The Codebreaker #25 – Really?

The Codebreaker

Non seguo il wrestling da ieri, nemmeno dall'altro ieri, oramai sono passati quasi 24 anni dal primo match visto nelle tv locali con il commento di Tony Fusaro, eppure sembra ieri. In questi anni il wrestling è cambiato, per molti si è evoluto, per altri si è registrata un'involuzione, ma, a prescindere dalle opinioni personali, sicuramente il nostro sport-entertainment preferito ha evidenziato una profonda trasformazione.


Da anni ormai i bookers hanno assunto un ruolo chiave nella fortuna e sfortuna di una federazione, una storyline e del singolo wrestler; le strategie, le decisioni prese dietro le quinte, le gimmick finiscono per diventare il valore aggiunto, o la goccia che fa traboccare il vaso e vanno in secondo piano sia le capacità tecniche sul ring, che talvolta le doti di intrattenimento.

Negli ultimi tempi un lottatore in particolare ha attirato la mia attenzione, mi ha fatto riflettere, mi ha fatto capire, come se ce ne fosse ancora bisogno, di come possa essere semplice passare dalle stelle alle stalle e viceversa e non sempre capita per un proprio merito o colpa. Dal punto di vista tecnico non sto sicuramente parlando di un'icona come Shawn Michaels, non avrà il peso leggendario di un Undertaker, nel backstage non è dotato del peso politico del quale possono invece contare alcuni suoi colleghi, con il microfono in mano non è paragonabile ad un fenomeno come The Rock, ma fa sicuramente la differenza, può piacere, può far impazzire, può non essere sopportato, ma di certo non passa inosservato. Mi sto riferendo a The Miz.

Intendiamoci, nessuno pretendeva che restasse in pianta stabile nei quartieri altissimi, tipo il main event dell'edizione 2011 di Wrestlemania dalla quale uscì ancora con la cintura di campione del mondo attorno alla vita dopo il match contro John Cena, ma tra l'apice della carriera di ogni wrestler alle recenti umiliazioni beh insomma…. c'è il mare in mezzo. Nessuno di noi conosce le esatte motivazioni di un declassamento così repentino e netto, si possono fare delle supposizioni sulla base anche delle indiscrezioni talvolta circolate in giro per il web. Può essersi registrato un calo di motivazioni, il sentirsi già arrivati, un eventuale senso di superiorità nei confronti dei colleghi, oppure semplicemente il fatto di aver pestato i piedi a qualcuno con più anni di lui alle spalle in questo business.

In ogni caso anche per le eventuali “punizioni” esistono modi e modi, non solo per il bene del wrestler in questione, ma anche per la federazione stessa, in quanto ogni atleta sotto contratto è un patrimonio dell'azienda che lo retribuisce e, a mio modesto parere, va tutelato, non svalutato. Anche nel caso in cui non si trattasse di nulla del genere, ma invece il simbolo della mancanza di progetti da parte dei bookers per il personaggio e atleta The Miz, si potrebbero seguire numerose strade alternative. Tenerlo nel medio termine lontano dai quartieri alti ma mandarlo a lottare per i titoli secondari dei rosters, renderlo protagonista di storyline di valore anche senza una cintura in palio e di show dentro lo show, evidenziando ulteriormente la sua enorme capacità di intrattenitore derivante anche dall'esperienza accumulata prima di entrare nel mondo del wrestling.

Negli anni scorsi The Miz ha dato tanto alla federazione e altrettanto ha ricevuto: titolo Usa, titoli di Coppia, il money in the bank, premi vari, la cintura di campione del mondo, la vincente difesa del titolo a Wrestlemania contro John Cena, poi il costante e netto declino fino a portarlo al ruolo di non protagonista anche nella battle royal avvenuta a Over the Limits tra lottatori di seconda e terza fascia, ha sfiorato la vittoria, ma soltanto sfiorata, alla fine è stato Christian a festeggiare, a The Miz è rimasto soltanto un pugno di mosche, ma non era finita qui. C'èra ancora il tempo, stavolta in ppv, per subire l'ennesima bruciante sconfitta contro Brodus Clay.

Non scrivo queste righe su The Miz perché è da tempo rientrato tra i miei preferiti, nel mio piccolo cerco sempre di esprimere le mie opinioni al di là delle preferenze, si tratta di un discorso che avrei fatto per qualunque altro lottatore (nel passato abbiamo avuto tanti esempi) passato dalle stelle alle stalle e viceversa, frutto di una gestione strategica spesso incomprensibile, alquanto discutibile, autolesionista e destinata a distruggere la credibilità dei protagonisti,ad evidenziare l'incapacità di chi lavora dietro le quinte e vanificare molti mesi di lavoro utilizzati per precedenti push.

La vittoria del Team Laurinaitis contro il Team Long arrivò grazie ad uno schienamento realizzato da colui che si autodefinisce “Awesome”, sembrava il punto di svolta, l'inizio di una nuova fase della carriera destinata ad immediati successi e invece è stato un fuoco di paglia, dal giorno dopo riecco sconfitte su sconfitte. Nel bene e nel male non si smette mai di toccare il cielo con un dito, o di raschiare il fondo del barile, non ci resta altro che aspettare, verificare se avremo la vista annebbiata dinanzi a nuovi autogoal e domandarci “Really?”.

Scritto da Diego Anelli
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