The Codebreaker #6 – Mark Henry: adesso, o mai più

The Codebreaker

È lecito e viene pure spontaneo fare alcune considerazioni sull'impressionante push che sta riguardando Mark Henry. Si tratta di riflessioni, opinioni personali, ma il passato, lontano e recente, mette in risalto numeri indiscutibili, avvenimenti entrati nella storia, dati di fatto, sui quali si può essere più o meno d'accordo, si può condividerli o criticarli, ma non si può negare la realtà.


Mark Henry, il presunto uomo più forte al mondo, si trova in prima fila, è il nuovo primo sfidante al titolo mondiale detenuto da Randy Orton, sta respirando da vicino l'aria del main event, sta sognando il coronamento di una lunga carriera, si trova dinanzi al bivio più importante: guardare davvero, per la prima volta, tutti dall'alto verso il basso, oppure veder sfumare il traguardo più prestigioso e forse rinunciarci definitivamente.

Negli ultimi mesi l'ex campione ECW ha fatto l'impossibile per far parlare del suo operato, per lasciare il segno e per riuscirci ha scelto, o è stato costretto, ad optare per azioni fuori dal regolamento che hanno provocato gravi infortuni ai giganti del roster: Big Show e Kane. Tutti spazzati via, tutti bisognosi della barella e di un lungo stop. A lui non bastava vincere, non era sufficiente dimostrare di essere il più forte, il più grosso, era invece necessario sfogare la propria rabbia, esplodere la propria cattiveria su gente di prima fascia. L'obiettivo? Avere una chance per il titolo, impressionare il general manager e l'intera dirigenza per convincerli a tornare sui propri passi. Con i fatti, con chiare dimostrazioni di forza, con azioni illegali, con una concentrazione e una determinazione mai viste prima, ha raggiunto il proprio obiettivo.

L'unico capace di uscire a testa alta dal duello con Mark Henry è stato Sheamus in un 1-1, determinato dai reciproci conteggi fuori dal ring, anche se è stato comunque l'atleta di colore ad avere finora l'ultima parola, prima fracassando il rivale contro le protezioni a bordo ring, poi realizzando la propria finisher sul gradone d'acciaio. Se l'irlandese è riuscito a dire la propria, tutti gli altri membri del roster non hanno avuto nemmeno un attimo di gloria contro la furia del nuovo primo sfidante.

A farne le spese, almeno per il momento, è stato anche Randy Orton, il quale, durante la puntata speciale di Smackdown, ha dovuto inginocchiarsi alla fame di vittorie di Mark Henry, anche se bisogna evidenziare come l'atleta di colore abbia approfittato della stanchezza del rivale, reduce dal grande match nella gabbia d'acciaio contro Christian. Quanto è avvenuto nell'ultimo taping dello show blu è stato il completamento della torta, ora manca soltanto la ciliegina, il titolo. L'ex beniamino del pubblico non soltanto è riuscito a ottenere la title shot, ma ha voluto dimostrare al campione in carica come la cintura sia davvero in palio, come il verdetto finale sia assolutamente incerto. Lo sfidante è un'autentica scheggia impazzita, una mina vagante, che non si ferma davanti a niente e a nessuno, Randy Orton è avvisato, lo ha capito sulla propria pelle durante l'ultimo show, anche se sarà importante assistere ad un duello alla pari, senza che qualcuno dei protagonisti si prenda un notevole vantaggio iniziale.

Mark Henry ha mantenuto le promesse, può far davvero paura a chiunque, non sarà comunque facile strappare la cintura a Randy Orton, ma si candida ad essere uno dei rivali più agguerriti e ostici per la Vipera. Prima, durante e dopo le recenti puntate di Smackdown, qualunque fan si interroga e si chiede: “Perché pusharlo adesso?”, “Perché far trascorrere oltre 15 anni prima di concedergli una chance?”, “Portarlo eventualmente alla conquista del titolo, o almeno farlo arrivare vicino al trionfo mondiale, rappresenta soltanto un premio alla carriera, oppure una breve parentesi destinata a restare quasi dimenticata nella storia, o la testimonianza di non avere programmi precisi per il breve termine e quindi prendere tempo in attesa di futuri protagonisti e nuovi feud per il vertice?

Sicuramente la carriera del nuovo primo sfidante non avrà più moltissimi anni davanti per evolversi e qualcuno può aver pensato che era quasi giunta l'ora di regalargli la luce del massimo palcoscenico, ma, a mio parere, considerando la mole, le caratteristiche e un paio di gravi infortuni, si conosce da sempre il potenziale, elevato o insufficiente a seconda dei punti di vista, del diretto interessato e non si scopre di certo l'acqua calda. Sembra un mix di riconoscenza, indecisione, desiderio di prendere tempo e una piccola ammissione di qualche errore commesso in passato in termini di strategie. Intendiamoci, sono tra coloro che non impazziscono di gioia nel vedere sul ring Mark Henry, non farei il biglietto per ammirarlo in azione, al microfono non trasmette emozioni, sul ring, complice la mole, fa quel che può, ma poteva essere gestito meglio nel corso della carriera, anche in considerazione del fatto che gente, ancora meno quotata, ha avuto riconoscimenti e vittorie ben superiori .

In un certo senso sembra rivedere una versione bis di quanto accaduto a Christian: una vita all'inseguimento della cintura mondiale, mai raggiunta e praticamente nemmeno sfiorata, addirittura l'addio alla federazione con conseguente passaggio alla TNA, poi il ritorno e, dopo un lungo regno titolato nella nuova versione dell'ECW, finalmente la conquista della tanto agognata cintura, ma come e per quanto? Due regni brevissimi, il primo interrotto dopo poche ore, il secondo ottenuto per squalifica grazie ad uno sputo simbolo di provocazione e perso alla prima prova del nove. Chissà, forse se Edge non fosse stato costretto a ritirarsi, Christian non avrebbe avuto nemmeno la soddisfazione di vedere il proprio nome iscritto nell'albo dei campioni. Un caso che assomiglia, per modi diversi, al destino di Rey Mysterio, diventato campione mondiale per la prima volta a pochi mesi di distanza dalla prematura scomparsa di Eddie Guerrero, oppure alla carriera di Chris Benoit, ignorato nei quartieri alti per troppi anni in WWE a causa di una scarsa predisposizione all'entertainment.

Forse nel wrestling moderno le capacità contano fino ad un certo punto, talvolta acquisiscono più importanza le simpatie e l'aspetto dell'intrattenimento, ma una cosa è certa: il Mark Henry di oggi è più o meno lo stesso di ieri, dell'altro ieri e di tutti gli anni nei quali lo abbiamo visto salire su un ring. Si è commesso un errore ad ignorarlo, oppure si sbaglia adesso a puntarci in maniera così decisa? Soltanto l'azione e le decisioni dei bookers diranno chi avrà ragione, dimostreranno se e come esistono i modi per recuperare il terreno perduto, se sarà ancora possibile prendere al volo l'ultimo treno che transita in stazione.

Scritto da Diego Anelli
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