Impact Planet #241

Due momenti diversi. Stesso posto, stesso orario, stessa rampa d'ingresso, stesso atleta: Jeff Hardy.


13 marzo 2011, main event del pay per view Victory Road. Jeff Hardy difende il suo titolo mondiale contro Sting. Jeff si presenta sullo stage in condizioni a dir poco imbarazzanti, probabilmente sotto l'effetto di qualche sostanza stupefacente. Il campione scende la rampa che porta al ring, nel mezzo della Impact Zone, sbandando e rendendosi anche un po' ridicolo alle telecamere. Sting vince il match in 90 secondi, conquista la cintura e mentre esce dall'arena dice chiaramente che è d'accordo con i cori che la Impact Zone riserva al match: “Bullshit”.

9 settembre 2012, main event del pay per view No Surrender. Jeff Hardy e Bully Ray si sfidano nella finale delle Bound for Glory Series: in palio la possibilità di combattere per il titolo mondiale contro il campione Austin Aries nel main event del pay per view più importante dell'anno in casa TNA. Jeff Hardy ha da poco subito un infortunio alla spalla (trattasi di un work) in seguito alla rissa scattata tra il roster TNA ed il gruppo Aces & Eights. Jeff combatte con un braccio solo ma vince, incredibilmente e contro ogni pronostico.

Non è una nuova puntata di “trova le differenze”, ne una citazione storica dei migliori momenti della federazione di Orlando, purtroppo. È semplicemente un parallelismo tra due momenti nei quali la carriera di un wrestler si è pesantemente intrecciata con i destini di una federazione che tanto ha puntato (e probabilmente punta) su di lui. Ma che già in passato è rimasta scottata.

A volte, nel wrestling e nella vita, è questione di timing, di tempismo. Sono così tante le storie di talenti sprecati perché semplicemente non si trovavano mai al posto giusto nel momento giusto. Altre volte è questione di fortuna. C'è chi con una possibilità sola riesce a sfondare, c'è anche chi nell'unica possibilità che gli viene concessa fa un clamoroso buco nell'acqua che lo segna per sempre. Queste regole non sembrano valere per Jeff Hardy, il quale si è permesso, nell'arco della sua carriera, di compiere numerosi errori, alcuni dei quali anche molto gravi, e venire sempre reinserito nel giro che conta. Nonostante Jeff ne abbia fatte di cotte e di crude, sia in WWE che in TNA, siamo di fronte all'ennesima, milionesima, chance che il Charismatic Enigma si trova ad avere per tornare al top della federazione. E questo dopo averla quasi sotterrata quella stessa federazione, grazie proprio al famigerato episodio di Victory Road di cui sopra. Dopo poco più di un anno, dopo aver implorato una nuova (ennesima) chance ai fan ed al roster TNA, e dopo aver scontato un breve periodo di limbo, il nostro eroe si ritrova nel main event di BFG, vincendo un'edizione delle Series quasi perfetta, se non fosse per il finale.

Sì perché proprio il finale delle Series ha rovinato tutto: ha rovinato con l'overbooking un torneo che di booking e ha avuto molto poco, un torneo che era riuscito tramite il buon wrestling a raccontare una lotta quasi da torneo sportivo vero e proprio, una grande corsa verso la finale. Ma già la semifinale, che ha visto James Storm perdere il match grazie ad un'interferenza di Roode, aveva gettato i presupposti per un pessimo finale, tanto deludente che era difficile immaginarne uno peggiore, anche per un eterno ottimista come il sottoscritto. Analizzando i quattro finalisti, la domanda è questa: ognuno dei quattro aveva un senso come vincitore?

James Storm era forse il favorito della vigilia. La sua faida con Bobby Roode doveva avere un nuovo capitolo con un finale degno dei loro nomi e della loro importanza nella federazione, e lo avrà nonostante tutto. Ma la possibilità che i due si scontrassero a BFG con in palio i titoli era tutt'altro che remota, e ci avrebbe fatto tutt'altro che schifo. Storm poteva vincere le Series e Roode, in qualche modo e da heel coi fiocchi quale è, avrebbe potuto sottrarre il titolo ad Aries in un episodio di Impact.

Samoa Joe era il mio favorito, quello che avrei preferito vedere trionfare. Perché il suo grande ritorno nel main event, dopo un periodo fatto più di ombre che di luci, sarebbe stato un grande apice di una cavalcata per la vecchia TNA, nonché una rivincita per gli Originals. Ed un suo dream match con Austin Aries non sarebbe stato male. Ora, come magra consolazione, lo aspetta forse un feud con Magnus…

Bully Ray si meritava questa chance forse più di tutti. Come detto da lui stesso nel promo durante il PPV (a proposito, mai promo fu più sentito e reale), è riuscito a reinventarsi in un momento ed in un'età nella quale, di solito, gli altri wrestler si ritirano. Il suo personaggio è il più riuscito degli ultimi tempi, la cintura è un suo diritto naturale. Non dargliela sarebbe un insulto, rimandarlo nel midcarding un suicidio.

E che dire di Jeff Hardy? I punti a suo favore vengono unicamente dalla reazione che il pubblico continua ad avere nei suoi confronti, nonostante tutto. È forse il più osannato della Impact Zone, al livello dei vari AJ Styles e Kurt Angle, e sul ring ha il suo fascino. Ma al microfono è una spanna sotto a molti, quasi a tutti, i migliori TNA, ed inoltre i suoi regni titolati non sono mai stati un successo entusiasmante. In poche parole, Jeff era l'ultima opzione per la vittoria. Ed infatti per farlo vincere hanno dovuto overbookare alla grande. Prima Storm che esce grazie alla bottigliata di Roode, poi il work dell'infortunio alla spalla, unico escamotage per farlo (forse) tifare di più di un Bully Ray mai così over, e giustamente osannato al termine del pay per view.

Il risultato è che ci ritroviamo ad un mese da Bound for Glory con due face, senza uno straccio di storyline tra i due e con la storyline principale della federazione (Aces & Eights) che rischia fortemente di andare a donne di facili costumi a causa di un probabile turn che uno dei due dovrà effettuare. E se la logica funziona, dovrebbe a questo punto turnare Aries, uno che da face sta facendo un gran lavoro e che già lo ha fatto da heel, ma che in giro per il mondo rischia comunque di essere tifato di più che Hardy. Improbabile un nuovo turn heel di Jeff, per il quale c'è a mio parere in programma la storia della redenzione dai mali e della rinascita della fenice.

No Surrender è stata una delusione sotto molti punti di vista, ma ha lasciato soprattutto l'amaro in bocca perché è stato sprecato un lavoro che nessuno si immaginava fosse possibile fare. Una TNA che aveva risalito la china a suon di Impact eccezionali e ppv solidi, a furia di storyline sensate e push dei personaggi meritevoli, e che aveva imparato a non ricadere nei soliti errori, o perlomeno a non farlo così spesso come prima, costruendo un ottimo cammino verso il suo appuntamento clou. Ora la paura che si passi dalla padella alla brace è davvero elevata.

..buona TNA a tutti!

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