The Pedigree #321 – ALL GROWN UP?!?

I fasti pre-e-post Wrestlemania, ormai, sono terminati. E direi che si vede.
Fatti tutti gli sforzi possibili per trasformare il Grandaddy Of Them All in una colossale festa (riuscendoci, per me), la WWE sembra ora volersi rilassare un attimo. E' così in preparazione Backlash, un pay-per-view di transizione che più di transizione non si può. JBL sarà la vittima sacrificale di Orton, avranno un semplice rematch a testa sia Kane sia Undertaker (almeno una stipulazione speciale, però…), mentre collideranno uno contro l'altro sia Batista ed HBK sia – finalmente – MVP e Matt Hardy. Al di là della qualità dei match è lecito non attendersi più di tanto da questo pay-per-view, e questo offre lo spazio giusto per parlare di alcune notizie, trapelate negli ultimi giorni, che non sembrano promettere molto bene per quel che riguarda la federazione numero uno al mondo nell'ambito dello sport-entertainment.


Per farla davvero breve, sembra forte intenzione della WWE quella di rendere il proprio prodotto più appetibile ai bambini, nel tentativo di trovare un nuovo (e presumibilmente florido) mercato laddove, anni fa, Vince McMahon aveva seminato e raccolto i suoi primi miliardi di dollari. Si parla chiaramente dell'epoca di Hogan, Warrior e Savage, l'epoca in cui Undertaker faceva scorrere lacrime al suo ingresso e l'epoca in cui, in sintesi, per avere una chance bastava avere un costume bello vistoso che ti facesse emergere dal gruppo. Il talento, per quanto ci fosse, passava obbligatoriamente in secondo piano davanti alla possibilità di essere un personaggio, e tutto doveva essere il più “cartoon” possibile. L'era del Rock N' Wrestling, di Cindy Lauper e di Mr. T, ma anche l'epoca di espansione mondiale della creatura di VinnieMac e l'epoca d'oro dei soldoni che, senza sosta, piovevano in quel di Stamford.

Accadde però che, passati gli anni, gli ascolti calassero e le casse piangessero. Un momento – si era detto qualcuno – ma se il nostro pubblico di allora è cresciuto, allora forse dovrebbero cambiare anche gli argomenti che trattiamo nei nostri spettacoli! Nacquero l'Attitude, Stone Cold e The Rock e Triple H, ed i soldi tornarono a piovere copiosi.

Il passaggio a ritroso nel tempo, ora che da qualche anno (più o meno da quando la WCW è tristemente fallita) ascolti e soldi sembrano vivere una fase più o meno di stallo (tra alti e bassi, non si sono mai più toccati quei vertici che invece erano la norma pochi anni or sono…), sembra quasi un gesto dovuto. Chiamatelo cambio generazionale, se volete.
In sintesi, se il wrestling piaceva allora ai bambini, non sussistono ragioni per cui non debba piacer loro anche adesso. A parte, è ovvio, quei milioni di fedeli che sono rimasti incollati davanti ai teleschermi tutti questi anni, sorbendosi show imbarazzanti e pagando per pay-per-view difficilmente digeribili solo per passione. Passione che, mi viene da dire, difficilmente potrà continuare ad esistere se il prodotto dovesse tornare quello che era trent'anni fa.

E chiariamoci subito, non intendo in alcun modo sostenere che quel wrestling fosse peggiore (o migliore) di quello attuale. Anche perché, detto francamente, io con quel wrestling ci sono cresciuto e mi verrebbe difficile parlarne male. Semplicemente quello era un wrestling diverso, con i suoi pregi ed i suoi difetti, che a stento si può paragonare all'Attitude, alla Ruthless Aggression o a qualsiasi altro nome imperante abbia questo preciso periodo storico. Erano altresì diversi i tempi, e poiché è noto che buona parte del successo del wrestling (o, quantomeno, del suo appeal con il pubblico) dipenda da fattori esterni al ring, mi viene difficile pensare che si possa proporre quel tipo di spettacolo ai nostri giorni senza incappare in brutte cadute di stile (e di ascolti).
Ma andiamo con calma, dopo tutto qui nessuno ha parlato di un ritorno alle gimmick.
Si è solo detto che, secondo svariate voci, si vuole cercare di rendere la WWE più appetibile ai fan più giovani.
Come successo a Wrestlemania, dove non è scesa neanche una goccia di sangue. Proprio perché, si pensa, il sangue ed i bambini non vadano molto d'accordo.

Uhm…

Seriamente, questa cosa qua di voler attirare i bambini davanti al teleschermo mi sembra una grossa boiata. Ma proprio grossa, eh.
Anzi, rendo subito chiaro il mio pensiero. Il wrestling, per me, non è uno spettacolo per bambini. E se forse lo era con Hogan e Warrior, di certo non lo è adesso. Non lo è mai stato. Non lo era con Austin, non lo era con Foley, e non lo è adesso con Orton ed Edge. Italia1 ci ha provato, via commento ilare e battute (battute?) a raffica, a trasformarlo in uno show per i più piccoli, ma i risultati li abbiamo visti (e sentiti) tutti. Se la stessa WWE rende noto che Raw (che è in diretta, e quindi non può essere editato…) è uno show vietato ai minori di quattordici anni, una ragione dopo tutto deve pur esserci.
Come si possono collocare, d'altronde, in uno show destinato ai bambini, personaggi come il Legend Killer, Undertaker e Kane? E la storyline di Edge e Vickie Guerrero, che appeal può avere (o meglio, che senso può avere) se davanti al teleschermo ci sono i più piccoli?
E lo stesso Triple H, che di recente ha espresso il desiderio di girare heel, che “cattivo” mai sarà per i più piccoli?
Gargamella?!?
Dobbiamo dunque scordarci il personaggio che ha portato al successo Orton, così come quel Cerebral Assassin che tanto successo ha avuto e continua ad avere? Per non parlare poi della DX, assolutamente incompatibile con una certa fascia di pubblico, oppure tutte le rivalità che di recente hanno visto protagonista Vince McMahon (Macchine che esplodono? Figli illegittimi? Naaaaah…).

Oppure, mi chiedo, è l'intero prodotto WWE destinato a cambiare?
Non so, si potrebbe fare che la prima ora di Raw (così come Smackdown, per carità), la si dedica ai più piccoli con storyline leggere e di puro intrattenimento. La seconda ora, invece, quando i bambini sono stanchi e sono andati a letto, la si investe sul pubblico più classico, quindi botte da orbi, sordidi complotti e tutto quello che non si è potuto mostrare prima. Una sorta di doppio brand dentro un singolo brand, così i fan di vecchia data sanno che possono collegarsi ad una certa ora, ed i genitori sanno che dopo un po' devono spegnere il televisore perché fanciulli, ci dispiace, ma la festa è finita.
Tipo le Divas, dove le metti?
I vari Bra & Panties, Bikini Contest, o più genericamente le infinite esposizioni di silicone, come fai a convincere i genitori che non ci sono problemi se i loro figli le guardano?

Eh, i genitori.
Che il wrestling sia sempre stato nell'occhio del ciclone, per via del suo essere uno spettacolo “diseducativo”, è risaputo. Si potrebbe ora ragionare, come si faceva prima, se l'errore fosse del wrestling, che metteva in scena episodi sbagliati, o se a sbagliare erano i genitori, che lasciavano guardare ai propri figli programmi poco consoni alla loro età.
Ora, aprendo la WWE le porte ai bambini, sarebbe quanto mai lecito da parte dei genitori attendersi, con tranquillità, un prodotto che non vada (sempre che lo faccia) a nuocere alla loro formazione, ma che anzi si adatti con facilità a tutta quella serie di altri programmi che ai più piccoli sono ora dedicati.
E se la WWE dovesse sbagliare? E se la WWE, magari involontariamente, dovesse inserire qualcosa di “adulto” in uno dei suoi show? Perché adesso, davanti alle critiche, è facile difendersi sostenendo che il wrestling “non è un prodotto per i bambini”. Ma in seguito, come ci si potrebbe difendere? Appunto, non si potrebbe. E poi te lo vengo a spiegare il PTC e tutto il resto. Come se, poi, i media non provassero un lurido e perverso piacere nel criticare ed attaccare il wrestling non appena se ne presenta l'occasione.

Però, intanto, la WWE fa sapere di aver istituito un programma per vigilare sulla salute dei propri lottatori, nello specifico in riferimento ai colpi che essi prendono sul cranio e sugli effetti che questi, a lungo andare, possono avere sulla loro salute (si ricordi l'autopsia di Benoit, che denotò pesanti problemi al cervello del lottatore, probabilmente conseguenza dei bump subiti in carriera…).
Ed allora io mi chiedo: ma se fai un prodotto per bambini, chi è poi che si prenderà a sediate in testa? No, perché se Undertaker prende tre sediate da Edge e poi si rialza, magari il bambino di turno crede che sia normale e poi si mette a prendere a sediate anche lui il fratellino, solo che poi magari il fratellino non si rialza…

Adesso come adesso, è chiaro, appare prematuro criticare od attaccare la WWE per una scelta che naviga ancora in alto mare, seppure ormai in procinto di essere messa in moto. Di certo, però, per quella che è la mia umile opinione non si prospettano grandi cose. Ed il perché è semplice. Il wrestling non è uno spettacolo per bambini. Ha smesso di esserlo da chissà quanti anni, e non mi sembra che ci siano le circostanze per favorire un ritorno al passato. E forzare le cose, in questo caso, non credo possa portare grossi giovamenti alla compagnia.

Certo, se questo vuol dire evitare storyline come quella – incestuosa – tra Burchill e sua sorella allora sono d'accordo. Non tanto perché voglio un wrestling più fanciullesco, quanto più perché sin dal principio la storyline mi sembrava una grossa idiozia. Se questo invece vuol dire addio ai TLC, agli Hell In A Cell ed alle Elimination Chamber allora fermi tutti. Io scendo dal treno, perché questo non è il wrestling che voglio vedere.

Però, in chiusura, c'è chi sicuramente potrebbe godere di un eventuale cambio di rotta. Vi lascio giusto due nomi: Batista ed Hornswoggle.
Il primo, data la stazza, potrebbe tranquillamente passare per il re dei Gormiti.
Il secondo, invece, potrebbe essere il Pokemon che tutti i bambini vogliono.
Uhm… No, un attimo…

Uhm… Cioè…

Oddio…

For now The Game's over, a martedì prossimo.

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