5 Star Frog Splash #37 – With Great Power Comes Great Responsibility

5 Star Frog Splash


“Questa città ha paura di me. Io ho visto il suo vero volto. Le fogne si estendono nelle strade e sono piene di sangue e quando un giorno traboccheranno, i parassiti affogheranno tutti. La lordura accumulata per tutto il sesso e i delitti salirà schiumando fino alla loro cintola e tutte le puttane e i politici leveranno lo sguardo gridando “salvaci!”… e io dall'alto gli sussurrerò: 'no'.”
(Rorschach – “Watchmen”)

Surreale. Credo che non esista aggettivo migliore per descrivere la situazione in WWE da dieci giorni a questa parte. La Royal Rumble prima, il Raw successivo poi: due giorni che si sono tradotti in una doccia fredda in grado di lasciare tramortito e disorientato qualsiasi fan di wrestling. In primis per le decisioni relative al booking, ovviamente, con quel Royal Rumble match consegnato nelle mani di Batista, vincitore di un match dal finale inconcepibile. Ci abbiamo sperato tutti, addirittura fino all'ingresso numero 30 quando ormai era chiaro che non sarebbe entrato, tutti noi ci saremmo appigliati a qualsiasi cosa pur di vedere Daniel Bryan entrare, prendere a ginocchiate in faccia Batista e portare a casa la Rumble. Ma non è successo, dunque abbiamo assistito ad uno degli avvenimenti più inquietanti di sempre con un'arena intera a fischiare un Royal Rumble match che se non è la contesa più attesa dell'anno poco ci manca. E poi ha vinto Batista, il contendente che nessuno di noi si è sentito di scartare nei pronostici, quello che aveva buone possibilità di vincere ma che nessuno avrebbe voluto vedere vincitore. Quello che tutti speravano non potesse essere il trionfatore. E invece lo è stato. E giù fischi, tanto da costringere la WWE ad alzare il volume della sua theme. Surreale, appunto. Ma il meglio (o il peggio) doveva ancora venire.

Cosa deve accadere perché un wrestler affamato di gloria e di trionfo, desideroso di cambiare cose che secondo lui non funzionano, che si dedica al suo lavoro ogni giorno dell'anno con la stessa passione, possa perdere ogni stimolo, disilludersi completamente e decidere di andare a casa? È una bella domanda alla quale nessuno di noi, perlomeno non ancora, ha una risposta. Eppure la vorremmo con tutto il cuore, perché davvero vorremmo capire cosa è successo a CM Punk, cosa lo abbia indotto a mollare. Perché quello di CM Punk è un addio che fa male, è un addio che disillude molti, è un addio pesante che non ci permette di guardare con ottimismo al presente e soprattutto al futuro della WWE. Ed è un addio che fa male, che disillude, pesante perché in questi due anni e mezzo passati dalla ormai celeberrima pipebomb che ha trasformato il “semplice” CM Punk nel CM Punk Best in the World tutti noi ci siamo affezionati a lui e alle sue battaglie, tra gli alti e bassi che hanno caratterizzato la storia di Punk. Tutti noi abbiamo creduto che grazie a lui la WWE fosse un posto migliore, che i momenti dedicati a lui in mezzo a puntate di Raw per la maggior parte mediocri fossero un'isola felice, e ora vederlo andare via è un brutto colpo, in particolar modo all'inizio di una Road to Wrestlemania che si preannuncia tutt'altro che esaltante.

L'immagine di copertina che ho deciso di inserire all'inizio del mio editoriale mi ha fatto riflettere su una cosa. CM Punk si è sempre definito scherzosamente Batman, come contraltare piuttosto semplice ed efficace del Cena-Superman di cui è stato per larghi tratti la nemesi nel corso di questi ultimi due anni e mezzo. In questo momento, però, CM Punk non è Batman. Batman ha una volontà di ferro, sembra quasi un essere sovrumano per il carattere incredibile che ha, sembra non vacillare mai. Ma CM Punk in questo momento è Spiderman, come mi ha suggerito l'immagine (e scoprite qui perché). È uno Spiderman deluso, disilluso, che sembra aver perso la voglia di lottare, che sembra essersi arreso ed essere stato sovrastato dagli eventi. Uno Spiderman senza più motivi per andare avanti.

Infortuni, disaccordi economici, problemi con il creative team, risentimento nei confronti della dirigenza, litigi con Vince McMahon, rabbia per la vittoria della Rumble da parte di Batista e conseguente sua esclusione dal main event di Wrestlemania per l'ennesima voltaÂ… sono solo alcuni dei motivi che in questi dieci giorni sono stati ipotizzati per spiegare l'addio di Punk. Io credo che il motivo reale non sia solo uno, ma che ognuno di questi fattori abbia avuto la sua rilevanza nella decisione di Punk di abbandonare la WWE. Tuttavia, io credo che Punk se ne sia andato perché ormai nutre un profondo risentimento nei confronti della compagnia. Sembra assurdo utilizzare ogni volta la pipebomb per spiegare qualcosa di CM Punk, ma anche in questo caso non credo di andare troppo lontano dalla verità se dico che gran parte delle cose dette in quel promo sono i motivi per cui CM Punk ha lasciato la compagnia oggi. Certo, il suo status nella compagnia è migliorato esponenzialmente da alloraÂ… ma di quanto in realtà? Perché CM Punk nell'estate 2011 si lamentava di “Dwayne”, che sarebbe stato nel main event di Wrestlemania 28 e lui no. E così è successo. E così anche a Wrestlemania 29. A Wrestlemania XXX, invece, non sarà così. “Dwayne” non ci sarà. Ci sarà “Dave”, però. Che ritorna vincendo addirittura una Royal Rumble in un modo molto più invasivo e fastidioso di quanto abbia fatto The Rock nei due anni precedenti, come è stato evidenziato dalla reazione del pubblico. Quest'anno Punk non sarebbe stato comunque nel main event. Daniel Bryan sì, però, in una situazione che è molto molto simile a quanto accaduto in passato a Punk. E se è come credo, è proprio questo che CM Punk non ha sopportato.

È inutile dire quanto la situazione attuale di CM Punk influisca su tutti noi fan e sulla voglia e le motivazioni di seguire ancora la WWE. Come ho detto, negli ultimi anni CM Punk è stato quasi sempre garanzia di qualità, nonché il simbolo di una WWE che voleva cambiare, non rimanere sempre uguale a se stessa e risprofondare negli errori che hanno generato il pessimo biennio 2009-2010. E la combinazione terribile composta dalla Royal Rumble e dallo scorso episodio di Raw in cui 1) Daniel Bryan è stato fregato ancora una volta; 2) Batista ha vinto la Rumble; 3) CM Punk ha detto addio alla WWE si è fatta sentire eccome. In primis negli show della WWE, a cominciare da quella Cleveland che dieci giorni fa è stata totalmente fredda e distaccata nei confronti di quello che la WWE vorrebbe vendere come main event di Wrestlemania, ovvero Batista vs Randy Orton. Quei due sul ring, il pubblico che dissente o tace, addirittura, all'ingresso di Batista. Poi arriva Brock Lesnar ed esplode. Certo la Road to Wrestlemania sta prendendo una piega molto, molto diversa da quella che si aspettava la WWE. E da quando si è diffusa la notizia dell'addio di Punk le cose sono addirittura peggiorate. Andate su Facebook, andate su Twitter e osservate le interazioni dei fan con la WWE, i commenti ad ogni loro post. Il 99% di essi è un “we want Punk”. A Raw la WWE si è salvata perché si trovava di fronte al pubblico totalmente mark di Omaha, ma in futuro non saranno così fortunati. E sarà interessante vedere fino a dove potranno spingersi nel continuare a fare di testa loro, nonostante il fatto che già a Raw siano dovuti scendere a più miti consigli per cercare di salvare il salvabile (la virata su Bryan, appunto).

Una cosa è certa: CM Punk deve tornare in WWE in un modo o nell'altro. La WWE non lo implorerà di tornare, non lo ha fatto per Stone Cold Steve Austin nel 2002 e non lo farà nemmeno adesso. Tuttavia, il clima surreale che si respira in WWE non fa bene a nessuno, né alla compagnia, né alle Superstar, né tantomeno ai fan. “Non posso cambiare le cose dal mio divano a Chicago”, disse Punk in un promo avvenuto poco dopo il suo ritorno sugli schermi WWE durante la Summer of Punk. Sarebbe davvero bello che se ne accorgesse anche adesso, stavolta per davvero, e tornasse ancora una volta salvando la WWE da questa situazione potenzialmente catastrofica. D'altronde, Spiderman è tornato.

Scritto da Lorenzo Pierleoni
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