5 Star Frog Splash #2 – Sorry About Your Damn Luck

L'attesa. La spasmodica, trepidante attesa. Bully Ray è appoggiato alle corde, distrutto, ormai è solo questione di tempo prima che si giri ed incontri la sua fine. L'arbitro era a terra senza conoscenza fino ad un attimo fa, è sul punto di riprendersi. Bully Ray però non vuole arrendersi e cerca l'assalto alle spalle, fuori dalla portata visiva. Ma va a vuoto: Closing Time, Last Call Superkick. 1…2…3… ma nessuno sta contando, a parte il pubblico. L'arbitro è finito di nuovo KO, occorre svegliarlo di nuovo. Poi il colpo sordo, un dolore lancinante ben noto, tutto si fa buio. Un braccio copre il petto dell'eroe malinconico, ma la forza di reagire non c'è. 1…2…3, stavolta il conto c'è stato. E lui non ha vinto. Il lieto fine, stavolta, non ci sarà.
Si è conclusa così la cavalcata di “Cowboy” James Storm nelle Bound for Glory Series 2012. Il main event perfetto di Bound for Glory, il match che tutti aspettavano da quasi un anno, quello che avrebbe consacrato due wrestler nell'olimpo della storia della TNA, non c'è più. È crollato in pezzi, esattamente come la bottiglia di birra abbattutasi, quanto mai inappropriatamente, sulla testa di James Storm a No Surrender, il PPV in cui la TNA è riuscita a frantumare praticamente tutto quanto di buono costruito nel corso dell'anno in vista di Bound for Glory VIII, che ormai dista solo diciassette giorni.
No Surrender non è stato un brutto PPV dal punto di vista del lottato, intendiamoci, ma le scelte di booking che la TNA ha ritenuto più opportune per lo show sono state semplicemente pessime: senza alcuna logica, infischiandosene di una costruzione mirata e coerente che stava andando avanti da prima di Bound for Glory VII, quindi praticamente da un anno, e riuscendo a far sgretolare le storyline e le certezze su cui la TNA si era impegnata al massimo in vista del suo evento più importante dell'anno.
L'esempio più lampante di tutto ciò è ovviamente Bobby Roode vs James Storm per il World Heavyweight Championship. La dicitura “per il World Heavyweight Championship” è la parte più importante del tutto, è ciò intorno a cui ogni cosa si è generata, si è costruita ed è infine esplosa. Bobby Roode vs James Storm a Bound for Glory ci sarà, ma non sarà per il titolo e ciò gli fa perdere la maggior parte del suo potenziale. Perché? Semplice, perché la storia non si è compiuta. È la storia di James Storm, una storia che parla di vendetta e di redenzione, della delusione e dell'amarezza di Lockdown, del fervore e della voglia di trionfo di Slammiversary.
Il primo promo di Storm seguente al suo rientro a Slammiversary, avvenuto subito dopo aver vinto il Gauntlet match e aver conquistato i primi 20 punti in classifica nelle Bound for Glory Series, spiega tutto. Quel promo era stato strutturato e caratterizzato al meglio, raccontando una storia semplice ma efficace: quella di un uomo tornato per essere il migliore e per dimostrarlo al mondo. Come? Vincendo il titolo del mondo. “E, Bobby Roode, voglio che tu ascolti. Perché io spero e prego, oddio se prego!, che tu sia il World Champion una volta che queste Bound for Glory Series siano finite. Perché sarà solo un bonus poterti fare il culo!”. Ecco, non bastava altro. Era tutto pronto. Bastava solo far arrivare Bobby Roode ancora campione a Bound for Glory e far vincere le Bound for Glory Series a James Storm e tutto sarebbe stato perfetto. James Storm avrebbe battuto finalmente la sua nemesi, l'uomo che era campione da un anno e si sarebbe consacrato come nuovo volto della TNA. Ma la compagnia non ha voluto così.
Austin Aries. Questo il nome dell'uragano che ha investito la TNA subito dopo Slammiversary. Riconfermatosi X-Division Champion per l'ennesima volta, al Greatest Man That Ever Lived quel titolo cominciava a stare un po' stretto. Lui è il main event, dunque deve stare nel main event. E ne ha la possibilità grazie ad Hulk Hogan, che è disposto a renderlo il nuovo sfidante di Bobby Roode a Destination X a patto che lui restituisca il titolo. Il suo titolo, quello che ha conquistato ormai quasi un anno prima, riportando la X-Division ai suoi vecchi fasti, abbandonati ormai da tempo. Il campione tergiversa, non sa che fare. Ma infine decide, “The Greatest Man That Ever Lived” non può più essere solo un soprannome, il suo destino deve essere portato a compimento. E a Destination X il sogno, il nuovo grande obiettivo si compie: Aries batte Bobby Roode, quel Roode che lo aveva definito “fuori dalla sua categoria”, e si consacra World Heavyweight Champion, diventando un nuovo main eventer della TNA.
E Roode vs Storm? In quel momento non era ancora in pericolo. Anzi, credo che la TNA in quel momento non pensasse minimamente di non far disputare quel match a Bound for Glory. D'altronde c'erano ancora Hardcore Justice e No Surrender prima, il tempo per aggiustare le cose c'era. Per quanto mi riguarda, dare il titolo a Austin Aries non è stata una scelta sbagliata. Quel titolo ha contribuito a creare un nuovo main eventer, over come pochi, che poteva imporsi come uno dei top face, se non addirittura il primo, della compagnia. Era molto difficile non accorgersi di Aries e del suo status in quel momento. Anche in quel caso era stata costruita una storia appropriata, coerente e che aveva portato al top uno dei migliori atleti della federazione. Il fatto che Bobby Roode non arrivasse a Bound for Glory dopo un regno continuativo ma che si riprendesse il titolo e poi lo riperdesse era solo un piccolo prezzo da pagare messo sulla bilancia con la consacrazione di Aries.
Dov'è l'errore madornale allora? Hardcore Justice. Lì la TNA ha sbagliato e non ha ridato il titolo a Bobby Roode, facendolo sconfiggere ancora una volta da Aries e impedendogli di mirare ancora al titolo non concedendogli più rematch. Anche lì, lo scenario era già costruito, tutti i pezzi erano pronti per essere incastrati nel puzzle, bastava solo metterli al posto giusto. Come avrebbe perso il titolo Aries? C'era l'espediente perfetto: l'attacco degli Aces & Eights. Arbitro KO, attacco degli Aces & Eights ad Aries, vittoria di Roode. E a Bound for Glory Aries avrebbe regolato i conti con gli Aces & Eights insieme ad Hulk Hogan e Sting, non perdendo nulla dello status che si era conquistato con le unghie e con i denti. Era tutto scritto, ma ancora una volta la TNA ha cancellato un'ottima prima versione e ne ha riscritta una seconda pessima.
E venne No Surrender, la notte degli errori. James Storm e Samoa Joe, costruiti durante tutte le Bound for Glory Series come due macchine inarrestabili e micidiali, pronte a tutto per ottenere la vittoria finale e poter andare a Phoenix il 14 ottobre a riprendersi il titolo, battuti senza troppi complimenti da Bully Ray e Jeff Hardy. Bully Ray, introdotto in un numero imprecisato di storyline tutte inevitabilmente incomplete, tanto che al momento è ancora fuori da Bound for Glory e non si sa con certezza che ruolo avrà. Jeff Hardy, l'unico ad aver perso da Robbie E durante le Bound for Glory Series, l'uomo che fino a qualche giorno prima del PPV vivacchiava nel midcarding con Rob Van Dam e Mr. Anderson, tanto che io avevo previsto un coinvolgimento in toto dei tre nella storyline degli Aces & Eights. E invece no, uno tra Bully Ray e Jeff Hardy sarebbe andato nel main event di Bound for Glory.
Ma la notte degli errori (e degli orrori) non era finita lì. Non si sapeva nulla del confronto tra Austin Aries ed il membro degli Aces & Eights soprannominato Armbreaker. Sarebbe stato un segmento? Un match 1 on 1? Il titolo sarebbe stato in palio? Tutti interrogativi a cui la TNA non ha risposto, se non nel ridicolo segmento al quale il World Heavyweight Champion ha partecipato a metà show. Erik Ganzerli aveva elaborato una teoria per questo match/segmento: e se il membro degli Aces & Eights sfidasse Aries per il titolo, vincesse in qualche maniera e si rivelasse Bobby Roode? Era l'ultima spiaggia, la soluzione finale che avrebbe potuto essere stata attuata, pur tra mille buchi di storyline, per raggiungere quello che ormai sembrava solo un miraggio, ovvero Roode vs Storm a Bound for Glory. Personalmente, sarei stato disposto all'intervento di un qualsiasi deus ex machina pur di assistere a quel match. Ma niente, il tutto si è rivelato una pagliacciata della peggior specie degenerata in rissa quando Aries stava per smascherare il membro della gang e i suoi compagni sono intervenuti in soccorso, mentre Mike Tenay starnazzava dal tavolo di commento: “Avevano promesso una contesa leale! Sono scorretti!”. Nei confronti di un gruppo di gente esterno ad Impact Wrestling e che stava mettendo a ferro e fuoco lo show da mesi. Senza parole.
Il segmento, però, aveva portato un risvolto inatteso: Jeff Hardy si era infortunato, anche piuttosto gravemente a quanto pareva in quel momento. Sarebbe stata la sua giustificazione, il suo alibi: un infortunio all'ultimo minuto causato dagli Aces & Eights che gli avrebbe impedito di andare a prendere il World Heavyweight Championship a Phoenix, ottimo motivo per dare addosso alla gang e che avrebbe giustificato l'inserimento del Charismatic Enigma nella storyline. E tutto sembrava andare per il verso giusto prima del match quando Bully Ray, che aveva appena firmato con la compagnia un'estensione del contratto, faceva un promo nel backstage. Può definirsi promo fino ad un certo punto: quella era la realtà. La storia di un uomo che dopo anni e anni di onorata carriera si era rimesso in gioco pur di sfidare sé stesso ed il mondo ancora una volta, reinventandosi e diventando un personaggio di successo. Era lì, pronto per andare nel main event di Bound for Glory e battagliare con il suo rivale, la sua nemesi, Austin Aries. Niente a che vedere con Roode vs Storm, ma almeno sarebbe stato un match sensato, con una logica di fondo, tra due uomini che avevano lavorato per arrivare al top e ci erano riusciti. Il feud si scriveva da sé. Ma nel main event… l'apocalisse. Al termine di un match paradossale, composto praticamente da sole finisher e poco altro, Jeff Hardy da infortunato batte Bully Ray e si aggiudica le Bound for Glory Series. James Storm, Samoa Joe, Bully Ray: tutti loro avevano una motivazione per andare contro Austin Aries, trovare lo sbocco per una rivalità con ciascuno di questi tre finalisti delle Series sarebbe stato un gioco da ragazzi. Ma ha vinto Jeff Hardy, l'unico che non c'entrava nulla con Aries; l'unico incontro/scontro tra i due era antecedente di poche settimane, quando lui e lo stesso Bully Ray avevano manifestato i loro propositi di vincere le Series. Per il resto, il nulla. Cala il sipario sulla notte degli orrori.
Austin Aries vs Jeff Hardy a Bound for Glory per il World Heavyweight Championship. Per proporre un match del genere, si supponeva che i booker avessero quantomeno idea di cosa far fare ai due contendenti in vista del loro evento più importante dell'anno. Ma le due puntate successive di Impact Wrestling hanno dimostrato l'esatto contrario. La prima non ha fatto altro che legittimare Jeff Hardy come #1 contender, togliendo altra coerenza alle Bound for Glory Series, come se ce ne fosse stato bisogno, rimettendo in bilico l'esito di un torneo di tre mesi quattro giorni dopo la sua fine. Un Jeff Hardy poi quasi completamente ristabilito dal “terribile infortunio” occorsogli durante No Surrender. Nella seconda, invece, Austin Aries è stato schienato per la prima volta dopo tempo immemore… da Bully Ray. Lo stesso Bully Ray che undici giorni prima aveva perso da Jeff Hardy infortunato e che sette giorni prima aveva perso contro di lui ancora una volta. Ma la cosa più interessante di queste due puntate è stato il promo di Aries e di Hardy bel backstage. O, per meglio dire, il promo di Aries. Perché Aries ha fatto un promo che avrebbe anche potuto essere considerato coerente al suo character e avere dei risvolti interessanti: a lui non basta essere campione, lui vuole qualcosa che ha Hardy, la carriera, l'acclamazione, i fan scatenati, cose che lui non ha ancora, non quantomeno al livello di Hardy. E per farlo e procedere in quella direzione lui dovrà batterlo a Bound for Glory, rovesciando la concezione dello sfidante che caccia il campione. L'apporto di Jeff Hardy a questo promo è stato nullo, Aries avrebbe potuto fare il promo da solo e non sarebbe cambiato nulla. Un meme che sta girando negli ultimi giorni è perfetto a riguardo. Hardy deve dare l'idea di avere qualcosa in più che Aries vuole: “I like it”. È questa la risposta, e dunque l'apporto, di Jeff Hardy a questa rivalità.
Alzi la mano chi ora ha la stessa attesa per Bound for Glory che aveva prima di No Surrender. Impossibile biasimarci. La TNA aveva l'opportunità di mettere su uno dei più grandi PPV della sua storia, portando a compimento nel modo migliore possibile una delle sue più grandi storyline. Sarebbe bastato anche solo quel match per rendere epico, leggendario, indimenticabile il tutto. La consacrazione di James Storm a main eventer, lo status che il suo ex Tag Team partner Bobby Roode gli aveva estirpato con una bottigliata appena diciotto giorni dopo lo scorso Bound for Glory. Ed invece, le tre storyline principali, Roode vs Storm, quella per il World Heavyweight Championship, gli Aces & Eights, sono state gestite non male, ma malissimo. Gli ultimi sviluppi della rivalità di Hulk Hogan con gli Aces & Eights è l'invito della gang all'Hulkster di raggiungerli nella loro clubhouse per salvare Joseph Park. E questa era la storyline cominciata qualche mese fa con un gruppo di uomini ignoti che attaccava Sting subito dopo l'annuncio della sua induzione nella TNA Hall of Fame quest'anno a Bound for Glory. Ah già, Sting. Chissà dov'è finito.
È inutile nascondersi dietro ad un dito, la TNA ha perso quella che forse è stata la più grande occasione della sua storia. È come se avesse perso la voglia di portare avanti una costruzione decente tutto ad un tratto, dopo esserci riuscita brillantemente per un anno. O forse, semplicemente è più importante “rendere felice” Jeff Hardy e garantirgli un premio come il main event di Bound for Glory ed il World Heavyweight Championship per convincerlo a restare e a rinnovare il suo contratto, come dicono le voci di corridoio. Il problema è che hanno fatto lo stesso con il resto delle storyline maggiori, idem con quelle minori. Sempre a No Surrender Magnus ha perso da Rob Van Dam. Lo stesso Magnus che affronterà Samoa Joe a Bound for Glory tra meno di tre settimane. E RVD cosa fa invece? Boh. Sono riusciti a riportare nell'oblio la X-Division, dopo che questa era stata salvata da Aries. E non per demerito del campione Zema Ion, dato che non appare. Come si tiene qualcosa al centro dell'attenzione se la si fa apparire solo in PPV con il classico spotfest fine a sé stesso, senza la benché minima costruzione? Le uniche storyline che si salvano e che si concluderanno in quel di Phoenix sono quella per il Knockouts Championship e quella per i World Tag Team Championship. Maestra contro allieva, la storia più vecchia del mondo. Eppure funziona, grazie alla bravura e all'esperienza di Tara e all'impegno e all'essere over di Miss Tessmacher. Discorso ancora diverso per i titoli di coppia, dove i team di AJ Styles & Kurt Angle e di Christopher Daniels & Kazarian stanno tenendo molto bene a galla la baracca. Senza contare il potenziale in-ring di ognuno dei loro match. Adesso, però, nel discorso si sono inseriti Chavo Guerrero & Hernandez. Ricordiamo che Chavo era stato presentato solo qualche settimana prima come una nuova stella della federazione, con tutti gli onori, come un futuro main eventer. Senza però che la TNA sapesse assolutamente cosa fargli fare, come dimostra il coinvolgimento del tutto casuale in questa storyline, dove lui e Hernandez non c'entrano nulla.
Chi ci ha rimesso di più dalla gestione furiosa della storyline Roode vs Storm e, di conseguenza, di quella per il titolo? Austin Aries, che ha condotto un feud appena abbozzato con gli Aces & Eights e ha dovuto interromperlo dicendo: “Non sono riuscito a smascherare il mio avversario, però gli ho dato un sacco di botte e sono contento”. Senza contare che, non per demeriti suoi, la cintura che porta alla vita si è trasformata in un gingillo, in un pezzo d'arredamento, in un accessorio. Non nella cosa che Aries desiderava ardentemente fin dal suo primo giorno in TNA. Bobby Roode, uscito sconfitto in modo pulitissimo in entrambi i confronti con Austin Aries e senza nemmeno un'attenuante, dopo aver battuto per più di nove mesi gente come AJ Styles, Jeff Hardy, James Storm, Bully Ray, Sting, Rob Van Dam e Mr. Anderson. E che subirà la terza cocente sconfitta a Bound for Glory, dopo quella dell'anno scorso. Ed infine lui, quello che probabilmente ci rimetterà più di tutti: James Storm. Fuori da Bound for Glory l'anno scorso, l'anno successivo passato a rincorrere la redenzione ed un World Heavyweight Championship conservato per sole due settimane prima di perderlo in malo modo, non riuscendo tra l'altro a vendicarsi del suo rivale. E poi Lockdown, la delusione e l'amarezza, il ritiro. Ed il contraltare, Slammiversary, la fine della streak di Crimson, il fervore, la voglia di tornare a trionfare. Di consacrarsi un main eventer legittimato da un World Heavyweight Championship conquistato duramente e tenuto alla vita con orgoglio, con onore, non come un accessorio. Sorry About Your Damn Luck.