non sia accaduto è abbastanza misterioso, soprattutto alla luce del fatto che solitamente Tony Khan è sempre molto incline ad accontentare il pubblico. Anche quando in fondo si potrebbe farne a meno.

Una ragione potrebbe essere stata il rischio di ritrovarsi nella situazione per cui uno scontro fratricida avrebbe fatto emergere la differenza tra le due. E reso quindi stonata l’eventuale vittoria della Hayter. Ma tendenzialmente i fatti ci stanno dimostrando il contrario. La Hayter cresce, continua a migliorare, continua ad acquisire personalità e riconoscimento. E, ripeto, tutto per merito suo. Perché anche lei, da campionessa, ha smesso di essere scritta come tale ed è finita coinvolta in una storia al contrario. Nonostante delle ottime difese titolate.

AEW ORIGINALS O BOLLINO WWE?

I fatti sono i seguenti. Saraya (l’ex Paige) torna a lottare in AEW e lo fa in un match (orribile, comprensibilmente) contro Britt Baker, battendola (sbagliatissimo). Il suo ritorno conquista i cuori di tutti e come tale Saraya sembra quasi diventare la face di punta, in un panorama che annovera anche Toni Storm e Hikaru Shida. Storm è la campionessa, face, ma perde il titolo contro la centomilavolte più tifata Jamie Hayter. Che è in team da una vita con Britt Baker D – M – D (da leggere ad alta voce). Quindi, cosa succede? Invece del feud Baker vs Hayter con le altre a costruirsi una rinascita in the background, la AEW ha optato per una storia basata su AEW Originals contro chi invece è di provenienza WWE.

L’idea non è malvagia, anzi. Passiamo da un panorama in cui il livello di racconto era pressoché nullo a uno in cui c’è una chiara trama e un filone su cui incestare i vari personaggi. Oltretutto è un tipo di storia che difficilmente passa inosservata, il mondo dei fan adora i confronti fra federazioni per poterci litigare sopra. E anche la modalità, per quanto discutibile e ne parlerò a breve, può essere in ogni caso accettabile. Ciò che è totalmente sbagliato, dal mio punto di vista, è la tempistica.

Cos’è successo? Che per riuscire a proseguire in questa storia abbiamo visto in un paio di puntate turn plurimi. Shida crea il casus belli provocando la sconfitta del proprio team dopo essere stata ridimensionata da Saraya, che l’ha di fatto definita inferiore a loro. Ma invece di turnare heel su Shida, Saraya e Toni Storm attaccano Willow Nightingale, con il coinvolgimento di Ruby Soho, peraltro anch’essa ex WWE. E nell’ultima puntata è Britt Baker a costare la vittoria alle neo-heel, distraendo Toni Storm a vantaggio della Soho. Perché avere Baker e Hayter face ha senso? Perché volenti o nolenti, sono tifate dal pubblico e lo saranno ancora per un bel po’. Quindi ci sta voler cavalcare questo sentimento popolare e porlo al centro di una nuova storyline basata sull’attaccamento alle proprie radici originals.

BAD TIMING

Certo, avere quattro o più turn in una settimana invece è difficile da accettare e digerire. Proprio perché i presupposti di Saraya erano altri e funzionavano. Su Toni Storm potevi ricostruire una storyline di delusione per il fallimento da campionessa. O comunque prepararlo in modo metodico, come la AEW ci ha già abituato a vedere, peraltro, soprattutto negli anni passati. Si può raccontare di uno spogliatoio dominato dalla Baker e dalla Hayter come AEW Originals. Con conseguente turn di tutti, chi per difendere il territorio natìo chi, venuto da fuori, per affermare il proprio ruolo nella catena alimentare. Ma ci vuole tempo. Per iniziare, per evolvere, per portare a compimento.

Abbiamo aspettato secoli per Adam Page, secoli per Thunder Rosa, secoli per veder perdere Britt Baker e ne stiamo aspettando altrettanti con Jade Cargill. Perché ora tutto così veloce in una storyline che invece aveva bisogno di tempo? Senza contare che chi rischia di rimetterci è proprio Jamie Hayter. Perché questa storyline non la legittima minimamente nel ruolo di campionessa, ma la pone nell’ombra dell’ingombrante amica di sempre in un ruolo che avrebbe potuto ricoprire anche senza cintura.

In ogni caso, preferisco questo scenario un po’ randomico e da ricostruire a un andamento piatto e completamente povero di qualsiasi cosa. Vedremo dove tutto questo ci porterà, sperando di poter presto parlare anche di un cambio in zona TBS. Per questo Planet è tutto, un saluto dal vostro Andrea “The Philosopher” Samele!

Andrea Samele
Andrea Samele
Laureato in filosofia, amante della creatività, della scrittura e del suono musicale di una chop. Appassionato di wrestling di lunga data per la capacità di creare personaggi e storyline in grado di coinvolgere gli spettatori. Per Tuttowrestling.com curo l'AEW Planet.
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