Piper’s Pit#40 – Lucha (troppo) Underground

Oggi al Piper’s Pit vi parliamo di una grossa occasione persa per il mondo del wrestling, vale a dire Lucha Underground: aveva tutto per diventare pop eppure è rimasta una cosa di nicchia, prima di sparire del tutto.


Lucha Underground nasce con l’idea ambiziosa di proporre una serie tv con all’interno degli incontri di wrestling, quando solitamente siamo abituati a vedere show di wrestling incentrati sul lottato, con elementi di fiction a fare da collante.

L’idea viene partorita dal produttore televisivo britannico Mark Burnett e dal regista Robert Rodriguez, famoso per essere stato spesso socio in affari di Quentin Tarantino, come in “Dal tramonto all’alba”, “Sin City” e “Grindhouse”. E in effetti Lucha Underground sembrò una sorta di sequel di “Dal tramonto all’alba”, quando nel 2014 ammirammo la prima puntata. Un prodotto straordinario sia per chi amava il wrestling (vista la qualità dei lottatori), sia per chi amava le fiction. La prima stagione della serie, per quanto mi riguarda, fu uno dei prodotti migliori del wrestling degli ultimi 20 anni. Un prodotto così innovativo che superava i concetti di sport e di entertainment; li superava talmente tanto probabilmente da non essere più compreso. Oppure, come sempre, quando un prodotto raggiunge talmente tanta qualità ha bisogno di investimenti corposi perché possa essere tenuto ad alto livello. E, purtroppo, Lucha Underground ha ridotto il budget di stagione in stagione, trascinandosi stancamente fino alla quarta, quando ha chiuso i battenti senza una vera fine. E infatti praticamente tutti i componenti del roster si sono lamentati dei bassi compensi e dei contratti capestro che non permettevano loro di andare altrove.

Perchè un prodotto così perfetto, nella prima stagione, non sia finito su una televisione statunitense di alto profilo resta per me un grosso mistero ed un’occasione perduta per avere un prodotto davvero alternativo. Ma andiamo a rivedere i protagonisti di quell’anno d’oro, per capire che fine abbiano fatto. Perchè, se Lucha Underground è stata forse un’occasione persa, per alcuni di quel roster è stato un trampolino di lancio.

Parto da quella che secondo me è stata la vera leggenda di Lucha, vale a dire Pentagón Jr., straordinario luchador che ho iniziato ad amare proprio durante quella grande prima stagione e che ora ha giustamente grande spazio in AEW. Come in AEW troviamo il fratello Fénix (autore di straordinari match a Lucha) Brian Cage, Angélico e Ivelisse, oltre a Jeff Cobb che vi ha fatto una comparsata. In WWE invece abbiamo il primo campione di Lucha Underground Prince Puma, che altri non è che Ricochet, oltre a King Cuerno, ora campione cruiser ad NXT come Santos Escobar. Altri ora sono ad Impact, come The Mack, altri sono rimasti nel circuito indipendente come Son of Havoc, alias Matt Cross, alcuni sono rimasti nella AAA, altri finiti in ROH. La realtà è che Lucha Underground ha avuto il meglio del lottato di tutto il mondo condito con storie da paura, musica mariachi punk e un personaggio straordinario a gestire il tutto come Dario Cueto, che non mi spiego come non abbia continuato la sua carriera da entertainer in altri lidi. Metteteci Vampiro e Konnan, Rey Mysterio, Alberto del Rio, John Morrison e Jack Hager nelle successive stagioni e domandatevi perchè tutto ciò abbia fallito.

Credo che la risposta la possa dare sempre il solito demonio di Vince McMahon: puoi proporre uno straordinario prodotto, ma se non curi la parte manageriale tutto finirà malissimo. Proponi invece anche uno spettacolo a volte buono, a volte mediocre, ma fai buoni affari e andrai avanti per decenni. 

“I have wined and dined with kings and queens and I’ve slept in alleys and dined on pork and beans”.

Roberto Johnny Bresso
Roberto Johnny Bresso
Appassionato di calcio, golf, musica e sottoculture, seguo il wrestling dagli anni '80. Sull'argomento ho pubblicato il libro "Storie dalla terza corda".
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