Gorilla Position #21 – L’eroico irresponsabile Cody Rhodes

Gorilla Position

Le immagini di Cody Rhodes che si toglie la vestaglia della buonanotte per iniziare il match contro Seth Rollins di Hell in a Cell sono state forti. Decisamente forti. Perché le news e le parole descrivono le situazioni, ma le immagini ce le sbattono direttamente sul muso. E quell’ematoma gigante a confermare quel muscolo pettorale strappato non può lasciare indifferenti. Ora per lui è in arrivo un periodo di pausa medio-lungo, si parla di circa 6 mesi. Che presumibilmente ce lo restituirà come candidato numero uno alla vittoria della Royal Rumble, sull’onda di un eroismo che ha contraddistinto metà dell’opinione pubblica.


Già, perché il pubblico si è diviso tra chi ha ritenuto questo match epico e Cody Rhodes un eroe che lotta contro il fato avverso. E chi, invece, ha bollato l’incontro come non necessario e altresì pericoloso. Da qui il titolo di questo Gorilla Position: eroico o irresponsabile il buon Cody?

Per me la seconda. In modo anche piuttosto marcato. Siamo nel 2022, metà anno, quindi tra poco strappiamo un’altra pagina del calendario di una volta e si va al 23. Non c’è nessun eroismo nel rischiare la propria incolumità fisica per una finzione scenica. Anzi, entriamo nel regno della superficialità, della trascuratezza, dell’irresponsabilità nuda e cruda. Dell’ego smisurato per cui per appagare la propria sete di protagonismo, un personaggio deve costantemente oltrepassare i limiti. E raggiungere il settimo senso. LADY ISABEEEEEEEEEEEEEEEEL.

No, questo non c’entra. Però siamo drammaticamente lì. Pegasus veniva massacrato di legnate, traforato da Dragone per “curarlo” dai postumi della battaglia con il suo omonimo in versione Dark. Cadeva nei burroni ogni due minuti (a volte anche di proposito), versava sangue che bladejob levati, inalava sostanze bislacche in campi di rose e come se tutto ciò non bastasse, perdeva i cinque sensi a ogni piè sospinto. E non dev’essere piacevole. Eppure combatteva, si rialzava, citava versi danteschi. Il tutto per salvare la suddetta Lady Isabel, la sua Dea, e per traslazione l’intera umanità. Ma i cartoni animati non sono la realtà. E chi doveva salvare Cody? Il WWE Universe perché la federazione non era in grado di proporre un’alternativa decente a un Pay per View con ragione di esistere poco sopra lo zero assoluto del Sacro Aquarius di Crystal il Cigno all’Undicesima casa?

Non parlerò mai di eroismo, né di rispetto in relazione alla scelta in sé. Il wrestling è una disciplina scriptata per cui due lottatori combattono. Creano una rappresentazione basata sull’interazione di mosse, stili, mimiche, ritmo e interpretazioni. L’incontro è stato fantastico, chiariamo subito. Stante la situazione, abbiamo visto davvero un qualcosa di ottimo. Rollins ha condotto un match incredibile, tutelando in maniera pressoché perfetta il proprio compagno di palco scenico e al tempo stesso mettendo in atto una narrazione atta a distruggerlo. E Cody Rhodes ha fatto il Cody Rhodes. Quello che si butta su tavoli in fiamme, che vola da gabbie e che sanguina con cadenza più regolare dei rintocchi dei campanili nelle chiese di paese.

In modo, anche qui, il più delle volte del tutto non necessario. Ma a prescindere da questo, c’è una enorme differenza tra la costruzione sovrabbondante di un incontro e la violazione di protocolli medici. Perché di questo si parla qui e in questo caso. Non stiamo parlando di un bladejob andato male. Che, giusto o sbagliato che sia, è un elemento della finzione scenica del wrestling. Stiamo parlando di un infortunio accertato, di esami medici che portano una diagnosi che ha dei protocolli terapeutici e dei tempi di recupero specifici.

E approvare un incontro del genere è un gesto profondamente irresponsabile. Sia perché vuoi o non vuoi, poteva succedere qualsiasi cosa che mettesse in pericolo l’incolumità dei due. Sia, soprattutto, perché mai si dovrebbe permettere a qualsivoglia motivazione di spettacolo di prevaricare i protocolli medici. Sulle commozioni cerebrali, si sono fatti enormi passi in avanti in tutti gli sport. La NBA adotta un concussion protcol molto specifico, che in due parole non appena un cestista mostra sintomi di commozione cerebrale fa sì che il soggetto:

  • venga immediatamente fermato nella partita in corso
  • venga sottoposto ad accurate valutazioni mediche per accertare la commozione cerebrale e osservi quindi un periodo di fermo più o meno prolungato a seconda della diagnosi
  • se in presenza di una concussion, deve seguire un preciso programma di recupero fisico e mentale sotto costante supervisione e valutazione medica
  • a seguito del quale deve ottenere il nulla osta dalla NBA nella persona del Direttore del Concussion Program

Qui tutti i dettagli sull’argomento.

Questi protocolli esistono per tutelare gli atleti. Per preservarne la salute e l’incolumità fisica e mentale. E non possono né devono essere in alcun modo e per nessun motivo bypassati. Irresponsabile all’inverosimile fu la AEW con Matt Hardy quando cadde sul cemento in un match contro Guevara. Nella stessa maniera Jeff, che a oggi non ricorda nulla di Double or Nothing. Azioni come queste o come quella di Cody creano dei precedenti pericolosi per cui si accetta un rischio enorme solo per non rovinare uno script.

E il fatto che abbia deciso Cody, per lo meno a suo dire, costituisce un’aggravante, non una scusante per la WWE. La compagnia deve dettare le regole, deve avere delle policy interne che tutti sono tenuti a rispettare o su cui non ci può essere flessibilità. Se sei infortunato, ti fermi. Se c’è una specifica diagnosi medica, ti fermi. Avrei capito se il problema si fosse palesato a match in corso, ti trovi in difficoltà e sei costretto a trovare una soluzione. E magari sbagli. Ma con una diagnosi già esistente, con esami medici già effettuati, per me non esiste nessuna giustificazione per quanto abbiamo visto.

Anche i maggiori siti americani, pur esaltando meritatamente la prestazione di entrambi nella buona riuscita di un match pianificato quasi alla perfezione, hanno rimarcato che lo stesso non si doveva svolgere. E in questo mi sento di aggiungere anche una critica a noi spettatori. Noi, in questa finzione che anela al realismo, abbiamo un ruolo. Non stiamo guardando una finale di Champion’s League, per cui altri fanno cose e noi non contiamo nulla. Noi siamo parte in causa, i nostri cori sono un elemento scenico tra face e heel, i nostri giudizi e il nostro gradimento sono ciò su cui si valuta la bontà di una costruzione narrativa.

Noi siamo la cartina di tornasole degli show, in un certo qual modo. E abbiamo a modo nostro il potere di delimitare il buon gusto dei segmenti che vediamo. Definire eroico Cody Rhodes significa, sempre a parere mio, essere a nostra volta degli irresponsabili. Perché accettiamo che qualcuno consapevolmente metta in pericolo se stesso (e il suo avversario/collega) solo per appagare la nostra sete di spettacolo. In una disciplina in cui sbagliare il timing anche solo di qualche centimetro o di qualche secondo nell’esecuzione può avere conseguenze gravissime (o letali).

Mentre noi siamo comodamente con le chiappe sul divano, con la birra e una fetta di pizza arrotolata tra le dita, Cody combatte con mezzo corpo tendente al viola. E un braccio senza muscolo. Come può, tutto questo, avere un senso? Come si può parlare di rispetto per questa scelta?

Si sono tolti, anche giustamente, i sanguinamenti in WWE, perché l’epica di un incontro non dev’essere data dal rischio dei performer, ma dalla narrazione e dalla costruzione tradotta in azione in ring. Si è eliminato un elemento che pur controverso faceva comunque parte del tessuto scenico e della storia stessa del wrestling. E ora si acconsente a usarne un altro, ben più grave, che viola ogni regola medica? Stipulazioni, oggetti vari ed eventuali, scelta di un ritmo in ring e di determinate power moves o finisher sono tutte conseguenze di una tensione narrativa. L’acme della storyline deve tradursi in ogni sorta di potenziale brutalità in ring. Ma non deve essere il viceversa. Non devo cercare il favore dello spettatore con elementi esterni come un volo su un tavolo in fiamme contro un avversario con cui nemmeno sto feudando. Giusto perché WOW, si è lanciato sulle fiamme!

Siamo nel 2022, mi ripeto, dovremmo anche noi essere sufficientemente educati e intelligenti per discernere cosa ha un senso e cosa no. Su una storyline i pareri possono essere pacificamente discordanti, su un personaggio io posso avere un’opinione e tu un’altra. Ma sulla salute di un altro essere umano, su quelle immagini che abbiamo visto, beh, permettetemi, ma io non capisco come non si possa ritenere tutto questo un assurdo clamoroso. Senza giustificazioni che tengano. Ecco perché, per concludere, non ho alcun rispetto per la scelta fatta da Cody. Non ritengo lui un eroe. E non ho alcun rispetto, soprattutto, per la WWE. Colpevole anche e più del suo performer per essersene sostanzialmente lavata le mani (con sapone e gel igienizzante).

Possiamo parlare di match epico, di esecuzione ottimale, quasi perfetta, ribadisco. Hanno costruito un incontro che alla luce degli elementi in gioco potrebbe tranquillamente essere un grande classico. Ma questo incontro non si doveva fare. Irresponsabile è stato avallarlo. Irresponsabile è stato combatterlo. E nondimeno irresponsabile è tentare di giustificarlo, o peggio ancora, di lodarne la scelta.

Scritto da Andrea Samele
Parliamo di: , ,