You’re Next #100

Nati a nemmeno quattro anni di distanza, hanno debuttato in WWE quasi contemporaneamente, uno ad ottobre '04 e l'altro a gennaio '05. Avevano 25 e 22 anni, quindi giovani, forti, entrambi a modo loro rappresentavano il futuro della compagnia, il primo perché per atteggiamento sembrava nato per fare il main eventer, l'altro perché nonostante la giovanissima età aveva un fisico che neppure Hulk Hogan poteva permettersi ai suoi tempi a quell'età, ed era destinato a diventare una bestia, una macchina inarrestabile.


Dopo circa tre anni le cose sono purtroppo cambiate, ed il purtroppo vale per loro. Uno da mesi e mesi sembra soffrire di svogliatezza, depressione, non c'è in lui un briciolo di determinazione nel voler andare avanti ed emergere, e patisce talmente tanto la sua attuale situazione nel roster che dopo rimproveri su rimproveri avrebbe addirittura chiesto il licenziamento; l'altro purtroppo non è mai riuscito a fare realmente capolino nei momenti che contavano, molto per colpa della compagnia che non l'ha gestito nel migliore dei modi, ed un po' per colpa sua che ha sbagliato in un momento critico, sempre quando nessuno poteva permettersi di sbagliare, fino a spazientire chi decide la carriera di ognuno e arrivando a guadagnarsi un bel licenziamento. Uno è Carlito, l'altro è “The Masterpiece” Chris Masters.

Potevano diventare due ottimi lottatori, invece si stanno giocando tutto con le loro mani. Alla base ovviamente ci sono degli errori da parte della WWE. Prendiamo Masters ad esempio. Il Masterpiece trascorse i primi mesi a Raw a squashare sia negli incontri che nelle Masterlock Challenge tutti quelli che gli si paravano davanti. Sei mesi passati a distruggere e a sfiancare a suon di sottomissione via Masterlock illustri sconosciuti (si contano almeno una decina di essi tra Raw e Heat) e mid/low carders come Stevie Richards, Val Venis, Tajiri, Rosey e persino Sgt. Slaughter. Niente di strano fin qui, anche se forse la sua gavetta poteva durare leggermente meno visto che oggi non c'è la concezione del lottatore sconosciuto (effetto sorpresa zero per i jobber) che c'era negli anni '80 e soprattutto con tre brand e altrettanti show tv settimanali il pubblico non ha tempo e voglia di attendere qualcosa di interessante dai suoi beniamini, tant'è che spesso i match del Masterpiece venivano scanditi dai cori di “boring!” da parte dei tifosi.

Tuttavia Masters passa questi mesi a fare il padrone del ring, istituendo anche il premio in denaro, che sale di settimana in settimana, per chi riuscirà a rompere la sua potente morsa. Di puntata in puntata si aspetta con ansia colui che metterà veramente in difficoltà Masters, e la risposta arriva il 18 luglio a Raw: il Masterpiece fa cedere Rosey nella Masterlock Challenge, rilancia la sfida, ed a raccoglierla è Big Show. Sembra finalmente l'inizio della prima vera rivalità per Masters, e la curiosità ovviamente va anche al risultato finale: la WWE rispetterà la mole del gigante e gli farà rompere la Masterlock, oppure Chris si sbarazzerà anche di un ex campione del mondo WWE e WCW lanciandosi così definitivamente verso il wrestling che conta?

Non abbiamo avuto risposta, perché il feud è stato fatto cadere nel nulla e non è stato mai più ripreso. Qui sta uno degli errori della WWE: aveva creato le carte per lanciare Masters ma inspiegabilmente non le ha sfruttate, oppure ha rimandato fin quando la cosa è diventata irrecuperabile. Altro errore della WWE: non farlo lavorare a lungo con qualcuno che potesse veramente aiutarlo a migliorare sul ring. Troppo corte infatti le rivalità con due maestri del quadrato come Ric Flair e Shawn Michaels, troppo stupido forse metterlo in tag team contro uno come Gene Snitsky che a parte i suoi primi tre mesi in WWE non ha mai detto niente, troppo frettoloso farlo perdere in PPV ad Unforgiven contro HBK quando forse era proprio lui ad avere bisogno della vittoria.

Comunque resta nel giro che conta, partecipa nel Team Raw a Survivor Series '05, partecipa all'Elimination Chamber di New Year's Revolution '06, si mette d'accordo proprio con Carlito, e qui la WWE commette un altro errore. Troppo popolare il caraibico, Masters in tutte le occasioni passa per quello stupido dei due, nei match per i titoli di coppia contro Kane e Big Show, nell'EC e nella Royal Rumble dove è sempre Carlito a farlo fuori. Dovrebbe girare face, ma tanto è appoggiato dal pubblico il ragazzo cool che Masters resta heel. E piano piano si spenge. Carlito vince il feud, lui gonfia a vista d'occhio fisicamente mentre si sgonfiano i risultati, a Raw persino uno come Super Crazy lo batte in un paio di occasioni gabbandolo letteralmente, senza parlare del fatto che in ben due match la WWE preferisce addirittura far vincere un ex come Jerry “The King” Lawler piuttosto che lui.

Che sprofonda sempre più giù. Diventa un jobber, anche Eugene e Jim Duggan hanno la meglio su di lui; passa a Smackdown! ma non serve a niente, ormai è andato. E lui commette i suoi errori, peraltro intuibili già da tempo visto il fisico clamoroso di cui disponeva: incappa due volte nella positività ai drug test del Wellness Program della WWE, dopo la seconda volta lui giura di essere pulito e dice che gli sono stati trovati residui delle assunzioni passate. Non gli ha creduto nessuno, e pochi giorni fa è stato licenziato.

Un licenziamento largamente evitabile da parte di entrambi, perché se la WWE lo avesse trattato meglio forse Masters sarebbe stato anche più attento; dall'altra parte Chris, già beccato una volta e poi assente diversi mesi per disintossicarsi, non solo dagli steroidi, ci è ricascato come un ragazzino. E addio sogni di gloria per tutti.

Ampiamente diverso è il discorso per Carlito. Un predestinato: non sembrava esistere un termine più appropriato per descrivere il caraibico, che debutta a Smackdown! il 7 ottobre '04 sconfiggendo il futuro Terminator della federazione, John Cena, privandolo addirittura del titolo degli Stati Uniti. Un personaggio clamorosamente accattivante, applaudito e tifato nonostante lo status heel, essenziale ma vincente sul ring, sfacciato, sbruffone. Tutto ciò era Carlito.

Che passa a Raw, nel migliore dei modi anche lì visto che al debutto vince la cintura intercontinentale su Shelton Benjamin. John Cena, Big Show, Chris Jericho, Ric Flair; con questi grandi nomi l'ex Caribbean Cool ha a che fare, comportandosi sempre nel migliore dei modi. Carlito sa essere un comedy character ed un superbo combattente, dato che i miglioramenti sul quadrato a cavallo tra il '05 ed il '06 sono evidentissimi. Nell'ambito del feud con l'ex tag team partner Chris Masters, del quale abbiamo parlato poche righe sopra, dovrebbe restare heel ma è talmente acclamato che la WWE si vede costretta a girarlo face, e alla fine prevale lui quando tutti invece si aspettavano un'affermazione del Masterpiece.

Nonostante tutto ciò però qualcosa cambia, perché inspiegabilmente Carlito appare sempre più stanco, svogliato. Non sembra minimamente interessargli quello per cui ha lavorato duro tutti questi anni e la WWE se ne accorge. Il problema è che niente sembra scuoterlo dalla sua apatia, né le sconfitte né il lavoro al fianco di mostri sacri come Ric Flair.

Insomma a Carlito non importa niente. Perché? La risposta è un mistero. Sembra che sia stato il passaggio a Raw a buttarlo giù. Troppe stelle… e Carlito ha poca voglia di sgomitare per emergere, pur avendo tutte le carte in regola per farlo. Forse si aspettava la vita più facile, si aspettava che qualcosa gli fosse dovuto più che agli altri, forse l'atteggiamento sbruffone da predestinato non era solo peculiarità del suo personaggio, ma anche del suo vero carattere. Ed è così che si arriva ad oggi, alle sconfitte a raffica. Sapete da quant'è che Carlito non vince a Raw, escludendo quella assieme a Vince McMahon contro Triple H del 24 settembre nell'Handicap Steel Cage Match (fu Vinnie Mac ad uscire, e lui venne massacrato poi da The Game)? Tre mesi e mezzo. Neanche il mio povero Val Venis…

Poca voglia. Vi rendete conto? C'è gente che s'ammazza per anni sui ring di tutto il mondo nella speranza di ottenere un try-out per la WWE, e lui che ha tutto per diventare qualcuno di importante non ha la determinazione necessaria per far parte del business. Non lo ama.

Ma Carlito le ha mai viste le cicatrici di Abdullah The Butcher? Di Harley Race? Di Dusty Rhodes? Di Mick Foley? Mostri sacri, ok. Scendiamo più in basso: Balls Mahoney. Le ha mai viste le cicatrici di Balls, o in generale di un “vero” lottatore della ECW? Mi sa di no. E se la ha viste ha pensato che sono stati degli stupidi a dare così tanto.

Un vecchio manager anni fa in un'intervista disse: “per fare del wrestling un ragazzo bisogna che capisca che nella vita dovrà dare più di ciò che riceverà dalla disciplina; le vittorie non rimetteranno mai abbastanza sangue nelle vene per sostituire quello che hai versato”. Se non ricordo male era “Classie” Freddie Blassie, che tanto per intenderci è quel signore anziano la cui voce commossa apre i video introduttivi di Wrestlemania.

E' proprio vero, chi ha il pane non ha i denti, e chi ha i denti non ha il pane.

Booya!

PS: Se me lo avessero detto agli inizi non ci avrei certo creduto. 100 edizioni di You're Next!, terza rubrica (facciamo 4a e magari pure 5a? – ndr) più longeva al momento su Tuttowrestling.com, report esclusi ovviamente, dietro gli intramontabili modelli del Pedigree e del WWE Planet, dietro i maestri Saracca e Tobia. Tre anni e dieci mesi nei quali è successo tutto e il contrario di tutto. Ho raccontato gioie come le vittorie delle prime cinture mondiali per Batista e John Cena a Wrestlemania XXI. Nella stessa occasione ho avuto la fortuna di commentare live uno dei match che farà storia, Kurt Angle vs. Shawn Michaels. Ho raccontato prima di tutti gli altri, col dolore nel cuore, le tragedie di Eddie Guerrero e Chris Benoit; due avvenimenti così lontani nella dinamica, così tragicamente vicini nei rispettivi epiloghi. Distanti e al tempo stesso vicini come erano Eddie e Chris, amici per la pelle lontano dai riflettori del ring, uno chiacchierone, guascone, imbroglione e purtroppo fragile, l'altro silenzioso, efficace, poche parole e tanti fatti… e tanta fragilità anche per lui, purtroppo. Ho raccontato storie di personaggi improbabili, di gimmick assurde, di lottatori poco buoni che hanno fatto carriera e di altri ottimi che per varie circostanze non hanno sfondato. Ho ricordato i match indimenticabili del passato, i giganti, i regni più lunghi. Ho commentato due realtà, la TNA e la nuova ECW, nate con lo stesso obbiettivo, ovvero sorprendere e dare novità, e che stanno proseguendo su strade ahimè diametralmente diverse, ed è inutile che vi dica quali sono. Ho raccontato l'emozione che mi ha dato il vedere dal vivo la WWE la prima volta a Milano nell'aprile del 2004: l'entrata in scena di Undertaker mai e poi mai la dimenticherò. Ho interagito con centinaia di voi, raccogliendo complimenti, critiche, anche qualche piccolo litigio. Alcuni saltuariamente continuano a scrivermi, altri sono dei veri e propri fedelissimi, aficionados, altri ancora, che li abbia conosciuti di persona o meno, sono ormai degli amici. Ed è a tutti voi che devo dire grazie se You're Next! è arrivato al numero 100 senza pause e senza intoppi; voi che lo avete sempre letto e sostenuto, e talvolta criticato ma solo per la consapevolezza di volerlo vedere ancora migliore. Voi devo ringraziare se il wrestling in Italia è ancora vivo e vegeto dopo tutte le peripezie che ha attraversato. Per tutto questo devo, dobbiamo ringraziare anche Tuttowrestling.com. Passano i programmi, le riviste, i personaggi, ma TW.com resta sempre saldo al comando. Risorsa #1 in Italia per ogni wrestling fan che si rispetti. A Tuttowrestling, e a tutti voi, grazie infinite. Ora, per altri 100 numeri di You're Next!, e per sempre.

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