Impact Planet #308

Salve a tutti amici di Tuttowrestling, io sono Matteo Bottari e questo non è il report di Impact Wrestling, ma un'edizione tutta nuova del TNA Planet!
Voglio iniziare dicendo che sono molto contento di essere tornato a scrivere questa rubrica, anzi, sono più contento di qualche anno fa perché ho seguito molto la TNA in questi ultimi tempi, e ho vissuto con attenzione tutto il periodo della crisi fino all'approdo su Destination America.
Molto stranamente è stato proprio il periodo di crisi a farmi affezionare di nuovo alla compagnia di Dixie Carter dopo un momento di disinteresse quasi totale; non sono un crocerossino, è il fatto che le prime registrazioni al Manhattan Center dell'anno scorso furono eccezionali, sicuramente alcuni degli show di wrestling più belli del 2014 in generale. Lì mi resi conto che la TNA ce la voleva fare, voleva davvero uscire dal suo periodo nero e tornare ad essere la bella compagnia che tutti conosciamo. La domanda è: ce l'ha fatta? La mia risposta è: in parte.
Impact Wrestling, da quando è su DA, è uno show veloce, divertente, ben costruito e senza troppe pretese. Diciamo che soprattutto è uno show molto classico: la stable di MVP, il Beat Down Clan, vuole la cintura dei pesi massimi per dominare totalmente il roster; Lashley è tornato face perché stanco di dover dipendere dalla sua vecchia cricca; Kurt Angle impersona sé stesso, ovvero la “vecchia leggenda” che vuole la cintura dei pesi massimi alla vita almeno un'altra volta; Bobby Roode fa il top-face, colui che senza macchia e senza paura (ormai da tempo) lotta per vincere e per dimostrare di essere il migliore; Austin Aries è – scusate il riferimento ludico – il “caotico buono” della situazione, opportunista ma anche giusto… come potete vedere vi sto descrivendo un normalissimo show di wrestling con i suoi buoni, i suoi cattivi, una cintura e del buon lottato come filo conduttore. Volevo arrivare a dire proprio questo: Impact, ora come ora, è uno show normale. La parola “normale” non è certo sinonimo di “male”, ma neanche di “eccellente”; si lascia guardare, potremmo dire che in questi primi mesi dell'anno la TNA sta proponendo un prodotto lineare, magari un po' piatto, ma di sicuro non brutto e non bellissimo.
Ho deciso di redigere questo editoriale proprio impostandolo sui più e sui meno che penso siano più significativi nell'analisi di questi primi due mesi di programmazione di Impact su Destination America.
JAMES STORM E LA REVOLUTION È già da un po' che voglio dire questa cosa pubblicamente: il nuovo personaggio di James Storm, leader della Revolution, è fenomenale. Lo Storm della TNA è quello che la WWE non è riuscita a fare con Bray Wyatt; il vero santone, quello che si porta dietro la sua stable di discepoli e che rappresenta una seria minaccia per tutto il resto del roster. Mi piace molto non solo come la TNA ha gestito il tutto, ma anche come Storm sta interpretando il personaggio, dandogli sia una sfumatura di nero, di cattivo, ma anche ribadendo che James Storm è una leggenda della compagnia e che quindi con lui non c'è da scherzare. La Revolution, al momento, sta dominando la categoria tag team; beh, ci vuole poco, visto che tale categoria è un po' povera di squadre ultimamente, ma il lavoro coi Wolves e con gli Hardy è comunque più che egregio e fatto di buonissimi incontri, uno su tutti quello combattuto a Lockdown. Non c'è solo questo di positivo, ho trovato molto opportuno mettere in questa stable dei lottatori che, altrimenti, avrebbero fatto davvero molta fatica a trovare spazio: Manik, che era finito nel dimenticatoio e che ora, invece, un piccolo ruolo almeno ce l'ha; Sanada e Khoya, che mi spiace dirlo ma essendo di altri paesi lontani fanno più fatica ad inserirsi in uno show americano nonostante siano entrambi degli ottimi atleti; Abyss, che era davvero finito e che così, invece, potrà avere uno dei, credo, suoi ultimi stint. Immaginate se Bray Wyatt, in WWE, avesse composto una stable di “falliti”: Zack Ryder, Curtis Axel, Justin Gabriel, solo per fare degli esempi… tutti loro avrebbero goduto di una luce nuova, la stessa che aiutò all'inizio della Family sia Luke Harper (che comunque è un fuoriclasse di suo) che Erick Rowan (in caduta libera, ora, senza stable). Il risultato, a mio parere, sarebbe stato più che buono.
IL BEAT DOWN CLAN Altra stable sulla quale all'inizio avevo dei dubbi, ma che ora si sta rivelando ottima. MVP non è più solo il “cattivo burocrate”, è molto più malvagio ora, in generale il BDC è parecchio più violento rispetto al vecchio trio MVP-King-Lashley. Kenny King fa benissimo il ruolo del tirapiedi, anche se devo ammettere che è molto poco utilizzato anche se le doti, sul ring, le ha; vale lo stesso discorso fatto con la Revolution, senza questa stable Kenny King non avrebbe alcun ruolo, nel BDC invece ha un ruolo anche piuttosto importante all'interno delle storyline. Low Ki è “scenicamente” adatto, il BDC lo usa come punta di diamante per il controllo della X-Division e ci sta, anche se ancora oggi non sappiamo come mai abbia deciso di unirsi ad MVP, ma se ci dicessero “perché così ha visibilità e le spalle protette” non potremmo di certo lamentarci. Samoa Joe… di Samoa Joe parlerò dopo. Comunque sia, ripeto, i cattivi ci vogliono ed i membri del BDC sono i migliori cattivi che la TNA ha, al momento. Voglio spendere qualche parola in più su MVP. Dal momento della crisi fino ad oggi, MVP è uno di quelli che, ai miei occhi, si è impegnato di più per la TNA. Interpreta il suo ruolo in maniera magistrale e, non me ne vogliate, a me non dispiace né è mai dispiaciuto sul ring, ha uno stile tutto suo con un repertorio di mosse costruito in giro per il mondo.
ETHAN CARTER III VS. ROCKSTAR SPUD Anche qui potrei attirarmi diverse critiche contro, ma Ethan Carter III per me è uno dei migliori wrestler della TNA. Sul ring è limitato, per l'amor del cielo, però ha grande personalità , grande interazione col pubblico, presenza scenica, è l'heel quasi perfetto. Rockstar Spud, invece, è passato dall'essere una presenza marginale all'essere uno dei face più amati della compagnia, e per fare questo la TNA ha usato il metodo più semplice: metterlo contro il suo ex capo. Un po' come successe con Miz e Alex Riley, con quest'ultimo che divenne per un certo periodo di tempo un face amatissimo, un po' come sta succedendo sempre con Miz e con Damien Sandow – e personalmente ritengo Ethan Carter molto migliore di Miz. Insomma, è una faida un po' bizzarra che vede il coinvolgimento di altri lottatori (Tyrus, Mr. Anderson, il giovanissimo Mandrews, addirittura il povero Jeremy Borash) ma che è lo strascico nemmeno troppo fastidioso della vecchia storyline che vedeva coinvolta Dixie Carter. Una volta che verrà risolta sono sicuro che Ethan diventerà il top-heel della TNA, mentre Spud potrà benissimo prendersi i suoi successi nella X-Division (per la quale ha vinto la valigetta del Feast or Fired) e non solo. Non c'è niente di negativo, in definitiva, forse l'unica cosa è che la stanno tirando troppo per le lunghe.
BRAM Sarò breve e conciso: Bram è un gran lottatore. Lo avevamo visto anche in WWE che valeva parecchio, in TNA abbiamo avuto la conferma. Dopo lo “Stairway to Janice match” combattuto l'anno scorso contro Abyss, Bram è diventato il nuovo monster-heel della TNA nonostante non ne abbia propriamente le fattezze. Però c'è riuscito con la violenza dei match che ha combattuto e con l'impeto che ha messo nell'interpretare il suo personaggio. Io l'ho votato anche come “wrestler più migliorato del 2014” negli ultimi TW Awards e non me ne pento, sono fermamente convinto che sia un gran talento. Di sicuro vincerà la faida contro Magnus (che vede anche il coinvolgimento della rientrante Mickie James) e poi continuerà a fare l'ottimo lavoro che ha fatto fino ad oggi, spero anche con un giro nella zona della cintura dei pesi massimi.
Non mi dilungo oltre ma ci sarebbero altre cose da dire, le elenco velocemente.
1) Il ritorno di Awesome Kong ha dato nuova linfa vitale alla divisione delle Knockouts dove, tra l'altro, Taryn Terrell si è confermata ottima campionessa e lottatrice. Con l'aiuto delle veterane come Gail Kim, Angelina Love e Madison Rayne, e con l'apporto di Havok (che male non fa, anche se qualche match l'ha sbagliato pesantemente, uno su tutti quello di BFG) e della rinnovata Brooke, la divisione femminile della TNA è, come è sempre stata, davvero godibile.
2) I lottatori che vengono fuori dal British Boot Camp sono sempre molto particolari, e nello specifico l'ultimo che mi ha favorevolmente impressionato è Grado. Un lottatore del tutto atipico che non mi dispiacerebbe vedere di più. Anche Mandrews non è male.
3) Voglio spendere due paroline ancora sui top-face: Roode, Lashley, Aries e Angle. Su Kurt Angle non vedo cosa si possa dire di negativo, su Lashley è importante dire che sta facendo davvero un ottimo lavoro, Bobby Roode e Austin Aries non hanno fatto altro che confermare quanto siano bravi. Il fatto che siano tutti nel giro titolato è più che giusto e non fa altro che rendere più dinamica la lotta per la cintura dei pesi massimi, che in un roster limitato come quello della TNA è manna dal cielo (anche se per un po' di puntate di fila abbiamo visto praticamente sempre gli stessi match).
4) I BroMans sono diventati più che credibili già da un po' di tempo. Mi piace l'unione con le Beautiful People, anche se ormai è rimasta solo Angelina Love.
Veniamo ora alle note dolenti.
”DEMENTED” ERIC YOUNG Non mi piace. La spiegazione per la quale Eric Young è diventato heel è stata molto approssimativa, lui semplicemente non riesce a fare il cattivo, risulta addirittura un po' ridicolo secondo me. E, purtroppo, la faida con Bobby Roode è tutt'altro che conclusa. Spero che le cose cambino al più presto, perché l'Eric Young campione a me non dispiaceva, ma questo sto iniziando a sopportarlo molto poco.
L'ADDIO DI SAMOA JOE L'addio di Samoa Joe vale quanto quello di Christopher Daniels e Kazarian e quello di AJ Styles, è un pezzo di storia della TNA che se ne va. Ho usato belle parole per il BDC, ma la nota negativa che mi sono tenuto per queste righe è proprio Samoa Joe, che il tirapiedi proprio non ha bisogno di farlo. Ti serviva un “powerhouse” da mettere in stable? Ci mettevi un altro, Samoa Joe è un main eventer e merita altri posti, altri successi, di sicuro non un anno e mezzo come quello che ha passato. Una brutta ferita per una compagnia che sta cercando di risollevarsi, la perdita di un fuoriclasse tenuto per troppo tempo fermo in panchina.
Ultime piccole cose (negative).
1) Mi spiace che Samuel Shaw sia finito a fare il low-carder, ha del potenziale ed il suo periodo da face è stato orribile, lui funziona troppo meglio da heel.
2) Che fine ha fatto la Menagerie? A me piaceva. Crazzy Steve e Rebel si vedono ogni tanto, Rob Terry ha lasciato la compagnia, di Knux non so niente. Spero che la riportino in scena.
3) Gunner io proprio non lo digerisco.
4) Mr. Anderson va destinato ad altre cose, stona un po' nella faida tra Spud e Ethan Carter… certo, lo so che non sapevano cosa fargli fare.
5) Chris Melendez: è un bravo ragazzo, ma il ruolo che gli hanno dato stucca.
Bene, credo di aver parlato proprio di tutto! Io vi saluto e vi do appuntamento al report di Impact sabato mattina e poi, tra un po', al nuovo TNA Planet.
Ci si legge, ciao!