AEW Planet #89 – Libertà (non è pesce)

New York. Kevin McAllister si è nuovamente perso per strada la sua famiglia, volata in Florida per un Natale sotto le palme. Lo zio Frank, questa volta, non ha dimenticato gli occhiali. Ma che Natale è, senza l’albero? E così mentre il teppistello più cool di Chicago degli anni ’90 si ambienta tra Plaza Hotel e varie ed eventuali, da un camion di prodotti ittici ecco spuntare due volti noti. Evasi dalla prigione, Harry e Marv sono pronti a una nuova rapina. E respirando a pieni polmoni, Harry dice al compagno che questa è aria di libertà. “No, è pesce”, risponde Marv.


WrestleDream ha per l’ennesima volta dato dimostrazione di come la AEW sappia profumare di libertà. Che è poi la parola che ha usato il debuttante Adam Copeland per descrivere le sue sensazioni a caldo. Un sorrisone grande così, l’energia di sempre, la voglia di tornare a essere se stesso e a fare ciò che sa fare meglio. Ciò che in WWE puzzava di pesce congelato, in AEW torna a sapere di libertà. E non perché l’una sia colpevole e l’altra da beatificare. L’ha spiegato benissimo l’ex Edge nell’intervista a CBS che vi abbiamo riportato oggi. La WWE ha il suo prodotto, con il suo target, i suoi punti di forza e i suoi crismi. Non c’erano più idee, e per un veterano all’ultima chiamata della carriera, questo non può che essere un grande campanello d’allarme.

Per chi ha visto WrestleDream, è difficile non provare la stessa sensazione di libertà avuta da Copeland. Perché WrestleDream è stata una casa accogliente per tutti coloro che amano il wrestling. Dentro, c’erano paia di ciabatte per chiunque, non c’erano divieti di ingresso. Chiunque poteva entrare, accomodarsi, sedersi sul divano e guardare qualcosa che gli interessava. Perché c’è stato dell’eccellente comedy con MJF nell’opener. Abbiamo avuto l’azione non stop in salsa Young Bucks e soci. Il pathos e lo striking di Kingston e Shibata, l’ottimo incontro-scontro di personalità antitetiche tra Hangman Page e Swerve Strickland. Chi ama il mat wrestling e la tecnica sicuramente si sarà stropicciato gli occhi per Danielson e Sabre Jr.

E chi ama le sorprese, annunciate o meno, avrà goduto come un matto per il main event con annesso post match. Ecco, spesso la partigianeria del tifo porta tutti a sminuire l’uno per esaltare l’altro. A giustificare, stupidamente, le nefandezze dell’una perché “eh, ma tanto lo fa anche l’altra”. A nascondere la testa sotto la sabbia pur di non parlare male dei propri idoli peccando sicuramente in onestà intellettuale. Ma la prima conseguenza di tutto questo è che si diventa incapaci di appassionarsi a un prodotto così diversificato e sfaccettato tra le diverse federazioni che si contendono la torta. Che è, dal mio punto di vista, il più grande pregio mostrato da WrestleDream. Più importante della qualità molto alta dall’inizio alla fine, più ancora dei risultati tendenzialmente quasi tutti giusti.

WrestleDream per 5 ore (Tony, anche meno, lo diciamo sempre) ci ha ingannato con le sue tante anime. Come se telecomando alla mano, match dopo match scegliessimo noi cosa guardare, sapendo di esserne soddisfatti. E invece era sempre lo stesso canale, sempre lo stesso evento, la stessa federazione. Libertà per chi l’ha guardato come spettatore, per chi l’ha vissuto sul ring, per chi, forse finalmente, ha ritrovato lo spirito degli albori della All Elite. Io ho adorato lo stint di CM Punk in AEW, perché, porcherie a parte (chiaramente da censurare, nessuno lo nega), i contenuti che ha portato sono stati eccellenti. Dai promo ai match, CM Punk ha mostrato a tutti come si racconta una storia in tutte le componenti del wrestling.

Però da quando ha levato le tende il clima è cambiato. E si vede, si nota. Si respira nuovamente la spensieratezza di qualche anno fa. La AEW è in evidente crescita in questa fase, pur con qualche punto di domanda inevitabile su alcune decisioni o su alcuni/e wrestler messi da parte o su cosa sia più importante. Per dire, a WrestleDream i due principali titoli della compagnia, i World Title, non sono stati difesi. MJF era nell’opener con i titoli ROH e Saraya non era nella card. C’è stato un solo match femminile, peraltro decisamente (e sorprendentemente) buono, ma non ha avuto spazio un personaggio in rampa di lancio come Toni Storm. Bravissima, secondo me, in questa rivisitazione di Marylin Monroe applicata al wrestling. Ci sono stati diversi infortuni, anche gravi, tema questo che continua ad essere un punto dolente.

Però WrestleDream ha mostrato qual è la strada giusta, quella da seguire per la AEW. Quella che tra parentesi potrebbe aiutare a valorizzare l’enorme roster a disposizione di Tony Khan. Ovvero, diversificare. Per aiutare i fan a fidelizzarsi, sapendo che sempre troverà qualcosa di suo gusto. Ma anche i wrestler stessi, perché come sia Copeland che Danielson hanno detto, non riuscire a sentirsi più a proprio agio, non sentirsi liberi di essere se stessi sul ring, in una disciplina come questa che basa tantissimo sulla trasmissione di contenuti emozionali e narrativi tra interpreti e pubblico, ha delle conseguenze devastanti, nel lungo periodo.

Chiudere la carriera nel modo giusto, rilanciarsi dopo un periodo di grave crisi per infortunio (mi riferisco ad Adam Cole), dimostrare di essere il migliore (Danielson), portare le proprie idee in scena, riunirsi all’amico di sempre per realizzare un sogno. Dream, appunto. Nella sonora risata di Copeland nel raccontare l’aneddoto sulle riprese del suo video di entrata c’è tutto il DNA della AEW. Non aristocratica né egemonica, sicuramente imperfetta e immatura in diversi aspetti (da migliorare), a volte prigioniera del desiderio di strafare e del “troppo che stroppia”. Ma una casa dalle porte aperte, in cui respirare a pieni polmoni, fare un sorriso “grande così” e dire “Ah…. è liberta”.

(No, è pesce)

(Sta zitto, Marv)

Andrea Samele
Andrea Samele
Laureato in filosofia, amante della creatività, della scrittura e del suono musicale di una chop. Appassionato di wrestling di lunga data per la capacità di creare personaggi e storyline in grado di coinvolgere gli spettatori. Per Tuttowrestling.com curo l'AEW Planet.
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