Recensione di GLOW #62

Ogni volta che il cinema o la tv si sono occupati di wrestling ogni appassionato della nostra amata disciplina è colto da sensazioni contrastanti: da un lato c'è l'entusiasmo di poter assistere a un'opera di fiction che possa raggiungere un grande pubblico, dall'altro la paura che il tutto venga banalizzato o ridicolizzato. E infatti i risultati sono quasi sempre stati negativi: di fronte a un'opera di grande valore come “The Wrestler” di Darren Aronofsky con Mickey Rourke, abbiamo assistito a veri e propri orrori come “Pronti alla rissa” o “Super Nacho”. Del resto anche i WWE Studios utilizzano veri lottatori, ma non trattano storie legate al wrestling.
Perché è così difficile trasmettere le emozioni di questo sport in una storia di fiction? Probabilmente perché il wrestling si caratterizza già come uno spettacolo simile ad una serie tv o a una soap opera, quindi è quasi superfluo qualsiasi ulteriore sconfinamento nei territori hollywoodiani.
Questa premessa per dire che quando Netflix ha annunciato la produzione e la messa in onda di “GLOW”, una serie tv dedicata a una compagnia di wrestling femminile nella Los Angeles degli anni '80, i dubbi erano molti. L'idea prende spunto da un fatto realmente accaduto: nella Los Angeles dell'epoca esisteva infatti una compagnia tutta femminile dal nome, appunto, GLOW, acronimo di Gorgeous Ladies of Wrestling. La storia, invece, è del tutto di fantasia e la prima stagione si articola lungo dieci episodi dalla lunghezza che varia tra i 29 e i 37 minuti. Partiamo subito dalla domanda più ovvia: la serie merita di essere vista? Assolutamente sì. I critici la hanno unanimemente acclamata e anche chi scrive questa recensione la pensa in maniera assolutamente positiva. La vicenda inizia con due amiche attrici (una eterna fallita e l'altra ex stella delle soap opera ormai dedicatasi a fare la mamma) che, per opposte motivazioni che non vi sveliamo per non rovinarvi il piacere della visione, si ritrovano a essere coinvolte nello sgangherato progetto televisivo di un regista tossicodipendente di B-movies e di un giovane produttore milionario appassionato di wrestling: l'idea base è quella di portare dodici ragazze (alla fine diventeranno quattordici) in tv per uno show dedicato appunto al wrestling. Solo due ragazze hanno esperienze di lotta, mentre tutte le altre devono partire completamente da zero, ignorando anche le basi stesse dello sport. Il pregio maggiore di questa serie è quello di riuscire ad accontentare sia il pubblico generalista di Netflix (vale a dire appassionato di serie tv, che si godranno le storie di queste ragazze, storie sempre in bilico tra commedia e dramma), sia quello degli esigenti cultori di wrestling. Chi vi scrive ha iniziato a seguire la nostra amata disciplina proprio negli anni nei quali “GLOW” è ambientata, quindi si riconosce molto in certe tematiche sociali, culturali e politiche di allora, che si rispecchiavano poi nelle diverse gimmick sviluppate sul ring. Abbiamo infatti l'eroina americana contrapposta alla cattiva russa, la cinese e la crudele libanese, le afroamericane e la sudamericana… insomma tutti quegli stereotipi che andavano di moda nella WWF e nella NWA di quei tempi. Molto moderna poi, in uno degli episodi, l'idea del regista (bocciata dal produttore) di imbastire uno show lontano dalle gimmick, ma ambientato in un mondo post apocalittico; mi ha fatto pensare subito a Lucha Underground, anche perché inizialmente le riprese erano programmate in una sorta di tempio azteco. Ovviamente intorno alla storia principale si svilupperanno rapporti di amicizia, legami affettivi e problemi che porteranno quasi all'annullamento dello show per mancanza di fondi, senza perdere mai di vista la componente wrestling che resta al centro della narrazione.
Non mancano poi le gradite comparsate, più o meno rilevanti, di diversi personaggi legati al mondo del wrestling: una delle quattordici ragazze scelte per lo show è Kia Stevens, che noi appassionati di wrestling conosciamo come Awesome Kong; molto divertenti anche i cameo di Carlos Colòn Jr. (Carlito in WWE), Tyrus (Brodus Clay in WWE), Alex Riley, Joey Ryan, Christopher Daniels, Frankie Kazarian, John Morrison e Brooke Hogan. Come stunt e allenatore delle ragazze la produzione si è servita di Chavo Guerrero Jr.
Tirando le somme abbiamo a che fare con un eccellente prodotto (menzione d'onore anche per la splendida colonna sonora dell'epoca) che non vi lascerà delusi. Quindi, se non siete ancora abbonati a Netflix, fruite del mese di abbonamento gratuito: “GLOW” non vi deluderà . L'unica nota negativa è che la serie si chiude dopo la messa in onda della prima puntata dello show in tv, con un finale che è allo stesso tempo aperto e chiuso e che quindi lascia il dubbio se avremo una seconda stagione. Ma, considerate le recensioni mondiali eccellenti, pensiamo e speriamo che Netflix non voglia abbandonare la storia di queste ragazze.