The Codebreaker #3 – Triple Cena, Vince Punk

The Codebreaker

Da anni non vivevamo forse 48 ore del genere: è successo l'imprevedibile, l'inatteso, l'imponderabile, l'inimmaginabile, il sorprendente, il contrario di tutto. Un ppv da spot del wrestling: adrenalina, lotta pura, acrobazie, spettacolo, colpi di scena, sfoghi di rabbia, un main event con un'atmosfera imperdibile. Money in the Bank da solo avrebbe soddisfatto a lungo gli appassionati di wrestling, spesso rimasti a bocca asciutta dinanzi ad appuntamenti attesi da mesi e rivelatisi invece ben al di sotto delle aspettative, e invece con il seguente taping di Raw la WWE ha voluto completare l'opera con un qualcosa di assolutamente indecifrabile alla vigilia.


Devo dire la verità, da quando è nata la tipologia dei Money in the Bank, non ho mai visto un match deludente, ma credo che la sfida che ha visto impegnate le stelle di Smackdown possa essere definita senza dubbio un valore aggiunto rispetto alla normalità, un qualcosa capace di tenerti attaccato alla poltrona, prigioniero di una sfida senza soste, ricca di capovolgimenti di fronte, dove tutti hanno dato il massimo, hanno fatto ricorso all'arma in più, cercando il coniglio da estrarre dal cilindro pur di non arrivare in ritardo al potenziale punto di svolta della propria carriera. Daniel Bryan ha subito mosse dall'inaudita violenza, ma non ha mai gettato la spugna e ha trionfato, la fame di successo ha prevalso su tutto, Sheamus ha menato come un fabbro, assoluto padrone del match, ottima la power bomb ai danni di Sin Cara, gli ex membri del Nexus non hanno recitato il ruolo di comparse, regalando ottime mosse acrobatiche, capaci di rendere ancora più equilibrato l'esito del match, Barrett è andato più volte vicino alla meta pur non raggiungendola, Cody Rhodes, il mio favorito alla vigilia, non ha trovato il guizzo decisivo, Kane ha provato a bissare il successo dell'anno scorso, emergendo come l'unico capace di abbattere la rabbia del guerriero irlandese. Un match al cardiopalma, alla fine soltanto Bryan ha messo la firma al libro di storia, ma tutti i partecipanti hanno contribuito a scriverla.

Un gradino al di sotto il Money in the Bank di Raw, ma attenzione ci stiamo soltanto riferendo ad un ottimo prodotto rispetto ad un qualcosa di magnifico offerto dallo show blu. Anche qua la WWE ha offerto qualcosa d'importante: sarà Del Rio ad andare alla caccia del titolo, ma che dire dello spirito stoico di The Miz, capace di rientrare sul ring quando sembrava destinato all'ospedale, Kofi Kingston e Rey Mysterio presenti ad assicurare velocità e capovolgimenti di fronte, R-Truth confermarsi una mina vagante, Swagger abbonato all'Angle Lock per provare a lasciare il segno, Bourne ancora una scheggia impazzita in volo ovunque.

Rabbia e potenza hanno lasciato il segno in buona parte del ppv. Sulla carta Henry vs Big Show poteva rappresentare un match noioso, quasi privo di interesse, un qualcosa da poter perdere senza strapparsi i capelli e invece è stata un duello tra titani, dove la forza si è spinta oltre il limite, il turn heel di Henry ha raggiunto il massimo, Big Show spazzato via. Discutibile il finale d'accordo, ma possiamo dire senza problemi di poter essere smentiti che il Randy Orton in preda all'ira, alla consapevolezza di essere caduto nella trappola preparata dal nemico, alla completa perdita della ragione nel post match è valsa il prezzo del biglietto. Mimiche facciali da urlo, il bisogno di gridare al mondo intero la delusione per un finale amaro e la voglia di farla pagare cara a chi ha la cintura per gioire, ma non per i motivi per esserne orgoglioso.

Spettacolo, orgoglio, acrobazie, spirito mai domo, follia, devastazione, dolore, da soli sarebbero bastati eccome e invece il meglio doveva ancora arrivare. Siamo arrivati all'esito finale, oppure soltanto ad un punto di svolta di un feud, una questione che ha tenuto banco e forse occuperà spazio ancora per molto tempo sul notiziario di wrestling: il contratto di CM Punk, tutto quello che ci è girato intorno, una lunga e prestigiosa lista di nuovi protagonisti. Un ritorno al passato, la voglia di vivere un presente diverso, il fascino di un futuro ancora da decifrare.

Quello che ha fatto e detto CM Punk negli ultimi tapings prima del ppv è stato semplicemente straordinario per personalità, capacità di intrattenere tutti, nessuno escluso, evitando a chi lo ascoltava la pur minima distrazione con un monologo senza precedenti. Il face to face con Vince ha esaltato chiunque e Chicago per il ppv è diventata un'autentica polveriera. Sembrava essere ritornati ad One Night Stand con un'arena completamente contro John Cena e soprattutto quello che rappresentava e tuttora rappresenta, a quei tempi sul ring ecco RVD con il fondamentale contributo della scheggia impazzita Edge, stavolta in ballo invece il futuro di CM Punk contro il destino di John Cena e il wresting che rappresenta, poco importa, il “We Riot” tornava a regnare nell'arena, l'atmosfera delle grandi occasioni dominava la scena, la tensione e l'immensa posta in palio hanno in parte condizionato la qualità della sfida, ma chi è salito sul ring, con la preziosa collaborazione del pubblico, ha dato ragione a chi ha pagato il biglietto. CM Punk non ha mai voluto gettare la spugna, andando oltre il limite della resistenza umana, John Cena ha fatto ricorso al proprio orgoglio, alla voglia di dimostrare che sul ring può fare la propria figura e ha le qualità per rappresentare la federazione, allo stimolo in più rappresentato dal lottare contro quasi un'intera arena. Lo Screwjob, quello vero, è già capitato, forse non accadrà mai più, inutile imitarlo, o ripeterlo.

CM Punk è riuscito a conquistare la cintura e a portarsela via, chissà dove, Cena ha fallito e avrebbe dovuto fare le valigie, dopo in gong Vince era la vittima del tradimento del nuovo campione e della mancata alleanza con il rapper bostianiano, ma si cullava in base alla possibilità di allontanare chi non aveva assecondato i propri piani e rendere pessima la credibilità di chi gli aveva voltato le spalle cercando magari fortuna altrove. Alla fine invece nel seguente Raw ha perso tutto, il comando, il potere, il gusto di licenziare e screditare. Non si conosce il futuro di CM Punk, ma finora con i fatti ha mantenuto le promesse, tornerà da ribelle dominatore, o se ne andrà da eroe, in ogni modo ha difeso la verità, ha lottato contro l'ipocrisia e un sistema intero, facendo innamorare migliaia di fan, ricredere chi non aveva creduto in lui, dando ragione a chi non l'aveva mai abbandonato.

Escono probabilmente delusi anche i HHH dipendenti, come il sottoscritto. Quando è partita la sua theme song, sono sobbalzato dalla poltrona, The Game is back, cosa avrebbe potuto accadere? Di tutto. Quali i possibili scenari? Qualsiasi, impossibile fare previsioni. Arriva però in giacca e cravatta, prenderà il comando della federazione al posto del Boss, si vedrà molto più spesso, benissimo, ma consideriamo l'altro lato della medaglia. Forse lo sapevamo, lo immaginavamo, ce ne eravamo resi tutti conto,ma non volevamo ammetterlo, ripeterlo, accettarlo, farcene una ragione. Anche per il King of Kings stiamo dinanzi ad un possibile semi ritiro dall'attività agonistica, il futuro potrebbe regalarci un'ultima sfida con l'altro fermo ai box, The Undertaker, ma i fans di HHH vorrebbero che non capitasse mai, temendo un esito che fa paura.

E chi avrebbe dovuto uscire distrutto, ridimensionato, sommerso dalle critiche, licenziato dalla federazione? Beh, sarebbe dovuto essere John Cena e invece è forse uno dei principali trionfatori. I fischi sono piovuti sonori nel ppv come era facilmente prevedibile, giocando anche nella tana del nemico, ha perso il titolo ma lui è il simbolo della federazione, essere l'uomo immagine vale più di una cintura divenuta forse fin troppo limitata per chi rappresenta una macchina di merchandising a prescindere. È diventato protagonista aggiunto nel feud tra CM Punk e Vince Mc Mahon, a Chicago non ha sfigurato sul ring come invece si sarebbe potuto pensare alla vigilia, a testa alta ha retto alla rivolta sonora del pubblico, si è rifiutato di fare la fine di Shawn Michaels, non volendo essere ricordato per “chi ha fregato qualcun altro” e ci è riuscito, non soltanto evitando la fine anticipata del match titolato, ma anche rendendosi protagonista di un monologo assai condivisibile, un face to face verbale con Vince nel successivo Raw.

La federazione viene davanti a tutto e tutti, Vince lo sosteneva e ne è diventata la vittima, ma forse ha ragione nel sostenere che può, o poteva creare un John Cena in qualsiasi momento, è il wrestling moderno, anche se il suo volto dinanzi alla minaccia di Cena di andare in un'altra federazione lo faceva tremare, ma la lealtà e la voglia di diversificarsi vivono nell'ex campione. Stavolta anch'io, mai stato e forse mai sarò un suo fan, l'ho apprezzato, l'ho stimato, è stato onesto, ha riconosciuto il merito a CM Punk per un grande match, non ha voluto passare per un ruffiano, applausi. Una volta terminati però, qualche secondo per rifletterci su e ti rendi conto che nemmeno stavolta ha perso pulito, schienato sì, ma in una situazione dominata dalla distrazione e dal caos, ha perso, ma bisogna sempre contraddistinguerlo dagli altri: vincere da super eroe subendo per l'intero match, oppure uscire sconfitto con la serie di “Se”, “ma” e “però”. CM Punk è stato il vincitore morale ed effettivo sul ring, ha dimostrato che la federazione non può fare assolutamente a meno di lui, perché ci troviamo dinanzi ad un campione in tutto e per tutto, ma, almeno per il momento, è fuori. Vince non comanderà più almeno sullo schermo, ma resterà il padrone, si vedrà un HHH in versione dirigenziale, ora davvero dirigente, ma che ne sarà del suo status lottatore?

Cena fischiato e criticato ovunque, resta senza cintura, vuota il sacco, si fa stimare, ma resta pur sempre il principale punto di riferimento nel bene e nel male. È cambiato tutto, non è cambiato nulla, chissà, ma una cosa è certa: la storia è stata scritta e per una WWE, rimasta priva dei vari HBK, Batista, Jericho, Jeff Hardy, Edge, con Undertaker e HHH ad utilizzo ridotto, è già una grandissima cosa. Cosa ci riserverà ora il futuro, imminente e prossimo? Nessuno può dirlo, sarà il tempo a rivelarcelo, ma nel frattempo ripartiamo con due considerazioni: i giovani hanno contribuito a rendere il ppv assolutamente imperdibile e indimenticabile, l'arena ha fatto la differenza regalandoci un'atmosfera unica. Il wrestling ha trionfato, è il punto d'arrivo, è il punto di partenza.

Scritto da Diego Anelli
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