The Pedigree #357 – A FRESH START: SPRING BREAK

Forse vi ricorderete, se seguite il wrestling da qualche anno, una pubblicità che la WWE era solita mandare in onda durante i suoi show nella quale, con una discreta punta di egocentrismo, la federazione di Stamford si faceva letteralmente bella del fatto di non conoscere un “finale di stagione”. Il basket ha i play-off, il baseball le World Series, il football il Superbowl ed ogni serie televisiva nasce e cresce nell'arco di una ventina di episodi. Il wrestling, invece, è inarrestabile. Si è soliti, più per ragioni di statistica che non per altro, considerare Wrestlemania come punto d'arrivo e d'inizio di ogni annata WWE, ma a conti fatti la pubblicità diceva il vero. Tolta la settimana di Natale, giustamente dedicata a show di recap, la WWE (ed il wrestling in generale, la TNA non fa eccezione) è presente per i suoi fan 365 giorni all'anno, settimana dopo settimana e pay-per-view dopo pay-per-view.
Il che, tradotto in soldoni, vuol dire che se l'annata è di quelle buone saranno 365 giorni godibilissimi, altresì il rischio è di avere un'annata tanto soporifera quanto deleteria, per ciò che riguarda ascolti e guadagni.


Questa cosa, alla quale ormai siamo così abituati da darla per scontata, mi ha sempre fatto riflettere.
Ora, lungi da me mettere in discussione le politiche di mercato della WWE, società che sicuramente smuove più soldi di quanti io sarò mai in grado di guadagnare in una vita, però perché gli altri show e gli altri sport fanno una pausa?
Dopo tutto quando le squadre sono in campo la gente va allo stadio, acquista biglietti e merchandising, si sintonizza davanti alla televisione spingendo i vari sponsor a far girare soldi e, in linea di massima, tiene vivo ed acceso un mercato che, inevitabilmente, si interrompe giunti al fatidico “finale”.
Ed al contempo, una volta che le linee guida sono state stabilite e gli episodi scritti, perché un telefilm deve fermarsi, quando invece basterebbe proseguire a girare gli episodi e poi mandarli in onda?
La risposta, nel primo caso, è piuttosto semplice. In primis un campionato, per sua stessa definizione, deve avere un vincitore e se non c'è una fine non si saprà mai chi ha vinto. Ed in seconda battuta perché gli atleti, per quanto allenati e curati sotto ogni punto di vista, arrivano ad un punto in cui per forza devono fermarsi e ricaricare le batterie per scongiurare infortuni e quant'altro.
Spostando invece il discorso sui telefilm, da un lato bisogna tener presente che ogni attore, oltre alle ferie, ha spesso vari progetti da portare avanti (film, ad esempio), e che nel corso di un anno solare gli serve il tempo necessario da dedicargli. E, cosa ancor più importante, si sceglie una durata media per le singole stagioni per poter meglio abbinare i due concetti fondamentali del successo televisivo: idee originali ed avvincenti e freschezza nei personaggi. Prendete il Dr. House per 54 settimane filate, guardatelo risolvere ogni singolo caso con trovate sempre più assurde, e vedrete che arriverà a stancarvi. 24 settimane, invece, consentono a chi crea la serie sia di poter giostrare meglio i personaggi lasciando così interesse e curiosità negli spettatori, sia di trovare trame (brevi e lunghe) buone ma mai scontate, e che per fortuna non sono costrette a ripetersi. Senza considerare che, nei mesi di pausa, chi scrive ha tutto il tempo di preparare la successiva stagione senza le pressioni della messa in onda.

Ora, correggetemi se sbaglio, ma il wrestling non è forse sport e telefilm messi insieme?
I wrestler, atleti sulle cui doti sportive nulla si può discutere, non sono forse allo stesso tempo attori, chiamati a recitare trame brevi e lunghe che qualcuno scrive per loro? Non sono forse atleti, che spendono energie su energie per combattere, ed attori, che di volta in volta si calano nel personaggio che la federazione richiede loro?
Prendetela come una lieve provocazione, se volete, ma perché allora il wrestling non può conoscere il proprio “finale di stagione”?
E' una questione di soldi? Quei soldi che, se per tre mesi la WWE stesse ferma, verrebbero inevitabilmente a mancare data la mancanza di show televisivi e pay-per-view? Forse. Anzi, è altamente probabile. Ma permettetemi un ragionamento.

In primo luogo, prendiamo le storyline.
Si è già evidenziato come la WWE, ultimamente, abbia fatto fatica a proporre rivalità di spessore, tolti un paio di casi. E se pensate che questa difficoltà si è rilevata specialmente nel main event, ovvero quella parte di show che maggiormente dovrebbe interessare il pubblico, vi lascio immaginare cosa sia potuto accadere dal mid-carding in giù.
Ora, se per tre mesi i bookers non avessero altro da fare che pianificare l'anno a venire, senza problemi e distrazioni di sorta, con l'unico obbiettivo di coprire nove mesi di wrestling, non è forse corretto pensare che incontrerebbero meno difficoltà nel creare rivalità di spessore, aumentandone tra l'altro la quantità?
E non è forse auspicabile, con show di maggior qualità, aspettarsi una più grossa risposta di pubblico e, quindi, più vendite, più ascolti e più soldi?

Certo, obbietterà qualcuno, ma spesso le rivalità sono state interrotte o cancellate per infortuni di varia natura.
Bene, capitolo secondo: gli infortuni ed il roster.

Perché i wrestler, specialmente ora, siano così soggetti ad infortuni è piuttosto ovvio: da un lato un pubblico sempre più esigente li spinge settimana dopo settimana ad andare oltre il limite per il proprio piacere catodico, e dall'altro un calendario fitto di eventi, dove il tempo per riposare è pressoché inesistente tra uno show televisivo, un house show ed un pay-per-view, li porta inevitabilmente a logorare il proprio fisico fino a quando qualcosa si spezza. Come accadrebbe agli altri atleti, se non venisse dato loro tempo per riposare e riprendersi. Nel wrestling, invece, ti riprendi solo se ti infortuni (che è un discreto, ma ahimè reale, controsenso), oppure se hai raggiunto un livello tale (come Michaels o Undertaker) da poterti permettere di chiedere, senza paura di ritorsioni, un calendario più leggero.
Se esistesse una pausa, non sarebbe forse supponibile una riduzione drastica degli infortuni, specialmente quelli che colpiscono chi, come Cena o Batista, è tra i wrestler più quotati e quindi tra quelli che più deve salire sul ring? E la presenza fissa e continua, abbinata ad una discreta forma, dei wrestler di spicco, non vorrebbe forse dire più interesse da parte del pubblico e quindi più soldi?

Ed ancora.
Se gli infortuni diminuissero, non ci sarebbe forse bisogno di roster molto minori?
Perché è vero che la WWE è alla costante ricerca di nuovi talenti e che senza spazio televisivo non riuscirebbe mai a capire chi è destinato o meno al successo, ma è altresì vero che con un calendario come quello attuale diventa inevitabile avere roster esagerati, per essere sicuri di avere sempre lottatori pronti a salire sul ring o a farsi intervistare per la vignetta di turno (anche se si tratta per buona parte di onesti jobber, che comunque non lavorano certo gratis).
Roster ridotti, e qualitativamente superiori visto che tutte le mezze cartucce che ruotano attorno al WWE Universe diverrebbero inutili, non porterebbero forse la WWE a risparmiare sugli stipendi e sulle spese di trasporto, andando quindi ancora una volta a far salire la casella dei soldi giù alle Titan Towers?

Però, come andare a coprire quei mesi di buio, durante i quali la WWE non è presente in maniera attiva sui teleschermi? Beh, innanzitutto con l'archivio di immagini di cui dispone la WWE dubito ci sarebbero grosse difficoltà, considerato che praticamente l'80% (se non di più) del wrestling degli ultimi vent'anni è di proprietà di Vince McMahon. E, comunque, urge ricordare che non è strettamente necessario che la WWE sia sempre presente nella mente della gente. Non lo fa lo sport e non lo fanno i serial televisivi, eppure non mi sembra che nell'arco di qualche mese la gente si dimentichi di loro.

Ma questo, va detto, non accadrà mai.
Perché come mi raccontava tempo fa un utente, che forse non ho nemmeno mai ringraziato (lo faccio quindi ora, con eventuali scuse per il ritardo), la politica economica della WWE è piuttosto semplice. Supponiamo che, in un anno nel quale vengono messi in onda dodici pay-per-view, la WWE incassi 120 (e quindi 10 a pay-per-view) e che questa quota venga ritenuta soddisfacente. L'anno successivo la WWE, sempre con dodici pay-per-view, si ritrova ad incassare 115, con quindi una quota di 5 in meno. Bene, il terzo anno, piuttosto che cercare di aumentare la qualità, la WWE si limiterà a portare a 13 il numero dei pay-per-view, portando così la quota a circa 125 e, a fronte di una spesa ridotta (siano essi i premi per lo show, oppure il costo dello spettacolo in se), a ritrovare quella quota ritenuta soddisfacente che permetterà a tutti di stare tranquilli.
Il gioco, è chiaro, non può durare in eterno. Specialmente perché, in un periodo di crisi come questo, è difficile pensare che tutti saranno pronti a sborsare dollari su dollari per infiniti pay-per-view (specie se, come quest'anno, buona parte di essi sono stati meri riempitivi giusti per rispettare esigenze contrattuali). Il discorso, ipoteticamente, sarebbe diverso se i pay-per-view fossero minori in numero, ma maggiormente curati sotto ogni aspetto. Ma allora, probabilmente, il problema di incassare più o meno soldi non si porrebbe.

Il discorso globale sul “finale di stagione” è utopico, e non credo che mai qualcuno si sia posto il problema se limitare o meno i giorni di lavoro dei wrestler. Non di meno, però, resto convinto che si potrebbe trattare di un'evoluzione interessante per questo business, che suo malgrado si trova ad affrontare un periodo di interesse generale piuttosto basso e preoccupante e che, soprattutto, spera di uscirne grazie a formule collaudate che, però, non è detto funzionino ancora come funzionavano anni fa. Quando, tra l'altro, i pay-per-view erano solo quattro. Anche se non ricordo grosse lamentele da parte di Vince McMahon, mentre il suo portafogli si gonfiava a dismisura.

Rimane quindi una domanda, seppur focale per l'intero discorso: voi, telespettatori che permettete alla WWE di vivere anno dopo anno, preferireste una WWE “stagionale” ma di maggior livello, oppure preferite avere la certezza di tre show a settimana per tutto l'anno, nella speranza che siano – almeno in buona percentuale – qualitativamente degni di essere visti?

For now The Game's over, a martedì prossimo.

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