Cero Miedo (Lucha Planet) #2

Cero Miedo

Cari lettori, benvenuti al secondo numero di “Cero Miedo”, l'editoriale all'interno del quale, ogni due settimane, parliamo di Lucha Underground, analizzandone i fatti principali e di maggiore interesse. La scorsa volta avevamo commentato il debutto della seconda stagione, che ci aveva entusiasticamente convinto. Quest'oggi, cominciando da una considerazione generale, parleremo di quanto successo durante il secondo e il terzo episodio: che cosa sta succedendo all'interno del Tempio? Come stanno proseguendo le storie abbozzate durante la prima puntata? Questo è ciò che scopriremo in questo nuovo numero di “Cero Miedo”, buona lettura!


Innovazione, ma non solo: ecco il segreto di Lucha Underground

Ricordate il Nexus, quel gruppo di lottatori provenienti da NXT, che nell'estate del 2010 invase la WWE? C'è chi sostiene che, indipendentemente dalla scellerata gestione della storia che li coinvolse, in particolare da SummerSlam in avanti, era inevitabile che, prima o poi, avrebbero fallito. Effettivamente, escludendo Daniel Bryan, che rimase all'interno del gruppo un solo giorno per fatti a noi noti, il gruppo originariamente era composto da Wade Barrett, Darren Young, Skip Sheffield, Michael Tarver, Justin Gabriel, Heath Slater, David Otunga, Husky Harris e Michael McGillicutty, gente, insomma, dal carisma pressoché nullo e alquanto deficitaria sul ring. Però, benché segua il pro wrestling relativamente da poco tempo, appena cinque anni, di una cosa mi sono convinto: una buona storia e un'accurata e lungimirante gestione della stessa, possono fare miracoli, sempre e ovunque. All'interno del Tempio ogni settimana vediamo esibirsi differenti tipi di atleti: c'è chi è indubbiamente talentuoso, chi è dotato di una particolare capacità che riesce a farlo emergere, poi ci sono alcuni, pochi, a dir la verità, che non hanno nulla di speciale. Tutti, però, dal più bravo al meno valente, hanno una storia e un ruolo all'interno dello show; non ci sono lottatori “disoccupati”, che vagano senza meta, senza uno scopo, come spesso vediamo a Raw e a Smackdown, o anche a NXT, perlomeno negli ultimi mesi. L'esempio forse non migliore, ma sicuramente più eclatante, è quello rappresentato da Big Ricky, a cui avevo fatto riferimento nello scorso numero di “Cero Miedo”: l'ex Ezekiel Jackson non ha mai dimostrato nulla di particolare sia all'interno del quadrato sia nell'extra ring, anzi, eppure è stato il top heel durante la prima parte della scorsa stagione di Lucha Underground, adempiendo più che discretamente al proprio ruolo: è diventato improvvisamente un prodigio? No, semplicemente hanno saputo gestirlo nel modo adeguato, riuscendo a nascondere o comunque limitare il più possibile i suoi più che evidenti limiti. Al di là di quegli aspetti innovativi, di cui ho abbondantemente parlato due settimane fa e che rendono questo l'unico show di pro wrestling moderno e al passo coi tempi, la caratterizzazione dei personaggi e il continuo interesse che riescono a suscitare le storie in cui sono coinvolti, sono il motivo per cui, anche quando la qualità del programma è minore rispetto al solito, seguo sempre con piacere, entusiasmo e partecipazione Lucha Underground. E da questa riflessione comincia la mia analisi sugli ultimi due episodi dello show di El Rey Network.

The Age of Death continua: tanti pretendenti, un solo campione

Tre sono gli episodi della seconda stagione fin'ora trasmessi. Nel primo abbiamo fatto conoscenza del nuovo regime di terrore e tenebre, che si è instaurato all'interno del Tempio, dove tutto è diventato ancora più oscuro e pericoloso. Invece, nelle due puntate successive l'attenzione si è rivolta maggiormente verso chi vuole interrompere il regno di Mil Muertes, sia che essi siano buoni o cattivi. Come ha detto Matt Striker nell'ultimo episodio, tutti i lottatori che si esibiscono, sono possibili avversari di Mil Muertes, costantemente seduto sul suo trono da dove osserva con surreale indifferenza le sofferenze dei comuni mortali, ma sei sono i personaggi che si sono distinti finora: Johnny Mundo, Cage, Prince Puma, Pentagon Jr., Fenix e il Gift of the Gods Champion King Cuerno. L'ex John Morrison è tornato nel secondo appuntamento e ha intrapreso immediatamente una rivalità con “The Machine”: una rivalità cominciata, a dir la verità, in un modo diverso dallo stile a cui ci ha abituato Lucha Underground, inizio che, perciò, ha fatto un po' storcere il naso a qualcuno, ma, nonostante ciò, rimane una faida inedita, che, se portata avanti bene, potrà offrire importanti e interessanti spunti, sia all'interno del quadrato sia al di fuori di esso. Auspico per una vittoria da parte di Cage, che, l'anno scorso, dopo un grande debutto, persa la rivalità contro l'allora campione Prince Puma, è rimasto al margine per il resto della prima stagione, perdendo molto di quell'interesse che aveva guadagnato rapidamente già alla sua prima apparizione all'interno del Tempio. Johnny Mundo, invece, non ci perderà nulla da una eventuale sconfitta, essendo ormai un protagonista assoluto di Lucha Underground grazie ad una sempre accurata gestione nella prima stagione.

Nel prossimo episodio di Lucha Underground avremo uno scontro inedito: Pentagon Jr. vs. Prince Puma. L'interesse attorno a questo incontro è discretamente alto, grazie anche a quanto fatto nelle precedenti tre puntate, dove li abbiamo visti collaborare contro i loro nemici comunini, i Disciples Of Death, gli scagnozzi di Catrina, prima dell'inevitabile rottura di questra strana alleanza dovuta al tradimento da parte di Pentagon Jr., che vuole a tutti i costi neutralizzare del tutto Mil Muertes dopo avergli rotto il braccio due settimane fa. Secondo molti, durante la prima stagione Prince Puma è stato un campione che ha vissuto nel riflesso dei suoi avversari, i quali suscitavano maggiore interesse di quanta ce ne fosse attorno all'ex protetto di Konnan. Un punto di vista interessante, forse anche vicino alla verità, più che altro, però, senza una spalla penso che l'ex campione debba cominciare ad avere un'impostazione diversa, penso che ci sia bisogno di un'evoluzione, altrimenti quell'interesse, che settimana dopo settimana sta scemando, rischierà di scomparire del tutto, il che sarebbe un peccato, visto che è e rimane uno dei protagonisti assoluti, nonostante tutte le difficoltà che sta attraversando. Questa rivalità con Pentagon Jr. è dunque una prova molto importante per lui e il successo o il fallimento non dipenderà dalla vittoria o meno, bensì da come verrà gestito durante le prossime settimane. Questo è un momento molto critico per Prince Puma, che dovrà riuscire a ritagliarsi un suo spazio dopo essere stato al top per quasi tutta la prima stagione, cosa non facile, ma per nulla impossibile, del resto il materiale c'è ed è molto valido. Pentagon Jr., invece, ha bisogno di un'importante affermazione per consacrarsi e cominciare a poter rivolgere seriamente l'attenzione al titolo massimo di Lucha Underground.

Nello scorso numero di “Cero Miedo” abbiamo parlato della vittoria del Gif of the Gods Title, conquistato da Fenix a Ultima Lucha, da parte di King Cuerno e del patto stipulato fra questi e Catrina, patto di cui si fa riferimento anche nel secondo numero della serie a fumetti dedicata al programma. Nella terza puntata i due lottatori mascherati si sono affrontati nuovamente in un Last Luchador Standing match non valido per il titolo: l'incontro è stato piacevole, il migliore di questa seconda stagione; ritmo inizialmente basso, che, però, si è notevolmente alzato nella seconda parte, in cui i contendenti si sono affrontati prevalentemente al di fuori del quadrato nel pieno rispetto di questa stipulazione che, all'interno del Tempio, avevamo visto precedentemente una sola volta, l'anno scorso, quando lo stesso King Cuerno sconfisse Drago nell'atto finale della loro rivalità durata diversi episodi; nella fase finale del match, King Cuerno, deciso ad annientare l'avversario come aveva promesso dietro le quinte a Catrina, ha cercato di compiere la sua missione facendo uso di una scala e di un tavolo, attraverso il quale, però, non ci è finito Fenix, bensì lui stesso: lo spot finale è stato decisamente d'impatto, uno spot, fra l'altro, anche originale, di sicuro non tradizionale, in pieno stile Lucha Underground. La domanda che ora tutti si pongono è la seguente: e ora? Dubito che la questione fra i due sia finita, bensì penso che Fenix riaffronterà Cuerno in un match titolato e non escludo che vinca nuovamente il Gift of the Gods Championship per poi andare contro Mil Muertes in quello che sarebbe l'atto finale di una delle più grandi e avvincenti rivalità di Lucha Underground, un match che un po' tutti noi believer vogliamo vedere fin da quando Fenix ha conquistato il titolo a Ultima Lucha. Se le cose andassero così, Fenix si consacrerebbe come uno dei principali protagonisti dello show, indipendentemente dal fatto che vinca o perda contro Mil Muertes, e King Cuerno ne uscirebbe rafforzato dopo che, nell'ultima parte della prima stagione, era rimasto un po' al margine, lontano dalle vicende più importanti.

Oltre al campione, Mil Muertes, e ai sei principali protagonisti di cui abbiamo appena parlato, in queste prime puntate si sta dando uno sguardo anche ad altri personaggi della serie, alcuni importanti, fra i quali emerge Rey Mysterio Jr., apparso in un segmento breve, ma d'impatto al termine della seconda puntata, altri meno importanti, fra cui Aerostar, protagonista di un video molto intrigante mandato in onda durante l'ultima puntata. E, dopo il video che ha chiuso l'ultima puntata, anche Cortez Castro, che nella prima stagione è stato un semplice e anonimo strumento di Dario Cueto, improvvisamente è diventato interessante, inserendosi prepotentemente in quella storia che vede protagonisti l'ex proprietario del Tempio e suo fratello, Matanza, il divoratore di uomini, una grande storia a cui sono legate molte vicende che vedono come protagonisti alcuni personaggi dello show, un filo conduttore. Per quanto riguarda i nuovi volti che stiamo cominciando a conoscere, per il momento preferisco sospendere il giudizio, ne parleremo prossimamente quando avremo maggiore materiale su cui discutere. Comunque, piano piano, Lucha Underground si sta animando, l'orizzonte si sta espandendo (letteralmente oltre i confini della Terra), sempre di più. E, a tal proposito, consiglio caldamente la lettura della serie a fumetti ufficiale del programma, precedentemente citata, in cui si dà uno sguardo alle vicende dei nostri eroi fra la fine della prima stagione e l'inizio della seconda: nell'ultimo numero, fra le altre cose, abbiamo scoperto l'infelice sorte a cui è andato in contro una delle rivelazioni di Lucha Underground, Big Ricky, personaggio che meritava una degna fine e che, ora lo si può dire, l'ha avuta. Un'idea non nuova, ma intelligente e anche utile per chi ne vuole sapere di più su questo variegato e fantastico universo.

Smarrimento. Gratitudine. Questi, soprattutto, sono i sentimenti che molti di noi hanno provato lunedì scorso quando Daniel Bryan ha annunciato il suo ritiro dal mondo del pro wrestling dopo sedici anni di carriera. Ogni fan ha i suoi lottatori preferiti e fra questi, probabilmente, c'è proprio lui, Daniel Bryan. Infatti, nella storia di questa disciplina pochissimi altri lottatori sono riusciti a raccogliere il consenso e il tifo di un pubblico così vasto, così trasversale: tutti noi siamo rimasti affascinati dal talento espresso all'interno del ring, soprattutto quando combatteva in ROH, ma ci siamo innamorati anche della persona, della sua umile semplicità, della sua straordinaria passione e della sua spontanea bontà. Daniel Bryan è il fenomeno della porta accanto, così lontano, così vicino, così diverso, così simile. Sarà triste non vederlo più sfrecciare come un missile attraverso le corde del ring o volare sopra di esso, sarà molto triste, per noi, noi fan che lo adoriamo e lo stimiamo, ma soprattutto per lui, Bryan Danielson, quel semplice ragazzo di Aberdeen, cresciuto con un sogno e un unico desiderio: essere un wrestler. Augurandoti di trascorrere con felicità e serenità la nuova vita che stai per affrontare e che non sarà come quella di prima, ma che sicuramente ti regalerà tante emozioni e tante soddisfazioni, ti ringraziamo dal più profondo del nostro cuore, perché hai saputo emozionarci e ci hai insegnato che nulla è impossibile e che non bisogna mai arrendersi, bensì occorre munirsi di volontà, coraggio, pazienza e, perché no, avere anche un po' di fortuna. In realtà, però, come disse un nostro illustre antenato, la fortuna non esiste: esiste l'attimo in cui il talento incontra l'opportunità. Grazie, Bryan Danielson.

E dopo questo breve, ma doveroso tributo ad un grande lottatore che ha appena appeso gli stivali al chiodo, termina qui il secondo numero di “Cero Miedo”. Abbiamo cercato di svelare i segreti di questo programma, sforzandoci di capire un po' di più il motivo del suo successo, poi abbiamo discusso dell'attuale situazione, volgendo la nostra attenzione sui principali protagonisti del momento e cercando di capire cosa accadrà nel prossimo futuro. L'appuntamento è per il prossimo numero di “Cero Miedo”.

Scritto da Luciano Feliciani
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