WWE Planet #924 – Business that Hurts

La scelta di aprire l’ultima puntata di Raw con lo split dell’Hurt Business ha spiazzato molte persone. Un po’ perché è stato un po’ un fulmine a ciel sereno, un po’ perché una direzione in evidente discontinuità con le scorse puntate. Insomma più del colpo di scena, ha stupito la difficoltà di collocarlo nella narrazione verso WM. E dunque difficilmente si rivelerà una mossa vincente.
A cominciare dal fatto che è stato un fulmine a ciel sereno: così sereno che ci sarebbe da chiedersi se non sia frutto delle scie chimiche. Quantomeno del risultato di esse sulle teste dei booker, al massimo. Esattamente come delle teorie complottare, non si vedeva la necessità di dividere l’HB. Perché, all’improvviso, MVP si sia reso conto dell’improduttività di Benjamin ed Alexander è poco chiaro, tanto più che non è mai cambiato nulla da quel punto di vista. L’unica storyline con uno spessore per i due personaggi all’interno dell’act HB è stata relativa ai loro dissapori, evidentemente superati. Dopodiché sono diventati monodimensionali cartonati per riempire il ring durante le pose. Ma MVP e Lashley non si sono mai lamentati della loro inutilità in kayfabe, fino alla settimana prima dello split, e viceversa non c’è mai stato il minimo segnale di insofferenza da parte dei furono Tag Champs. Andando oltre le quisquilie della sequenzialità, Benjamin ed Alexander hanno ben poco da guadagnare dallo split, è ovvio; un destino da distrutti da Lashley ma dati in pasto a vantaggio di nessuno, dal momento che uno come The All Mighty non ci guadagna nulla a liberarsi di due lottatori che negli ultimi mesi hanno solo perso e circa con chiunque. Un paradosso, con i creative team di SD e Raw che sembrano essersi scambiati i copioni: un lottatore che aveva degli sgherri al suo fianco, diventa Campione e se ne libera trasformandosi, non si sa perché, in un distruttore; l’esatto percorso inverso dell’altro Campione, che torna da temibile distruttore, vince il Titolo e si trasforma nel più vigliacco degli heel.
Senza equilibrio, senza vie di mezzo, senza continuità narrativa. L’HB cambia storia per la 400esima volta nel giro di un anno, senza mai far capire bene quali business siano quelli che importano e contano. L’ennesima faccia cambiata con la facilità di chi, un’identità, non si è mai dato la pena di trovarla. E d’altronde cosa ci si dovrebbe aspettare da una gruppo del genere che, giocoforza, diventa incapace di generare attenzione – anche se una minima parte pare, inspiegabilmente, ce ne fosse proprio prima di questo split. L’HB è stata un’orchestra che non ha mai suonato lo stesso spartito ma ben lontana dal farlo con la consapevolezza del GINC. Con l’ultimo atto si libera di un’alleanza che ha fortemente voluto per mesi, quella con Alexander, e poi rinsaldato con Benjamin. Ma cosa aspettarsi da una stable che, in appena 10 mesi ha difeso Raw dalla Retribution solo ogni tanto per poi passare da Raw Underground, solo ogni tanto. Che ha sottoposto lo US Championship ad uno stalking estenuante, prima di dimenticarsene senza colpo ferire. Che ha cannibalizzato tempo televisivo senza mai spostare davvero nulla nelle storyline per mesi interi, in attesa di non si sa cosa di diverso dai segmenti in cui si bullizzavano improbabili addetti ai lavori. Nel corso di questa incisiva esistenza è stata adagiata perfettamente su di loro la definizione di “buco nero d’interesse” che raramente è stata una sintesi così perfetta di ciò che facevano provare. Quel pizzico di amarezza che dava guardarli perdere tempo unita a quella enorme voglia di skippare che restituivano ogni volta che erano on screen. Buco nero proprio perché perfettamente in grado, nella loro inconsistenza, di attrarre persino Drew McIntyre, non a caso probabile Campione da ri-consacrare davanti al pubblico di WM ma comunque relegato al sabato.
A ben vedere, dunque, la scelta di separare l’HB non si rivelerà proprio una mossa, anziché vincente: ha tutti i crismi di una decisione presa all’ultimo, tanto per aggiungere un sussulto in qualcosa che è rapidamente diventato piatto proprio perché figlio del niente. L’irruzione non costruita di Lashley al top del roster ha causato un effetto domino di scelte non supportate dalla logica a cui la WWE, in perfetta sintonia schizofrenica, ha provato a rispondere con altra illogicità. Stranamente, senza risolvere la situazione