Piper’s Pit#44 – La notte dei sopravvissuti

Bentornati ad un nuovo appuntamento con il Piper’s Pit! Domenica si terrà l’edizione 2020 delle Survivor Series, che darà il saluto finale alla carriera trentennale dell’Undertaker. E in questo editoriale andiamo appunto ad analizzare la storia delle Series.


Cresciuto con il wrestling degli anni ’80 devo ammettere che sono sempre stato affascinato dalle Survivor Series, uno dei due eventi dei “Big 4” (insieme alla Royal Rumble) ad essere caratterizzato da incontri che si tengono esclusivamente in questo evento. La possibilità di vedere amicizie estemporanee, tradimenti improvvisi e, in generale, quel senso imminente che potesse capitare una qualche sorpresa da un momento all’altro rendeva il tutto imperdibile. Poi, nel corso degli anni, la WWE è sembrata perdere sempre più interesse verso questo ppv, tanto che aveva annunciato che l’edizione del 2009 sarebbe stata l’ultima. Poi per fortuna così non è stato e negli ultimi anni le Series hanno trovato nuova linfa vitale, tanto che appunto l’edizione 2020 è costruita sulla’hype della presenza del Phenom.

La prima edizione delle Survivor Series ebbe luogo nel 1987 e fu caratterizzata esclusivamente da incontri ad eliminazione, che caratterizzano appunto il format dell’evento. Nel main event fu messa in piedi una sorta di rivincita di WrestleMania III, con la squadra capitanata da Andrè the Giant che ebbe la meglio su quella capitanata da Hulk Hogan. L’anno successivo le Series invece posero le basi per la futura rivalità tra Randy Savage ed Hulk Hogan, capitani della stessa squadra. L’edizione conclusiva del decennio invece consacrò The Ultimate Warrior che si sbarazzò della Heenan Family.

L’edizione del 1990 passerà invece alla storia per uno degli eventi più trash della federazione: The Gobbledy Gooker che danza con Mean Gean! Oltre che, ovviamente, per l’esordio di The Undertaker, vero pilastro da sempre di questo ppv. L’anno successivo vedrà per la prima volta un incontro non ad eliminazione, con il Taker che sconfisse Hogan. Nel 1992 la WWF iniziò a dare sempre meno enfasi agli incontri ad eliminazione (solamente uno), mentre il main event vide Bret Hart sconfiggere Shawn Michaels. Il 1993 invece pose le basi per una epica rivalità, quella tra Undertaker e Yokozuna. Nel 1994 appunto si ebbe il culmine della loro rivalità, con la vittoria del Phenom, grazie anche alla presenza di Chuck Norris. L’edizione successiva fu piuttosto anonima, con Bret Hart che ebbe la meglio nel main event su Diesel. Trend negativo che si ripetè pure nel 1996, che vide Sycho Sid sconfiggere Shawn Michaels. L’edizione 1997 invece sarà ricordata per sempre nella storia da qualsiasi appassionato di wrestling, visto che accadde il celeberrimo “Screwjob di Montréal”, con protagonisti Michaels, Hart e Vince McMahon. Su pochi eventi nella storia del wrestling si è scritto di più. Nel 1998 non si tenne nemmeno un incontro tradizionale ed eliminazione, ma il ppv fu costruito sul torneo per assegnare il WWF Championship, che finirà nelle mani di The Rock. Il millennio si concluderà con un’edizione che vedrà Chyna sconfiggere Chris Jericho per il titolo intercontinentale.

Gli anni duemila si aprirono con un ppv non particolarmente entusiasmante, caratterizzato dal main event tra Steve Austin e Triple H. L’edizione 2001 vedrà la fine della storyline dell’Invasion da parte dell’Alliance di Shane McMahon alla WWF del padre, con la vittoria che arriderà a Vince. Il ppv del 2002 invece passerà alla storia perchè vi si disputerà il primo Elimination Chamber match, con la vittoria di Shawn Michaels. Nel 2003 altro evento storico, quando il Team Bischoff sconfisse il Team Austin, allontanando Stone Cold da Raw e dalla WWE. L’edizione successiva contribuì alla consacrazione di Randy Orton, il cui team sconfisse quello del suo mentore Triple H. Nel 2005 si sviluppò la faida tra SmackDown! e Raw, con i primi ad avere la meglio grazie al Legend Killer. L’anno successivo si disputò un’edizione senza particolari picchi, con Batista a sconfiggere King Booker nel main event. Nel 2007 invece si ebbe la consacrazione di Batista, che uscì vincitore da un Hell in a Cell match contro The Undertaker. L’edizione 2008 fu caratterizzata dalla presenza anche di membri della neonata ECW, mentre nel main event John Cena ebbe la meglio su Chris Jericho. E così si arriva al 2009, con l’edizione che avrebbe dovuto porre la fine ad un format che sembrava ormai obsoleto: ancora John Cena comunque uscì vincitore dal main event.

Il decennio successivo invece vede ancora la presenza di Survivor Series nel calendario, anche se non accade davvero nulla di memorabile da ricordare, anche perchè la sfida del Nexus alla WWE finisce con un nulla di fatto, visto che Wade Barrett viene sconfitto da Randy Orton. Il 2011 invece vide insieme la coppia John Cena e The Rock, pronta a porre le basi per la futura rivalità. L’edizione 2012 invece vedrà il trionfo di CM Punk, capace di avere la meglio su Cena e Ryback. L’anno successivo davvero poco da segnalare, con Randy Orton che batte Big Show nel main event. L’edizione 2014 invece passerà alla storia perchè ha visto la prima apparizione nella compagnia di Stamford da parte di Sting. Sappiamo tutti poi quanto il suo stint in WWE sia stato tutto tranne che esaltante, ma quella sera fu davvero emozionante. Il 2015 finì a sorpresa, con Roman Reigns privato immediatamente del titolo appena conquistato da parte di Sheamus che incassò il Money in the Bank. Il 2016 invece venne caratterizzato dall’ennesimo fallimentare tentativo da parte della WWE di mettere in piedi un qualcosa di decente tra Goldberg e Brock Lesnar. L’anno successivo invece il Team Raw ebbe la meglio sul Team SmackDown. Supremazia tra l’altro rispettata nel 2018, con un dominio ancora più totale. E così arriviamo al 2019, con la presenza anche del roster di NXT, che addirittura vincerà la competizione a tre.

Insomma, in questo nostro viaggio nel tempo abbiamo potuto constatare quanto le Survivor Series abbiano subito una sorta di montagne russe, passando da picchi altissimi ad edizioni decisamente dimenticabili. E nonostante tutto sono ancora qui nel 2020 e chissà che magari domenica non ci possano regalare qualcosa della quale parleremo tra molti anni.

Appuntamento al mese prossimo!

“I have wined and dined with kings and queens and I’ve slept in alleys and dined on pork and beans”.

Roberto Johnny Bresso
Roberto Johnny Bresso
Appassionato di calcio, golf, musica e sottoculture, seguo il wrestling dagli anni '80. Sull'argomento ho pubblicato il libro "Storie dalla terza corda".
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