The Codebreaker #10 – HHH: uno sfogo tra passato, presente e futuro

Via la giacca, via la cravatta, via quel ruolo che, almeno sullo schermo, non gli appartiene come invece qualcuno avrebbe voluto, via la diplomazia, la razionalità, la presunta o reale ricerca della meritocrazia e di una linea dirigenziale da seguire. L'imboscata subita a Vengeance ad opera di Kevin Nash ha avuto il pregio di spingere ulteriormente HHH verso il ritorno alla veste di lottatore, un episodio determinante seguito alla sfiducia della quasi totalità dell'universo WWE, eccezion fatta per il pubblico, nei confronti del suo operato dirigenziale.
Non bisogna nascondersi, purtroppo gli anni passano, il fisico non può far altro che risentire di mille impegni tra taping, ppv e house show in giro per il mondo, ma chi segue da sempre il nostro sport-entertainment preferito ha imparato a tastare con mano, ad apprezzare lo spessore di una leggenda, a prescindere dal fatto che sia o meno un artista dalla tecnica sopraffina.
Il wrestling, purtroppo o per fortuna, si è involuto o evoluto nel corso degli anni, dipende dai punti di vista, sicuramente è profondamente cambiato, ha preso il soppravvento l'aspetto dell'intrattenimento e, analizzando unicamente tale aspetto, HHH rappresenta uno dei migliori di sempre senza ombra di dubbio. Sul ring ne abbiamo visti, ne vediamo e vedremo tanti migliori, Madre Natura non gli ha sicuramente regalato il talento di alcuni fenomeni del ring, basta citare ad esempio Kurt Angle, Chris Benoit ed Eddie Guerrero senza andare troppo indietro nel tempo, ma, oltre alla pagnotta comunque sempre guadagnata al termine di lotte spesso e volentieri indimenticabili e destinate a restare scritte nella storia della disciplina, gli è sufficiente una telecamera pronta ad inquadrarlo e un microfono in mano per farci sognare, trasmettere emozioni, sensazioni e, perché no, una buona dose di nostalgia.
Nell'ultima puntata di Raw aveva dinanzi John Laurinaitis, non Shawn Michaels, Bret Hart, oppure Undertaker, ma, a prescindere da chi si trovi a pochi metri da lui, HHH apre bocca, salva il taping, vale da solo il prezzo del biglietto. Uno sfogo duro, sincero, credibile, rabbioso, minaccioso, finalmente in quel segmento è tornato la versione The Game capace di lasciare il segno nella storia del wrestling, quella più vicina al modo di essere del proprio personaggio. Una scheggia impazzita, una mina vagante, una persona che non vuole restare dentro a schemi predeterminati, né rispettare gli ordini delle autorità, ma piuttosto dettare legge e comandare a prescindere, ricordando la versione heel, ma amatissima, dei tempi dell'Evolution quando era a capo di una delle stable più importanti nella storia del wrestling.
Poco importa se nel caso specifico di Raw sia emerso comunque il suo lato face, essendo stato colpito a tradimento da chi considerava uno dei suoi amici storici, e quindi palesemente dal lato della ragione. In questo caso si va anche al di là di face ed heel: è venuto fuori il vero HHH, che manca molto al sottoscritto e non soltanto. La sete di vendetta, la voglia di mettere le mani addosso al suo nuovo nemico, la necessità di sfogare la delusione di un tradimento, la naturale predisposizione al comando, stavolta indirizzato ad un pronto e ricco ingaggio a favore di Kevin Nash per dargli la possibilità di affrontarlo regolarmente in un match ufficiale; tutti fattori che hanno contribuito a rendere importante quel monologo. Stavolta erano solide, preziose e credibili anche le tematiche che stavano alla base dello sfogo, ma, più passa il tempo e meglio ce ne accorgiamo, in certe occasioni le parole possono essere destinate a non lasciare il segno, ma soltanto ad occupare qualche minuto del programma o a vendere fumo alla gente, e allora ciò che determina il prodotto è la serie conta il protagonista, non la forma e tanto meno la sostanza.
Quando ti capita di ascoltare autentiche leggende, campioni del ring, allora ti rendi conto che spesso il wrestling, il quale dovrebbe però restare principalmente uno show di lotta ma questo ahimè è un altro discorso, diventa la vetrina di attori nati, personaggi capaci di rappresentare la realtà, dare o togliere visibilità ai veri valori della vita di tutti giorni. Stavolta HHH ha rappresentato la ferita per il tradimento subito, l'incontenibile sete di vendetta e quanto può e deve contare l'amicizia nella vita di ogni individuo; purtroppo il suo monologo è stato seguito da una nuova e violenta aggressione operata da Kevin Nash ai suoi danni, mostrando come l'amicizia, dentro e fuori dal ring, in una storyline o peggio nella vita reale, spesso e volentieri possa lasciare spazio, diventare insignificante rispetto alla smaniosa voglia di potere, all'ambizione, all'invidia repressa e soffocata per tanti lunghi anni e alla disponibilità nel diventare una semplice pedina di chi rappresenta il nuovo, o vecchio a seconda dei casi, che avanza.
Siamo reduci da un periodo difficile per la WWE, costretta a perdere, in poco tempo e per motivi diversi, gente del calibro di Shawn Michaels, Batista, Jericho, Edge, Flair, Jeff Hardy e a gestire HHH e Undertaker per le occasioni importanti, e non tutte le nuove stelle stanno confermando le attese. Non è un caso che sia stato rispolverato Kevin Nash, gli incarichi dirigenziali on screen di HHH, che ci si affidi a The Rock già a partire di Survivor Series. È vero, il campione della gente affronterà John Cena nella massima vetrina possibile, quella di Wrestlemania, ed era prevedibile un utilizzo già nei ppv precedenti anche per dare nuova linfa al feud con il leader della Cenation oltre ad incrementare l'attesa per l'appuntamento più importante di novembre, ma il ritorno al passato e alle scommesse vinte talvolta rappresenta un comodo cuscino per ritrovare stimoli perduti, per prendere tempo, basta non esagerare, altrimenti il presente diventa il riflesso di un passato destinato a non tornare più.
Attendiamo intanto il ritorno di HHH, costretto ad ingoiare il tradimento anche dell'amico che non tradisce mai, lo Sledgehammer, ma soltanto perché in mano di chi se ne era impossessato senza autorizzazione, Kevin Nash.