The Codebreaker #109 – La Royal Rumble era il bivio, ora la strada diventa tortuosa

Fortunatamente esiste NXT che almeno in parte salva la federazione in termini di qualità del prodotto, perchè per il resto il piatto rischia di piangere. Ed è un grande peccato, in quanto certe storylines erano state curate con discreta attenzione e alcuni match avevano meritato apprezzamenti a tempo indeterminato.


Purtroppo con la Rumble a mio parere sono stati compiuti netti passi all'indietro, vanificando la bontà del lavoro svolto nei mesi precedenti. Era elevata l'attesa per uno degli appuntamenti da tradizione più attesi in ogni annata, sia per i partecipanti al rumble match, che per la voglia di riscattare le ultime edizioni sicuramente non indimenticabili. I nomi blasonati hanno deluso, non soltanto per colpa propria; inconcepibile rifilare l'ennesima figuraccia a Lesnar in un feud finora a senso unico a favore di Goldberg, il quale è stato eliminato da un Undertaker in condizioni fisiche imbarazzanti. A Wrestlemania si avrà la parola “fine”, saremo curiosi di comprendere quale esito si vorrà scrivere ad un feud che avrebbe potuto essere gestito in modo assai migliore.

I bookers hanno avuto il “genio” di creare una rivalità tra the Phenom e Roman Reigns in ottica Wrestlemania, con l'elevato rischio di far uscire un match inguardabile. L'ex mastino dello Shield ha bisogno di un avversario dinamico, in grado di far alzare il ritmo del match, per contribuire ad offrire un match godibile, altrimenti si rischia di annoiare anziché divertire. In tale ottica questo Undertaker, menomato da operazioni varie e con una carta d'identità che parla da sola, è sicuramente l'ultimo lottatore da mandare contro l'ex campione USA. Restare in attività rappresenta ovviamente fonte di guadagno personale e grossi introiti per la federazione, ma la dignità e la storia leggendaria non hanno prezzo. Scocca da tempo l'ora del ritiro, bisogna rendersene conto.

Più che buono il match tra Roman e Owens, nel quale dentro e fuori dal ring gli appassionati della nostra disciplina non si sono sicuramente annoiati, i lottatori hanno risposto colpo su colpo, peccato per la fase finale, peccato che un match titolato in un ppv di tale caratura venga condizionato dall'interferenza di Strowman, un gigante preceduto da una cinquantina di simili precedessori negli ultimi anni, dei quali abbiamo perso le tracce in tempi rapidi. Ok si trattava di una sfida senza squalifiche, era facilmente prevedibile l'arrivo esterno di un wrestler, ma probabilmente si poteva scegliere qualcuno di maggiore impatto. L'ex adepto di Bray Wyatt, dopo aver messo lo zampino nel match con in palio il titolo universale, in seguito ha dominato la prima parte del Rumble Match, già quest'aspetto basta e avanza per capire l'andamento del ppv.

La vittoria finale di Randy Orton ha probabilmente sorpreso buona parte di fans e addetti ai lavori, vedremo come la WWE deciderà di lavorare attorno a The Viper nel cammino verso Wrestlemania. Mi aspettavo invece la 16° conquista del titolo da parte di John Cena, sia perchè il rapper di Boston non deteneva la cintura massima da due anni e mezzo, sia perchè aveva già perso in varie occasioni (soprattutto in modo pulito nell'ultimo duello) contro Aj Styles, e deve ancora arrivare (se mai arriverà) il giorno in cui l'uomo immagine della federazione perda per due volte consecutive in maniera chiara contro il medesimo avversario. Senza ombra di dubbio si è rivelato il miglior match della serata. Cena, nonostante i suoi limiti, si è guadagnato ampiamente la pagnotta, rispondendo colpo su colpo ad uno straordinario avversario, al quale va assegnata buona parte dei meriti in relazione alla qualità del match. Può piacere o meno, ma John Cena ha scritto la storia, andando ad eguagliare lo storico record stabilito dal leggendario Ric Flair.

Il resto della card non ha lasciato il segno, con Charlotte che ha vinto senza particolari difficoltà contro un'avversaria che alla prima prova del nove nel roster principale si è finora rivelata ben lontana dagli standard di Sasha Banks, con un imponente Neville (ma siamo davvero sicuri che possa partecipare alla categoria dei pesi leggeri?) che come da pronostico conquista il titolo cruiser, e la coppia Cesaro – Sheamus privata a tempo di record delle cinture di coppia nonostante il merito di aver posto fine al lunghissimo regno del New Day e la gestione relativa al riavvicinamento di due personaggi ben lontani tra loro. Dubbi e perplessità regnano sovrani.

Uno tra gli uomini più attesi era senz'altro Seth Rollins. Apprezzata la sua entrata in scena a NXT, essendo la casa di HHH, anche se si pensava che potesse avvenire direttamente alla Royal Rumble, in quel di Raw il segmento parlato tra Stephanie e l'ex architetto dello Shield è stato di elevato livello, mentre The King of Kings, come sempre un maestro al microfono, non ha ben chiarito con motivazioni fondate la rottura con Rollins e l'alleanza con Owens. Erano auspicabili spiegazioni migliori. L'irruzione di Samoa Joe nel roster principale è ben gradita, un avvenimento che attendevamo da tempo immemore, ora toccherà ai bookers saperlo gestire al meglio, soprattutto in considerazione dell'ennesimo infortunio subito da Rollins che rischia di stravolgere i piani verso l'appuntamento dell'anno.

A proposito di segmenti parlati…. non posso non far riferimento all'abilità dello stratega Heyman nell'analizzare l'ennesima debacle del proprio assistito contro Goldberg. La concezione del “yes, but…” è stata azzeccata in pieno, in un colpo solo ha analizzato il fenomeno della “bestia nera” nello sport professionistico e ha dato nuova linfa in vista di Wrestlemania, rivelandosi un mental coach, un motivatore fuori dall'ordinario che ha trasformato la “bestia” dal conquistatore all'asterisco del “but” nella carriera altrui. Da applausi.

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