The Codebreaker #76 – Sul filo del rasoio

Money in the Bank, un titolo unificato da assegnare, la valigetta appesa al cielo in attesa di un nuovo proprietario pronto ad assicurarsela e ad incassarla, l'infortunio subito da Bad News Barrett e la vacante cintura intercontinentale, tre importanti ritorni.


Nel giro di pochi giorni la WWE, fisiologicamente spiazzata dai numerosi infortuni che stanno colpendo i campioni in carica, cerca di affrontare nel migliore dei modi il futuro a breve termine, optando talvolta per soluzioni non ottimali, o strade difficilmente percorribili. Al ppv il match di apertura tra gli Usos e i seguaci di Bray Wyatt si è rivelato, senza ombra di dubbio, la miglior sfida della serata; i samoani sono riusciti a conservare le cinture al termine di un duello emozionante, spettacolare e ricco di capovolgimenti di fronte. Per molti addetti ai lavori il loro regno pareva giunto al capolinea, ma i campioni in carica hanno dimostrato il netto contrario, anche se il pressing di Rowan e Harper potrebbe non essere ancora terminato.

Un inizio scoppiettante potenzialmente capace di rappresentare l'antipasto di un ppv a cinque stelle, invece, con il passare dei minuti, non tutti i match hanno mantenuto le promesse. Personalmente ho trovato piuttosto insipido e noioso il main event, ma del resto l'elevato numero dei partecipanti e la notevole mole fisica presente sul ring hanno inevitabilmente portato ad un match caotico, nel quale la confusione ha regnato sovrana, senza dimenticarsi del ruolo interpretato da Kane.

La big red machine, per volere dell'Authority, prima ha derubato Dean Ambrose di un legittimo successo spalancando le porte a Seth Rollins, poi ha sfiorato il bis, lavorando come braccio destro di Randy Orton, a favore del quale ha pure tenuto ferma la scala per rendersi maggiormente utile. Il successo di John Cena non mi entusiasma assolutamente per vari motivi, lo vedo come un'ennesima ed evitabile minestra riscaldata in un momento nel quale la WWE (sempre se i bookers non si impegnassero inconsciamente a bruciarli con gimmick o situazioni al limite dell'imbarazzante) avrebbe tempo e spazio per lanciare uno tra i suoi talenti pronti verso la definitiva consacrazione. Esiste una palese necessità di voltare pagina, bisogna respirare aria nuova, eventualmente garantita da Cesaro nel caso in cui l'infortunio dello sfortunato Barrett non rappresentasse l'ennesima occasione perduta per l'atleta elvetico.

Tra Bray Wyatt, Roman Reigns e Cesaro in quel di Stamford avrebbero l'imbarazzo della scelta. Probabilmente si è deciso di puntare su Seth Rollins nel medio – lungo termine, il tradimento ai danni dei fratelli dello Shield e la conquista della valigetta in termini di storyline andrebbero verso quella direzione, ma, al tempo stesso anche in virtù del titolo unificato, bisognerebbe chiedersi come si desidera gestire tre talenti di quel livello. È vero, l'esperienza insegna. Attendere in WWE potrebbe anche rivelarsi un fattore positivo, in quanto si evita di prendere scelte frutto della fretta e dell'impulso, spesso e volentieri controproducenti e autolesioniste. La storia in termini di wrestling dimostra però che determinati treni possono passare soltanto una volta in stazione e bisogna consentire a certe persone di poterci salire. Bray Wyatt ha tutto il mondo ai propri piedi, ogni suo ingresso è spettacolare per l'accoglienza ricevuta dal pubblico, al microfono è strepitoso, sul ring ha dimostrato di saperci fare, ma la casella titoli è ancora ferma a zero, come del resto i suoi compagni di avventura, restiamo in attesa.

I ritorni di The Miz, Chris Jericho e AJ Lee sinceramente non mi hanno fatto sobbalzare dalla poltrona: il primo è reduce da un lungo periodo di stop tra film e nozze, ma soprattutto è stato vittima di una netta involuzione in termini di risultati, sinceramente inspiegabile. Le intenzioni della WWE nei suoi confronti potevano sicuramente cambiare, del resto il diretto interessato ha dimostrato di spaccare lo schermo e tener testa ai big, ma il fatto di essere oscurato, pochi minuti dal suo ritorno, dalla luce di Y2J potrebbe dimostrare che per la nuova stella di Hollywood i tempi di magra in WWE sembrano destinati a durare ancora per un bel po'. La mia passione per il lottatore canadese è sotto gli occhi di tutti, ma ormai i suoi ritorni sono di breve durata e rappresentano una tradizione costante che si ripete negli ultimi anni, purtroppo non sono più le notizie da prima pagina.

AJ Lee costituisce un importante rinforzo per la categoria femminile, ma il ridimensionamento di Paige potrebbe pesare come un macigno nella ricerca di una valida alternativa. È vero, AJ aveva in vista le nozze, le era stato assegnato lo status di campionessa più longeva nella storia delle divas, la sconfitta fu rocambolesca e a sole 24 ore dopo una super difesa del titolo in un match sulla carta per lei impossibile. Tutto vero, prevedibile un suo ritorno in cima alla montagna, ma era proprio necessario lasciare Paige con un pugno di mosche in mano? Proprio sulle pagine del nostro Tuttowrestling.com leggevo tempo fa indiscrezioni relative al presunto scarso gradimento dei vertici WWE nei confronti di Adam Rose, Bo Dallas e della lottatrice inglese. A mio parere si tratterebbe di un parere del tutto ingiustificato; intendiamoci le gimmick assegnate lasciano il tempo che trovano, la loro creazione e la loro conferma avrebbero ben poco senso, ma qualcuno si è mai messo al posto dei diretti interessati? Si parla un gran bene di entrambi sotto il profilo tecnico e sono costretti ad interpretare simili personaggi. Nel mio piccolo posso inoltre affermare che stanno riuscendo benissimo nella mansione assegnata, Adam si mostra disinvolto nell'interpretare una gimmick così particolare, Bo è molto convincente, naturale e ha già creato un discreto seguito. Insomma, stanno facendo il massimo, ma non sempre è sufficiente.

Gimmick assurde, o clamorosi retromarcia dei bookers fanno la differenza. Guardandomi un po' di dvd degli anni che furono, o del recente passato, mi è capitato di rivedere un Elimination Chamber del 2011, nel quale il campione in carica dell'epoca Edge doveva difendere il titolo contro Kane, Big Show, Barrett, Mysterio e quel Drew Mcintyre, licenziato pochi giorni fa. Ho provato una strana sensazione nell'ammirare il lottatore scozzese in pieno push, il “prescelto” per Vince Mcmahon, un wrestler protagonista di un regno da campione intercontinentale. In quel match entrò in scena scaraventando Mysterio e Barrett contro le protezioni negli angoli e Booker T al commento disse: “Drew, the future of WWE”. Non so esattamente cosa sia successo dietro le quinte, sicuramente tutti quanti avranno avuto le proprie responsabilità, ma da un push simile all'esperienza nella 3MB (con Hornswoggle annesso), antipasto del licenziamento, non esisteva una via di mezzo? Del resto non è l'unico esempio, basta ricordarsi di un altro fresco di licenziamento, Brodus Clay, a bordo ring a Wrestlemania nel match tra Edge e Del Rio, o Ryback e Curtis Axel, dalle stelle alle stalle, per finire con Damien Sandow, dalla valigetta ad interpretazioni da cabaret, molto spesso preannuncio di un “arrivederci e grazie”.

Talenti sopravvalutati o lanciati senza validi motivi? Difficile dirlo, in ogni caso una cosa è certa: gravi errori gestionali della federazione rischiano di bruciare lottatori meritevoli di spazio e occasioni nel lungo termine, mentre push di grosso impatto ma limitati nel tempo si tramutano in boomerang ingovernabili. Un giorno, forse, qualcuno che conterà più di noi se ne accorgerà…

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