The Codebreaker #8 – Oggi è un caos, ma domani?

The Codebreaker

Qualcuno l'aveva recentemente criticato, ritenendolo noioso, prevedibile e ripetitivo, mentre personalmente ho apprezzato e molto il feud tra Cm Punk e HHH, in quanto la WWE aveva costruito in maniera assai interessante una storyline potenzialmente capace di offrire un'infinita gamma di scenari, ipotesi ed evoluzioni, invece con il main event andato in scena a Night of Champions si è assistito ad un'involuzione inattesa e piuttosto bruciante.


È vero, non era facile immaginare chi potesse uscire sconfitto da quella rivalità, soprattutto dopo che era stata alzata la posta in palio, ovvero il ruolo di direttore esecutivo ricoperto da HHH, ma, al di là delle scontate interferenze, mi sarei aspettato un numero di interventi non soltanto inferiore, ma più rilevante per efficacia, rilevanza e senso all'interno della storyline. Invece si è assistito ad un caos più unico che raro, dove chiunque lottava contro tutto e tutti, spesso e volentieri senza un obiettivo ben chiaro, o un bersaglio definito al meglio.

La federazione aveva tanti modi per portare avanti o concludere la vicenda legata al potere precostituito e alla protesta dei rivoltosi e invece ha optato per una strada caratterizzata da scelte discutibili, faide minori lanciate e terminate a tempo di record, personaggi non ben decifrabili, individualità destinate a non essere né carne, né pesce. Innanzitutto la scelta di ricorrere a Kevin Nash si è rivelata, a mio parere, sinceramente fallimentare, destinata a non lasciare tracce nelle nostre memorie, che vorrebbero dimenticare presto l'abitudine di rispolverare campioni, presunti o reali, ormai palesemente incapaci a far la differenza sul ring e al microfono. Il suo ruolo non è stato ben chiarito all'interno della storyline e l'uscita di scena, a prescindere che fosse prevista o meno, ha fortificato le convinzioni degli scettici nei confronti della principale faida delle ultime settimane.

Kevin Nash è uscito dal mondo di Stamford, ma il caos regna sovrano. Le cinture mondiali passano di mano con eccessiva facilità, i regni titolati perdono di credibilità, i rosters e le draft vedono allontanarsi le loro identità con show sempre più destinati ad un impiego congiunto delle stelle di Raw e Smackdown, l'iniziale feud tra CM Punk e HHH ha prima visto indirettamente e direttamente coinvolto John Cena, iniziale nemico verbale e non solo del leader della Straight-Edge, poi si è trasformato in qualcos'altro che ha coinvolto altre stelle di prima e seconda fascia.

The Miz e R-Truth licenziati, Mark Henry schianta Jerry The King Lawler sul tavolo dei commentatori, John Laurinaitis continua a lavorare nell'ombra non staccandosi mai dal proprio cellulare e dalla funzione sms, pian piano molta gente fomenta l'ideologia del complotto, cercando di portare vantaggi alla propria causa. Christian continua a piangere, Cody Rhodes chiede giustizia per il pestaggio subito da un Randy Orton assolutamente fuori controllo, Dolph Ziggler protesta per l'infortunio causato dal consueto attore di Hollywood e, davanti a tutto questo, HHH decide di punire tutti coloro che chiedono favoritismi, o vogliono vedere riconosciuti i propri diritti, in modo ruffiano o alzando la voce.

È vero, se la storyline di un HHH ormai sempre più in balia degli eventi, destinato a gestire la federazione soltanto correndo il rischio di perdere il bandolo della matassa , deve essere portata in avanti, i bookers sono chiamati a creare vicende, situazioni caratterizzate da palese confusione, ripetuti tentativi di destabilizzazione contro un potere precostituito ma tutto ciò ha evidenziato i primi importanti segni di cedimento. Tutto vero.

Fatta però questa premessa, bisogna anche chiedersi cosa possa pensare il pubblico dinanzi ad uno spettacolo simile. A mio parere, già dal main event di Night of Champions, si è persa una grossa occasione per stampare la pagina di storia che si stava scrivendo nelle ultime settimane, non si è valorizzato fino in fondo il potenziale raccolto nella nuova attitude di CM Punk, si è perso di vista lo scopo primario e si è finito per creare caos o scarsa credibilità ovunque, perfino nelle potenziali o reali mini rivalità, i vari The Great Khali, con Jinder Mahal, Jack Swagger, con Dolph Ziggler, il vero Sin Cara, contro l'impostore, ne sanno qualcosa.

Non posso prevedere se dietro alla faida principale che ha visto coinvolti i massimi dirigenti della federazione, da una parte, e CM Punk, dall'altra, ci sia Vince Mc Mahon, la figlia Stephanie, un ritorno di una leggenda dopo svariato tempo, il general manager anonimo, se si tratta di un tentativo di scalata al vertice di John Laurinaitis, oppure se non esista alcun complotto, ma in tempi brevi la WWE dovrà capire cosa vuole costruire, soprattutto dimostrare di aver ben chiaro in mente uno scenario finale potenzialmente capace di sorprendere, sconvolgere e far discutere i fans, perché, al momento, il caos non sembra soltanto costruito, ma reale nelle idee, nei feud e nell'utilizzo dei propri wrestlers. Restiamo in attesa di importanti novità, con tanto ottimismo, ma altrettanto realismo.

Scritto da Diego Anelli
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