The Codebreaker #9 – Quando il wrestling rappresenta la realtà

The Codebreaker

Nella prima puntata di Raw successiva alla rivolta dell'universo WWE, fatta eccezione per il pubblico, nei confronti di HHH in versione Direttore Esecutivo, abbiamo assistito ad un monologo verbale che ha visto protagonisti John Cena, Sheamus, CM Punk e appunto HHH, una decina di minuti in grado di sintetizzare al meglio molti sentimenti, numerosi stati d'animo e svariate sfaccettature della vita di tutti i giorni.


Cominciamo da HHH. L'ex boss dell'Evolution si è inizialmente mostrato indeciso tra la volontà di proseguire nel proprio operato dirigenziale e l'idea di lasciare spazio ad un successore gradito all'intera federazione; il tentennamento è però durato pochi attimi. Appena constatato l'apprezzamento ribadito dal pubblico, la grinta, la voglia di non mollare, il desiderio di sfidare una quasi totalità del parco lottatori (e non solo) in rivolta hanno avuto la meglio su tutto. In molte occasioni ha evidenziato che il bene della federazione deve avere la precedenza su qualsiasi altra cosa, beh per chi lavora in WWE il suo operato dirigenziale non lo stava garantendo (peccato che molti facevano parte di quel Nexus che terrorizzò per mesi la federazione), eppure la sicurezza nelle proprie capacità, stavolta esterne al ring, l'ha portato a guardare altrove, al di là di ogni ostacolo, confermando personalità, carisma, ma anche egocentrismo e testardaggine. La maggioranza non necessariamente deve essere dalla parte della ragione, ma forse qualche maggiore ammissione di colpe sarebbe stata gradita a molti.

John Cena. Si può riempirlo di critiche per il suo stile di lotta, per il genere di wrestling che rappresenta e le caratteristiche del proprio personaggio, ma la lealtà è sempre in prima fila e raramente opta per l'incoerenza. Non ha nascosto le colpe di HHH, gli errori che hanno contribuito a spingere il 90% dei lottatori a rivoltarsi contro il potere, ma, come ha ripetuto più volte, ama il wrestling caos, del resto stiamo parlando pur sempre di lotta, chi lavora e chi sale sul ring WWE deve lasciarsi trasportare dalla passione per la disciplina e offrire uno spettacolo a chi è presente nelle arene e tutti coloro che seguono gli show e i ppv dalle proprie case in ogni parte del globo, a prescindere dal general manager anonimo e personaggi provenienti da Hollywood. Già, lealtà, correttezza, coerenza, passione, caratteristiche tipiche dell'attitude del leader della Cenation. L'altro lato della medaglia? Coerenza nell'appoggiare comunque le scelte della dirigenza, d'altra parte si sta sempre parlando dell'uomo immagine di Stamford, strumentalizzazione per portare una situazione caotica a proprio favore in termini di ulteriore stima da parte sia dei fans, magari ottenendo qualche applauso in più tra i suoi detrattori, che di HHH; visto il potere esercitabile dentro e fuori dal ring, avercelo dalla propria parte, o comunque non tra i principali nemici, può sempre portare qualche beneficio.

Sheamus, il nuovo Sheamus, un guerriero celtico apprezzato, acclamato dal pubblico che fino a pochi giorni prima lo derideva per il contrasto tra il rosso dei capelli e il bianco della pelle. Poteva piacere o meno, ma chi ama il wrestling non poteva non stimarlo e valutarlo in maniera sempre più positiva: può migliorare ancora al microfono, ma, parlando in termini strettamente d'azione, è un qualcosa di devastante. Poche parole, tanti fatti. HHH, a distanza di mesi, si è visto dinanzi un Sheamus profondamente cambiato, dal quale ha ricevuto parole di stima e rispetto non soltanto per quello che The Game ha rappresentato (e metterlo k.o. era necessario per farsi un nome) ma anche per la decisione assunta dall'ex direttore esecutivo di vendicarsi dando sfogo alla propria rabbia, schiantando il guerriero celtico su un tavolo e non rivolgendosi ad avvocati vari, oppure piangendo per mesi, strada invece percorsa recentemente da molti colleghi. Sheamus si è mostrato sincero, ha aperto il libro e ha letto il contenuto, la stretta di mano è stata la naturale conseguenza di un face to face forse impensabile fino a poco tempo fa, ma improntato su valori importanti. Attenzione però a non considerare Sheamus cambiato in maniera radicale: ovviamente l'orgoglio non si può nascondere e si è manifestato nel ricordare a HHH che, oggi come oggi, un'eventuale sfida tra i due terminerebbe con un successo a proprio favore.

Non poteva mancare CM Punk, il quale ha ammesso di rappresentare la fonte della rivolta popolare ai danni di HHH, ma il suo obiettivo non coincideva con l'ammutinamento e niente di simile. Ha parlato a lungo e ha lottato per avere un cambiamento, ma, alla fine come peraltro dichiarato qualche puntata fa, il feud con The Game è stato incentivato e caricato da chi tirava i fili nelle retrovie, entrambi sono diventate vittime e burattini di chi agiva alle loro spalle, scontrandosi e odiandosi non hanno fatto altro che appoggiare il lavoro del misterioso nemico comune. Il leader dello stile Straight-Edge in ritardo aveva capito che HHH non rappresentava il suo bersaglio, l'ex Direttore Esecutivo ha visto troppo spesso davanti a lui una mina vagante, una scheggia impazzita, piuttosto che una voce da ascoltare e comprendere. L'operato di CM Punk ha portato ad altro, non ha raggiunto lo scopo dichiarato a gran voce, ha invece fornito il là all'azione dei reali, o presunti destabilizzatori. Da parte di entrambi si sono riscontrate difficoltà nell'analizzare la situazione con sufficiente lucidità, sono emerse mania di protagonismo, ipocrisia, ma una quantità industriale di carisma, personalità e capacità di tenere il pubblico di ogni parte del mondo attaccato al monitor anche soltanto pronunciando poche parole.

La voglia di non mollare, l'egocentrismo, la testardaggine, la strumentalizzazione, la ruffianeria, la coerenza a due facce, il rispetto, la stima, la sincerità, l'orgoglio, il carisma, l'ipocrisia. In pochi minuti la WWE, grazie a HHH, John Cena, Shemus e CM Punk, ha rappresentato le principali sfaccettature della vita quotidiana e gli aspetti tipici dell'essere umano. Stavolta il wrestling WWE non è stato uno sport-entertainment, ma un'autentica rappresentazione della realtà.

Scritto da Diego Anelli
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