The Codebreaker #59 – Decenza e concorrenza

Seguo il wrestling ormai da 24 anni, anche se sembra ieri il debutto da appassionato seduto su un divano dinanzi ad una televisione sintonizzata su un'emittente locale che trasmetteva il catch commentato da Tony Fusaro.


Il nostro sport è diventato sempre più entertainment, la disciplina si è evoluta, involuta, trasformata, i nostri gusti, preferenze, il modo di concepire e guardare il prodotto wrestling si è inevitabilmente modificato, diventando adulti e andando alla ricerca di una visione più completa e moderna dello spettacolo al quale assistiamo.

Chi legge con frequenza miei editoriali sulle pagine di Tuttowrestling.com potrà confermarlo. Da quando è iniziata la mia collaborazione, oltre due anni fa, ho solitamente optato di rivolgere la mia attenzione agli aspetti positivi, aderendo alla filosofia del bicchiere mezzo pieno, principalmente per due ragioni. Non avendo alcun legame o interesse con la federazione, mi sono sempre limitato a parlare da appassionato ed editorialista, individuando molti aspetti per i quali Stamford meritava applausi e gratificazioni; per i giovani lottatori lanciati, per determinate storyline capaci di attirare la nostra attenzione per lunghi periodi, lasciarci talvolta a bocca aperti con graditi ritorni, colpi di scena, tradimenti, match a cinque stelle, segmenti parlati, o duelli decisi all'ultimo colpo.

In questi giorni mi sono dedicato alla visione di alcuni dvd dedicati al meglio delle federazioni negli anni '80 e '90, dedicando tempo anche alle defunte WCW ed ECW. Ovviamente si trattava di una selezione del materiale più imperdibile, pertanto destinato a restare indelebile nella storia della disciplina.

Le cavolate potevano e sono state offerte anche in quei tempi, ma, più guardavo quei dvd, e più ho avuto ulteriore nostalgia della guerra del lunedì sera, del duello degli ascolti, della concorrenza, della possibilità di ogni fan che si rispetti di scegliere tra diverse offerte di livello, tra prodotti diversi, da quello più tradizionale a quello più estremo. Del resto si sa, in ogni settore, più concorrenza porta solitamente ad una maggiore qualità del prodotto offerto al pubblico.

Ora come ora la concorrenza alla WWE praticamente non esiste, si può offrire qualsiasi cosa o quasi al pubblico, una cui fetta negli States, fatta eccezione per alcune zone maggiormente predisposte alla critica e al parere più esperto, attribuisce attestati di apprezzamento a prescindere. Il sottoscritto, che conta né più né meno di qualsiasi altro appassionato, si è sinceramente stancato di assistere ad un paio di cose in particolare.

Santino Marella, assolutamente perfetto nell'interpretare una gimmick di per sé infantile e ormai stancante in quanto portata avanti dal suo debutto in WWE, è stato costretto a diventare sempre più una macchietta con “l'utilizzo” del cobra, raggiungendo il punto più basso in assoluto in una classifica della decenza in occasione della presenza di The Great Khali e di Jinder Mahal concentrati a suonare il flauto per attirare l'attenzione del “serpente”.

In quel momento sono convinto che pure la persona più calma presente sulla faccia del pianeta avrebbe perso la pazienza, gettando la spugna per k.o. tecnico. Il trio Marella – Khali – Hornwoggle già di suo è difficile da digerire, ma se esasperiamo il contorno, è una sconfitta del wrestling ancora prima della sigla di apertura.

La curiosità di vedere all'opera il nuovo tag-team de “Los Matadores” non era elevata, visto il ricorso a wrestlers già conosciuti come Primo ed Epico, ma ci si augurava che la federazione, dopo i numerosi promo e una gimmick potenzialmente prevedibile, potesse trovare comunque qualche modo per rendere interessante il loro debutto, facendo ricorso a mosse originali, un'attitude particolare, un abbigliamento capace di lasciare il segno. Nulla di tutto questo. La comparsa del “Torito” ha fatto precipitare la situazione, in quel momento sarei sprofondato nella poltrona per non vedere nulla, ma non ho mandato avanti la registrazione, ho voluto non perdermi nulla del loro nuovo debutto.

Si è voluto pushare, o comunque presentare Primo ed Epico in un modo diverso dal passato, cercare, almeno si spera, di portarli in auge o rivalutarli con una gimmick, secondo i bookers, capace di incidere e fare strada nella categoria coppia, ma come si può raggiungere l'obiettivo con una finisher appena discreta, senza parlare della loro mascotte? Autolesionismo pure, peccato non tanto per noi appassionati, avendo la possibilità di goderci ben altro con i big in azione, ma per i diretti interessati, costretti a scene che rischiano di portarli definitivamente ai margini.

Del resto, lo sappiamo bene, nel wrestling non basta farsi trovare al posto giusto nel momento giusto, ma sperare che i bookers escogitino una gimmick adatta al diretto interessato, presentabile pubblicamente e in grado di trovare una collocazione almeno dignitosa all'interno del roster. Non sembra proprio questo il caso. Per fortuna vari atleti e alcune storyline sono comunque meritevoli di attenzione e ci consentono di andare oltre certi segmenti incomprensibili, una situazione sopportabile finchè la decenza non lascerà posto all'imbarazzo.

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