The Codebreaker #49 – Bologna, che emozioni

The Codebreaker

L'assenza di CM Punk, l'infortunio di John Cena, i primi giorni da campione di Dolph Ziggler, l'imbattibilità a squadra dello Shield, The Undertaker schiantato sul tavolo dei commentatori, l'atteggiamento di Ryback, il push di Fandango, Kofi Kingston con una nuova cintura attorno alla vita e tanto altro ancora. Gli argomenti non mancano mai, ma questo numero è rigorosamente dedicato all'house show di Bologna, al quale ho assistito in seconda fila, un posto sicuramente invidiabile.


Non ci saranno stati i campioni del mondo, ma lo show è stato complessivamente gradevole, ha soddisfatto il pubblico e meritato il sold out registrato all'Unipol Arena. Randy Orton, Alberto Delrio, Sheamus e The Big Show, senza scordare la consueta e scontata acclamazione a favore del connazionale Santino Marella, hanno fatto letteralmente esplodere il palazzetto. La Vipera, forse per caratteristiche e indole più consono al ruolo da heel, ha toccato con mano l'amore infinito del pubblico italiano, il messicano, al pari del suo personale ring announcer Ricardo Rodriguez, ha ricevuto un'autentica standing-ovation, evidenziando un palese feeling con la piazza nostrana.

Il guerriero celtico (con la Sampdoria nel cuore, ma l'ho saputo giorni dopo, piccola parentesi calcistica) è sinonimo di coinvolgente entusiasmo e una forza mai doma e ha unito le preferenze di ogni generazione di fan presenti, il gigante invece è rimasto assolutamente sbigottito dall'acclamazione ricevuta e ha optato per un atteggiamento da face, lasciando da parte ogni ruolo predefinito, perché il pubblico italiano lo ha riempito di cori e applausi, attribuendogli quella meritata importanza spesso e volentieri non pervenuta nel corso della sua lunga carriera, almeno nei quartieri alti. Oltre ai quattro nominati non si può non citare gli altri big presenti, ovviamente in versione heel. Da Jack Swagger, accompagnato dal fidato Zeb Colter come da votazione dei fan italiani su Twitter, al campione intercontinentale in carica, Wade Barrett e infine allo Shield.

I paladini della giustizia hanno rappresentato una delle recenti variazioni della card, ma, a mio parere, hanno sicuramente colmato il vuoto lasciato da alcuni assenti sebbene prestigiosi, come ad esempio il Team Hell No. Tecnica, potenza, scaltrezza, senso della posizione, chimica di squadra, un trio davvero formidabile sul ring, altrettanto efficaci, pungenti e mai scontati nei segmenti parlati, non a caso una leggenda come HHH non ha perso occasione per evidenziare la forza della nuova stable che sta dominando la WWE.

hi si aspettava magari HHH, The Undertaker, HBK, The Rock, Brock Lesnar, Y2J sarà rimasto deluso, ma probabilmente sogna ad occhi aperti, non è ben consapevole della realtà americana e in particolare italiana. Sarei stato il primo a festeggiare la loro presenza, ma non ci dimentichiamo che stiamo parlando di gente ritirata (HBK), sempre più impegnata in incarichi dirigenziali (HHH), semiritirata (The Undertaker, a Raw ha lottato dopo tre anni d'assenza e negli USA hanno dovuto attendere un anno per rivederlo lottare, praticamente da un'edizione all'altra di Wrestlemania), a mezzo servizio (Y2J, presente a Londra ma in concomitanza dei propri impegni musicali), presenti soltanto in un paio di occasioni all'anno in America non in Italia (!) (Brock Lesnar), campioni tornati a lottare nell'ultima annata dopo tanti anni di assenza dai ring e attualmente con un futuro potenzialmente lontano (The Rock). Utopistico immaginarsi la loro presenza, o pensare che in Italia possa accadere qualcosa di meglio rispetto agli Stati Uniti, dove certi eventi accadono, ma con frequenza piuttosto limitata.

Anch'io in determinate occasioni ho criticato la WWE quando mi sembrava giusto farlo (per indole preferisco un wrestling targato TNA originale piuttosto all'entertainment di Stamford ad esempio), ma quando si critica, a mio modesto parere, bisogna farlo non soltanto con cognizione di causa, ma senza essere prevenuti , in maniera costruttiva e con l'intelligenza di rendersi conto del complesso ricambio generazionale in atto negli ultimi anni in WWE, rimasta orfana di una decina di main eventer tra impegni extra ring, ritiri, scomparse e problemi fisici. Coloro che hanno riempito l'Unipol Arena in ogni ordine di posto hanno risposto presenti, hanno dato il giusto tributo ai big presenti per qualità, push del periodo o in quanto coinvolti nelle principali storyline (Sheamus, Delrio, Orton, The Big Show, Barrett, Swagger) e hanno diffuso una meravigliosa passione per il wrestling, assolutamente contagiosa, che ha coinvolto chiunque, in primis i nostri beniamini sul ring.

Un amore infinito, dimostrato all'Unipol Arena con naturalezza, disinvoltura, spontaneità, rendendo non solo partecipi, ma protagonisti i fan di ogni generazione, dai bambini ai ragazzi, dagli adulti alle persone con qualche capello bianco, perché il wrestling non ha età, né limitazioni, è una passione e da tale va coltivata.

In Italia, più o meno 10.000 presenti, un palazzetto gremito in ogni ordine di posto, arrivare a Bologna e chiedere da dove parte la navetta per l'Unipol Arena, oltre due ore prima dello show vedere davanti al palazzetto già decine e decine di persone in mezzo alla strada ad attendere il pullman dei propri beniamini, la partecipazione vocale agli ingressi sul ring e all'andamento dei match, la corsa ad accaparrarsi i posti migliori dalle ringhiere per toccare i lottatori all'inizio e al termine di ogni sfida, una corsa piacevole in quelle occasioni, ma non per la restante parte dello spettacolo (su questo argomento dovremmo stendere un velo pietoso sui diritti calpestati dei fan in possesso di biglietti delle primissime file ai quali è stata ostacolata la visione dello spettacolo per l'assoluta mancanza di rispetto da parte di gente che restava in piedi durante le sfide, o correva continuamente avanti e indietro creando scompiglio, ma siamo italiani, con i nostri pregi e difetti, anche se l'educazione andrebbe insegnata anche da noi). Che emozioni.

Mentre Bologna rappresentava una location comoda per gran parte di noi, sono venuto a conoscenza del non esaltante riscontro in quel di Trieste, un risultato sinceramente piuttosto prevedibile vista la lontananza della piazza, probabilmente la WWE aveva l'obiettivo di stimolare l'arrivo di fan provenienti dall'Europa dell'Est, ma la partecipazione non ha risposto alle aspettative della federazione. Già però 24 ore prima a Bologna Lilian Garcia, con la sua consueta classe ed eleganza, aveva già ufficializzato il ritorno in Italia per il prossimo anno, un traguardo fondamentale per tutti noi, per tutti i veri fan di wrestling, per chi ha lottato in questi anni per far crescere la nostra disciplina in un paese pieno di bigotti e prevenuti, per chi fa tutto quello che è in proprio possesso per dare il proprio contributo al fine di accrescere il movimento; dalla presenza agli house show ai ppv trasmessi in tv, fino al seguito di Tuttowrestling.com.

Sono queste le “armi” che possiamo utilizzare per restare protagonisti, per proteggere e fortificare la nostra nicchia in un paese così complesso, per far sentire la nostra voce con passione, entusiasmo e, perché no, critica ma costruttiva, non distruttrice. Lo spot della serata è stato il mio pensiero per mesi ed è stato sintetizzato dentro l'Unipol Arena dal nostro Giovanni Pantalone GP: “Caro Diego, ma quando vengono come si fa a mancare?”. Noi ci crediamo.

Scritto da Diego Anelli
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