The Codebreaker #17 – Momenti vissuti per sognare

In qualsiasi epoca, ma soprattutto nel wrestling moderno, caratterizzato dallo spoiler presente ovunque, dal dominio di internet e in particolare nel prodotto targato WWE, rimasto privo di una lunga serie di campioni e leggende in un breve arco di tempo, collocatosi in una fase di assestamento, disorientamento, transizione e troppo spesso tradotto in match di qualità assai discutibile, l'effetto della sorpresa, l'emozione del colpo di scena, il gusto dell'imprevedibilità , la voglia di restare a bocca aperta, il desiderio di pensare “cavolo, questo non l'avevo mai potuto immaginare” rappresentano elementi vitali. Fondamentali, essenziali per guardare ancora il bicchiere mezzo pieno, trovare argomenti validi per aggrapparsi, per non perdere lo stimolo, la passione per il nostro sport-entertainment preferito.
Quando la qualità di personaggi e match scarseggia, quando si rischia di bruciare troppi talenti e valorizzare chi sul ring offre poco o nulla, quando lo spoiler sul web rischia di prevalere su presente e futuro, allora ti guardi attorno e cerchi chi, o cosa possa sostenerti in attesa di tempi migliori, ma purtroppo il ricambio generazionale nel parco atleti non avviene nel migliore dei modi, o non lo si aiuta, allora non si può fare a meno che appoggiarsi su chi ha tirato avanti la baracca fino a ieri. In casa Stamford si fatica a trovare argomenti validi per sorridere, divertirsi, godersi lo spettacolo e talvolta anche determinati eventi attesissimi come la Royal Rumble almeno in parte riescono nel difficile intento di deludere le attese.
Nel Raw post ppv dentro e fuori dal ring si è però riusciti ad andare oltre uno show monotono, scontato, destinato a seguire una trama ben determinata. Al di là dell'interessante tentativo di evoluzione – trasformazione del personaggio John Cena tramite lo sforzo di un Kane tornato alle origini, chi ha seguito lo show nell'arena, o da casa ha trovato facilmente motivi per ritrovare l'ottimismo. Diamo spazio sul ring a chi è capace di regalare in ogni occasione match di alta qualità dal punto di vista tecnico e dinamico. CM Punk e Daniel Bryan, finchè Chris Jericho non è intervenuto ai danni dell'ex leader del Nexus, hanno dato vita, come da tradizione, ad una sfida spettacolare, equilibrata, ad alto ritmo, tecnica, ricca di colpi di scena, sarebbero andati avanti per chissà quanti altri minuti, dando sfoggio delle proprie indiscutibili qualità tecniche, dati oggettivi, inattaccabili da preferenze e gusti personali.
Lo show ha avuto l'ulteriore salto di qualità quando prima HHH e poi Undertaker hanno fatto ritorno sugli schermi WWE e, dopo quasi un anno dall'ultima Wrestlemania, si sono ritrovati uno davanti all'altro. Spesso sosteniamo come sia sempre più raro che i personaggi prevalgano anche sulle parole, possano essere espressi anche concetti banali, scontati, frasi fatte o di circostanza, ma se si tratta di dichiarazioni rilasciate da uomini, personaggi, leggende, allora si lascia sempre il segno. Quando ci si trova dinanzi a chi ha fatto la storia del wrestling, si assiste ad un ulteriore passo in avanti, quello definitivo, decisivo, cruciale. Lasciare il segno senza aprire bocca. Sembrava un film già visto, era accaduto lo scorso anno, Undertaker e HHH che si lanciano e accettano la sfida guardandosi dritti negli occhi e girando il capo in direzione del logo di Wrestlemania.
La “prima volta” non si scorda mai, quando si segue la strada della “minestra riscaldata”, anche se gli interpreti risultano eccellenti, si rischia di trasmettere molto meno rispetto al potenziale in questione, ma quando si ha a che fare con personaggi di tale livello, mai nulla è scontato, quando si pensa di aver visto tutto, ecco che ti sorprendono. Stavolta è toccato a HHH trasmettere sorprese, emozioni che contrastano la prevedibilità , il copione già scritto nelle nostre menti. The Game non china il capo dinanzi all'Undertaker, non indirizza lo sguardo verso il logo di Wrestlemania, lo fissa negli occhi, gli dà qualche pacca sulla spalla e se ne va, per il momento pare non accettare la potenziale sfida lanciatagli dal Fenomeno.
Quasi sicuramente si tratta di un'intenzione soltanto iniziale, non è escluso che gli ultimi due rappresentanti della “vecchia guardia” possano davvero sfidarsi in una rivincita a Wrestlemania, non mi sento di escluderla a priori, vedremo come si evolveranno le cose, ma una cosa è certa, stavolta è HHH a prendere in pugno la situazione, invertendo le parti rispetto ai tempi di HBK vs Undertaker. Nel caso del rematch fu HBK a trovare mille modi per convincere e provocare il becchino, per guadagnarsi quell'occasione, stavolta è invece il potenziale sfidante a non volerne sapere, a non voler rivivere una storia già intensamente vissuta, o almeno a non prendere decisioni affrettate, preferendo prendere tempo. Perché HHH ha preferito comportarsi in questa maniera? Umiltà o superiorità ? Sulla carta entrambe le risposte possono trovare un minimo di credibilità . Umiltà . HHH si è reso conto che The Undertaker a Wrestlemania è un treno impossibile da fermare, riconosce la superiorità dell'avversario, non vuole più ripercorrere una strada già percorsa, dalla quale non ha trovato una via d'uscita nonostante abbia offerto una prestazione indimenticabile e se ne sia andato dal ring a testa alta pur senza il successo finale che avrebbe fatto epoca.
Superiorità . È vero, il verdetto dell'ultima Wrestlemania ha confermato l'imbattibilità e prolungato la striscia vincente di The Undertaker, ma HHH, come dichiarato recentemente, si considera il vincitore della sfida, addirittura a suo parere è stato lui a porre fine a quella striscia. Aver portato l'avversario allo sfinimento e costringerlo a non poter uscire dal ring con le proprie gambe, a suo dire rappresentano già chiari segnali della vittoria. Seguendo questa seconda strada HHH si ritiene di aver già dimostrato la propria superiorità , a lui non interesserebbe rimettersi nuovamente in gioco per un qualcosa che avrebbe già ottenuto e conquistato. Tra umiltà e superiorità cosa vincerà ? A mio parere l'orgoglio. The Game, al di là di tutto, è ben consapevole della sconfitta rimediata, ma è altrettanto conscio di essere andato vicinissimo all'impresa, potrebbe ritentare disperatamente l'assalto contro il nemico per scrivere l'ennesima pagina di storia, una delle più importanti in assoluto.
Del resto l'aveva dichiarato poco tempo dopo quella sconfitta: se Undertaker fosse tornato, lui avrebbe risposto presente, ora è accaduto e lui non si farà attendere, ne sono certo. Se si riaffrontassero, qualunque fosse l'esito finale, una cosa è indiscutibile: potremmo rivivere nuovi attimi, momenti di Wrestling con la W maiuscola, potremmo sognare e immaginare l'inimmaginabile, come dopo la tombstone piledriver di The Game, capace di imitare anche la chiusura mimica e facciale dell'Undertaker: fino a quel momento non immaginavo nemmeno lontanamente che potesse succedere quello che per ben 18 edizioni di Wrestlemania non era mai accaduto, per un attimo invece l'ho pensato, dopo il conteggio di 2. In frazioni di secondo siamo però ritornati alla realtà , ma noi viviamo e seguiamo il wrestling anche per quei momenti che possono concretizzarsi in imprese, oppure farci tornare bruscamente con i piedi per terra, ma sono capaci di farci sognare al di là di preferenze, tifo, pronostici e farci provare la sensazione dell'imprevedibile, uno dei cardini del Wrestling dei desideri, quello che ricercano i nostri cuori.