The Codebreaker #44 – New and old power

The Codebreaker

Il ppv Elimination Chamber ha rappresentato una tappa importante, forse al di sopra delle attese, nel cammino verso l'appuntamento più prestigioso di ogni annata di wrestling, ovvero Wrestlemania.


Se il main event mi ha deluso per lo scarso apporto di The Rock sul ring e per il rocambolesco finale (anche se la vittoria di John Cena alla Rumble e il dover mandare il campione del popolo nel main event di Wrestlemania avevano già fatto capire a tutti come sarebbe andato il re-match con CM Punk) e non mi ha convinto nemmeno il modo in cui si è posto fine alla sfida tra Cesaro e The Miz (potrebbe anche essere semplicemente un escamotage per rinviare al miglior palcoscenico possibile l'inizio di un nuovo regno titolato del “Magnifico”), è doveroso sottolineare i punti di forza del ppv.

L'Elimination Chamber e il match che ha visto protagonista lo Shield sono andati ben al di là delle mie aspettative, hanno rappresentato due sfide emozionanti, equilibrate, caratterizzate da varie mosse di notevole impatto fisico e qualità tecnica, senza dimenticare l'aspetto più crudo dello scontro. L'Elimination Chamber, si sa, è uno degli spot del wrestling più violento, maschio, i guerrieri riescono ad uscire in trionfo, è una sfida che accorcia la carriera di ogni partecipante, ma, al tempo stesso, vengono scritte nuove pagine di storia. Bryan e Kane non sono andati oltre alla sufficienza, Randy Orton non ha indossato le vesti del protagonista, come invece avrebbe potuto e dovuto, i rientranti hanno dominato la scena.

Chris Jericho si è ampliamente guadagnato la pagnotta con l'ennesima prova d'alto livello, dopo quanto mostrato alla Rumble e nella sfida contro CM Punk a Raw. Mark Henry ha dominato la scena per diversi minuti, distruggendo qualunque avversario si trovasse sulla sua strada, ne sa qualcosa ad esempio Mr. Rko, lanciato con una violenza inaudita contro la gabbia. L'uomo più forte al mondo ha dato la sensazione di staccare il pass per il main event di Wrestlemania, ad un certo punto era il dominatore, aveva in pugno il match, sembrava poter fare ciò che voleva degli avversari, i quali, soltanto alleandosi tra loro, potevano avere qualche chance di farlo fuori e così è stato.

In ogni modo per il lottatore di colore la mancata vittoria non rappresenta assolutamente un ridimensionamento, il fatto di riportarlo nel ring, dopo lo schienamento subito, conferma l'intenzione della WWE di puntare nuovamente su di lui in versione heel, dandogli magari la possibilità di togliersi qualche soddisfazione titolata nel breve termine. Impossibile non parlare di Jack Swagger. Anche su queste pagine ho più volte colto l'occasione per evidenziare il grande talento dell'ex campione ECW, un potenziale di notevole rilevanza, un mix di gioventù, tecnica, potenza, resistenza con pochi eguali in federazione.

Negli anni passati la sua gestione è stata controversa e contraddittoria, con un'incredibile alternanza di tonfi e trionfi, passando dalle stalle alle stelle e viceversa con una velocità sorprendente e spesso indecifrabile. Non ci troveremo dinanzi ad uno dei migliori esponenti della disciplina di tutti i tempi, ma sicuramente abbiamo a che fare con un lottatore completo, capace di potersi meritare la luce della ribalta e con un potenziale ancora in parte inespresso, da scoprire.

La presenza al suo fianco di Zeb Colter se da una parte può aver reso il suo personaggio ancora più duro, dall'altro il patriottismo rischia di andare oltre i limiti e diventare un qualcosa di irrispettoso nei confronti di tematiche delicate, come ad esempio l'immigrazione. Spesso ho la sensazione che secondo qualcuno soltanto la ricerca di gimmick, storyline e valori (spesso presunti) possano aggiungere il giusto pepe al prodotto finale, spesso e volentieri invece si rischia di diventare patetici e privi di buon senso, ma se si è talmente bravi a non andare oltre il limite, si può fornire validi spunti d'interesse.

Quanto accaduto al di fuori dal ring nelle ultime ore rischia di generare un grosso e negativo impatto sul recente push di Jack Swagger e sui piani in vista di Wrestlemania, vedremo come la federazione deciderà di muoversi. Augurarsi che tutto possa rientrare con danni minimi, oppure mandare un messaggio all'intero roster con un'autentica lezione? Chissà… quando c'è in ballo un potenziale talento, tanti soldi e Wrestlemania sempre più vicina, le valutazioni possono essere numerose e le più opposte.

La mia attenzione non si concentra soltanto sul vincitore dell'Elimination Chamber, perché un altro uomo mi ha positivamente impressionato e mi sto riferendo a Roman Reigns. Devo essere sincero. Fino a pochi giorni fa lo Shield non mi aveva assolutamente entusiasmato, anzi, non mi sarebbe nemmeno dispiaciuto che fosse arrivato il momento di uno scioglimento interno, o di un cambio di programma, perché faticavo a trovare un senso all'esistenza della loro stable e le loro continue interferenze avevano stancato e rovinato diverse sfide. Il primo Nexus aveva fatto scalpore, da quel momento qualsiasi cosa simile rischia di diventare una brutta copia.

Ad Elimination Chamber i tre presunti paladini della giustizia hanno però bissato il successo ottenuto nella prima apparizione in ppv, lanciando un importante messaggio all'intero Universo WWE, una chiara dimostrazione di forza, potenza, scaltrezza e spirito di squadra. Tutti i membri dello Shield hanno fornito un contributo prezioso alla vittoria finale, non contro lottatori qualunque, ma con gente del calibro di Cena, Sheamus e Ryback (abbonato ormai agli schienamenti rocamboleschi). Tutti quanti hanno meritato la luce della ribalta, ma uno in particolare si è elevato, trasformandosi davvero nell'autentico valore aggiunto, un fattore chiamato Roman Reigns.

Un fisico da poderoso lottatore non da immobile culturista, una potenza devastante, un parco mosse da non sottovalutare assolutamente, una tecnica di base più che soddisfacente, scarichi di rabbia e adrenalina con ottime mimiche facciali, un futuro davanti per poter dire la propria anche da singolo se tutto scorrerà liscio. Senza nulla togliere agli altri membri dello Shield, capaci di compensare con tecnica, velocità e scaltrezza al gap fisico contro gente del calibro di Cena, Sheamus e Ryback, è doveroso sottolineare come Roman Reigns rappresenti la colonna portante della stable, una scheggia impazzita, una mina vagante potenzialmente capace di far pendere l'ago della bilancia a proprio favore in ogni tipo di match, in qualsiasi contesto e contro qualunque avversario.

In attesa di capire l'evoluzione del caso extra ring che ha coinvolto Jack Swagger, assistere alle reazioni di appassionati e addetti ai lavori sui motti portati avanti da Zeb Colter, non posso nascondere di essere rimasto amareggiato per la grande occasione che Jack Swagger, reduce da mesi caratterizzati da clamorose sconfitte, rischia di gettare alle ortiche. Al tempo stesso attendo il futuro per capire i piani della federazione e gli step raggiunti da Roman Reigns nel proprio processo di cresciuta. New and old power. Rilancio e affermazione, talvolta extra ring permettendo.

Scritto da Diego Anelli
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