The Pedigree #301 – MISS-INFORMATION

Tutto sommato, dopo un periodo che personalmente stento a ritenere positivo, le acque sembra si stiano muovendo in casa WWE. Con il ritorno di Jericho (che in sole due settimane ha spiegato a tutti come si dovrebbero fare dei promo…), il via al feud tra HBK e Mr. Kennedy, il rientro di Edge ed il proseguimento della faida tra Undertaker e Batista (o forse sarebbe meglio dire Undertaker e la Rated R Superstar?!?) di carne al fuoco ce n'è tanta, ed in vista dell'ormai imminente Road To Wrestlemania c'è di che ben sperare per i mesi a venire.


Tutto questo, intanto, ha fatto passare in secondo piano un piccolo caso mediatico scoppiato recentemente in casa WWE che, se non fosse stato per il ritorno di Jericho e l'avvicinarsi di Survivor Series, avrebbe meritato molto più spazio e molto più dibattito di quanto, invece, non successo realmente.

Partiamo dal principio.
La CNN, organo informatico tra i più importanti e rispettati del mondo, decide di creare uno speciale sul wrestling e sulle recenti morti che, con cadenza ormai spaventosamente regolare, sono avvenute e che a questa disciplina possono essere in qualche modo ricondotte. Tema centrale, come ovvio, gli steroidi, tutto in relazione al caso Benoit (sul quale, se vi interessa, è miracolosamente già uscito un libro; altro che Ken Follett che c'ha messo tre anni per scrivere Mondo senza fine…) e al movimento mass-mediatico che questo ha creato su quasi tutte le televisioni. Già il titolo, Death Grip (Presa Mortale, come il titolo italiano del film di John Cena, se qualcuno vuole vederci macabra ironia…), lascia supporre da quali basi partirà e si dipanerà il programma, ma essendoci dall'altro lato la CNN di mezzo sarebbe lecito attendersi un minimo di imparzialità e di giudizio critico.

Che la WWE ci finisca in mezzo, comunque, è inevitabile.
Perché Benoit era un suo lottatore, così come perché è la federazione più importante e famosa al mondo e per questo, quando qualcosa va storto, deve necessariamente fare da capro espiatorio per tutto il business. Coraggiosamente, però, la WWE accetta di collaborare al programma e manda in prima linea nientemeno che il suo uomo simbolo, John Cena, idolo dei fan più giovani e, sebbene ora infortunato, lottatore sul quale la WWE sta costruendo il suo attuale mercato.
Scelta coraggiosa, si diceva, anche se tutto sommato intelligente.
Dopo tutto, date le pesanti critiche mosse al fantomatico Wellness Program, fare finta di niente per la WWE sarebbe suonato come una gigantesca ammissione di colpa, e visto che tanto sta facendo la compagnia per mostrare a tutti che ci tiene davvero ai suoi atleti (indipendentemente dal fatto che sia o meno vero…), accettare o meno di prendere parte al programma non era nemmeno una scelta. Obbligo suona più appropriato.

Cena così si presenta, cappello in testa e braccio fasciato, per un'intervista durata all'incirca tre quarti d'ora. Della quale, però, la CNN ha tenuto giusto una manciata di minuti. Quelli migliori? Beh, dipende dai punti di vista.
Perché si parte subito col botto: “Signor Cena, lei ha mai preso steroidi?”. Secca la risposta dell'ex campione: “Absolutely not”.
Assolutamente no, dice Cena. Noi possiamo credergli o meno, il punto non è questo. Il punto è che, evidentemente insoddisfatta della risposta, la giornalista è ritornata sull'argomento con costante frequenza, sperando forse che Cena si rimbecillisse del tutto e di colpo tirasse fuori dalla tasca le pillole, le dicesse “certo che sì, vuol vedere come faccio?”, ne buttasse giù un centinaio e poi cadesse al suolo privo di vita. Tu chiamalo, se vuoi, giornalismo.
Cena, che al di là delle simpatie ed antipatie da ring deve essere un ragazzo non privo di senso umorismo, alla milionesima e sempre uguale domanda si è lasciato scappare un ironico “Potrei anche dirle di sì, tanto lei non potrebbe provarlo”.
Quale risposta avrà mai mandato in onda la CNN?

E così, da quarantacinque minuti di intervista durante la quale Cena ha provato a spiegare il business nelle sue infinite sfaccettature, tutto quello che ne ha ricavato la CNN è che l'ex campione di Raw nonché idolo dei più giovani potrebbe -cosa gliene frega a lui, dopo tutto- aver preso steroidi. Tanto nessuno può provarlo, nemmeno il Wellness Program WWE…

Per fortuna, o più probabilmente perché la WWE sapeva a cosa andava incontro, assieme alle telecamere della CNN c'erano anche quelle di Stamford, che hanno ripreso l'intervista per intero ed hanno potuto dimostrare al mondo dei mass-media americani in che modo la CNN aveva agito nei confronti di Cena e della compagnia (potete trovare entrambi i documenti su WWE.com –spoiler permettendo-).
La WWE, punta sul vivo, ha subito accusato la CNN di aver voluto attaccare personalmente Cena, cercando di dipingerlo al pubblico come un drogato piuttosto che un atleta, ma non credo sia questo il caso.
Era Cena, avrebbe potuto essere HHH o Orton oppure Trish Stratus, quello che la CNN voleva ed ha meschinamente ottenuto era poter far credere al pubblico che se sei un wrestler prendi per forza steroidi. Eh, se poi te lo dice uno famoso…
Non un attacco diretto a John Cena, ma un attacco malizioso e sporco alla WWE ed al mondo del wrestling in generale, mondo che da tempo immemore è indigesto alla stampa americana e che per qualche ragione le televisioni proprio non riescono a non criticare. Figuriamoci poi dopo un episodio tragico e clamoroso come quello che ha visto Chris Benoit come protagonista…

Ora, vista dall'esterno questa potrebbe sembrare una baggianata, un incidente televisivo che presto verrà dimenticato; e magari sarà davvero così. Ma solo perché questa volta la WWE è stata abbastanza scaltra da coprirsi le spalle, e soltanto perché davanti alla realtà dei fatti anche gli altri network e quotidiani, per quanto avversi al pro-wrestling, hanno dovuto dare ragione alla rabbia di Cena e criticare l'operato della CNN (la quale, davanti ad una formale richiesta di scuse, ha risposto con un laconico e abbastanza ridicolo “abbiamo scelto la risposta che ritenevamo più interessante”…). Cena ne esce a testa alta, la CNN molto meno, e la WWE ci sguazza dentro arrivando a sostenere che forse la CNN è abituata a lavorare sempre così, e la professionalità di cui si fanno tanto vanto è solo una misera chimera (affermazione plateale, siamo d'accordo, ma comprensibile dato il momento).

Ma se non ci fosse stata una telecamera di Stamford? Troppo facile, dopo, dire che non è vero e che si scherzava, quando la frittata è stata fatta e l'opinione pubblica ha già preso una decisione. Colpa di Cena? No di certo, alla centesima volta chiunque avrebbe perso le staffe. Il rischio, però, è stato grosso.
Perché una prossima volta potrebbero non esserci telecamere, potrebbero non esserci vie d'uscita, e la situazione potrebbe farsi quanto mai problematica.

Da un lato i network, sicuramente poco felici di trasmettere spettacoli ai quali prendono parte atleti che ammettono l'uso di sostanze vietate (fino alla morte di Eddie, va ricordato per dovere di cronaca, nessun wrestler attivo della WWE aveva perso la vita in dubbie circostanza, e subito dopo era stato istituito il Wellness Program che doveva proprio servire da metodo di controllo per evitare il ripetersi di simili tragedie…). Dall'altro gli sponsor, i tanto adorati distributori di dollari che sicuramente avrebbero da ridire nel vedere il loro prodotto associato ad un assuntore di steroidi e anabolizzanti vari. Poi la stampa, capace da sempre di far pendere l'opinione degli ascoltatori verso l'uno o l'altro lato della medaglia e da sempre in cerca di motivi per attaccare il wrestling. Ed in mezzo il wrestling stesso, purtroppo da troppi anni alle prese con morti premature e scandali di varia natura e sempre sul ciglio del burrone, in attesa di vedere da che parte tirerà il vento.

Da noi, probabilmente, non succederebbe nulla. Il calcio, sport italico per eccellenza, ha avuto i suoi giocatori dopati ed i suoi più o meno grandi scandali eppure sono ancora tutti lì a tirar calci ad un pallone. In America, però, funziona tutto in maniera diversa. Prendete Barry Bonds, fuoriclasse del baseball recentemente autore del nuovo record di home-run battuti in carriera. Salta fuori che lo accusano di aver preso steroidi, lui dice di no davanti al Congresso, qualcuno dice che ha mentito e che ci sono le prove ed adesso Barry rischia il carcere, rischia di vedere il proprio record cancellato e soprattutto non vedrà mai il suo nome inserito nella Hall Of Fame, nonostante i tabellini raccontino tutt'altra storia.
Perché gli americani a volte sono così, ingenui e leali, per i quali se vinci devi vincere pulito, altrimenti non conti nulla. Noi fan europei siamo forse più smaliziati, stentiamo a credere che da Orton e Batista per arrivare ai jobber di Heat nessuno assuma pillole di varia natura, e forse per questo certe notizie non ci scottano più di tanto. Ma noi siamo una minima percentuale nel mercato WWE, che ancora oggi deve i maggiori introiti al suolo statunitense, e non saremo certo noi a salvare la baracca.

Quello che, purtroppo, maggiormente stupisce e colpisce di questa vicenda, al di là di quelle che possono essere le sensazioni di ognuno riguardo al binomio steroidi/wrestling, è l'accanimento mediatico che la stampa americana ha riservato, e tutt'ora riserva, a questa disciplina, come se essa fosse un male tremendo che per forza deve essere debellato e cancellato dalla faccia della terra, indipendentemente dai mezzi che serviranno per raggiungere lo scopo. E se persino la CNN, universalmente riconosciuta come una delle migliori, se non la migliore, fonte d'informazione, si è messa a giocare sporco pur di infangare il wrestling, allora c'è qualcosa che davvero non funziona.
E se, come purtroppo già più volte sostenuto da fonti interne ed esterne, il Wellness Program fa acqua da tutte le parti e non svolge la sua attuale funzione, e se continueranno ad esserci troppe morti “inspiegabili” con il tacito assenso delle federazioni, allora forse è altrettanto lecito aspettarsi che, prima o poi, i mass-media raggiungano lo scopo di sotterrare il wrestling e chiudere la bara una volta per tutte.

Dopo tutto -non posso fare altro che domandarmi- se tutti piangono e si disperano quando scompare un lottatore, se tutti gridano alla tragedia ed invocano giustizia (anche se, purtroppo, questo accade soltanto con i wrestler più famosi…) quando è un beniamino delle folle a lasciarci le penne, perché casi come questo, casi che rischiano di far male al wrestling molto più di un pay-per-view con poche vendite o di una storyline sbagliata, passano del tutto inosservati?
Traete voi le vostre conclusioni…

For now The Game's over, a martedì prossimo.

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