The Codebreaker #2 – Tappeto rosso per CM Punk

20 minuti alla fine della puntata di Raw, il mercoledì sera mi attende il pc per scrivere il secondo numero del mio editoriale per gli amici di Tuttowrestling.com, gli argomenti potrebbero non mancare, ma niente lascerebbe davvero il segno. Nulla di davvero clamoroso, o comunque destinato a poter essere giudicato come un punto di non ritorno, una svolta, qualcosa che resterà indelebile nelle nostre memorie, o almeno potenzialmente capace di cambiare gli equilibri della federazione. Nulla, o quasi, fino a quando CM Punk non entra in scena, e, dopo aver contribuito alla sconfitta di John Cena contro R-Truth, si siede sulla rampa d'ingresso e apre il libro.
Un discorso clamoroso, accuse pesanti come macigni, un work, o quasi realizzato alla perfezione dalla WWE, la quale, con il passare degli anni, ha capito che, non lavare i panni sporchi in casa, per storyline oppure per realtà, fa schizzare verso l'alto lo share, scrivi pagine di storia, spiazzi qualsiasi appassionato e addetto ai lavori. Ma precisiamo una cosa, l'assoluto protagonista è stato il fenomenale CM Punk. All'interno dei due rosters forse nessun altro poteva essere scelto per interpretare un ruolo simile e non soltanto per la questione del contratto in scadenza. Perché rappresenta il talento rimasto troppo, a malincuore e immeritatamente nascosto dietro a colleghi spesso non meritevoli, il wrestler capace di incantare sul ring gli appassionati della ROH con match a cinque stelle e i seguaci della WWE con sfide d'alto livello anche se ovviamente con standard più limitati e più consoni per la federazione di Stamford, il lottatore moderno in grado di abbinare alla lotta un'immensa predisposizione per l'entertainment, basta dargli un microfono in mano, oppure semplicemente inquadrarlo in primo piano; le sue parole lasceranno il segno, le mimiche facciali saranno indimenticabili.
Arrivato da face in WWE ha forse ottenuto tanto, tantissimo in tempi rapidissimi: il positivo debutto nella nuova, presunta ECW, un regno da campione mondiale terminato anzitempo con l'aggressione subita nel backstage da Randy Orton perché da face non aveva fatto sufficientemente presa nel pubblico, oppure non pienamente soddisfatto i bookers, i successi nel Money in the Bank, cinture minori come l'intercontinentale e quella di coppia. È da heel che ha però lasciato maggiormente il segno, prima a capo della Straight Edge Society, poi del Nexus, ma le cinture si sono sempre più allontanate e a poco sono servite le ottime rivalità portate avanti con Jeff Hardy e Rey Mysterio. Forse le vittorie, spesso controverse, contro The Undertaker rappresentano le ultime gioie significative, ma quanto tempo è passato da quei giorni?
Il futuro di CM Punk è impossibile da prevedere, o fin troppo facile da decifrare, ma una cosa è certa: non potrà andarsene con la cintura intorno alla vita. Perdere il match con John Cena e salutare la baracca, oppure trionfare, tornare campione e rinnovare un contratto apparentemente giunto al capolinea e privo di nuovi sbocchi, rappresentano le uniche strade percorribili. Se il mio lottatore preferito, ovvero HHH, si vede sempre più raramente, con il passare degli anni ho avuto la fortuna di apprezzare e restare conquistato da gente che non aveva nulla da invidiargli, tutt'altro, né sul ring, né al microfono. Prima Edge, poi Chris Jericho, ora The Miz e infine CM Punk.
Il discorso dell'ex Ring of Honor è stato incisivo, pesantissimo, un mix tra realtà e copione cinematografico, comunque finirà, la sua rivolta verbale rappresenterà una tappa storica in casa WWE, non a caso ha sorpreso, scioccato, colpito favorevolmente chiunque. I giudizi illustri si sono susseguiti con grande velocità: Stone Cold Steve Austin, Jim Ross, Chris Jericho, X-Pac, Carlito hanno avuto apprezzamenti entusiastici nei confronti dell'ultimo segmento di Raw, ponendo le qualità mediatiche di CM Punk e la scelta dei bookers in prima pagina. Lo sfogo è stato prolungato, articolato, incisivo, pesante e talvolta perfino offensivo, ma vorrei soffermarmi su alcuni punti in particolare.
CM Punk ha giustamente precisato di non aver nulla di personale contro John Cena, ma di non sopportare l'idea che il rapper di Boston possa essere considerato il migliore, quando invece, a suo dire e secondo il mio modesto punto di vista, non lo sia assolutamente. È stata evidenziata la presunta predisposizione a ruffianarsi il capo della compagnia, come avrebbero fatto in passato i vari Hogan, The Rock, quest'ultimo continuerebbe tuttora con grande successo. Già da questo punto di vista come dargli torto? Non stiamo sicuramente scoprendo l'acqua calda nell'affermare che il merchandising e l'entertainment abbiano la precedenza su tutto il resto nel wrestling moderno, che, anche per questa ragione, si differenzia e male dalla lotta di qualche decennio fa. L'entertainment rappresenta però la linfa, l'adrenalina, l'ossigeno vitale per ottenere successo nell'epoca moderna, l'era attitude, con l'esplosione della D-X, di Stone Cold Steve Austin, The Rock, rappresenta una conferma più che evidente, ma la capacità di intrattenere il pubblico deve essere accompagnata dalle capacità sul ring, come ha fatto fino a poco tempo Chris Jericho, come sta facendo adesso CM Punk, al contrario di John Cena. Altrimenti ci troviamo dinanzi ad un clamoroso autogoal, un vero e proprio boomerang.
I riferimenti espliciti a Paul Heyman, Brock Lesnar hanno riaperto ferite passate ma forse mai definitivamente chiuse, riportando la memoria dei fans e dei vertici della federazione a chi ha svolto un ruolo chiave nella vecchia e originale ECW e avrebbe dovuto guidare la rinascita dell'estremo, e a chi ha abbandonato la compagnia cercando fortuna in altri sport e, caso strano, da chi era accompagnato ai tempi WWE? Proprio da Paul Heyman. Le doti comunicative di CM Punk hanno raggiunto alcuni picchi di straordinaria realtà e interpretazione quando ha dichiarato di essere consapevole di uscire dal personaggio e ha iniziato a cambiare davvero volto, dando la sensazione di uno sfogo destinato ad ignorare davvero le direttive di chi conta nel backstage, quando ha evidenziato le numerose promesse ricevute, ma mai mantenute.
L'egocentrismo e il personaggio ritornano però pochi attimi dopo quando sostiene di essere il migliore ovunque, sul ring, al microfono e perfino al tavolo dei commentatori, ma non smette mai di restare legato alla filosofia del wrestling lottato, conosciuto ai tempi ROH, di uno spirito soppresso con la scoperta dell'identità della nuova ECW, e di prendere le distanze da una concezione molto lontana dai suoi pensieri, ma dominatrice in WWE: la prevalenza del merchandising. Nonostante potenzialmente e realmente rappresenti il modello di perfetto wrestler moderno, atleta e intrattenitore, si sente un pesce fuor d'acqua, lontano anni luce dal proprio contesto lavorativo, e come dargli torto? Tazze, tazzine, sigle di programma, copertine di ppv, interpretazioni cinematografiche, ospitate in programmi, tutti elementi sui quali getta fango con parole che non hanno bisogno di interpretazioni, come lo schifo da lui provato nell'aver saputo di The Rock protagonista nel main event della prossima Wrestlemania. Chissà se soltanto perché l'attore rappresenta l'uomo federazione, perché da anni non si vedeva su un ring e ha avuto successo grazie al wrestling, oppure perchè, nonostante un'assenza prolungata, si è ritrovato le porte aperte per il main event nell'appuntamento dell'anno, precedendo tutti coloro che, in un anno intero, hanno sudato per la federazione.
Ammette di rappresentare soltanto un granello dell'ingranaggio, destinato ad andare avanti anche senza di lui, che magari potrebbe difendere il titolo WWE alla ROH dove è cresciuto oppure in Giappone, facendo intendere la volontà del personaggio o non di andare contro chi non ha creduto in lui. Prima che il microfono venisse staccato e le luci spente, il suo attacco è andato sul personale quando ha ragionato sul futuro dirigenziale della federazione, su cosa ne sarà della WWE dopo che l'attuale proprietario non sarà più tra noi, lanciando insulti contro i suoi stretti familiari dentro e fuori dal ring. Essere milionario quando si potrebbe essere miliardario, il riferimento ai presunti sottoposti: momenti di immensa dialettica.
Al di là del mio modesto punto di vista, dei numerosi apprezzamenti di voi utenti sulle nostre pagine e degli attestati di stima provenienti da blasonati personaggi del mondo del wrestling, è indubbio evidenziare come lo storico show di CM Punk, partito con il testa a testa verbale tenuto almeno alla pari con un'icona come Shawn Michaels e terminato con il monologo al microfono indossando la t-shirt di Stone Cold, abbia avuto due pubblici riconoscimenti. Mi riferisco allo sguardo attonito ma consapevole di John Cena ripresosi dopo lo schianto sul tavolo nell'ascoltare il segmento del rivale, gli applausi e i cori degli spettatori nell'arena, gli stessi che, parole del diretto interessato, lo aspetterebbero alle 5 in aeroporto per chiedere un autografo su quelle copertine nelle quali manca il suo volto. I viaggi notturni, gli arrivi all'alba, l'ennesima testimonianza del mix tra realtà, improvvisazione, storyline e predeterminazione. Lunga vita a CM Punk, tappeto rosso per lui.