The Codebreaker #48 – One more time

The Codebreaker

Nella vita di ogni appassionato di wrestling si vivono fasi assai differenti tra loro. Da bambino si pensa al mondo dei super eroi e della completa realtà, poi si cresce e si inizia a conoscere i difetti dell'entertainment, successivamente si comincia, si prova o si riesce a convivere con loro. Infine maturando e diventando grandi, si va oltre, si prende il wrestling così come è, con i suoi pregi e i propri lati negativi, lo si guarda da un differente punto di vista, si apprezzano, si analizzano e si criticano aspetti un tempo tralasciati, o, perché no, ignoti fino a quel momento.


L'avevo già tastato con mano ai tempi Attitude e nella ECW originale, ma nella puntata di Raw post Wrestlemania è stato un grandissimo piacere poter assistere ad una nuova dimostrazione: il people power e stavolta non parliamo di John Laurinaitis. Il principale show WWE ha dovuto fare i conti, nel bene e nel male, con un'autentica polveriera, un pubblico impazzito, coinvolgente, critico, maturo, assolutamente desideroso di essere protagonista e non semplicemente un gruppo di spettatori passivi, impotenti, privi di reazione e attributi, che si fanno andar bene qualsiasi cosa venga loro offerta.

In uno show senza gente del calibro di The Rock, Brock Lesnar, HHH e Cm Punk, i lottatori hanno dovuto “vedersela” con un pubblico maturo, caratterizzato da parte dei fortunati presenti a Wrestlemania, un mix di americani e fan provenienti da ogni parte del mondo, pronti ad accendersi ad ogni occasione, a riempire di cori d'elogio ogni loro beniamino e a contestare pubblicamente e senza alcun tipo di filtro ogni match, wrestler e scena incapace a soddisfare le loro esigenze.

Wade Barrett si è caricato in un'atmosfera simile, The Miz ha perso la concentrazione e si è innervosito in un clima a lui completamente ostile sbagliando alcuni interventi e ha perso il titolo intercontinentale conquistato appena 24 ore prima nel match che ha preceduto l'appuntamento dell'anno. Dolph Ziggler è stato acclamato come il salvatore della patria, ha incassato la valigetta dopo tempo immemore e ha fatto esplodere l'arena, Alberto Delrio ha perso il titolo, come facilmente immaginabile viste le condizioni fisiche del momento, ma si è dannato l'anima sfiorando il successo nonostante l'indifferenza generale, ma non è tutto.

Sheamus e Randy Orton, costretti a sfidarsi per determinare lo sfidante di The Big Show, si sono dati battaglia in un'atmosfera surreale e incredibile: pubblico impazzito nel lanciare cori verso chiunque, tranne per i protagonisti sul ring; da JBL, visibilmente emozionato, al direttore di gara, da RVD al ring announcer. Il guerriero celtico e il legend killer hanno risposto con il meglio del proprio repertorio, con sorrisi e sguardi di sfida nei confronti del pubblico, fino all'arrivo di The Big Show, una macchina distruttrice, acclamata e fomentata dai tifosi, desiderosi di una severa lezione da impartire ai face, come dimostrato dai continui cori “one more time”.

Il massimo della serata si è raggiunto all'inatteso arrivo di Ryback, uno dei grandi sconfitti di Wrestlemania, ulteriormente ridimensionato da un k.o. che va ad aggiungersi a tutti i precedenti stop nei momenti che contano. L'attacco nei confronti di John Cena, quest'ultimo accompagnato da cori di pesanti critiche per il solito copione che segue da anni e anni, ha fatto venire giù l'arena, l'ex membro del Nexus è riuscito a trascinare un pubblico assolutamente ostile, dimostrando carisma da vendere e aprendo, perché no, nuovi scenari per il futuro, personale e del titolo WWE. È vero, il 2013 pare avere tutte le premesse per trasformarsi nell'anno del rapper di Boston, ma, dopo una serata del genere dove l'inimmaginabile e l'emozionante è accaduto, è anche bello, oppure ingenuo ma non è un problema, aspettarsi di tutto e di più.

Qualche segnale positivo di svolta da parte del pubblico, tornato purtroppo ai normali livelli di indifferenza e scarsa partecipazione ma almeno in grado di ereditare un pizzico di coinvolgimento e personalità in più rispetto agli standard abituali, si è verificato anche nel Raw successivo. In occasione della dimostrazione di forza inaudita di Brock Lesnar ai danni della 3MB, i tifosi si sono fatti sentire, hanno accompagnato ogni mossa del pupillo di Paul Heyman, costretto a fermare l'ex campione WWE caricato e compiaciuto dai cori “One more time”. Il meglio però è avvenuto durante l'entrata e soprattutto il breve discorso di Cm Punk, la prima apparizione del leader della filosofia Straight Edge dopo la sconfitta subita a Wrestlemania ad opera di The Undertaker che ha segnato il 21-0 a favore del Fenomeno.

Restando e seguendo alla lettera quanto finora strettamente accaduto durante gli show, non è facile prevedere il futuro di colui che ha detenuto con onore il titolo WWE per 434 giorni, ma, tornando alla premessa iniziale dell'editoriale, standing-ovation per chi riesce a trasmettere emozioni, non soltanto salendo sul ring e dimostrando il proprio eccezionale talento in termini di lotta, ma semplicemente prendendo in mano un microfono. Mi sto riferendo ovviamente a Cm Punk. Era già avvenuto nel Raw precedente a Wrestlemania, proseguendo nell'appuntamento dell'anno, nell'ultimo taping si è avuta l'ennesima testimonianza dello stato d'animo di un pubblico, diviso a metà nell'incitare The Undertaker e Cm Punk.

Un qualcosa che significa ovviamente successo per il leader della filosofia straight edge, cosa raramente accaduta contro il fenomeno anche a personaggi e lottatori plurititolati e capaci di scrivere pagine di storia nel passato. Un pubblico voglioso di far esplodere il proprio entusiasmo, la propria stima nei confronti del beniamino nonostante tutto e tutti, di diventare protagonista, emozionarsi, ma di emozionare direttamente i protagonisti, cercando di uscire, almeno per qualche attimo, dagli schemi preordinati. Tutti questi episodi hanno dimostrato quanto il pubblico possa diventare parte attiva dello show, rendendolo emozionante, coinvolgente, diventando spesso e volentieri protagonista in prima persona, esaltando certi aspetti, criticandone altri, per il bene della federazione. Se manca davvero la concorrenza, almeno non ci si faccia andare bene qualsiasi cosa passi il convento, ma ci si dimostri vivi e pronti ad accendersi.

L'urlo di vittoria di Barrett, il nervosismo di The Miz, la rabbia devastante di Ryback, la consapevolezza di John Cena, l'accompagnamento ambientale al trionfo di Dolph Ziggler, i segnali di stizza di Sheamus e Orton, la testa alta di The Big Show, gli occhi caratterizzati da un mix di stupore, commozione, disorientamento e orgoglio di Cm Punk, il sorriso di Brock Lesnar…tanti attimi di un wrestling, di un pubblico che sogniamo. In realtà sappiamo di non poterci contare quotidianamente, ma sognare non costa nulla e allora continueremo a farlo.

Scritto da Diego Anelli
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