Gorilla Position #34 – 50 sfumature di MJF

Gorilla Position

Qualche tempo fa, nel The Whole Damn Show, parlavo del pizzico di delusione post Forbidden Door per la mancata evoluzione del personaggio di MJF. A più riprese, abbiamo detto che dopo ottime storyline che potevano aprirlo a nuove dimensioni, si era sempre deciso di tornare indietro. E di rimanere consolidati su quella base che però tutti già conosciamo. MJF è il Diavolo, MJF è l’heel cinico e baro, MJF ti tradirà sempre e comunque. Anche quando credi che tutto stia cambiando, come nel percorso fatto con William Regal che poteva portarlo ad un turn face, alla fine il Diavolo ci mette sempre lo zampino. O l’anello, in questo caso.


E il problema in tutto questo stava secondo me nella necessità di voltare pagina, perché questo esigeva il racconto. Eravamo arrivati a un punto in cui le aspettative su se stesso, i fallimenti e le porte in faccia avevano generato una sete di rivincita coronata con successo dalla vittoria titolata. In modalità su cui possiamo discutere, ma morale della favola MJF ha dimostrato al mondo di essere il campione. Di essere Better than you, and you know it. Da qui, secondo me, era necessario cambiare registro. Far sì che il suo personaggio crescesse armonicamente e organicamente con la consapevolezza raggiunta. Ero insicuro a causa delle mie ripetute sconfitte? Ora ho vinto. Il campione sono io, la stella sono io. Lo dicono tanti se non tutti, non sono più solo io a dirmelo da solo.

Devo cambiare, devo crescere, devo evolvermi. Devo far vedere al mondo che non ho perso quella sete di conquista e che ora che ho la cintura sono io che domino. Invece, per la seconda volta, si è rimasti bloccati e si è scelto di ripercorrere il pentagramma su note già conosciute. Le “fatiche di Danielson” analoghe ad altri illustri predecessori, settimane di chiacchiere e cheap heat, l’essere quasi macchiettisticamente costretto a concedere title shot perché altrimenti il pubblico mi dà del codardo. E capirai. Fino a Forbidden Door, Tanahashi, una vittoria soft, sempre macchiata dal sotterfugio, contro un wrestler che mai potrebbe impensierirlo. Ad MJF sta mancando una prestazione realmente dominante, da campione. Che possa portarlo su un livello di Cerebral Assassin memoria, ruolo che è perfettamente in grado di ricoprire.

Ma a sparigliare le carte è arrivato Adam Cole. Il compagno di tag che non ti aspetti, il rivale che diventa amico, senza smettere di essere rivale. La loro storyline è incredibilmente divertente, i loro segmenti sono tutti riuscitissimi e stanno portando sempre più in là il confine tra “so che fingono” e “però in fondo stanno bene insieme”. E questo ha portato Maxwell fuori dal canonico insulto al pubblico per 5 o 6 giri di orologio. Gli ha regalato respiro, aria nuova e fresca, ulteriore poliedricità. E la grandezza di MJF si vede anche nel fatto che ogni volta che inizia qualcosa di diverso, ci sono una quantità innumerevoli di potenziali sbocchi narrativi cui può puntare.

Aprendo i libri di storia, stiamo di fatto rivivendo un Kurt Angle con Brock Lesnar, con la torta al posto del latte. Oppure un Mankind con The Rock, seppur con personaggi diversamente calibrati. MJF è l’heel, tutti sappiamo che prima o poi tradirà Cole. Ma se invece si rendesse per la prima volta conto di avere un amico? Proprio lui che ha sempre detto di aver ricevuto solo delusioni, di essere stato abbandonato da tutti. E se ora a furia di giochetti e “marachelle” pensasse che però a me questo Adam piace proprio? Non ne faccio mistero, MJF riesce a farsi tifare da heel, adorerei vederlo face.

Perché è talmente fenomenale, in ring ed extra ring, che pop corn, patatine e divano e mi godo lo show di un MJF face a furor di popolo. Combattendo ogni settimana, facendo sentire la sua presenza, stavolta positiva. Non condita da un “volete che combatta ogni settimana? Siete pazzi?”, ma dall’abitudine a vederlo on screen. Cosa che peraltro sta già succedendo in maniera del tutto naturale.

Con magari un successivo nuovo turn heel nel rendersi conto che si sta rammollendo a fare l’amicone. O scenari di questo tipo. E se invece fosse Cole a tradire? Lui che questo percorso di fatto l’ha già compiuto, ha ottenuto il massimo come heel, ha subito un grave infortunio, ha guardato gli altri dai box. E ora la sua luce è oscurata dal campione. Che non è riuscito a battere, come detto nel promo dell’annuncio di loro due come tag team. Adam Cole che volta le spalle all’amico rendendosi conto che lui è migliore. Vincendo con l’inganno il titolo, per esempio, ripagando MJF della sua stessa moneta. E aprendo per lui una riflessione doverosa su cosa vuole fare da grande. Su come ricostruirsi, eventualmente su come ritrovare il Diavolo.

Insomma, sia quel che sia, la dinamica Cole-MJF è ciò che di più interessante sta offrendo la AEW in questo periodo. Nell’auspicio che possa portare davvero a qualcosa di più per entrambi, per questo mese il Gorilla finisce qui. A presto!

Scritto da Andrea Samele
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