Recensione The Condemned #26

“THE CONDEMNED”
Regia: Scott Wiper
Principali Interpreti: Steve Austin, Vinnie Jones, Rick Hoffmann, Robert Mammone, Tory Mussett
Note: 113 minuti, USA, 2007


Dopo il discreto successo ottenuto ai botteghini da See No Evil, prima pellicola ufficiale prodotta dalla compagnia di Vince McMahon, la WWE Films e la Lionsgate (recentemente balzata agli onori di cronaca grazie alla fortunata serie di Saw) tornano insieme per dare alla vita questo The Condemned, prima delle due pellicole che, da contratto, dovrebbero avere “Stone Cold” Steve Austin come principale protagonista.

Jack Conrad (Steve Austin – The Longest Yard), Ewan McSterley (Vinnie Jones – Mean Machine, X-Men: The Last Stand) ed altri otto condannati a morte provenienti da varie parti del mondo (Messico, Giappone, Italia e persino Russia, che come portabandiera si ritrova nientemeno che Nathan Jones) vengono letteralmente acquistati dal ricco e sfrontato magnate Ian Breckel (Robert Mammone – The Matrix Reloaded, The Matrix Revolutions), senza possibilità di scelta, per prendere parte ad un gioco decisamente particolare.
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Scaricati su un isola deserta, ricoperta di telecamere, i dieci condannati dovranno uccidersi a vicenda entro trenta ore, e soltanto all'ultimo sopravvissuto sarà garantita la libertà di fuggire ed una cospicua somma di denaro. Allo scadere del tempo, nel caso i “concorrenti” dovessero malauguratamente decidere di non sottostare alle regole del gioco, sarà direttamente la produzione a “giustiziarli” tramite delle cariche esplosive collegate alle loro caviglie.
Tutto lo show, nel frattempo, verrà trasmesso via internet alla modica cifra di 50 dollari. Obbiettivo? 40 milioni di singole connessioni. Quello che rimane da stabilire, a questo punto, è soltanto chi sarà in grado di sopravvivere.

Rispetto a See No Evil e The Marine questa pellicola rappresenta senza ombra di dubbio un sontuoso passo in avanti per la WWE Films. Partendo dalla trama, passando per la regia e la recitazione, fino ad arrivare al prodotto finito, qui ci troviamo davanti ad un film finalmente serio, e che pur cercando di basare il suo successo sulla figura del suo protagonista -quello Stone Cold ancora oggi in grado di far esplodere le folle al suo ingresso- riesce nel complesso ad essere un prodotto globalmente appetibile. A cavallo tra Running Man e Predator, ma venato di una nemmeno tanto celata critica sociale, questo film ben si infila in quel filone di recente successo (Hostel, Captivity, la stessa serie di Saw…) che vede violenza e voyeurismo a farla da padrone, genere che sembra non conoscere limiti di sorta e che sembra trovare nel pubblico pagante un numero sempre crescente di affamati spettatori.
A reggere la scena, per quanto la prova di Steve Austin sia sicuramente positiva, abbiamo un Vinnie Jones in grandissima forma, ma nel complesso la scelta del cast si rivela azzeccata e non si segnalano pesanti cadute di stile nel corso delle quasi due ore che compongono questo film.

Scott Wiper (che forse alcuni avranno visto come attore nel pessimo Pearl Harbor di Michael Bay), che si trova sicuramente a suo agio nei territori inesplorati dell'isola, rappresenta però uno dei punti negativi del film. Se infatti la regia, priva di virtuosismi ma al contempo priva di grossolane sbavature, non si rivela particolarmente ricercata ma indubbiamente funzionale allo scorrere della trama, ogni qual volta l'azione entra nel vivo sembra venir colta da spasmi epilettici, con movimenti casuali da tutte le parti che nulla hanno a che vedere con gli attori e che spesso portano lo spettatore non solo a non capire esattamente quello che succede sullo schermo, ma anche ad avere dei conati di vomito assimilabili a quelli di chi soffre di mal di mare. Davvero un peccato, considerato che di un film d'azione stiamo parlando e che, per accontentare tutti coloro che hanno visto o acquistato The Marine, di botte ed esplosioni di certo non ne mancano.

Un altro lato negativo della pellicola è poi rappresentato dall'aspetto “morale”, da quella critica che si cerca di muovere verso il mondo dei media e lo sfruttamento che viene da questi perpetrato nei confronti delle tragedie altrui. Internet come strumento del male al posto della televisione, ma il concetto di reality e di come la gente, pur di vedere, sia disposta anche ad accettare torture e morti reali, rimane lo stesso. Critica giusta, senza ombra di dubbio, ma mai sufficientemente approfondita, accennata in principio e nel finale da due personaggi (Breckel, ed una giornalista che si troverà a raccontare la storia in diretta nazionale) ma nel corso della pellicola troppo spesso abbandonata alla deriva per lasciare spazio a pugni ed altre botte di sorta. Alla fine quello che rimane è un senso di incompiuto, quasi che si fosse preferito muoversi su lidi sicuri come quelli della sopraccitata violenza che non spingersi oltre, cercando di dare alla pellicola quel qualcosa in più che avrebbe potuto fare la differenza e che invece, allo scorrere dei titoli di coda, risuona tanto di occasione mancata.

The Condemned, nel complesso, rimane dunque un film d'azione solido e godibile, due ore divertenti che, però, falliscono laddove si cerca di spingere lo spettatore a pensieri che vadano oltre il chiedersi chi sarà il prossimo a lasciarci le penne.
Lo scarso successo ottenuto al botteghino (gli introiti si aggirano intorno a circa la metà dei quindici milioni di dollari investiti dalla WWE Films…) risulta così sintomatico di una certa diffidenza che circola tra gli appassionati quando si tratta di pellicole prodotte da una federazione di wrestling. Se il bassissimo costo di See No Evil aveva permesso facilmente alla WWE di rientrare nelle spese, la differenza per The Marine (costato all'incirca la stessa cifra di The Condemned) è andata a farla proprio John Cena, attualmente sulla cresta dell'onda e popolarissimo tra i più giovani, che è riuscito a richiamare in sala molte più persone di Austin, nel complesso più famoso rispetto al rapper di Newbury ma un perfetto sconosciuto per chi si è avvicinato da poco al mondo della WWE.
Per metterla in numeri, The Condemned merita sicuramente un 6.5/10, e forse procedendo su questa strada la WWE Films riuscirà infine a conquistare quel rispetto da parte di critica e pubblico che, al di là degli appassionati, attualmente le manca e che, ad onor del vero, pesa fortemente sui successi al botteghino (sotto questo aspetto, purtroppo, il western metropolitano Jornada Del Muerto non sembra essere la scelta migliore…). Per il momento, però, il bilancio del film dice rosso e rimane soltanto il mercato dvd come ancora di salvezza, come avvenuto per il film di John Cena circa un annetto fa.

Prima di chiudere, però, due note curiose.
In primis la spear di Austin ai danni di Nathan Jones, per chi si fosse sempre chiesto come sarebbe stato un match tra loro due, ed in seconda battuta Dominic, il condannato nostrano (che lui stesso, in un italiano risibile, si definisce “il meglio di Palermo”…), che purtroppo per noi fa una pessima fine ancor prima di essere sbarcato sull'isola. Tra lui e Santino Marella mi sa che possiamo iniziare a farci un'idea abbastanza chiara di come ci vedono dall'altra parte dell'oceano…

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