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Siamo finalmente giunti alla resa dei conti? Impossibile di certo, perché la rivalità infinita, tra pugnalate alle spalle e reunion, dei Brothers Of Destruction, Kane e Undertaker, dura ormai da tredici anni, e sembra destinata a finire solo ed esclusivamente quando uno dei due appenderà definitivamente gli stivali da ring al chiodo (momento sempre più vicino purtroppo: Kane è del 1968, Undertaker addirittura del 1962…).


Difficile dunque pensare che Night Of Champions, questa domenica, sia l'ultimo scenario per i due fratelli della distruzione, l'uomo morto che cammina e l'angelo dell'inferno, capaci insieme di dividersi, seppur in maniera impari, nove titoli mondiali WWE (7-2 per il Dead Man), e di conquistare in tag team anche tre titoli di coppia.

Due carriere diverse, due veri e propri binari paralleli. L'esordio è da predestinati per entrambi. Quello del Phenom, a Survivor Series 1990, rappresenta ancora oggi, 20 anni dopo, il debutto più memorabile nella storia della federazione di Stamford. Nessun altro ebbe un impatto come quel gigante (in anni in cui di wrestler di 210 cm. ce n'erano ben pochi) dagli occhi ribaltati, guanti fino al gomito, camminata lenta e sguardo spaventoso… I bambini agli eventi piansero per mesi ogni qual volta entrava in scena.

Quello di Kane, qualche anno dopo (siamo nel 1997), non è stato troppo da meno, se non altro perché quel 5 ottobre a Bad Blood entrò in scena un mostro che in pochi attimi sradicò la porta della gabbia (altro spot quasi mai visto fare all'epoca) e seppellì letteralmente Undertaker, un lottatore fino a quel momento solo una volta in carriera veramente in difficoltà: contro il povero Giant Gonzales, poi spazzato via in pochi incontri nei primi anni '90.

Purtroppo per il Big Red Monster però, solo l'esordio è stato simile a quello del fratello, se è vero che prima della conquista del World Title a Smackdown, in 13 anni di WWE Kane aveva vinto una sola volta il titolo mondiale (il Winged Eagle dell'allora WWF), tenendolo per giunta appena 24 ore.

Undertaker è diventato un'istituzione, l'impatto più devastante nella storia della compagnia di Vince McMahon, un impatto il cui eco risuona ancora 20 dopo, un record di 18 vittorie e 0 sconfitte a Wrestlemania, 7 titoli mondiali, feud memorabili, altre 8 cinture conquistate e tanto altro…

Kane invece, scadute quelle 24 ore mondiali, è diventato la più grande stella-jobber di sempre a Stamford. Vero che dietro l'essere un magnifico jobber ci sono 9 titoli di coppia, 2 intercontinentali, 1 Hardcore e 1 ECW, ma è altresì vero che per anni i tifosi hanno atteso un suo ritorno ad alti livelli che non arrivava mai.

Poi finalmente a qualcuno l'intuizione è arrivata, e adesso siamo a parlare di quel momento che in tanti, fan di Taker inclusi, aspettavano: un feud tra i Brothers Of Destruction dove per una volta è Kane ad avere la cintura attorno alla vita e il pallino del gioco in mano.

Dunque siamo tutti in attesa di Night Of Champions, nella quale però non possiamo esimerci dal fare due semplici considerazioni: la prima è che forse una rivalità come questa avrebbe avuto bisogno di uno scenario un po' più rilevante. Royal Rumble, per intenderci, o perché no, Wrestlemania. Chi scrive si allinea con coloro che credono che il becchino non perderà mai allo Showcase Of The Immortals, ma è altresì vero che lo stesso Undertaker ha più volte detto che l'unica persona dalla quale accetterebbe di essere sconfitto al più importante show della WWE e del wrestling in generale è Kane, dunque perché no…

La seconda è che sinceramente non è piaciuta molto la gestione degli spezzoni, spesso a senso unico in favore dell'attuale World Champion, il che, seguendo la logica della WWE, spesso e volentieri significa che poi al PPV vince l'altro, in questo caso il Dead Man. Una gestione più equilibrata dei vari epiloghi dei segmenti avrebbe reso ancora più incerto un risultato che comunque a mio modo di vedere è ancora tutto da scrivere, e lascerebbe ancora qualcosa da scrivere sia che fosse Kane a confermarsi campione, sia che fosse il Phenom ha riprendersi il Big Gold.

Di certo in tutto questo c'è solo una cosa: è stato dato a Kane quel che è di Kane. Un regno mondiale meritato e minimamente duraturo. Cosa che forse gli poteva essere accordata qualche anno fa, quando comunque ne avrebbe avuto merito. E magari adesso saremmo qui a raccontare tutt'altra carriera per il Big Red Monster.

Booya!

Scritto da Niccolò Bagnoli
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