WWE Vintage Critic – History Pack – Chapter 1

Ahhh, l’estate! Il sole, il mare… Afa, Sika, i condizionatori a più non posso, le zanzare, gli incendi nei boschi. Insomma, è quel periodo dell’anno che tutti attendono ma nessuno vuole uscir di casa. Proprio per questo, per prevenire la noia totale, eccomi qui a regalarvi un paio di minuti di lettura. Visto che l’estate è sempre il periodo legato alla storia su queste pagine, eccovi una nuova miniserie che andrà a rivedere quei PPV che hanno fatto la storia e che ogni fan WWE che si rispetti DEVE conoscere. Oggi partiamo subito con il botto e andiamo a parlare di quel PPV nel quale si disputò il match probabilmente più famoso della storia: King of the Ring 1998! Bando alle ciance, buttiamoci subito sulla nostra amata DeLorean targata WWE!


E come sempre vi ricordo: Dato che mi servo della versione del WWE Network, alcune cose potrebbero essere state censurate, rimosse o modificate. Quindi, se scoprite degli errori di completezza, prendetevela con la WWE. Chi trova errori di ortografia, è autorizzato a tenerseli come ricordo. Qualora invece foste di un parere diverso dal mio, non esitate a farmelo sapere. Mi fa piacere discuterne, inoltre nessuna opinione è quella “giusta” o “sbagliata” quando si parla di wrestling. Ed ora buona lettura e ricordate: Io sono il WWE Vintage Critic, e viaggio nel tempo al posto vostro.

King of the Ring – 28 giugno 1998 – Civic Arena di Pittsburgh, Pennsylvania

Gli spettatori presenti sono 17.087. Al commento, ci sono JR e Jerry Lawler, mentre quelli spagnoli sono Carlos Cabrera e Hugo Savinovich. Con 385.000 acquisti, non è di certo un gran successone, messo a confronto con numerosi altri PPV, soprattutto in piena Attitude Era. Anche perché il torneo King of the Ring stesso è praticamente ridotto a soli tre match, molto probabilmente perché non importava a nessuno. Il torneo King of the Ring è sempre stato un concetto interessante, ma fatta eccezione per quelli del ’94 e del ’95, non ricordo nessun premio assegnato al vincitore oltre alla corona. Nel 1994, Owen Hart ricevette una Title Shot contro il fratello, il ché ci regalò un classico imperdibile a SummerSlam 1994. Nell’anno successivo invece, Vince McMahon era nel suo periodo di calore, ed ecco perché a vincere il torneo fu Mabel che poi andò a sfidare Diesel a SummerSlam 1995 in quello che è di fatto uno dei main event più brutti della storia del secondo PPV più importante dell’anno. Ma torniamo a quest’edizione, dove i match più attesi erano senza dubbio il main event, che era un First Blood Match tra Stone Cold Steve Austin e Kane, mentre l’altro match altrettanto atteso era quello che rese famoso il PPV: The Undertaker contro Mankind in un Hell in a Cell Match. In questo periodo le faide tra Austin, Undertaker, Kane e Mankind si intrecciarono parecchio, senza togliere la faida che definiva l’epoca: quella tra Austin e il Chairman Vince McMahon. Per l’appunto, metterlo in un First Blood Match contro Kane fu proprio una mossa di Vince che voleva rendere la vita impossibile a 3:16, perché come avrebbe dovuto fare per far sanguinare un mostro mascherato? Ma parliamone più avanti.

Ad aprire le danze troviamo Kaientai (Funaki, Men’s Teoih e Dick Togo) che devono vedersela con i Headbangers (Mosh e Thrasher) e Taka Michinoku. Da notare che Taka, in questo periodo, non faceva parte dei Kaientai. Bisogna tenerlo a mente perché, se io dico Kaientai, tu pensi sempre solo a Taka e Funaki (INDEEEEEED), giusto? Alla fine, la spunta Taka con la sua Michinoku Driver proprio sul futuro compagno dopo 6:44.

Verdetto: *** – Match semplice, senza infamia né lode. Poco da dire.

Solo il secondo match è parte del torneo vero e proprio, che inizia con la prima semifinale. Ken Shamrock, che nei quarti ha battuto Mark Henry, se la vede con Jeff Jarrett, che a sua volta, ha sconfitto Marc Mero per arrivare qui. Il match vede l’intromissione di Tennessee Lee, manager di Double J. Entrambi prendono di mira la caviglia dell’avversario, che è maledettamente over. Alla fine, però, Shamrock si riprende e va a segno con la sua Ankle Lock, con la quale batte Jarrett dopo 5:29.

Verdetto: ** ½ – Come di consueto nell’Attitude Era, la maggior parte dei match sono brevi e carichi di overbooking, questo purtroppo non fa eccezione, anche se in questo caso, non si tratta di run-in vero e proprio. Peccato per le doti delle due superstar, che erano ovviamente capaci di molto di più, ma tant’è.

Sotto con la prossima semifinale, che vede contrapposti The Rock e Dan Severn. Rocky aveva sconfitto Triple H nei quarti, mentre Dan Severn aveva avuto la meglio su Owen Hart. Rocky era in pieno periodo da heel. Arriva la Nation of Domination in aiuto del futuro People’s Champion, con Kama Mustafa e Mark Henry che distraggono l’arbitro, mentre D’Lo Brown va a segno con la Frog Splash su Severn, che regala la vittoria a The Rock dopo 4:25.

Verdetto: ** – Purtroppo anche questo match è molto affrettato e non coinvolge quasi per nulla il pubblico. L’overbooking lascia lo zampino anche qui, quindi è comprensibile che quasi nessuno si ricordi quest’incontro.

Questo risultato significa che The Rock andrà ad affrontare Ken Shamrock in finale. Questi due si sono incontrati parecchie volte nel corso dell’anno e la faida non era ancora finita.

Il match successivo è un tag team match tra Too Much (Brian Christopher e Scott Taylor) e il loro avversario Al Snow che ha come partner… HEAD, la sua testa di manichino che lui vede come una persona a tutti gli effetti. Too Much saranno presto famosi con il nome di Too Cool (Scotty Too Hotty e Grandmaster Sexay) quando saranno affiancati da Rikishi e diverranno uno dei tag team più over dell’era. Ad arbitrare questo match, c’è Jerry Lawler, che è il padre di Brian Christopher. Anche in questo match, non è da meno l’overbooking, in questo caso si tratta di Jerry Lawler che si rifiuta di contare diversi pin di Al Snow. Nel finale, Christopher attacca HEAD su una bottiglietta di shampoo che poi usa come “corpo” per schienare la testa. Il match termina dopo 8:26 a favore degli heel.

Verdetto: ** ¾ – Sono indeciso se ridere per la creatività o piangere per la stupidità di questo match. Ma c’era da aspettarsi una cosa del genere, perché l’idea di Snow era proprio quella che HEAD non potesse essere schienato, ma l’escamotage di Brian Christopher è stato inaspettato.

Continua la faida tra Nation of Domination e Degeneration X: nel prossimo match si affrontano X-Pac e Owen Hart. Mark Henry irrompe nel match a favore di Owen, ma arriva Vader a contrastare The World’s Strongest Man. Vince McMahon sta avendo le palpitazioni a vedere questo scontro. Owen chiude X-Pac nella Sharpshooter, ma arriva Chyna che atterra il King of Harts con una DDT mentre l’arbitro non vede, permettendo a X-Pac di schienare l’avversario dopo 8:30.

Verdetto: *** – Le capacità delle due superstar si vedono bene in questi 8 minuti, anche se l’overbooking disturba parecchio il flusso del match. Ciononostante, sono bastati a constatare che Owen fosse uno dei migliori di sempre sul quadrato. Quanto a Sean Waltman, qui già cominciava a stancare, ma faceva ancora piuttosto bene sul ring.

Il prossimo match è l’unico titolato oltre al main event. I New Age Outlaws (Billy Gunn e Road Dogg) difendono i titoli di coppia dall’assalto del Midnight Express (Bodacious Bart e Bombastic Bob), che sono accompagnati da Jim Cornette. Bodacious Bart è meglio ricordato col nome di Bart Gunn, storico partner e “fratello” di Billy, suo avversario in quest’occasione, mentre Bombastic Bob altri non è che Bob Holly. Il match non è male, con l’anello debole vistosamente Bodacious Bart. Cornette cerca di aiutare i suoi protetti, ma arriva Chyna in aiuto dei compagni di stable. La spuntano gli Outlaws dopo aver schienato Bombastic Bob dopo 9:34.

Verdetto: ** ½ – Egregia prestazione dei campioni, un po’ meno, invece, quella degli sfidanti. Poco da dire anche qui, onestamente nessuno credeva anche minimamente che gli Outlaws potessero perdere i titoli.

È ora della finale del torneo. Si affrontano i rivali Ken Shamrock e The Rock. Al tavolo di commento si accomoda Triple H, mentre Chyna si aggiunge al commento spagnolo. Assistiamo ad un match competitivo e – guarda guarda – senza alcune intromissioni illecite. Dopo 14:09, Rocky cede nella Ankle Lock e Shamrock diventa il King of the Ring 1998!

Verdetto: *** ¾ – Finalmente un match buono e da rivedere con piacere. Le capacità dei due lottatori erano indiscusse, inoltre avevano buona alchimia. Con qualche minuto in più, ne sarebbe potuto venir fuori un gran match, ma va bene anche così. Ora, quando pensate a The Rock che in un promo dice: “The Rock has done it all!”, ricordate sempre che non è mai riuscito solamente a vincere il torneo King of the Ring. Dal punto di vista odierno, non potrebbe fregarcene di meno, ma ricordiamoci che questo PPV era uno dei “Classic Five” tra il 1993 e il 2002.

È ora del co-main event della serata. Se non lo avete fatto finora, allacciate le cinture, perché c’è molto da dire su questa contesa! Stanno calando la gabbia, è ora di “Hell in a Cell”!

Per cominciare, arriva Mankind armato di sedia. Prima di entrare nella gabbia, si ferma esitante e lancia uno sguardo sulla cima della struttura. Dopodiché, lancia sù la sedia e inizia ad arrampicarsi.

Mick Foley racconterà negli anni a venire quanto segue: Aveva visto varie volte il match inaugurale tra Undertaker e Shawn Michaels. Parlando con Terry Funk su come potesse fare a far qualcosa di innovativo, Funk gli avrebbe scherzosamente detto “Dovresti farti lanciare giù dalla gabbia!” Quando Foley presentò l’idea a Undertaker, questi avrebbe risposto: “Che vuoi, morire?” Ciononostante, Undertaker assentì con riluttanza allo spot e ci si accordò di iniziare il match sul tetto della gabbia. Arrivato di fronte ad essa, Foley ebbe un lieve attacco di panico e pensò: “Ma in che guaio mi sono messo?”

Mankind sale sul tetto, dopodiché arriva il Deadman, che come nessuno sapeva, aveva un piede rotto. Taker si arrampica a sua volta sulla gabbia e non arriva ancora in cima che viene subito preso di mira dall’avversario. Inizia un botta e risposta tra i due storici avversari che non hanno mai concluso la loro faida che persisteva dal 1996. Il match non è ancora arrivato ad un minuto di durata che il tetto comincia a cedere sotto il peso dei due. Taker inizia avere la meglio e la rissa si sposta fino ad arrivare all’abisso che dà sul lato dei commentatori. In un breve momento si può notare come Foley sussurri qualcosa verso il Phenom, che fino all’ultimo momento è indeciso se eseguire lo spot, ma poi lo afferra e lo LANCIA GIÙ DALLA GABBIA! MANKIND SFONDA IL TAVOLO DI COMMENTO E FINISCE AI PIEDI DI JR E LAWLER!

JR: “GOOD GOD ALMIGHTY!!! GOOD GOD ALMIGHTY!!! THEY KILLED HIM!!! (pausa) AS GOD IS MY WITNESS, HE IS BROKEN IN HALF!!!”

A rendere ancora più memorabile, fu senza dubbio il commento di Ross, mentre il pubblico urlava in estasi per questo spot, anche se nessuno sapeva se qualcosa fosse andato storto o meno. Undertaker rimase immobile per un bel pezzo, convinto che Foley fosse morto. Fatto sta che il buon Mick perse davvero conoscenza per qualche secondo, lacerato dal forte dolore. Credo che chiunque abbia visto questo volo da parte di Mankind. A WrestleMania 32 Shane McMahon cercherà di eguagliare questo momento, lanciandosi da soli da una gabbia ancora più alta, mancando lo stesso Undertaker e sfondando il tavolo di commento, ma quello che rimarrà per sempre nella memoria collettiva, è sempre il volo di Mick Foley.

La gabbia viene tirata su con Taker ancora sul tetto perché arrivano gli EMT con tanto di barella. Caricano Foley su di essa e lo portano via. Undertaker inizia a scendere dalla gabbia, convinto che la contesa sia finita, ma sotto l’esplosione della folla, Mick Foley si rialza e torna verso il ring senza maschera. Taker lo vede e torna sul tetto, mentre Mankind si arrampica a sua volta dall’altro lato. I due si scontrano di nuovo sul tetto. Anche questa volta, Taker ha la meglio e afferra Mankind per il collo. Taker va a segno con un Chokeslam, ma il tetto della gabbia cede e MANKIND SFONDA IL RING! Come se non bastasse, la sedia che Foley aveva portato sul tetto ad inizio match, viene giù a sua volta grazie al tetto aperto e si schianta sulla faccia di Mick, sfracellandogli un dente che gli attraversa il labbro e finisce dentro il suo naso.

JR: “GOOD GOD! GOOD GOD!!!”

Lawler: “That’s it, he’s dead!”

JR: “SOMEBODY STOP THE DAMN MATCH!!! ENOUGH IS ENOUGH!!!”

Questa caduta non era stata pianificata, il tetto aveva semplicemente ceduto sotto l’impatto di Mick Foley, che non era certo tra i più esili del roster. Foley stesso dirà più avanti negli anni che fu una gran fortuna che il tetto non fosse stabile quanto lui avrebbe voluto perché non riuscì a prendere il Chokeslam in modo appropriato. Se però lo avesse fatto, dopo l’apertura del tetto si sarebbe capovolto in aria e si sarebbe schiantato per terra con la testa, rimanendo sicuramente ucciso.

Arrivano subito gli EMTs insieme a Sgt. Slaughter e Terry Funk, che constatano che Foley ha perso conoscenza. Taker entra nella gabbia e attacca Terry Funk, rifilandogli un Chokeslam che fa perdere le scarpe alla leggenda.

Secondo Mick Foley, questo fu un modo per guadagnare tempo che permettesse a Mick di riprendersi. Foley avrebbe poi ripreso conoscenza, chiedendosi di chi fossero le scarpe. Mentre si rialzava, Taker gli avrebbe sussurrato “Go home!” che è un modo conciso per dire che la contesa si chiude qui. Ma Foley gli avrebbe detto di no.

Taker si prepara per andare a segno con la sua Old School, ma Foley si lancia sulle corde, facendo cadere Taker. Poi si accascia nell’angolo e si volta verso la telecamera per sorridere. A suo dire, voleva fare una smorfia sadica, ma quello che ne viene fuori è un’immagine per l’eternità che ci ricorda la leggenda che è Mick Foley.

JR: “And he’s smiling! He is SMILING!!!”

Mick schianta Taker contro la rete, poi cerca di sollevare i gradini d’acciaio, fallendo nel tentativo a causa dei troppi dolori. Quindi è Taker ad attaccare l’avversario con i gradini. Continua ad infierire su Mankind, poi si lancia con un Suicide Dive, ma Mankind si scansa e Taker finisce con la testa contro la rete della gabbia. Mankind ci crede e continua ad attaccare l’avversario, raschiandogli la faccia contro la rete metallica. Taker inizia a sanguinare copiosamente. Tornati sul ring, Mankind va a segno con un Piledriver sulla sedia! 1, 2… no! Mankind appoggia la sedia sulla faccia del Phenom e va a segno con un Legdrop! Ma anche stavolta non basta a schienare il Lord of Darkness. Mankind continua a sorridere e va a segno con la sua Double Arm DDT, poi esce dal ring e si mette a frugare sotto di esso. Tira fuori un sacchetto con delle puntine da disegno che sparge prontamente sul ring. Prova di tutto per farci cadere sopra l’avversario. Taker tenta un comeback, ma Mankind va a segno con la Mandible Claw, con la quale ha sconfitto il Deadman parecchie volte in passato. Taker sembra soccombere alla devastante mossa finale, ma si mette Mankind a cavalcioni e si lascia cadere all’indietro e Mankind finisce sulle puntine da disegno!!! Come se non bastasse, si rivolta in esse dolorante.

JR: “GOOD GOD ALMIGHTY!!! HE’S A HUMAN PINCUSHION!!!”

Foley sembrava non conoscere limiti al dolore e l’idea di rivoltarsi nelle puntine da disegno gli venne spontanea.

A Undertaker non basta e va a segno con un CHOKESLAM SULLE PUNTINE DA DISEGNO! Ciononostante, Mankind continua a rialzarsi.

JR: “OH MY GOD! WHAT ELSE CAN BE DONE? WHAT ELSE WILL THE UNDERTAKER DO TO MANKIND???”

Mankind si ostina a non voler stare giù. Undertaker ne ha abbastanza e va a segno con il Tombstone, e questa volta basta a mettere fine al calvario di Mankind durato 17:38. Dopo questa prestazione, entrambi – e soprattutto Mick Foley – passano alla storia come due dei migliori di sempre.

Verdetto: ***** – La valutazione va vista sotto punti di vista diversi e non solo dal punto di vista del lottato. Questo è senza dubbio il match più famoso mai visto. Grande anche il contributo di JR che urlava a perdifiato. Quando dicono “Foley is God”, questo è il match per eccellenza che dimostra il perché. I dolori ai quali si è sottoposto per l’amore di intrattenere i fan, sono stati atroci e lui non fa altro che ripeterlo. Tuttora, quando va nelle scuole a parlare di bullismo o di uno dei suoi libri, lui è solito iniziare la fase delle domande in questo modo: “Qualche domanda?” – tutti alzano la mano – “Sì, mi sono fatto malissimo quando Undertaker mi lanciò dalla gabbia!” – metà delle mani si riabbassano. Nel backstage, Vince McMahon avrebbe detto a Mick Foley: “Mick, non so dirti quanto io e la compagnia apprezziamo quello che hai fatto per noi questa sera. Ma non voglio MAI più vedere una cosa del genere, intesi?”

Ecco quanto ha avuto da dire su questa contesa il mio amico e collega Mattia Borsani:

“L’Hell in a Cell di King of the Ring 1998 ha segnato, per molti versi, l’apice di quella “Attitude Era” WWE che aveva spinto sempre più in là i limiti sia sul ring che al microfono- Infatti mai più ci si spinse così in là nella federazione di Stamford in termini di spot così poco protetti ed “estremi”.”

Non posso che dar ragione a Mattia. Questo è e sarà per sempre uno dei match più estremi targati WWE. Ecco cosa ne pensano Undertaker e Mick Foley nella loro riflessione più recente.

Dopo questa cannonata eterna, è ora del main event. Il campione Stone Cold Steve Austin difende la WWF Championship dall’assalto di Kane in un First Blood Match.

Il match è abbastanza buono, un avanti e indietro che racconta la storia di Austin che cerca uno stratagemma per far sanguinare l’avversario mascherato. Nel bel mezzo del match, viene calata la gabbia del match precedente. Poi viene rielevata, nel frattempo arriva Mankind a dare man forte a Kane. Cioè, come se non bastassero le mazzate che ha preso solo pochi minuti fa, questo torna sul ring e continua a combattere. Nonostante sia heel, il pubblico non può che acclamarlo. Dopo il suo arrivo, la gabbia viene calata un’altra volta, mettendo Austin di fatto agli estremi dovendo combattere due avversari di alto calibro. Poco dopo, sotto un boato del pubblico arriva The Undertaker munito di sedia. In questo istante, per la prima volta nella serata, si nota palesemente che ha dei problemi al piede. Taker entra nella gabbia e ripristina la parità numerica, attaccando Mankind. Nel momento chiave del match, Mankind riesce a schivare un colpo di sedia e Taker schianta la sedia in faccia a Stone Cold, aprendogli una ferita. Austin continua ad attaccare Kane e sta quasi per riuscire nell’intento di farlo sanguinare, ma l’arbitro si accorge della ferita di 3:16 e quindi aggiudica la vittoria a Kane, che conquista per la prima volta il titolo WWF! Il match è durato 15:58.

Verdetto: *** ¾ – È stato un match coinvolgente con buona psicologia e una buona storia raccontata. Ma in questo sappiamo che Austin fosse un grande. La stipulazione è perfetta per un brawler come lui, che nel 1997 fu costretto a cambiare stile di lotta dopo il suo grave infortunio. L’overbooking non è mancato nemmeno qui, ed è pure stato decisivo. Il regno titolato di Kane durò solo 24 ore, ma rimase sempre nel giro titolato fino ad arrivare alle Survivor Series dello stesso anno. Conclusione buona ma inaspettata, perché se vai a mettere l’uomo di punta in un match “against all odds”, quello poi DEVE vincere il match, ma va bene così perché questo portò poi ad una faida a 3 tra Austin, Taker e Kane, che fu una bella storyline.

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Diciamoci la verità: questo PPV è ricordato SOLO ed esclusivamente per l’Hell in a Cell. Tutto il resto era tipico dell’Attitude Era: poca roba memorabile, la storia la facevano gli episodi di Raw. La vittoria di Kane servì di fatto solo ad aggiungere il regno titolato al suo palmares. Tra i finalisti del torneo, fu The Rock quello che fece strada, e non Shamrock. Undertaker e Mankind non si rincontrarono mai più in un big match dopo quello di questa sera, fatta eccezione per alcuni tag team match tra Unholy Alliance e Rock ‘n Sock Connection un anno dopo. Dello show nessuno ricorda niente, eppure tutti sanno che cosa è successo il 28 giugno 1998 a Pittsburgh. Foley continuò a stupire il pubblico per altri 2 anni, prima di ritirarsi dal lottato. Ma la sua prestazione nel match di stasera lo ha reso immortale.

Verdetto finale: 6,5 / 10

Lo show non era tanto buono, arrivando appena appena alla sufficienza, ma per chi non lo avesse ancora fatto, consiglio vivamente di andare a vedere IL Hell in a Cell Match per eccellenza. Se questa serie vi piace, fatemelo sapere! Sono anch’io parte del gruppo su Telegram!

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A voi la scelta: qual è il prossimo evento che volete che io vi faccia rivivere? Comunicatemelo entro martedì su tutti i canali che volete! A presto e buone vacanze a tutti!

Io sono il WWE Vintage Critic, e viaggio nel tempo al posto vostro!

Scritto da Fabio Barbuscia
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