AEW Planet #69 – L’anno che fu

AEW Planet

Ci avviamo a pieno ritmo verso la fine dell’anno e per la AEW, ed anche per noi che scriviamo il Planet, è tempo di capire quanto l’anno appena trascorso abbia aiutato a costruire e migliorare il brand AEW.


Lasceremo gli awards veri e propri alla prossima edizione dell’editoriale dove sia io che il mio collega Andrea Samele daremo proprio i voti ad alcune categorie di eventi ed atleti, in attesa poi dei TW Awards 2022, ma inizio ad approfittare di questa edizione invece per iniziare a tirare delle somme personali sulla federazione di Jacksonville.

Quest’anno è stato, a dir poco, una vera e propria montagna russa legata in modo indissolubile ad una serie di imprevisti che, a posteriori, forse potevano essere in realtà previsti ma che nessuno si aspettava esplodessero nella modalità con cui si sono palesati: già a Double or Nothing al querelle legata ad MJF aveva tenuto banco e ciò, insieme a quanto successo al Dynamite post-ppv potrebbe aver un po’ fermato l’ascesa di quel Wardlow che sembrava in rampa di lancio per importanti traguardi ed ora galleggia in area TNT Championship, avendo oltretutto perso recentemente lo stesso titolo contro un Samoa Joe tutto fuorché irresistibile negli ultimi mesi.

La questione principe del 2022 in casa All Elite Wrestling è stata ovviamente legata a CM Punk ed a quanto accaduto nella conferenza stampa post All Out: ne abbiamo già parlato in questo editoriale e non voglio assolutamente rubarvi nuovamente tempo per ribadire la mia posizione in merito ma certamente l’assenza del nativo di Chicago ha completamente cambiato qualunque piano vi fosse per l’autunno e questo inizio di inverno 2022, lasciandoci una “The Firm” senza arte né parte ed un MJF si campione ma in qualche modo bloccato nel suo essere heel, dopo l’assaggio di un possibile turn face nel build up di Full Gear.

Probabilmente ci sarebbe tanto altro da elencare, fra cui il recentissimo addio di William Regal, ma quello che mi porto a casa è probabilmente quello che è stato il vero punto debole di questa AEW e cioè una forte difficoltà a riadattarsi quanto il piano stabilito, per un motivo o per l’altro, non è più percorribile: l’auspicio è che con il 2023 venga fatto tesoro dell’esperienza fatta e che si riesca, con piu facilità, ad adattarsi ai cambiamenti veloci che il business ci ha abituato ad avere negli ultimi anni.

Questo e l’avvio del nuovo show settimanale Ring of Honor potrebbe finalmente essere il propellente per far tornare Dynamite ai livelli a cui ci aveva abituato a cavallo della fine dello scorso anno e sono abbastanza sicuro che questo non potrà poi che far bene a tutti, sia internamente che esternamente alla All Elite Wrestling.

Per questa edizione del Planet è tutto, l’appuntamento è fra 15 giorni!

Ciaooo!

Scritto da Mattia Borsani
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