The Pedigree #319 – DON’T SAY IT FOR MY SAKE

Mi hanno detto che se Orton vinceva il titolo, era solo per darlo a Triple H un mese dopo.
Mi hanno detto che era già un miracolo se Orton arrivava a Wrestlemania, figuriamoci vincere.
Mi hanno detto che il ritorno di Cena serviva solo per rafforzare la vittoria di The Game.
Mi hanno detto che Wrestlemania doveva essere la festa di HHH, portato in gloria da uno stadio intero.
Io non ho mai detto niente, dopo tutto vallo a sapere cosa può succedere.
Dopo Wrestlemania, però, non mi ha più detto niente nessuno.
Ed intanto Randy Orton arriva da campione e se ne va da campione, in barba a tutti i pronostici, a tutti i Marine e a tutti i Re dei Re.
Anything can happen, mi hanno detto.
Segno che, magari, non sono solo io quello che si diverte a venire spiazzato dalla WWE.


Che poi, cosa si può dire di una notte come quella di Orlando?

Cosa si può dire di Ric Flair, sedici titoli del mondo sulle spalle, jet flyin', limousine ridin', kiss stealin', dealin' & wheelin', whoooooo, che combatte il suo miglior match da anni a questa parte? Cosa si può dire di un finale come quello tra lui ed HBK, con Ric in lacrime che si abbandona al caloroso (e doveroso) abbraccio del pubblico?
E cosa si può dire di Shawn Michaels, l'icona, il main event, lo show stopper, che ancora una volta si trasforma in Mr. Wrestlemania tirando fuori dal cilindro una perla rara ed inimitabile?
Cosa si può dire davanti ad un match come questo, davanti a due carriere come queste?
Cosa si può fare se non inchinarsi e lasciarsi prendere dalle emozioni, da un Wrestlemania moment che per sempre resterà impresso nella memoria di chi lo ha visto?
Sinceramente, pur conoscendo le abilità tecniche di HBK, non mi sarei mai aspettato un incontro di questa caratura, né credevo che il Nature Boy fosse ancora in grado di reggere fisicamente certi ritmi. Dire che sono contento di essere stato smentito è un eufemismo: Flair ha dato il massimo per il suo ultimo match e davanti ad un simile wrestler serve soltanto inchinarsi. E se è vero che, ormai, il fisico era mal ridotto, Flair non poteva andarsene in un modo migliore. Non ne abbiano a male i fan di Triple H, ma per una sera credo che l'appellativo di King Of Kings spetti di diritto a qualcun altro.

E cosa dire di quel gioiello che è stato il Money In The Bank, anche qui spiazzante nel risultato con un CM Punk che, dopo aver ben figurato in ECW, si è decisamente guadagnato la sua promozione?
Spot a go-go, grande wrestling, il ritorno di Matt Hardy (forse non così inatteso, ma sicuramente piacevole), ottime prove da parte di quasi tutti i contendenti (Benjiamin e Carlito un po' sottotono, secondo me, ma un ottimo Morrison a fare da contraltare), sicuramente uno dei migliori match della serata e, per quel che mi riguarda, anche uno dei migliori Money In The Bank in assoluto. Perde Kennedy, che a quanto pare ha veramente perso il treno che conta, ma in compenso la WWE guadagna un ottimo Punk in rampa di lancio (Raw o Smackdown?), un Jericho che match dopo match sta tornando quel talento che avevamo salutato qualche anno fa ed un parco giovani che, se ben sfruttati, potrebbero rappresentare un importantissimo bacino negli anni a venire. Come MVP, che ormai è tempo abbandoni il titolo degli Stati Uniti per concentrarsi su cinture più prestigiose, ed in questo senso cade a pennello il ritorno del più anziano dei fratelli Hardy.

E cosa dire di Kane, se non che, allora, anche per lui esiste un minimo di giustizia?
Certo, è il titolo ECW, e non è che in WWE conti più di tanto, ma è comunque l'unica cintura di un brand ed è comunque un titolo importante che la Big Red Machine, sfido chiunque a darmi torto, meritava da tempo. Ottima prova, con vittoria della Battle Royal e con squash assoluto ai danni di Chavo (che, al di là di tutto, come campione era difficilmente digeribile…), e finalmente un po' di gloria anche per il buon vecchio Glenn, sempre pronto a farsi schienare da tutti per il bene del prodotto e sempre pronto a raccogliere meno di quanto meritato, nonostante un tifo che non gli è mai mancato e nonostante un personaggio che, nel corso degli anni, non è mai stato sfruttato quanto si poteva (e doveva) fare.
Non sarà la vittoria dell'anno, ma certamente è una vittoria che rende felici perché strameritata. E che adesso possa godersi il titolo per un bel po' prima di cederlo a qualche altro lottatore. Mi sembra un atto doveroso.

E che dire del match tra Edge e Undertaker?
Lo ammetto, ero certo della vittoria del Dead Man e questo ha tolto pathos alla contesa, ma si è trattato di un ottimo match e su questo non ci piove. Vince Undertaker perché, a quanto pare, è così che deve essere, ma chi ne esce a testa altissima è sicuramente Edge, heel di primissimo piano e wrestler che, con il passare dei mesi, si sta sempre più affermando come uno dei migliori sulla piazza. Resiste alla Tombstone, alla Chokeslam, alla Last Ride, costringe Undertaker ad una presa di sottomissione per riuscire ad avere la meglio, e nonostante tutto riesce a far credere al pubblico che, magari, la striscia vincente del Becchino è realmente destinata ad interrompersi. Ottimo wrestling anche qui, nonostante gli acciacchi di Undertaker inizino a farsi sentire, e degno main event di un'edizione indubbiamente buona dello Showcase Of The Immortals. Certo, resterà ora da vedere cosa accadrà a Smackdown, dato che Edge vs. Undertaker (così come qualsiasi altra variante che può includere Batista) è già stato ampiamente sfruttato, ma con un Punk che si guarda in giro e con un Draft – cosa non certa ma data ormai per scontata – in dirittura d'arrivo, non è da escludersi qualche clamoroso passaggio. Big Show, tanto per dire, oppure il debutto sul palco principale di Montel Vontavious Porter.

Ed il resto della card?
Pur senza strafare, sia il Belfast Brawl sia Batista vs. Umaga si sono rivelati incontri godibili e ben riusciti, ed al di là di chi abbia vinto o perso questi due incontri non hanno mancato di fare la loro parte. Poi non si capisce perché Umaga debba perdere sempre, visto che nonostante una gimmick difficile il samoano riesce sempre a farsi notare (né vedo il senso di far vincere JBL che è fuori forma come forse mai prima d'ora in carriera e che servirebbe come il pane a Smackdown, dato che Coachman, come commentatore è tanto insipido quanto inascoltabile), ma dopo l'ottimo giro che Batista si era fatto con la cintura era forse scontato che andasse a lui la contesa. Resta da vedere se tra Finlay e Bradshaw sia davvero finita o se manca ancora un tassello per completare il puzzle (cosa probabile, dato l'esito del match di Wrestlemania), personalmente però non penso che mantenere attivo JBL come lottatore porterà molti soldi alle casse della WWE. Come incontro d'apertura, comunque, ha saputo scaldare il pubblico, e visto quanto altro c'era in programma anche loro si guadagnano una sufficienza piena.

Incredibile, invece, come Floyd Mayweather vs. Big Show non abbia fatto completamente schifo.
Scherzi a parte, ha vinto chi tutti davamo per vincente ed ok, si sapeva, l'incontro però è stato tutto sommato piacevole, con Big Show a farla da padrone e con vittoria sporca dell'avversario, che l'ha spuntata grazie a mille fattori esterni che, per lo meno, hanno aiutato a non sminuire un ritorno eccellente come era stato quello di Paul Wight.
Ora, però, che Wrestlemania è passata sarebbe ora di dimenticare Mayweather ed iniziare a studiare piani più seri per Big Show, che gode di un ottimo momento di forma e di popolarità e che, prima che la sua faccia diventi una “delle tante”, meriterebbe di farsi un giro per una cintura che conta davvero.

Unica nota negativa, come prevedibile, il Bunnyminchia Lumberjackass Match, che già di suo era abbastanza pietoso e che, per chiudere definitivamente i conti, si è pure beccato le luci spente (guasto tecnico, oppure la WWE ha voluto oscurare l'unico momento buio di questa Wrestlemania?!?) di modo che tutti capissero che non valeva la pena guardarlo. A suo merito, comunque, il grande siparietto tra Santino, Snoop “Snoopy The Dog” Dogg e Charlie “Festus” Brown (con Mick Foley come special guest), se solo Santino ogni tanto vincesse anche un match degno di tal nome…

Dopo la Rumble e No Way Out, comunque, la WWE mette a segno un altro grande colpo, e a dispetto di quanto più e più volte mi hanno detto, credo di poter affermare con discreta tranquillità che rischiare, anche se parliamo dello show più importante dell'anno, porta sempre buoni risultati. Intendiamoci, arrivare a Wrestlemania quest'anno è stata una faticaccia, però indubbiamente ne è valsa la pena.
E se questo può essere un indizio per come procederà questo 2008, allora c'è di che stare tranquilli.

Ah.
E giusto per rinverdire una vecchia tradizione:

Randy Orton. Always believe.

For now The Game's over, a martedì prossimo.

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