Best Promos Ever #3 – I have come here to chew bubblegum and kick ass… and I’m all out of bubblegum.

Il 2015 è stato davvero un anno pessimo per il wrestling. Esattamente due mesi fa siamo stati costretti a dire addio a una delle stelle più fulgide della storia del wrestling, Dusty Rhodes. È stata proprio la morte dell'American Dream a spingermi a proporre questa nuova rubrica, che avevo in mente da tempo, proprio perché Dusty Rhodes è stato uno dei più grandi promoman della storia, perché il suo carisma, le sue doti incredibili al microfono e il suo modo unico di parlare lo hanno reso una figura inimitabile nella storia del wrestling. Dieci giorni fa, invece, è stata un'altra stella di prima grandezza a lasciarci, “Rowdy” Roddy Piper. Un'altra personalità gigantesca, un altro intrattenitore di primo livello, un altro promoman incredibile. Un personaggio talmente pieno, talmente caratteristico, da essere una figura immediatamente riconoscibile nel mondo del wrestling e amatissimo da chiunque, anche dalle nuove generazioni che non hanno potuto ammirarlo in azione se non in differita. “Hot Rod” è stato, come detto, un altro grandissimo promoman della nostra disciplina, tuttavia in un modo e uno stile completamente diverso da Dusty Rhodes. Rhodes, come abbiamo visto nel primo numero del Best Promos Ever, sapeva prendere un microfono in mano e costruire splendidamente una rivalità appena apriva bocca. Piper, invece, è famoso prevalentemente per i suoi Piper's Pit, per gli scambi con i suoi avversari, poiché era in quelle occasioni che la sua immensa verve veniva fuori e si esprimeva al meglio.


Come già ben analizzato da Erik Ganzerli e dai suoi ospiti al Wrestling Cafe dello scorso weekend non esistono promo iconici di Piper, un segmento che lo rappresenti al meglio. Sono però entrati nella storia alcuni Piper's Pit che hanno mostrato il miglior Roddy Piper, che hanno permesso di capire al meglio la sua personalità e ne hanno incarnato l'essenza. Uno dei più noti, non tanto per l'ospite ma più per una delle frasi epocali di Hot Rod è senz'altro il Piper's Pit con Frank Williams.

https://www.youtube.com/v/qHLOwB2Xp38

“Proprio quando pensano di avere le risposte io cambio le domande”. Ed è esattamente quello che è successo al Piper's Pit nel corso della lunga carriera di “Rowdy” Roddy Piper. Forse chi si è avvicinato al wrestling negli ultimi anni tende a sottovalutare l'importanza che ha avuto nel wrestling il Piper's Pit di Roddy Piper. Il Piper's Pit è stato semplicemente l'antesignano di tutti i vari Cuttin' Edge, Highlight Reel, Miz TV e affini, come ha detto The Miz la settimana scorsa a Raw proprio prima di un suo Miz TV. Il Piper's Pit è stato il primo talk show della storia del wrestling e Roddy Piper è stato l'innovatore di un nuovo modo di fare intrattenimento nella disciplina. Oggi i talk show nel wrestling sono inflazionati: allora semplicemente erano una novità assoluta. Ed ecco perché un segmento iconico come questo con Jimmy Snuka, che oggi potrebbe essere visto forse come banale o già visto, per l'epoca era invece qualcosa di sorprendente.

https://www.youtube.com/v/36b1u9zTp1I

Ma il Piper's Pit non era certo l'unico modo che Piper aveva per dimostrare la propria grandezza con un microfono in mano. Uno dei segmenti più strani ma allo stesso tempo più caratteristici di Piper è questo, menzionato anche nel Wrestling Cafe, in cui Roddy Piper decide di spaccarsi una bottiglia in testa, iniziando a sanguinare copiosamente, per dimostrare quanta voglia avesse di fare a pezzi i suoi rivali, gli Sheepherders (meglio conosciuti come i Bushwackers).

https://www.youtube.com/v/lHh9Wb–J0M

Roddy Piper, però, non era solo un wrestler. La sua incredibile parlantina e il suo carattere straripante furono fondamentali per farlo emergere in un altro ambito: quello del cinema. Piper ha infatti al suo attivo oltre quaranta film, il più famoso dei quali è certamente Essi vivono, film di John Carpenter del 1988 in cui Roddy Piper è il protagonista. Piper è infatti John Nada, un disoccupato che trova lavoro come operaio e che in breve tempo si accorge di un complotto alieno mirato a impadronirsi del mondo. È John Carpenter in persona a volere Piper, contattandolo e riuscendo a parlarci il giorno stesso di Wrestlemania III, giorno in cui Piper affrontò e sconfisse Adrian Adonis. I due andarono a cena insieme e la conversazione si svolse più o meno in questo modo: “Vuoi essere nel mio prossimo film?” “Ok” “Uhm, bene. Mi passeresti le patatine?”. O almeno così la raccontava Piper.

https://www.youtube.com/v/bNatqX92NUY

Ci sono due scene di Essi vivono che negli anni sono diventate famosissime. La prima è la scena della rissa tra i due protagonisti John Nada e Frank Armitage che divenne epocale non solo per la sua incredibile durata, quasi 8 minuti, ma anche per il suo essere assolutamente anticonvenzionale.

https://www.youtube.com/v/hgUVlKhyxek

La seconda dimostra ancora una volta l'incredibile spigliatezza, la prontezza e il genio di Roddy Piper. Piper/Nada deve entrare in una banca con un fucile e si ritrova circondato da alieni. Carpenter gli affida il compito di improvvisare la classica frase a effetto con cui esordire prima di iniziare a sparare ovunque. Ed ecco la frase con cui se ne esce Piper, che vi propongo in inglese perché l'equivalente italiano non vi è nemmeno lontanamente vicino.

https://www.youtube.com/v/Wp_K8prLfso

“Sono venuto qui per mangiare gomme e spaccare culi… e mi sa che ho finito le gomme”. La verità è che il wrestling dieci giorni fa ha perso un performer di livello assoluto, uno dei migliori di sempre, che ha provveduto a cambiare il business grazie alle sue immense doti. Possiamo solo augurarci che nell'aldilà abbiano provviste immense di gomma da masticare. Ciao Roddy.

Lorenzo Pierleoni
Lorenzo Pierleonihttps://www.tuttowrestling.com/
Dicono che sia il vicedirettore di Tuttowrestling.com ma non ci crede tanto nemmeno lui, figuriamoci gli altri. Scrive da otto anni il 5 Star Frog Splash, per un totale di oltre 200 numeri. Cosa gli abbiano fatto di male gli utenti di TW per punirli così è ancora ignoto. A marzo 2020 si ritrova senza niente da fare, inizia un podcast e lo chiama The Whole Damn Show. Così, de botto, senza senso.
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