You’re Next #141

Avrà anche 47 anni. In bacheca c'è qualcosa come sei titoli mondiali conquistati lungo diciannove anni di onorata carriera a Stamford. Fiore all'occhiello: diciassette vittorie su diciassette match disputati a Wrestlemania, il Super Bowl della WWE e del mondo del wrestling in generale.


Oggi in tanti, pur adorandolo in modo viscerale, criticano la sua entrata stra-lenta ed i suoi match apparentemente sempre uguali. Di certo però, oltre al suo sconfinato palmares, c'è che i suoi segmenti da sempre lasciano con il fiato sospeso ogni singolo wrestling fan, che sia suo tifoso o meno.

Ovviamente stiamo parlando di Undertaker, il becchino che da qualche settimana è tornato in pista a Smackdown, mettendo dritto nel mirino CM Punk ed il suo World Heavyweight Championship. In questa edizione di You're Next! tuttavia non si vuole parlare della storyline con lo Straight Edge e degli obiettivi del Dead Man relativi al suo ritorno.

Semplicemente, prendendo spunto dalla puntata di Smackdown del 18 settembre e dall'angle in cui il Phenom dirotta tra fumo e fulmini la limousine di Theodore Long, General Manager del roster blu reo di aver messo in atto uno screwjob nei suoi confronti a Breaking Point, si vuole raccontare altri tre segmenti di Undertaker che hanno fatto storia, contribuendo alla costruzione, ormai senza fine, della leggenda del Dead Man.

Il primo è datato 22 gennaio 1994, più di quindici anni fa. Alla Royal Rumble in un Casket Match si affrontano Undertaker e Yokozuna, all'epoca campione del mondo WWF. Taker è in controllo dell'incontro, ma ad un certo punto irrompe sulla scena un manipolo di heel guidato da Kevin Nash e comprendente Adam Bomb, gli Headshrinkers, Crush, Kabuki, Bam Bam Bigelow, Tenryu, Jeff Jarrett, che attacca il becchino riuscendo nell'impresa di chiuderlo nella bara e regalando così il successo, con conseguente mantenimento della corona, a Yokozuna. A contesa terminata gli heel iniziano a trascinare verso il backstage la bara con dentro il becchino, quando all'improvviso le luci nell'arena (siamo al Civic Center di Providence, nel Rhode Island), un fumo verde inizia a fuoriuscire dalla bara, e sul megaschermo appare il becchino, ripreso proprio dentro la bara. Taker apre gli occhi improvvisamente, e dopo aver detto che sarebbe rinato ancora, inizia la sua ascensione al cielo. Rivedendo oggi quell'angle potrebbe venire da ridere, con il fake Undertaker (nell'occasione interpretato da Marty Jannetty) che sbuca da dietro lo schermo e sale verso l'alto a strattoni grazie ad un cavo, ma all'epoca fu un qualcosa che fece scalpore.

Facciamo poi un salto avanti, al 15 aprile 1999, Wrestlemania XV. Siamo in piena lotta tra il Ministry di Undertaker e la Corporation di Vince McMahon, e in una resa dei conti il becchino affronta Big Bossman al Grand Daddy Of'em All in un Hell In A Cell. In sé per sé il match è quello che è, ma ciò che conta è il post. Dopo aver sconfitto il secondino di Cobb County, Undertaker guarda al cielo, e indica sopra la gabbia la presenza dei Brood, ovvero Edge, Christian e Gangrel. Il trio lega una corda alla gabbia, e getta un cappio verso il ring ad Undertaker, che lo lega al collo di Big Bossman. Paul Bearer poi pigia il bottone di comando della gabbia, che inizia a risalire, trascinandosi dietro il povero poliziotto, impiccato. Questo segmento scatenò una serie di polemiche pressoché infinita, ma resta una pietra miliare, assieme a tante altre, del personaggio Undertaker.

Chiudiamo con una puntata di Smackdown, quella del 9 dicembre 2005. Siamo a meno di dieci giorni da Armageddon, PPV dove Undertaker dovrà affrontare Randy Orton in un Hell In A Cell dopo che a No Mercy, esattamente due mesi prima, il Legend Killer era riuscito a chiudere il Dead Man nella bara aggiudicandosi un Casket Match, e dopo aver mandato in fiamme la bara stessa, andava vantandosi di aver ucciso Undertaker. Il becchino nelle settimane a venire non si fa mai vedere, lasciando intendere che sarebbe rientrato direttamente all'ultimo PPV dell'anno. In quella puntata di SD però Taker supera sé stesso. Per tutta la serata infatti vengono mostrati segmenti in cui Orton è letteralmente tormentato dallo spirito del Phenom, elencati di seguito.

Primo: Orton è nel backstage ad un lavandino e si sta sciacquando la faccia, quando allo specchio vede riflesso il volto di Undertaker, salvo poi girarsi in un istante ed accorgersi che non c'è nessuno.

Secondo: sempre nel backstage, il Legend Killer sta parlando con il padre, il cui volto improvvisamente è una maschera di sangue; Orton va nei pazzi chiedendo al padre cosa stia succedendo, ma questi lo tranquillizza mostrandogli che non ha niente di ciò che sta vedendo lui.

Terzo: Randy e Bob stanno camminando assieme dietro le quinte, e nei monitor del backstage si vede sempre lo sguardo di Undertaker che li segue.

Quarto: Orton fa per andarsene con la sua macchina, va ad aprire la portiera ma non ci riesce; improvvisamente poi l'auto parte da sola, senza nessuno alla guida.

Quinto: Randy è intervistato da Josh Mathews, che improvvisamente viene posseduto da Undertaker iniziando a parlare con la sua voce, gelando il Legend Killer e lasciandolo senza parole.

Per la cornaca ad Armageddon, anche grazie a tutti questi mind games, Undertaker batte Randy Orton nell'Hell In A Cell.

La scorsa notte poi a SD, il becchino ci ha dato un'altra prova della grandezza del suo personaggio. Che ne avrebbe ancora tante da raccontare e che, dopo quasi vent'anni, riesce comunque a stupire.

Sempre.

Booya!

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