5 Star Frog Splash #10 – “Follow us on Twitter, Brother! We build PPVs there!”

Uno sfacelo. Ecco cos'è stato Genesis, l'ultimo PPV della TNA tenutosi domenica scorsa: uno sfacelo. Non che ci si possa sorprendere molto di questo risultato, dato il buco nero nel quale la TNA continua a precipitare dalla notte da incubo di No Surrender in poi, ma la dura verità è che se c'è una cosa per la quale la TNA si è sempre contraddistinta è la qualità in ring e a Genesis (anche) questa è venuta a mancare quasi del tutto. Analizzando i nove match (troppi, decisamente troppi) che componevano il PPV e discutendoli sul forum di Tuttowrestling ho avuto una critica da muovere almeno su un aspetto di ogni singolo match ad esclusione di quello delle Knockouts, costruito bene, gestito bene e con una buona qualità in ring. Niente di eccezionale, sia chiaro, dato che il match è stato al massimo più che sufficiente e la Knockouts Division della TNA, diciamoci la verità, nel corso degli anni ci aveva abituato a match dagli standard ben superiori. Ma è stato l'unico match gestito e lottato bene del PPV. La sua costruzione pre-PPV, invece, è stata fallace e assolutamente carente come praticamente tutti i match annunciati per lo show.
Solo il 3-Way Elimination match per il World Heavyweight Championship ed i due match riguardanti la X-Division, infatti, avevano alle spalle una storia più o meno solida sulla quale fare affidamento e costruire l'evento. Degli altri sei match quattro sono stati annunciati su Twitter (tre dei quattro Single match senza nulla in palio ed il match per i World Tag Team Titles) e gli altri due ad Impact Wrestling (Devon vs Joseph Park ed il già citato Knockouts Gauntlet match), ma in una maniera che definire casuale sarebbe un mero eufemismo. Voglio dire come si fa a pensare di poter catturare interesse annunciando praticamente metà dei match di un PPV su Twitter? E non solo, anche la stipulazione del match tra Christopher Daniels e James Storm che metteva in palio una shot al World Heavyweight Championship è stata annunciata sul social network. Ma dico io farlo nelle puntate di Impact Wrestling? Costruire una storia? E invece no, perché negli show settimanali si deve perdere tempo dietro ad una storyline oscena che vede coinvolti Hulk Hogan, Brooke Hogan e Bully Ray e quindi non si può stare dietro a tutto, nemmeno quando si tratta di costruire uno dei tuoi PPV, per cui il pubblico deve (o dovrebbe) sborsare soldini.
E questa costruzione fallace, se non inesistente, di Genesis è ancora più grave in virtù delle ultime notizie riguardo agli eventi live in PPV della federazione di Orlando, diminuiti drasticamente da dodici a quattro. Solo Genesis, Lockdown, Slammiversary e Bound for Glory si sono salvati dalla mannaia di Dixie Carter (che andava ripetendo da anni la sua volontà di tagliare il numero di PPV) caduta invece all'improvviso su Turning Point, Destination X, Victory Road e compagnia. Si presuppone, quindi, che la volontà della compagnia sia quella di puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità, rendendo i quattro eventi rimanenti unici ed imperdibili e poi ci viene proposta un'oscenità come Genesis. Match scontati e in alcuni casi inguardabili, come Christian York vs Kenny King, Rob Van Dam vs Christian York e Joseph Park vs Devon, hanno confezionato un PPV la cui più rosea valutazione non può andare sopra al 5. E la cosa che dà da pensare è che non è solo la casualità con cui è stata messa su la card la discriminante. Affatto, perché alcuni dei match di Slammiversary dell'anno scorso, a mio avviso miglior PPV dell'anno della TNA, furono messi su quasi con altrettanta superficialità. Samoa Joe vs Austin Aries costruito su uno spruzzo di lacca: sarà probabilmente nella top 20 dei match della TNA dello scorso anno. Kid Kash vs Hernandez, messo su come se fosse un match random di Impact: nella sua casualità fu un match bello e solidissimo. La Open Challenge di Crimson, che poi scaturì nel trionfale ritorno di James Storm no, non si può imputare tutto alla mancata costruzione di Genesis.
Semplicemente è stato uno scempio. A cominciare dalla X-Division, un tempo fiore all'occhiello e vera perla della TNA, la stessa divisione per cui era stato coniato lo slogan “It's not about weight limits it's about no limits”. Limiti che invece ci sono, e sono anche evidenti, nella divisione attuale. Basta prendere ad esempio i due match di Genesis per rendersene conto. Christian York e Kenny King, due atleti straordinari che nelle loro (poche) uscite hanno sempre mostrato un'ottima capacità in ring, hanno messo su un match lento, prevedibile, macchinoso sembrava di guardarlo alla moviola. L'unica giustificazione che mi sono dato riguardo alla delusione che è stata questo match è che i due ci siano andati piano apposta, perché uno dei due (più verosimilmente King) vincerà a breve il titolo e i due poi riprenderanno il loro feud. Ma il non scoprire le proprie carte migliori non giustifica la costruzione di un match oggettivamente brutto, senza ispirazione e senza sbocchi. Ma mai brutto quanto quello successivo tra York e Rob Van Dam, assolutamente pessimo. Il vero punto debole della X-Division, inutile nasconderlo, è proprio il suo campione, ormai da me soprannominato Tauntman data la sua tale svogliatezza che ormai gli fa passare tutto il match ad eseguire taunt. Stavolta la sua taunt era fare spallucce all'indirizzo di York come per dire “Ehi amico, mi spiace che ti abbiano steso ma io devo lottare”. Quando ci ha messo venti minuti a mettere York sulle corde non potevo crederci. Ma questo, come ha detto bene King, non è più Rob Van Dam. Rob Van Dam è quello che con le sue prestazioni sul ring sempre uniche e spettacolari mi aveva appassionato e aveva segnato la mia infanzia, non questa macchina da taunt che tenendo il titolo intorno alla vita non fa altro che rubare la luce dei riflettori a gente più meritevole e che ne necessiterebbe più di lui.
Per non parlare poi dell'assurdo utilizzo di Sting. Passino i promo misteriosi svelati settimane prima per qualche assurdo motivo, passi lo stupidissimo comeback del 3 gennaio. Ma come si fa ad annunciare un match che coinvolge STING, quello che dovrebbe essere la wrestling star più grande della federazione su Twitter? Cioè, cosa mi significa farlo tornare con questi promo in cui sembra che voglia sgozzare D.O.C. ed eliminarlo fisicamente e poi fargli disputare il match scialbo ed inutile di Genesis? Perché qualcuno dovrebbe ricordarsi di questo match da qui a qualche mese o anche qualche giorno? È stato un match dalla costruzione praticamente nulla e che di fatto non ha raccontato una storia, non ha raccontato l'odio di Sting verso uno che l'ha infortunato, non ha raccontato la voglia di D.O.C. di battere uno come The Icon. Ma a me sta venendo il dubbio che tutto ciò che riguardi gli Aces & 8s debba finire inevitabilmente per essere pessimo. Vedasi il già citato match tra Devon e Joseph Park, che per me è stata una presa in giro. Joseph Park è andato ad una scuola di wrestling, però non sa quante corde ci sono nel ring. E la struttura del match è stata pressoché la stessa di quando Park per storyline era ancora un avvocato incapace, con sanguinamento, rabbia improvvisa e tutto il resto. L'unica variabile di questi match è solo il risultato finale, se Park riesce a vincere o no. Stendiamo poi un velo pietoso su Devon, che dovrebbe appartenere ad una gang di ribelli fuorilegge e si mette a prendere in giro Park come il più patetico degli heel invece di pensare da subito a demolirlo. Inutile dire che anche qui non c'era nemmeno la parvenza di una storia. Perché evidentemente era troppo difficile far fare un promo a questi due in cui Devon ammetteva di essere il responsabile delle torture subite da Park quando questi era stato rapito prima di Bound for Glory, per dirne una. Eh no, troppo difficile.
Il main event è stato un match qualitativamente più che sufficiente, ma la struttura del match è stata davvero da far cadere le braccia. Semplicemente, si è trattato di un Jeff Hardy show, un match costruito esclusivamente per permettere al Charismatic Enigma di esprimersi nel suo vasto repertorio di trademark moves e finisher in modalità distributore automatico. Ma fortunatamente non è stato lui l'attore protagonista del match. No, gli attori principali del Jeff Hardy show sono stati Austin Aries e Bobby Roode, due fuoriclasse del ring che hanno permesso che il match superasse quantomeno la sufficienza. E guarda caso il punto più piacevole del match è stato proprio il breve ma intenso confronto tra l'”IT” Factor e The Greatest Man That Ever Lived, concluso dall'ennesimo trademark di Hardy che ha permesso ad Aries di schienare Roode. Ma non la scopriamo certo adesso l'inadeguatezza di Jeff Hardy ad essere un campione di questo tipo, i cui feud e match vanno costruiti quasi interamente dai suoi talentuosi (e perdenti) avversari, mentre lui si limita a gridare qualche frase sconnessa e a deliziarci con i suoi “pensieri”. Mentre Roode ed Aries – che tra l'altro se venissero messi in tag team sarebbero EONI superiori al Team Hell No – stanno a guardare e si fanno in quattro per lui.
L'unico match che ho valutato buono è, manco a dirlo, il match tra “Cowboy” James Storm e Christopher Daniels. Il match ha raccontato una storia grazie al lavoro di Daniels sul braccio di Storm, lavoro concluso magnificamente dall'altra metà dei Bad Influence Kazarian, che si è preso un Last Call Superkick ma ha permesso al suo tag team partner di battere il Cowboy e di guadagnarsi un match per Impact Wrestling del 24 gennaio (che chiaramente sarà registrato, mentre il magnifico matrimonio tra Bully Ray e Brooke Hogan che ci aspetta stasera sarà ovviamente live ). Una titleshot indubbiamente meritatissima per Daniels, che grazie al suo lavoro riesce a mantenersi costantemente over e soprattutto interessante insieme a Kazarian, costituendo una delle cose migliori di Impact Wrestling ormai da mesi a questa parte. Purtroppo, a farne le spese ancora una volta è un Cowboy triste, che attende ormai da troppo tempo un'opportunità seria per emergere ed attestarsi quantomeno sul livello del suo ex tag team partner Roode. La cosa triste è che la colpa non è sua ma del genio creativo del dinamico duo Hulk Hogan & Eric Bischoff, che hanno estromesso Storm dal main event di Bound for Glory senza un perché buttando nel dimenticatoio (siamo in regime PG ) una storyline lunga quasi un anno e impedendogli di ottenere la meritata consacrazione. Ma purtroppo, finché questi due riterranno di dover mettere in scena ogni settimana il loro personalissimo episodio di Hogan Knows Best (come ormai sono chiamati sul forum i topic di Impact Wrestling) piuttosto che uno show di wrestling che un tempo aveva tutt'altra caratura, i risultati non possono essere che questi.