The Codebreaker #83 – C’era una volta la TNA…

C'era una volta la TNA, la vera TNA, una federazione magari limitata dal punto di vista territoriale e televisivo, ma autonoma nel credo, capace di portare avanti idee innovative, originali e offrire un prodotto altamente qualitativo. Erano i tempi di AJ Styles, Christopher Daniels, Samoa Joe, Chris Sabin, Petey Williams, Hernandez, gli AMW, soltanto per citarne alcuni, che lasciavano gli appassionati attaccati alle poltrone con autentiche prodezze nel ring esagonale.
Si è provato a compiere il presunto salto di qualità , affidarsi agli ingaggi onerosi di star di primissimo livello come Kurt Angle, ad importanti lottatori del calibro di Christian, Rvd, Jeff Hardy, all'esperienza di Sting, al carisma di Hulk Hogan e Ric Flair, sperando di poter ripercorrere, almeno in parte, il cammino della WCW seguendo le indicazioni dell'Immortale ed Eric Bischoff. Il modo di intendere il wrestling in quel di Orlando è stato travolto, il ring esagonale ha lasciato spazio a quello tradizionale, i giovani talenti sono stati accantonati per lasciar spazio ad atleti dall'incredibile palmares, ma alcuni dei quali prossimi alla via del tramonto.
La TNA è arrivata ad un certo punto a vantare un parco atleti di elevato livello internazionale, tra veterani e promesse, ha forse ritenuto, sbagliando, di essere già pronta per una presunta battaglia d'ascolti con il gigante WWE, senza che ci fossero ancora le condizioni sia temporali, che economiche e i pessimi risultati sono rimasti nelle nostre memorie. Da quel momento abbiamo assistito ad un lento, ma costante ridimensionamento, affiancato da una gestione spesso confusionaria e incapace di ritrovare lucidità , la propria dimensione e l'originale dna smarrito nel corso degli anni.
Non passa un giorno senza leggere indiscrezioni relative al possibile addio di big, ai talenti dell'originale TNA destinati a cercare spazio altrove, all'ingaggio di quasi ex lottatori, ad estenuanti trattative finalizzate alla copertura televisiva. Nel frattempo però la federazione di Orlando fatica a ritrovarsi, a ritrovare il bandolo della matassa smarrito da tempo immemore e finisce per offrire un Bound of Glory lontanissimo parente degli standard che ci aveva abituati in passato. Potenzialmente il ppv di ogni annata targata TNA, in pratica un appuntamento deludente.
Quando si parla però dell'unica possibile alternativa alla WWE negli States credo sia almeno doveroso fare un'importante premessa. La TNA originale, quella capace di offrirti match a cinque stelle, rappresentava una federazione di assoluto livello seppure dalle dimensioni ridotte, non poteva competere a livello economico con un gigante, ma poteva farlo sul ring, offrendo un prodotto diverso, meno entertainment e più dedicato alla lotta, nel quale la tecnica e le acrobazie erano gli ingredienti base di show settimanali e ppv in grado di lasciarci tutti quanti a bocca aperta.
A quell'epoca la dirigenza avrebbe potuto proseguire su quella strada, ma per il bene della TNA, della stessa WWE, ormai da troppi anni seduta comodamente sui propri allori senza gli stimoli della concorrenza, e in primis di noi appassionati, si è deciso di alzare l'asticella, ingaggiando nomi dal passato glorioso, alcuni in grado di fare ancora la differenza ai giorni nostri. Da quelle parti è stata sì stravolta la filosofia della disciplina, ma sono stati effettuati investimenti pesanti per dare nuova linfa vitale all'intero movimento. Tutto ciò si è rivelato piuttosto inutile, con gli ascolti rimasti sul precedente livello, o caratterizzati da un leggero aumento comunque insufficiente per guardare il bicchiere mezzo pieno e giustificare spese talmente ingenti.
Un'importante missione consisterebbe nel provare ad entrare nella testa dei fans americani, molti dei quali abituati a seguire e dar ragione alla WWE a prescindere, al di là di quanto venga offerto dentro e fuori dal ring, per una questione di fedeltà , o semplice routine. Vero, la TNA praticamente lavora quasi esclusivamente ad Orlando, ma tramite le dirette tv ogni appassionato poteva iniziare a supportare chi ha provato ad offrire un wrestling diverso, migliore sotto molti punti di vista, costretto invece dai gusti degli americani a provare una concorrenza sul medesimo entertainment, finendo per uscirne con le ossa rotte.
Il caso TNA rappresenta un precedente pericoloso, in quanto dimostra come autentiche buffonate andate in scena sui ring WWE (dai nani a gimmick e storylines ridicole, talenti ridimensionati, accantonati o letteralmente bruciati, senza dimenticare gag impresentabili come il vomito in faccia per fare soltanto un esempio) non costituiscono assolutamente un punto debole, ma una caratteristica all'interno di un mosaico destinato ad un entertainment spesso di scarsa qualità a meno che non intervengano big del calibro di The Rock, o alcune recenti eccezioni come Cena, Bray Wyatt o geni del livello di Paul Heyman.
Se i gusti degli americani non cambieranno mai, se si prenderà tutto quanto senza battere ciglio, limitandosi soltanto talvolta a lasciare qualche vuoto di troppo sugli spalti, il futuro non sarà di certo roseo. Da quelle parti bisogna invece dare fiducia ad un'eventuale alternativa, sostenerla e apprezzarla, soltanto appoggiando chi punta sulla scoperta di nuovi talenti, su elevati investimenti, si può riuscire a creare una concorrenza finalizzata al miglioramento complessivo del movimento wrestling, come avveniva ai tempi WWF – WCW – ECW, quando anche un prodotto originale, estremo come quello ECW era comunque in grado di offrire un'alternativa, portando anche Stamford ad alzare l'asticella in termini di match più tosti.
Nel corso degli anni probabilmente la TNA ha sbagliato ad accantonare il proprio credo, si è illusa, credendo anche solo per un attimo, di poter far tremare un gigante, ma, seppure con numerosi errori gestionali, ad Orlando si ci si è messi in gioco, si è fatto tutto il possibile per compiere il salto di qualità , non badando nemmeno a spese che hanno finito invece per rivelarsi un autentico boomerang. Si può apprezzare, o criticare la TNA, ma non bisogna mai dimenticare che i responsabili della sua situazione attuale sono anche tutti quegli appassionati capaci soltanto di lamentarsi, o appoggiare a prescindere la WWE, senza però sostenere chi ha provato a dargli un presente e un futuro ben diverso.