5 Star Frog Splash #107 – The Amazing Year

5 Star Frog Splash #107 - The Amazing Year

Il 2016, se vogliamo, è l'anno in cui in WWE sono accadute cose che fino a tre o quattro anni fa avremmo potuto solo immaginare nei nostri sogni più remoti. Il primo fatto eclatante che salta alla mente in questa speciale categoria è senza dubbio l'arrivo di AJ Styles, che non solo ha esordito (in pompa magna) alla Royal Rumble ma ha anche conquistato il WWE World Title e ne è l'attuale detentore. Considerato che poco più di un anno fa ebbi il piacere e l'onore di poterlo vedere in azione in quel di Frosinone, direi che anche solo a ottobre 2015 considerare seriamente un'eventualità del genere avrebbe scatenato l'ilarità generale. L'anno delle cose impossibili è proseguito con l'ingaggio di Shinsuke Nakamura, fino allo scorso gennaio uno dei simboli e dei portabandiera della NJPW, che nessuno sano di mente avrebbe potuto prevedere come NXT Champion. Nakamura è stato il primo wrestler giapponese ad arrivare in WWE e ad avere un impatto immediato, facendo in mille pezzi grazie al suo carisma quella barriera linguistica che per i wrestler nipponici era sempre sembrata troppo spessa per essere valicata (e Hideo Itami lo sa bene). Qualche giorno fa, a Raw, siamo stati testimoni di un altro evento incredibile, al pari se non a un livello superiore rispetto a quelli che ho menzionato prima. Già perché Goldberg è tornato a calcare un ring della WWE. E non per mettere su un'elaborata marchetta a WWE 2K17 o per fare una semplice passerella, no: Goldberg è tornato per dire che farà un ultimo match in WWE. E che il suo avversario sarà lo stesso del penultimo, ovvero Brock Lesnar.


Mi sembra il caso di cominciare a parlarne spiegando quale sia il mio pensiero personale sull'argomento. Il mio pensiero è che mi importa poco o nulla del ritorno di Goldberg. E non lo dico con accezione negativa eh, attenzione. Semplicemente il suo ritorno non mi fa né caldo né freddo, se non fosse avvenuto per me non avrebbe fatto alcuna differenza. Le ragioni di questo sono molteplici e la prima è certamente che Goldberg non è mai stato uno dei miei wrestler preferiti né uno che bramavo di rivedere in azione. Ho cominciato a guardare il wrestling quando Goldberg stava ormai esibendosi nel suo canto del cigno, ovvero nel feud contro Brock Lesnar terminato in quel modo patetico a Wrestlemania XX, ma ho avuto modo di recuperare gran parte della sua carriera in modo da farmi un'idea di lui e da capire che non mi sarebbe mancato. Questo perché io ho una visione molto “passionale” del wrestling: per me fare wrestling davvero consiste nel dare e avere, consiste nell'essere interessati innanzitutto al movimento wrestling prima di preoccuparsi del proprio tornaconto personale. Significa soprattutto rispettare la disciplina e farla crescere di continuo, perché un pinfall o una sottomissione in più o in meno nella carriera di una leggenda non sono niente, ma possono aiutare una futura leggenda a emergere. Ecco, forse per questo Goldberg non può piacermi come wrestler. Perché mi è sempre sembrato uno che del movimento wrestling se ne fregasse altamente, cercando di trarne tutti i benefici possibili senza pensare minimamente a dare qualcosa in cambio. D'altronde anche la ragione che lo ha riportato in WWE nell'anno domini 2016 è prettamente egoistica: esibirsi dal vivo davanti a sua moglie e a suo figlio, che non hanno potuto vederlo in azione live. Una ragione nobile, non c'è che dire, e infatti la WWE ha fatto benissimo a costruire l'intera storia proprio su questo desiderio da parte di Goldberg. Nobile, ma pur sempre egoistico.

Ora che mi sono tolto questo sassolino dalla scarpa, direi di cominciare a parlare del ritorno di Goldberg un po' più oggettivamente. Innanzitutto, credo sia impossibile negare che per la WWE sia stata certamente un'operazione commerciale importantissima. Io sono uno di quelli che pensano che i ratings nel 2016 siano un metro di giudizio molto dubbio e di valore risibile visti gli innumerevoli modi di usufruire di un prodotto come il wrestling WWE al giorno d'oggi. I dati d'ascolti di Raw di lunedì, però, parlano molto chiaro: 3,13 milioni di spettatori sintonizzati su USA Network, con un rialzo del 14% rispetto alla settimana scorsa e con una terza ora, i cui ascolti solitamente calano a picco in modo inesorabile, stavolta allo stesso livello delle altre due. Ogni volta che avviene un ritorno importante come quello di Goldberg l'effetto è sempre lo stesso: un picco di ascolti che dimostra come richiamare vecchie Superstar magari appartenenti all'Attitude Era sia sempre una mossa vincente, quantomeno sul breve termine. Goldberg non è stato da meno e forse l'effetto del suo ritorno si è fatto sentire ancora di più proprio perché nessuno si aspettava che tornasse a lavorare per la compagnia di Stamford. Certo è che la WWE con queste mosse cerca di attirare pubblico casuale e vecchi fan di tempi ormai andati e che non ritorneranno, sperando di convincerli a non cambiare più canale. Peccato che questo accada raramente e che passato l'effetto novità i ratings e l'entusiasmo tornino a sgonfiarsi. Ma non è questo il momento di fare questo discorso, che magari riprenderemo tra qualche settimana quando inizieremo ad accumulare più dati relativi agli ascolti di Raw.

Detto ciò, credo che sia il caso di fare un plauso alla WWE per come è stato gestito il ritorno di Goldberg. In molti volevano vederlo calcare il quadrato per l'ultima volta, essere testimoni della sua ultima Spear, ammirare la sua ultima Jackhammer. Un ritorno di Goldberg à la Goldberg era però impraticabile considerato che Bill ormai è un quasi cinquantenne, fattore che normalmente conta ma non così tanto in una disciplina predeterminata, ma che tuttavia è fondamentale per un wrestler che ha fatto della potenza e dell'esplosività un marchio di fabbrica assoluto. Tanto più che l'avversario di Goldberg sarà quel Lesnar che ancora oggi, come dodici anni fa, è e rimane simbolo di forza assoluta, di dominio incontrastato, di spietatezza esplosiva. Per questo riproporre “quel” Goldberg era sbagliato. E la WWE stavolta si è dimostrata assolutamente sul pezzo, comprendendo quest'ostacolo e creando un Goldberg diverso, un vecchio leone che dodici anni dopo vuole riprovarci, vuole dimostrare di essere ancora il migliore, vuole avere ancora la meglio su quell'avversario che aveva battuto già dodici anni fa. Un uomo, non una macchina. Un uomo che vuole esibirsi per suo figlio. Tutto questo ha generato una reazione positiva decisamente superiore alle aspettative, tanto che lo stesso Goldberg si è sorpreso e addirittura commosso dall'affetto che la gente ha ancora oggi nei suoi confronti. Anche qui, una mossa ben studiata.

Ovviamente, il match Goldberg vs Brock Lesnar parte 2 non sarà un blockbuster imperdibile, tutt'altro, non vuole esserlo e credo proprio che nessuno si aspetti una cosa del genere. Sarà probabilmente il match che vuole il pubblico, il match di addio di Goldberg. Con la possibilità di vedere le ultime Jackhammer e Spear a solleticare la voglia e la curiosità dei fan. E nonostante il mio interesse poco o nullo nei confronti di Goldberg e di questa faida, va dato atto alla WWE di aver creato un momento che resterà negli annali. Un momento al quale lo stesso Goldberg ha contribuito molto di più di quanto mi aspettassi, con il suo promo a Raw che ha aperto le danze. E che ha evidenziato ancora una volta una grande verità del wrestling: quando una storia parla della miglior storia di tutte, ovvero la vita vera, ecco che tutto e tutti possono divenire interessanti e raccontare una storia degna di questo nome. E la storia qui è quest'ultimo match di Goldberg, a testimoniarlo quel “You're last!” che ha chiuso il promo che è stato veramente d'effetto. Va fatto notare, inoltre, che il ritorno di Goldberg non è stato soffocante e fastidioso come altri ritorni molto meno blasonati. “Da Man” si andrà a prendere sì la sua ultima ribalta, probabilmente il suo ultimo main event in quel di Survivor Series, ma la sua non è una presenza ingombrante che va ad eclissare il resto del roster elevandolo su di esso. Si tratta un contesto circoscritto, contro una Superstar che la WWE non sa più palesemente come utilizzare e gestire. È l'ultima passerella di una leggenda. È l'autentico canto del cigno di un uomo chiamato Goldberg.

Scritto da Lorenzo Pierleoni
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